La notizia non sta tanto nella previsione di realizzazione
di una stazione marittima a Portoferraio, come opportunamente si legge nel
bilancio di previsione 2019, approvato nei giorni scorsi dal Comitato di
gestione dell'Autorità di Sistema Portuale del mar Tirreno settentrionale di
Livorno. Quanto nel non aver ancora dotato il porto della maggiore isola della
Toscana di una struttura adeguata che possa definirsi stazione marittima dalla
fine della seconda guerra mondiale, da quando cioè Portoferraio cambiò
drasticamente la sua vocazione da porto industriale a porto mercantile per
merci e passeggeri, fino a oggi. Ossia, per correttezza d’informazione, un
punto di accoglienza c’è. E’ stato realizzato, intervenendo su alcuni locali a
piano terra dell’ex edificio della Cromofilm, ultimamente ristrutturati e
dotata anche di un vigilante che ne controlli la funzionalità e la
frequentazione. Ma oltre a questo non siamo andati, se non nell’assistere a un
susseguirsi di progetti che avrebbero dovuto ridisegnare la gestione del porto
di Portoferraio. Eppure il porto di Portoferraio ha fatto registrare lo scorso
anno (insieme con quelli di Cavo e Rio Marina) un traffico di 3,1 milioni di
passeggeri/traghetti e di 29.824 croceristi, stando ai dati diffusi dall’Autorità
di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, senza contare il movimento
di merci che è stato di con 2.580.786 tonnellate. Insomma i numeri ci sarebbero
per dare mano a un progetto come si deve. Ritornando al bilancio dell’Auctority,
sembrerebbe di trovarci davvero alla vigilia della concretizzazione di un
progetto che senza dubbio doterebbe il capoluogo elbano di una stazione
marittima al passo con i tempi e che risponda alle esigenze non solo della
comunità elbana, degli ospiti nazionali e stranieri ma anche degli enti che insistono
sulla zona portuale di Portoferraio. E i referenti dell’Auctority hanno messo
gli occhi addosso al palazzo della Cromofilm per trasformale in stazione
marittima. Si parla di un costo complessivo di tre milioni di euro. «Il
progetto preliminare - ha detto Angelo Del Mastro, assessore comunale al
Demanio - può anche andare nell'aspetto per così dire della struttura esterna.
Ma sulla disposizione e la destinazione dei locali al suo interno abbiamo
presentato alcune osservazioni che sono state recepite e accolte. Pensiamo
innanzitutto alla collocazione degli ormeggiatori che devono disporre di
ambienti con vista mare, considerata la loro professione, gli operatori
portuali e poi ci sono i vari uffici militari come la Guardia di Finanza la
Dogana e così via». Intanto si partirebbe con la prima fase dell'intervento che
prevede la spesa di un milione e 830mila euro. Che serviranno per il recupero e
l'adattamento dei due fabbricati. Lo scopo resta quello di «dare uniformità
prospettica - si legge nella nota pubblicata sul sito dell'Autorità portuale
livornese - a tutto il fronte mare. Verranno creati così locali al piano terra
adibiti a stazione marittima e ai piani superiori locali destinati alle forze
dell'ordine presenti in porto», sulle quali le giunta Ferrari ha posto alcuni
"distinguo". "L'intervento - continua la nota -si propone di
creare uno spazio di integrazione tra città e porto. Infatti ha come obiettivo
il miglioramento della fruizione degli spazi portuali da parte degli operatori
economici e degli utenti garantendo standard elevati, creando nel contempo uno
spazio pubblico più vivibile per i cittadini che risiedono nel comune di
Portoferraio». Il 2019 dunque sarà l'anno decisivo per la realizzazione della
stazione marittima all'Elba.
