L’Elba nella storia, nel mito e anche nella leggenda. Re, papi,
principi, imperatori e poi poeti, letterati insomma una teoria lunghissima di
personaggi famosi (senza tralasciare i politici di ogni periodo) ha calpestato
questa terra. Ma anche saraceni e pirati come Dragut, che raderà al suolo
Grassera. Da sempre la maggiore Isola della Toscana ha fatto parlare di sé. Nel
bene e nel male. Si comincia con Omero che la menziona grazie alla partecipazione
di trecento elbani nella guerra di Troia, a fianco di Priamo. Si prosegue poi
con il contributo di un contingente di soldati “armati del patrio metallo”,
nella battaglia di Canne. Peccato che i suoi abitanti si schierassero nell’uno
e nell’altro caso sempre dalla parte dei perdenti: i Troiani prima e i Romani
poi, sulla riva dell’Ofanto. E’ stato il ferro la ragione della sua fortuna,
oltre all’invidiabile posizione geografica e alla bellezza del suo territorio
apprezzata nei secoli. Fu comunque questo minerale il principale motivo
d’attrazione che portò sul Tirreno Giasone e gli Argonauti. Gli eroi greci vagavano
in lungo e in largo per il Mediterraneo alla ricerca del Vello d’Oro, come ci
tramandano Diodoro Siculo e Strabone. A loro la leggenda attribuisce la fondazione
di Argo (la città ideale voluta da Cosimo de’ Medici, oggi Portoferraio). Il
ferro è comunque la causa di colonizzazione dell’isola da parte degli Etruschi,
il popolo che aveva imparato a fondere le pietre. Le colline così ricche di
minerale luccicante sotto il sole finirono per ispirare anche Virgilio che menzionerà
l’Elba nell’Eneide “Insula inexhaustis Chalybum generosa metallis”. E una altro
poeta latino, Ovidio, nel I secolo d.C., sbarcò sulla piana di San Giovanni per
raggiungere la villa delle Grotte della famiglia dei Valeri, perché la gens patrizia
romana intraprendesse (inutilmente) un’azione d’indulgenza presso l’Imperatore
che lo aveva condannato all’esilio sul mar Nero. Attorno all’XI secolo si
contesero l’Elba le repubbliche marinare di Genova e Pisa. Quest’ultima
accrebbe la sua ricchezza con l’esportazione del ferro e del granito di San
Piero. Nel 1376, la flotta papale, che stava trasferendo la curia da Avignone a
Roma, s’imbatté in un fortunale a largo dell’Elba. Trovò riparo sulla costa sud
dell’Isola e il papa, Gregorio XI, sbarcò a terra per raggiungere la chiesa di
San Michele, a Capoliveri, dove celebrò messa. Alla fine del Trecento si passò
dal dominio pisano alla dinastia degli Appiani, signori di Piombino. Ecco la
leggenda di Isabella Mendoza, reggente del Principato di Piombino, che faceva
imprigionare nel castello del Giove i suoi amanti per poi ucciderli. E’
nell’Ottocento che l’Elba appartenne alla Repubblica francese e nel 1814 (per
nove mesi) divenne Principato dell’Imperatore Bonaparte, sconfitto a Lipsia.
Nel Novecento l’Isola trasformò pelle, divenendo industriale. Sorsero gli
altiforni dell’Ilva a Portoferraio e nacque la questione operaia. I diritti dei
lavoratori furono difesi (fra gli altri) dall’anarchico Pietro Gori, che morrà
proprio a Portoferraio. Ma il secolo sarà caratterizzato da personaggi di
primissimo piano. Anche in Letteratura, ad esempio i nobel Heinrich Böll ed
Eugenio Montale. Come non menzionare l’ultimo re d’Italia, Vittorio Emanuele
III che presiederà per tre giorni le manovre della Marina militare? E nel 1936
e poi nel ’38 scenderà dall’idrovolante il duce. Non mancheranno di venire
all’Elba ministri e alte cariche dello Stato, come Giovanni Spadolini
presidente del Consiglio. Poi Francesco Cossiga, presidente del Senato, che
interverrà nel luglio 1984 ai festeggiamenti del centenario della costituzione
del municipio di Marciana Marina, insieme con Oscar Scalfaro (futuro presidente
della Repubblica) e Franco Maria Malfatti che a Marciana Marina possedeva un’abitazione.
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mercoledì 19 settembre 2018
lunedì 17 settembre 2018
La raccoglitrice di more
Che sorpresa la donna
sulla strada del Brunello
a raccogliere dai rovi
more mature
Sono per mia nipote
diceva
Non poteva sapere
che anch’io da giovane
ne intrecciavo collane
da donare a ragazze innamorate
Le more lungo le strade
polverose della mia Isola
lenivano la fatica
all'accaldato viandante
Oggi come ieri esplodono
ai margini delle vie maestre
ma chi ci fa più caso?
sulla strada del Brunello
a raccogliere dai rovi
more mature
Sono per mia nipote
diceva
Non poteva sapere
che anch’io da giovane
ne intrecciavo collane
da donare a ragazze innamorate
Le more lungo le strade
polverose della mia Isola
lenivano la fatica
all'accaldato viandante
Oggi come ieri esplodono
ai margini delle vie maestre
ma chi ci fa più caso?
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