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martedì 3 agosto 2021

POnticello, nel 1921 iniziarono i lavori di copertura

 


Cent’anni fa si mise mano all’impresa d’interrare il canale del Ponticello che, tra alti e bassi, si concluse non prima di un quinquennio, senza varie difficoltà di reperire mano d'opera e mezzi finanziari. Cadeva un mito, quello di un’isola, la Città fortificata di Portoferraio, nell’Isola. Dal 1925 in poi una lingua di terra di più di quattrocento metri unirà la Città di Cosimo de’ Medici al resto insulare. Veniva meno anche un emblema costituito dalla porta a terra e dallo stesso ponticello. Resta solo il nome, giunto fino a noi. Non c’è traccia di altro retaggio di com’era il rione. Ma non è tutto oro ciò che luccica: il canale spesso s’interrava, trasformandosi in acqua stagnante, divenendo un collettore malsano e maleodorante, comunque ricettacolo d’insetti e di altri animali parassiti. «Era appena finita la guerra – scrisse il direttore del Corriere Elbano Alfonso Preziosi, appassionato e profondo conoscitore di storia elbana - quando si mise mano al cantiere che avrebbe modificato la morfologia della vecchia città. Venne così riempito il canale che congiungeva le acque del golfo con quelle della spiaggia delle Ghiaie. E insieme a questo venne anche abbattuto il ponticello la cui esistenza viene ricordata soltanto nella toponomastica. Allora c'era bisogno di creare occasioni di lavoro per tutti coloro che venivano dal fronte e che avevano necessità di sentirsi occupati in qual cosa che potesse offrir loro occasioni di guadagno». Ci restituisce meglio il clima d’allora in cui maturò il progetto d’interramento del canale, lo storico Andrea Galassi. Tutto va ricondotto a quando il fossato fu comprato per 700 lire. Dobbiamo rifarci al ‘biennio rosso’ contraddistinto da agitazioni del mondo proletario. “Da mesi – scrive Galassi - si susseguirono voci di chiusura degli altiforni. In realtà non c'era niente di serio, ma era solo un ricatto dei padroni delle ferriere per strappare concessioni dal governo e migliori trattamenti dagli istituti di credito. Che tuttavia stava esacerbando gli animi della società elbana”. Il 27 giugno 1920 fu proclamato lo sciopero generale. Gli animi erano molto accesi. “Circa cinquecento operai entrarono compatti in piazza Cavour cantando inni proletari – lasciò scritto ancora Preziosi - In rinforzo ai carabinieri e alle guardie di P.S. intervennero i bersaglieri di stanza a Portoferraio e i marinai della corazzata Andrea Doria ancorata nel golfo”. Sempre nel 1920 furono occupati gli altiforni per un mese, tra settembre e l'ottobre. La città era amministrata dal commissariamento prefettizio, Luigi Medici. Per allontanare lo spettro della disoccupazione, avviò un programma di lavori pubblici, per dare impiego agli operai licenziati dallo stabilimento. Tra questi l'interramento del fossato del Ponticello. “Ancora oggi – ricorda Giuseppe Battaglini, delegato comunale ai siti museali – sopravvive il detto secondo cui un Medici costruì la città e un altro Medici invece l’ha abbattuta”. Si allude a Cosimo I de’ Medici che nella prima metà del Cinquecento realizzò la ‘sua’ Città Perfetta, la proiezione di quella che doveva essere per lui la Città Ideale, forte, imprendibile, sicura, garantita dalle scorribande dei nemici. Fino all'ottobre 1921 i lavori andarono a singhiozzo. “Finalmente – scrive Galassi - fu organizzato un numero sufficiente di operai per portare a compimento l'opera. Che comunque non fu immediata. Infatti solo nel luglio 1923 fu possibile inaugurare il parterre Mario Foresi, nel parco delle Ghiaie. L'atto finale fu nel 1925, quando fu demolito l'ultimo simbolo del Ponticello: la porta che per decenni aveva marcato il confine della città di Cosimo. Il pittoresco accesso, oggi vivo solo in vecchie foto – conclude Andrea Galassi - era ornato da fregi architettonici e sormontato dal coronato stemma dei Medici”.