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mercoledì 14 novembre 2018
venerdì 2 novembre 2018
lunedì 29 ottobre 2018
Il ponte di Vigneria si arrende alle onde della bufera
RIO MARINA
Più volte colpito da marosi con onde altissime sollevate dal forte vento di scirocco-levante, il pontile di Vigneria si è sempre risollevato. Ritornò ogni volta più imponente. Più tetragono di prima. Ma oggi siamo purtroppo al "De profundis" dell'ultima struttura di Rio Marina siderurgica. Il mare l'ha steso sul fondale, ridisegnando e riprendendosi la linea di costa, così come l'aveva creata in millenni, senza l'intervento dell'uomo. La prima mareggiata che dovette subire (quella che si ricorda a memoria d'uomo) risale al novembre 1962. Il danno fu serio, ma non irreparabile. Il 17 febbraio 1967 un altro fortunale si accanì contro di lui. Quello fu un periodo difficile per le miniere elbane. Si parlava spesso di "scarso rendimento" dei minerali. Di elevate impurità del prodotto. Di costi eccessivi, preannunciando un’imminente cessazione delle attività. Ebbene l'Italsider s'impegnò lo stesso nella riparazione. Chiese e ottenne dal Comune l’utilizzo del pontile di Cavo, dotandolo di una rampa per gli autocarri e un nastro mobile per il caricamento. Un'ennesima mareggiata si verificò il 22 dicembre 1979. La struttura resistette a lungo alla furia degli elementi, in virtù delle zampe di ferro ben ancorate sul fondale marino. Purtroppo però, verso sera, "il ponte d'oro", come lo chiamavano gli 'sviati', i poderosi giovanotti riesi che avevano l'incarico di seguire ogni momento la caricazione, si arrese al temporale. Le lesioni subite dall’attracco resero impossibile la spedizione a Taranto dei silicati di magnesio. Tale circostanza non fece altro che alimentare le perplessità della società concessionaria di continuare la coltivazione mineraria all'Elba. Ma anche in questo caso l'Italsider superò la crisi, servendosi del porto di Rio Marina. Intanto gli operai dell'officina lavorarono al pontile. Alla fine dell'estate era di nuovo pronto. Furono installati due nastri trasportatori che trasferivano sulle stive delle navi 800 tonnellate all'ora di minerale. "Ma sulle miniere – concludeva lo storico locale Giuseppe Leonardi - si addensavano nubi scurissime. Altre burrasche più dirompenti delle mareggiate erano segnalate dal barometro". Come si sa, la miniera fu abbandonata nel 1981 e la concessione dismessa nel 1992 .
giovedì 18 ottobre 2018
Poggio, borgo di artisti
Nel piccolo centro di Poggio, nel Borgo dei Pini, sui
contrafforti del monte Capanne, è iniziato il Corso di Sceneggiatura
cinematografica curato e organizzato dalla regista Nora Jaenicke. A ospitare
per un mese questa importante manifestazione internazionale saranno i locali
dell’ “Accademia del Bello” di Paolo Ferruzzi e quelli del "Luogo della Parola"
di Patrick e Susanne Harford. La regista Jaenicke ha scelto queste Sedi oltre
Casetta Drouot per averci girato lo scorso anno il film “Whales” che nel
termine cinematografico è definito “corto” e che in questa categoria ha vinto i
Festival internazionale più importanti e prestigiosi da quello di New York a
quello di Parigi, da Londra a Los Angeles, da Montreal a Calcutta, da quello di
Copenaghen al Medina Film Festival e agli European Cinematography Awards in
Polonia. Il Corso di Sceneggiatura cinematografica sarà tenuto dai professori
Rudy Thauberger e Michael Holden. Michael Holden è sceneggiatore e giornalista.
