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sabato 4 novembre 2017

Agorà si collega con Rio Marina e Rio nell'Elba

Con ancora fresco nella mente il collegamento trasmesso da “Agorà” su Rai3 da Rio Marina e Rio Elba e soprattutto dopo aver sentito le battute ironiche della giornalista Irene Benassi e dello studio di Roma, in merito al prossimo Referendum indetto dalla Regione sulla riunificazione delle due municipalità di Rio (la Marina di Rio ha raggiunto la sua autonomia nel 1881, staccandosi da una costola da Rio Castello), si deve prendere atto che il clima sul versante orientale dell'Isola non è sereno. Affatto. In un certo senso come fu all'epoca in cui ci fu la divisione. Oggi, come allora, a Rio Castello gli animi sono accesi. Irosi. Non disposti ad accogliere qualsiasi compromesso che ne cambi lo 'status quo'. I Castellani attaccati, ancorati ai propri privilegi. In più sospettosi che, qualora si procede alla unità dei due Rio, chi è destinato a perdere le proprie prerogative sia proprio il colle, rispetto alla piaggia, più numerosa per abitanti e anche più propositiva in termini di imprenditoria privata e pubblica. La parte del brutto anatroccolo sarebbe, comunque destinata a Rio Elba. Ragion per cui, non si metta mano alla “rivisitazione” del Comune. Così la pensano i sostenitori del No. Ognuno deve stare padrone in casa propria, dicono. Strano, ma è lo stesso copione (naturalmente a parti invertite, perché allora ci si staccò, mentre oggi c'è la volontà di riunirsi in un unico ente pubblico), meglio dire atteggiamento di oltre cent'anni fa, quando allora la classe dirigente di Rio Castello, costituita prevalentemente da borghesi e ricchi possedenti terrieri, si arroccò nella decisione di non concedere l'autonomia (poi invece ottenuta) agli abitanti della piaggia, formata da padroni marittimi e imprenditori, arrivando anche a veri e propri tumulti di piazza. Due partiti, due posizioni contrapposte, che hanno fatto dichiarare nella trasmissione di Agorà a Senio Bonini, elbano di nascita, quindi conoscitore della storia locale, “Sia quelli del coccolo in su, sia quelli del coccolo in giù, sono tutti riesi”. Come dire caparbi. Irriducibili. Insomma al colle si ha paura di perdere la propria identità. Ecco come riassume la situazione Pino Coluccia, ex sindaco di Rio Elba .e oggi sostenitore del No: se vince il Sì Rio perderà i suoi patroni Ss. Giacomo e Quirico martire; non ci saranno più lo stemma e il gonfalone; non si avranno più il sindaco e le risorse per il territorio; Rio Elba perderà gli uffici comunali, la banca e la posta, come pure le scuole; e vedrà compromesso il valore patrimoniale.
I fautori della riunificazione si fanno forti invece del fatto che gli incentivi statali sono molto rilevanti. In termini pro capite si parla, in 12 fusioni su 15 del contributo che oscillerebbe tra 100 e 180 euro. Nelle realtà più piccole, come quella isolana appunto, si supererebbero addirittura i 400 euro. Per favorire i percorsi di fusione, la legge di bilancio 2017 dello Stato ha innalzato gli incentivi (per un periodo di dieci anni), portandoli dal 40 al 50 per cento dei trasferimenti statali, con una soglia massima di 2 milioni di euro. Ma non bastano gli incentivi economici, per ristabilire l'armonia tra le due Rio. In un certo qual modo gli amici di Rio Castello hanno ragione di essere titubanti. Non sanno, per esempio, quale sarà l’idea progettuale per il nuovo comune. Quali saranno le iniziative da sviluppare insieme, rese possibili solamente dall’unione delle forze. Tutti quesiti cui si doveva rispondere. Che, comunque, compongono l’oggetto del percorso di partecipazione, fondamentale, per raccogliere e consolidare il consenso. Siamo tutti convinti che serva una spinta riformista maggiore da parte dello Stato, per accelerare il percorso di riorganizzazione delle istituzioni locali. Qui all'Elba, come altrove. Incentivi a parte, il consenso locale va costruito con un’importante operazione culturale, condotta su base locale e nazionale.