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sabato 28 novembre 2020

Portoferraio, una sinergia fra Comune di Rio, parco nazionale e parco minerario


 Una sinergia fra enti e istituzioni locali per tutelare e promuovere il patrimonio geologico e geominerario della maggiore isola della Toscana. La prossima sfida, post Covid19, degli anni Venti del Duemila si giocherà, dunque, sul terreno del geoturismo. Almeno sul versante orientale dell’Elba. Non è escluso che l’iniziativa si estenda anche ad altri Comuni, come Capoliveri. È sotto questa aspetto che va inquadrato il patto sottoscritto da Marco Corsini (Comune di Rio), Giampiero Sammuri (parco nazionale dell’arcipelago toscano) e Icilio Disperati (parco minerario) per tutelare il patrimonio geologico e geominerario e promuovere il geoturismo. Il primo passo è stato compiuto, grazie all’approvazione dell’accordo da parte del Consiglio dell'ente parco nell’ultima sezione dei lavori. “Si tratta di un'intesa – si legge nella nota diramata dal parco - che promuove attività coordinate in diversi campi di azione: dalla manutenzione e riqualificazione della rete sentieristica in termini di fruizione integrata con le diverse eccellenze presenti nel territorio riese all'allestimento e promozione di percorsi tematici finalizzati a promuovere il geoturismo e la fruizione del patrimonio geologico e geominerario nel comprensorio riese”. La collaborazione si allargherà anche a proposte di attività didattiche e divulgative presso il museo civico archeologico di Rio nell'Elba, all'implementazione degli allestimenti e delle attività divulgative offerte presso il museo minerario di Rio Marina, ma anche a nuove attività di fruizione dei siti di interesse geologico e geominerario all'interno del parco minerario a Rio Marina. L'obiettivo comune è quello di promuovere forme innovative di geoturismo che vadano a integrare la fruizione sostenibile e durevole del patrimonio naturalistico, geologico e geominerario con le diverse valenze storico-culturali presente nel territorio di Rio. Tali azioni verranno svolte anche attraverso la salvaguardia e la valorizzazione delle testimonianze materiali e immateriali direttamente o indirettamente collegate alle peculiarità geologiche e geominerarie del comprensorio. Il Comune e il parco minerario si impegnano, altresì, a supportare il Pnat nella fase di candidatura per il riconoscimento dell'arcipelago toscano nella prestigiosa lista degli Unesco Global Geoparks, eccellenze mondiali nel campo del geoturismo. Mentre il parco nazionale fornirà un sostegno ai progetti e alle azioni condotte dal Comune nel campo della riqualificazione di edifici storici connessi al patrimonio geominerario e nel campo della mobilità sostenibile, funzionale alla fruizione turistica del comprensorio. "Il parco nazionale – dice il presidente Giampiero Sammuri - considera la tutela, la valorizzazione e la promozione della geodiversità dell'arcipelago e lo sviluppo delle conoscenze del patrimonio geologico e del patrimonio geominerario una strategia primaria nell'ambito delle proprie finalità istituzionali”. "L'esistenza – continua Sammuri - di un vasto distretto minerario, oggi da considerarsi patrimonio di archeologia industriale, nella porzione nord-orientale fa dell'Elba un territorio privilegiato per la realizzazione di politiche di geoconservazione e di promozione del turismo outdoor con particolare riferimento al geoturismo, in connessione con gli aspetti storico-culturali di cui la stessa area è ricca, che, sono certo, favorirà lo sviluppo locale. Capoliveri – conclude - potrebbe essere il passo successivo con i suoi straordinari siti minerari del Ginevro e quella che è stata la galleria di magnetite più grande e produttiva d'Europa".

martedì 24 novembre 2020

Capoliveri, intervista a Roberto Bedini, dell'istituto di Biologia di Piombino riguardo al Lido


Sarà l'istituto di Biologia ed Ecologia marina di Piombino a redigere lo studio riguardo alle caratteristiche della biocenosi sul litorale della frazione del Lido. Lo ha stabilito il Comune di Capoliveri, prevedendo la spesa necessaria a finanziare il piano di dodicimila e 200 euro da ascrivere in bilancio dell'ente per il corrente anno. Di che cosa si dovrà, dunque, occupare l’istituto di Biologia marina di Piombino, il cui direttore è Roberto Bedini? Sarà incaricato di studiare la comunità delle specie dell’ecosistema che vivono in questo particolare tratto di costa. O meglio in questa particolare spiaggia tra le più conosciute e apprezzate dell’Isola d’Elba, grazie alla sua naturale bellezza con i suoi 460 metri lunghezza e larga dai 15 ai 30 metri, delimitata da due speroni rocciosi, composta da sabbia fine e circondata da una pineta e macchia mediterranea. Naturalmente fra le più frequentate nella bella stagione. Come mai su questo litorale si concentra tutto questo interesse sulla biocenosi, sulle sue caratteristiche? Perché studiare questa unità fondamentale della spiaggia, che bisogno c’è? Se non si dovesse collocare il tutto alla ventilata proposta di portare proprio qui gli scarichi in mare del dissalatore di Mola? E porsi, di conseguenza, la fatidica domanda se potranno esserci o no reagenti, una volta installato l’impianto di trattamento, all’ecosistema della spiaggia, il quale (come si sa) è formato da biocenosi e da biotopo? “Il nostro compito attuale – ci dice Roberto Bedini – è riscontrare ciò che si trova adesso sulla fascia costiera che insiste sul Lido. La quale è composta da tratti di roccia e scoglio e tratti invece sabbiosi. Faremo dei campionamenti, delle indagini di com’è attualmente la situazione, in pratica ciò che già abbiamo effettuato sull’Isola di Ventotene dove peraltro è già in funzione un dissalatore”. Ecco, quindi, un primo step di test. Un passaggio, per dire, dovuto da parte dell’amministrazione retta da Walter Montagna, al fine di conoscere dal punto di vista scientifico quale sia la situazione attuale della costa sud occidentale del proprio territorio e sapere che tipi di reazioni si potranno avere, se proprio qui saranno installate le tubazioni che scaricheranno a mare la cosiddetta salamoia proveniente dal trattamento delle acque del dissalatore di Mola. E intanto l’equipe di Bedini nei prossimi giorni inizierà a studiare la biocenosi, cioè l’insieme delle specie diverse che vivono nello stesso ambiente naturale e fra le quali si vengono quindi a creare dei rapporti di interrelazione e interdipendenza. Si sa che più le condizioni ambientali varieranno bruscamente, più netti saranno i confini tra le specie diverse. “Il nostro – conclude Roberto Bedini – sarà una studio di mappatura della situazione attuale. Un domani, eventualmente, bisognerà verificare se ci sono stati cambiamenti ambientali”.