Ha scritto per il prestigioso giornale “The Guardian” e altri importanti
giornali. Ha scritto sceneggiature per diverse produzioni cinematografiche e
indipendenti. Al momento sta sviluppando progetti negli Stati Uniti e in
Inghilterra. E’ stato classificato tra i 100 migliori scrittori di Hollywood
nel 2016 . Insegna scrittura cinematografica a The London Film Academy. Rudy
Thauberger è autore delle sceneggiature per i film “Rhino Brothers” e “Chicago
Heights” (con Daniel Nearing) e il cortometraggio “Goalie”. Ha scritto per
numerosissime serie tv del SyFy network e il film “Snowmaggedon” e “12 Disasters
of Christmas”. Ha vinto il prestigioso premio letterario BC Literary Rites ed è
stato finalista del Canadian National Palywriting Contest . Ha ottenuto un
Master of Fine Arts in scrittura creativa all’Università di British Columbia a
Vancouver. Per tutto un mese gli studenti saranno seguiti per la scrittura creativa nei locali del “Luogo
della Parola” mentre per la visione di film e dibattiti nel salone dell’ “Accademia
del Bello”. Gli studenti provenienti da
diverse nazioni elaboreranno sceneggiature già da loro scritte come Nora
Behrman di Telaviv che ha scritto una sceneggiatura su una storia d’amore tra
due giovani ragazze all’interno della comunità’ di ebrei ortodossi. Nora
Behrman ha già realizzato diversi corti
che hanno vinto numerosi premi. Ha studiato Montreal all’Università McGill. Julia
Penner proviene da Berlino e svilupperà una serie televisiva che tratta di un
dramma politico all’interno del contesto di una importante famiglia del partito
“verde”. Julia Penner ha studiato recitazione e scrittura cinematografica a
Berlino ma ha viaggiato e vissuto in diversi Paesi prima di tornare a vivere in
Germania. Venika Mitra viene dall’India e scriverà una sceneggiatura su di un
bambino che si Imbarca in una avventura attraverso la città di Mumbai con
l’obiettivo di trovare il Mango più dolce che ci sia per la bambina della quale
è innamorato. Venika Mitra ha già girato un cortometraggio che spera di
trasformare in lungo e con il quale è
stata premiata al Cannes Divrersity Film Festival. Lara Hemingway di New York
intende sviluppare diverse idee che ha
nel cassetto. Lara Mirkoci viene da Toronto e a Poggio vuole sviluppare un dramma di famiglia. Kartik Singh nativo
dell’India è cresciuto in Kansas e vive
a Parigi da più di dieci anni. E’ scrittore di professione e frequenta questo
Corso per sviluppare una storia che tratta di un macellaio che vende carne
umana facendosi ispirare, nello
stile, da “Monsieur Verdoux” di Charlie
Chaplin Christinbe Castillo è originaria delle filippine ma vive a Boston e adatterà un libro. Mary Conroy sarà la
“meno giovane” degli altri studenti la cui età è tra i 20 e i 30 anni. Mary
Conroy è già professoressa di sceneggiatura presso la Boston University ma
viene per essere di nuovo “studentessa” sostenendo che non si “smette mai di imparare”. Per un
mese a Poggio e nel Borgo dei Pini con l’Accademia del Bello e il Luogo della
Parola si parlerà la lingua internazionale del cinema. Qualcuno disse che la
Cultura non paga. Noi sosteniamo invece che la Cultura paga come con questa
esperienza che porta alta oltre l’estate e nel mondo l’immagine dell’Elba con
tutta la sua bellezza.
mercoledì 3 ottobre 2018
La vendemmia dell'Ansonica, come avveniva sull'Isola di Chio
La seconda parte dell'esperimento realizzato dall'azienda
Arrighi di Pian del Monte si è conclusa ieri mattina con il recupero delle sei
ceste di vimini cariche di Ansonica, lasciate immerse per cinque giorni a sette
metri di profondità su un fondale di nove metri, nel golfo di Porto Azzurro,
sull'esempio di quanto era praticato a partire dal VII a.C. sull'isola di Chio.
Si tratta di far appassire l'Ansonica in un più breve tempo rispetto a quello
tradizionale (solo con l'esposizione dell'uva appena colta esposta sui graticci
al sole), esaltando le sue qualità e i suoi valori. È quanto cercheranno di
dimostrare Antonio Arrighi e le due laureande in viticoltura Giulia Arrighi (Università
di Firenze) e Naomi Deaddis (Università di Pisa) che su questo faranno la loro
tesi di laurea. A queste si è aggiunta l'enologa dell'azienda Laura Zuddas.
L'esperimento prende le mosse da una ricerca di Attilio Scienza, docente
ordinario di viticoltura all'università di Milano e concretizzata dal titolare
dell'azienda di Porto Azzurro Antonio Arrighi. «Ora si tratta di verificare -
chiarisce la seconda parte dell'esperimento lo stesso Arrighi - se davvero
l'uva che è stata tirata fuori dalle ceste in mare "appassisce" prima
rispetto a quella non trattata. Sta di fatto che la prova che abbiamo messo in
essere è la prima in senso assoluto che si tenta di realizzare dopo duemila e
400 anni». Il mare, in pratica, con la sua azione salina elimina dalla buccia
dell'uva la patina di pruina, quel velo ceroso che viene creato dalla pianta
sulla superficie degli acini, mantenendo però i valori e le qualità
organolettiche. Le stesse che, nel mondo antico, avevano fatto apprezzare un
po' da tutti gli abitanti del bacino del Mediterraneo il vino che si produceva
su quest'isola greca dell'Egeo. Al punto tale da essere paragonato al mitico
Falerno. «E dal momento che è stato verificato - continua sempre il viticoltore
Arrighi - che la nostra Ansonica ha delle notevoli analogie genetiche con
l'Ansonica-Inzolia, allora mi sono chiesto: perché non riprendere quella
tecnica e riportarla in auge, sempre operando su un prodotto di alta qualità?».
