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mercoledì 19 settembre 2018

L'Elba nella storia


L’Elba nella storia, nel mito e anche nella leggenda. Re, papi, principi, imperatori e poi poeti, letterati insomma una teoria lunghissima di personaggi famosi (senza tralasciare i politici di ogni periodo) ha calpestato questa terra. Ma anche saraceni e pirati come Dragut, che raderà al suolo Grassera. Da sempre la maggiore Isola della Toscana ha fatto parlare di sé. Nel bene e nel male. Si comincia con Omero che la menziona grazie alla partecipazione di trecento elbani nella guerra di Troia, a fianco di Priamo. Si prosegue poi con il contributo di un contingente di soldati “armati del patrio metallo”, nella battaglia di Canne. Peccato che i suoi abitanti si schierassero nell’uno e nell’altro caso sempre dalla parte dei perdenti: i Troiani prima e i Romani poi, sulla riva dell’Ofanto. E’ stato il ferro la ragione della sua fortuna, oltre all’invidiabile posizione geografica e alla bellezza del suo territorio apprezzata nei secoli. Fu comunque questo minerale il principale motivo d’attrazione che portò sul Tirreno Giasone e gli Argonauti. Gli eroi greci vagavano in lungo e in largo per il Mediterraneo alla ricerca del Vello d’Oro, come ci tramandano Diodoro Siculo e Strabone. A loro la leggenda attribuisce la fondazione di Argo (la città ideale voluta da Cosimo de’ Medici, oggi Portoferraio). Il ferro è comunque la causa di colonizzazione dell’isola da parte degli Etruschi, il popolo che aveva imparato a fondere le pietre. Le colline così ricche di minerale luccicante sotto il sole finirono per ispirare anche Virgilio che menzionerà l’Elba nell’Eneide “Insula inexhaustis Chalybum generosa metallis”. E una altro poeta latino, Ovidio, nel I secolo d.C., sbarcò sulla piana di San Giovanni per raggiungere la villa delle Grotte della famiglia dei Valeri, perché la gens patrizia romana intraprendesse (inutilmente) un’azione d’indulgenza presso l’Imperatore che lo aveva condannato all’esilio sul mar Nero. Attorno all’XI secolo si contesero l’Elba le repubbliche marinare di Genova e Pisa. Quest’ultima accrebbe la sua ricchezza con l’esportazione del ferro e del granito di San Piero. Nel 1376, la flotta papale, che stava trasferendo la curia da Avignone a Roma, s’imbatté in un fortunale a largo dell’Elba. Trovò riparo sulla costa sud dell’Isola e il papa, Gregorio XI, sbarcò a terra per raggiungere la chiesa di San Michele, a Capoliveri, dove celebrò messa. Alla fine del Trecento si passò dal dominio pisano alla dinastia degli Appiani, signori di Piombino. Ecco la leggenda di Isabella Mendoza, reggente del Principato di Piombino, che faceva imprigionare nel castello del Giove i suoi amanti per poi ucciderli. E’ nell’Ottocento che l’Elba appartenne alla Repubblica francese e nel 1814 (per nove mesi) divenne Principato dell’Imperatore Bonaparte, sconfitto a Lipsia. Nel Novecento l’Isola trasformò pelle, divenendo industriale. Sorsero gli altiforni dell’Ilva a Portoferraio e nacque la questione operaia. I diritti dei lavoratori furono difesi (fra gli altri) dall’anarchico Pietro Gori, che morrà proprio a Portoferraio. Ma il secolo sarà caratterizzato da personaggi di primissimo piano. Anche in Letteratura, ad esempio i nobel Heinrich Böll ed Eugenio Montale. Come non menzionare l’ultimo re d’Italia, Vittorio Emanuele III che presiederà per tre giorni le manovre della Marina militare? E nel 1936 e poi nel ’38 scenderà dall’idrovolante il duce. Non mancheranno di venire all’Elba ministri e alte cariche dello Stato, come Giovanni Spadolini presidente del Consiglio. Poi Francesco Cossiga, presidente del Senato, che interverrà nel luglio 1984 ai festeggiamenti del centenario della costituzione del municipio di Marciana Marina, insieme con Oscar Scalfaro (futuro presidente della Repubblica) e Franco Maria Malfatti che a Marciana Marina possedeva un’abitazione.

lunedì 17 settembre 2018

La raccoglitrice di more

Che sorpresa la donna
sulla strada del Brunello
a raccogliere dai rovi
more mature

Sono per mia nipote
diceva
Non poteva sapere
che anch’io da giovane
ne intrecciavo collane
da donare a ragazze innamorate

Le more lungo le strade
polverose della mia Isola
lenivano la fatica
all'accaldato viandante
Oggi come ieri esplodono
ai margini delle vie maestre

ma chi ci fa più caso?