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martedì 14 marzo 2017

Un referendum per decidere sulla fusione di Rio Elba

Potrebbe avvenire con un referendum la probabile fusione delle due municipalità dell'Elba orientale, Rio Marina, nata da una costola di Rio nell'Elba e quest'ultimo Comune collinare. Sarebbe, come si dice in gergo popolare, un ritorno al passato. E perché no? Potrebbe anche costituire il primo passo da cui partire per vedere l'inizio di una ridistribuzione e riorganizzazione amministrativa, per altro caldeggiata dal nostro Parlamento, sulla maggiore isola della Toscana che conta otto Comuni, su una superficie di poco oltre i 220 kmq. Accorparsi. È questa la proposta formalizzata dai primi due cittadini del versante orientale dell'Isola, Claudio De Santi e Renzo Galli, di costituire un unico ente. 
I due primi cittadini hanno lanciato la sfida: la parola ora passa ai cittadini che saranno chiamati, entro il prossimo ottobre, alle urne a pronunciarsi sul quesito se vogliono oppure no unirsi e ritornare a com'erano prima. Intanto in questa primavera le due amministrazioni comunali hanno indetto una serie di assemblee pubbliche per saggiare il terreno sulla proposta. Dopodiché sarà la Regione a stabilire i tempi e i luoghi, per procedere a una consultazione referendaria. E naturalmente le opinioni si rincorrono. Si contrastano.
C'è chi è favorevole e vede di buon occhio lo snellimento della macchina burocratica.
Chi invece è scettico, temendo di finire come il figlio minore di un organismo tutto da creare e 
inventare. Paura di perdere il potere. Timore del cambiamento. Tutto resta in sospeso. 
E ancora una volta è la storia a venirci incontro, risalendo alle cronache molto agitate di quell'estate 
del 1882, quando avvenne il distacco della Piaggia dal Colle di Rio. Un evento traumatico, che si è 
tramandato di generazione in generazione culminando con le “sassaiole” dei Riesi di su che non
desideravano i Riesi di giù il giorno di Pasquetta a Santa Caterina. Perché “Santa Caterina è nostra”.
 Fino alla seconda metà dell'Ottocento, la cosa pubblica era amministrata dalla classe costituita da
 proprietari terrieri, poco inclini alle modernizzazioni. Alla Marina di Rio, invece, era iniziato quel
processo che vide prendere sempre più vigore la marineria imprenditoriale, legata allo sviluppo 
dell'attività mineraria in pieno crescita, e quindi sempre più marcato desiderio di autogovernarsi. 
Obiettivo che fu centrato nel luglio 1882. Ma veniamo alle cronache di quei giorni così intensi e 
convulsi. Sono passati alla storia come le “Quattro giornate di Rio Castello”, quelle che culminarono 
successivamente con la scissione della municipalità riese in due enti distinti e che costituì, nel 1882, 
la nascita del Comune di Rio Marina, nato da Rio Castello. Un risultato assai travagliato e mal digerito,
 soprattutto della comunità collinare. All’origine della divisione il ruo coperto, 
nella seconda metà dell'Ottocento, dalla Marina di Rio, chiamata dai riesi del coccolo in su, 
in modo dispregiativo la “Piaggia”. Rio Marina era il settimo scalo commerciale d'Italia e allora 
per questo il deputato della Sanità Marittima era un personaggio di spicco. Lo era, difatti, 
Alessandro Del Bono, padre di Pilade. La famiglia Del Bono si legò in affari con gli Scappini e 
Tonietti che erano padroni di una quindicina di grossi bastimenti. 
Ma è con l'ascesa di Pilade Del Bono che si comincia formare nella nuova Marina di Rio una coscienza
politica. Dal 1850 al 1880 il piccolo villaggio di baracche di pescatori assistè a una crescita della 
popolazione, grazie all'imprenditoria navale e alla marineria padronale. 
Un raddoppio di residenti che si lega ai nuovi affittuari delle miniere di ferro, i Bastogi. 
Siamo in pieno periodo della rivoluzione industriale in Italia, che coinvolse anche le miniere dell'Elba. 
Il raddoppio della popolazione residente sulla Marina iniziò a creare problemi al Comune di Rio Elba.
I consiglieri della Piaggia crebbero di numero, fino ad arrivare di pari entità con quelli del capoluogo, 
per poi finire con il sorpassarli. Fino a quel periodo il municipio era amministrato da proprietari terrieri,
professori, notai, la cui rendita era fondiaria. Quelli della Marina invece erano legati al commercio 
e al mare. Tutti gli uffici erano a Rio. La Piaggia invece non era ancora urbanizzata. 
Le due formazioni consiliari cominciarono a darsi battaglia. Che sfociarono in disordini e 
rivolte di piazza. 
  
Ha scritto sullo “Scoglio” Chiara Bartolini: 
“Ci vollero la forza dell'ordine, l'esercito e i carabinieri per sedare la rivolta, della quale uno dei 
principali fautori fu Pilade Del Bono”. Le parti contrapposte ebbero spazio 
nelle colonne del periodico 
“Lo Sciabecco”, da dove Pilade accusò la classe dirigente di Rio Castello di essere invidiosa 
degli abitanti della Marina che avevano lasciato la lavorazione dei campi, per andare invece 
ad arare il mare. La scissione fu una conseguenza naturale. Dopo più di cento trent'anni, 
con la chiusura dell'attività di scavo nelle miniere a cielo aperto e, di conseguenza, 
il depauperamento dell'imprenditoria marittima, con l'unica risorsa rappresentata dal turismo, 
sebbene questo versante dell'Isola sia stato ampiamente violentato dall'industria miniera
 (e mai recuperato -se non in minima parte- dal punto di vista del ripristino ambientale), 
l'unica chance che si profila all'orizzonte da cui gli enti pubblici possano attingere alle risorse
 finanziarie è quella di unire le forze, per disporre un pacchetto unico da “vendere” nel marketing 
del turismo. Vediamo se i tempi sono maturi.
                                                                                                                                         L.C.

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