Così è avvenuto con la prima parte che è consistita nella vendemmia e nell'immersione
dei grappoli nelle ceste in mare, grazie ai sub Francesco Croci (Lavori
Subacquei), Piergiacomo De Cecco e Chiara Luciani (Biodivers-Elba Sea Academy).
Dopo il recupero dell'uva avvenuto ieri mattina a cui ha partecipato con un
servizio di coordinamento e sorveglianza il personale dell'ufficio marittimo di
Porto Azzurro e della Guardia costiera della Capitaneria di porto di
Portoferraio, ora è iniziata la terza parte dell'esperimento con l'esposizione
sui graticci dei grappoli. Quelli che provengono dalle ceste da una parte,
messi però accanto a quelli che invece non hanno subito tale trattamento e che
sono stati raccolti lo stesso giorno del recupero (ieri). Tutto si giocherà sul
tempo d'esposizione al sole degli acini prima che questi appassiscano. E il
risultato è tutt'altro che scontato. A completamento dell'intera operazione si
eseguirà la pigiatura nella gabbia degli acini. Il nettare che si ricaverà sarà
messo in anfore di terracotta a fermentare. Insomma esattamente come avveniva
nel mondo greco, a partire dal VII a.C. in poi. «Faremo però un trattamento
medio - corregge sempre Antonio Arrighi - perché questo è semplicemente un test
che poi sarà vagliato e analizzato attentamente». E qui entrerà in gioco
l'Università di Pisa che collabora con il team elbano per condurre le varie
analisi sul prodotto ottenuto dalla vendemmia di quest'anno. Ogni singolo
passaggio è stato documentato con fotografie e filmati. Il materiale sarà
presentato a Montpellier (Francia), in occasione del Festival del Vino che si
svolge ogni anno nel mese di settembre.
L'isola di Chio era famosa nell'antichità perché produceva
un vino prelibato, un "vino per ricchi", come lo definì Plinio.
Faceva bella mostra di sé sul ricco mercato di Marsiglia e figurava giustamente
della cerchia di vini greci. Il vino di Chio era dolce e alcolico. Aveva una
prerogativa che altri produttori non possedevano. Che cos'era che lo rendeva
aromatico a lungo? Una pianta che cresceva solo sull'Isola, il terebinto, e la
presenza del sale nel vino derivato dall'immersione per alcuni giorni dell'uva
in ceste.
martedì 2 ottobre 2018
Marco Balzano ha vinto il premio Raffaello Brignetti
C’è una ragione in più, perché “Resto qui” (Einaudi), il romanzo
di Marco Balzano trionfatore della 46ª edizione del premio internazionale Isola
d'Elba 2018 Raffaello Brignetti, sia stato così apprezzato dalla giuria
letteraria come da quella popolare. Gli Elbani conoscono cosa significa
attaccamento alle proprie radici. L’amore alla terra dei padri, che raramente
abbandonano. E se lo fanno, è perché sono costretti, spinti dal bisogno di
lavorare. Sono emigrati in Australia, Argentina, in America del nord. Ma il senso
d’appartenenza, quello no che lo abbandoneranno mai. Si giustifica in questo
modo il lungo applauso del pubblico, appena Alberto Brandani, presidente della
giuria, dopo aver rimandato per due volte la cerimonia di proclamazione del
vincitore e cambiata pure la sede (dal chiostro dell’ex convento francescano
alla sala convegni dell’hotel Airone) ha pronunciato, il 22 settembre, il titolo
del romanzo “Resto qui”, scritto da Balzano come vincitore dell’edizione del
Brignetti. La cerimonia ufficiale si è svolta in una sala gremita di autorità
civili e militari, di nomi dell’imprenditoria privata dell’Elba, giurati
popolari e cittadini. Madrine della serata sono state la conduttrice televisiva
Vira Carbone e la showgirl Valeria Altobelli. Ed è stato sempre Alberto
Brandani a presentare la novità di questa edizione con l’istituzione del premio
un “Amico per l’Elba”. Nelle intenzioni degli stessi giurati, sarà assegnato per
i prossimi tre anni. La prima vincitrice è risultata la stessa presentatrice, Vira
Carbone. I giurati hanno riconosciuto in lei la star della trasmissione
televisiva della Rai, Uno Mattina. Hanno voluto così premiare la professionalità
dimostrata in lunghi anni trascorsi da inviata di ‘Porta a Porta’, passando
infine alla conduzione di Uno Mattina Estate, presenta dal 2014 su Rai1
Buongiorno Benessere. «E benessere - ha spiegato Alberto Brandani - insieme
alla bellezza della natura e della cultura rappresenta il top delle qualità che
intendiamo premiare con questo riconoscimento». Non dunque un personaggio
dell'Elba, ma uno che nella sua professione ha lavorato per l'Elba. «Per
quest'anno - continua il presidente - abbiamo seguito negli ultimi cinque anni
professionisti che hanno sempre promosso le bellezze naturali, culturali e
anche il benessere fisico e psichico. Non abbiamo avuto dubbi nel designare
Vira Carbone». Parliamo ora del vincitore del premio letterario. Ancora un
altro quarantenne, dopo le affermazioni di Benedetta Tobagi, Marco Missiroli e
oggi di Marco Balzano, arrivato secondo al premio Strega di quest’anno.
«Proprio nella settimana della venuta del presidente Sergio Mattarella all'Elba
- ha concluso Brandani - premiamo un romanzo estremamente attuale, che fa
riflettere su valori importanti come la famiglia, la patria e il senso di
appartenenza al proprio territorio». Marino Biondi ha letto le motivazioni
della giuria letteraria. “Il romanzo di Marco Balzano si riconnette a un filone
significativo della narrativa italiana del secondo '900: quello di una
appassionata tensione civile che ci invita a riflettere sui nodi irrisolti di
una storia che continua a riguardarci da vicino. Con esemplare asciuttezza e
senza mai cadere nella retorica del politicamente corretto, Marco Balzano, al
suo quarto romanzo, racconta una vicenda a suo modo esemplare, in cui le
sopraffazioni della Grande Storia finiscono per accanirsi soprattutto sui più deboli, sugli emarginati. Gli
abitanti di un piccolo paese della Val Venosta, la cui lingua madre è il
tedesco, devono lottare prima con il fascismo, che vuole imporre una
italianizzazione forzata nel Sudtirolo, emarginando chi non si adegua; poi con
il nazismo, infine con la neonata repubblica, che negli anni ’50 si ostina a
realizzare un vecchio progetto: quello di un invaso idroelettrico che finirà
per sommergere il paese, e sconvolgere per sempre antichi equilibri naturali,
umani ed economici, e con essi la dignità di quel piccolo mondo. Nella difesa
delle radici della comunità montana sarà una intensa figura femminile, Trina,
la contadina che sognava un futuro di maestra, a battersi con lo speciale,
istintivo coraggio delle donne, a non rassegnarsi alle sopraffazioni delle
istituzioni e dell’imprenditoria più cinica e spregiudicata. Benché ambientato
nella prima metà del ‘900, il romanzo di Marco Balzano finisce per mettere
lucidamente in discussione i grandi temi di oggi: il significato delle
frontiere, i drammi delle migrazioni, il ruolo e la tutela delle minoranze, i meccanismi
delle tensioni etniche, le violenze del potere, i limiti di una finta modernità
e i danni spesso irrimediabili che produce”. Ha aggiunto l’autore ai microfoni
dell’Airone: “La mia è una storia di confini che mette al centro il dilemma fra
progresso e democrazia, progresso e popolazione. E' un libro sul rispetto del
paesaggio e su una forza particolarmente femminile che sottolinea l'importanza
per restare, per cambiare il proprio mondo”. Quest’anno gli organizzatori del premio
letterario Elba non andranno in letargo. Lo stesso presidente Brandani ha
annunciato che saranno programmati incontri con gli studenti delle superiori
per avvicinare ancor di più i giovani alla letteratura contemporanea.
mercoledì 19 settembre 2018
L'Elba nella storia
L’Elba nella storia, nel mito e anche nella leggenda. Re, papi,
principi, imperatori e poi poeti, letterati insomma una teoria lunghissima di
personaggi famosi (senza tralasciare i politici di ogni periodo) ha calpestato
questa terra. Ma anche saraceni e pirati come Dragut, che raderà al suolo
Grassera. Da sempre la maggiore Isola della Toscana ha fatto parlare di sé. Nel
bene e nel male. Si comincia con Omero che la menziona grazie alla partecipazione
di trecento elbani nella guerra di Troia, a fianco di Priamo. Si prosegue poi
con il contributo di un contingente di soldati “armati del patrio metallo”,
nella battaglia di Canne. Peccato che i suoi abitanti si schierassero nell’uno
e nell’altro caso sempre dalla parte dei perdenti: i Troiani prima e i Romani
poi, sulla riva dell’Ofanto. E’ stato il ferro la ragione della sua fortuna,
oltre all’invidiabile posizione geografica e alla bellezza del suo territorio
apprezzata nei secoli. Fu comunque questo minerale il principale motivo
d’attrazione che portò sul Tirreno Giasone e gli Argonauti. Gli eroi greci vagavano
in lungo e in largo per il Mediterraneo alla ricerca del Vello d’Oro, come ci
tramandano Diodoro Siculo e Strabone. A loro la leggenda attribuisce la fondazione
di Argo (la città ideale voluta da Cosimo de’ Medici, oggi Portoferraio). Il
ferro è comunque la causa di colonizzazione dell’isola da parte degli Etruschi,
il popolo che aveva imparato a fondere le pietre. Le colline così ricche di
minerale luccicante sotto il sole finirono per ispirare anche Virgilio che menzionerà
l’Elba nell’Eneide “Insula inexhaustis Chalybum generosa metallis”. E una altro
poeta latino, Ovidio, nel I secolo d.C., sbarcò sulla piana di San Giovanni per
raggiungere la villa delle Grotte della famiglia dei Valeri, perché la gens patrizia
romana intraprendesse (inutilmente) un’azione d’indulgenza presso l’Imperatore
che lo aveva condannato all’esilio sul mar Nero. Attorno all’XI secolo si
contesero l’Elba le repubbliche marinare di Genova e Pisa. Quest’ultima
accrebbe la sua ricchezza con l’esportazione del ferro e del granito di San
Piero. Nel 1376, la flotta papale, che stava trasferendo la curia da Avignone a
Roma, s’imbatté in un fortunale a largo dell’Elba. Trovò riparo sulla costa sud
dell’Isola e il papa, Gregorio XI, sbarcò a terra per raggiungere la chiesa di
San Michele, a Capoliveri, dove celebrò messa. Alla fine del Trecento si passò
dal dominio pisano alla dinastia degli Appiani, signori di Piombino. Ecco la
leggenda di Isabella Mendoza, reggente del Principato di Piombino, che faceva
imprigionare nel castello del Giove i suoi amanti per poi ucciderli. E’
nell’Ottocento che l’Elba appartenne alla Repubblica francese e nel 1814 (per
nove mesi) divenne Principato dell’Imperatore Bonaparte, sconfitto a Lipsia.
Nel Novecento l’Isola trasformò pelle, divenendo industriale. Sorsero gli
altiforni dell’Ilva a Portoferraio e nacque la questione operaia. I diritti dei
lavoratori furono difesi (fra gli altri) dall’anarchico Pietro Gori, che morrà
proprio a Portoferraio. Ma il secolo sarà caratterizzato da personaggi di
primissimo piano. Anche in Letteratura, ad esempio i nobel Heinrich Böll ed
Eugenio Montale. Come non menzionare l’ultimo re d’Italia, Vittorio Emanuele
III che presiederà per tre giorni le manovre della Marina militare? E nel 1936
e poi nel ’38 scenderà dall’idrovolante il duce. Non mancheranno di venire
all’Elba ministri e alte cariche dello Stato, come Giovanni Spadolini
presidente del Consiglio. Poi Francesco Cossiga, presidente del Senato, che
interverrà nel luglio 1984 ai festeggiamenti del centenario della costituzione
del municipio di Marciana Marina, insieme con Oscar Scalfaro (futuro presidente
della Repubblica) e Franco Maria Malfatti che a Marciana Marina possedeva un’abitazione.
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