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sabato 23 gennaio 2021

Don Renzi è guarito e ritorna in parrocchia

 


Viaggio all'inferno con ritorno. «Ma non sono però completamente fuori. Mi trovo precisamente in mezzo al guado. Ma molto è stato fatto e superato con l'aiuto di Dio». Don Mauro Renzi, sacerdote nella parrocchia di San Gaetano a Marina di Campo, lo scorso dicembre è stato duramente colpito dal Covid-19. Non solo lui, in verità. Sono infatti risultati positivi tutti i componenti della sua famiglia, compreso anche il suo aiutante, Giovanni, che lo assiste nei servizi religiosi. Il parroco ha vissuto momenti drammatici, proprio nei giorni in cui Campo nell'Elba è stata alc centro di un focolaio. La madre del sacerdote, Maria, è morta nello stesso reparto di Cecina in cui era stato ricoverato lui. È andata meglio al padre, invalido al cento per cento, che è però ora è negativo ed è stato sistemato in una Rsa in provincia di Pisa. «Anche se lo volessi - dice ancora don Mauro - non ci riuscirei ad accudirlo. Sono ancora troppo debole». Da quando è risultato positivo al Covid ha perso più di 12 chili. A stento riesce a cavarsela nei bisogni personali. Però ogni pomeriggio, attorno alle 16,30, è nel suo studiolo da dove celebra messa e la trasmette dalla sua pagina Facebook. Recita le preghiere stando a sedere. La parrocchia è affidata alle cure di don Francesco Guarguaglini e padre Sabu Konath. «Non ce la farei a stare tutto il tempo in piedi», ammette don Mauro. Sono i postumi di questo virus così subdolo, così ambiguo che ti fa credere di poter fare le cose che facevi prima di averlo contratto e invece scava dentro il fisico, debilitandolo, deperendolo fino allo sfinimento. «La mia fortuna - continua il sacerdote - è stata nell'essermi imbattuto fin dai primi sintomi della malattia in persone molto esperte e competenti, a partire dal nostro medico di base per finire con i dottori dell'Usca». Ricoverato all'ospedale di Portoferraio, gli è stata praticata la Tac che purtroppo ha dato il responso di un'importante infezione ai polmoni. Trasferito a Cecina, è giunto nel reparto di notte. «Mi hanno cominciato a fare tutte le analisi del caso. Hanno visto quanto ossigeno avevo nel sangue e hanno deciso di iniziare le terapie previste». Nello stesso reparto però spostata in un'altra stanza era stata ricoverata la madre. «Ero immobilizzato al letto, con le bombole d'ossigeno attaccate alla mascherina. Ho chiesto al dottore di portare la benedizione a mia madre. E così è stato fatto». Pochi giorni dopo gli è stato comunicato che la donna non ce l'aveva fatta ed era volata in cielo. «Per Natale, gli stessi pazienti mi avevano chiesto se dicevo messa. Ma non riuscivo neanche a parlare, però ero perfettamente cosciente. Avevo sul mio cellulare un app del convento benedettino di Sainte-Marie de la Pierre in Borgogna: qui ci sono i canti gregoriani così abbiamo festeggiato la ricorrenza del Natale in questo modo. Il mio compagno di letto mi chiedeva di pregare con lui; il Padre Nostro lo conosceva, l'Ave Maria invece no». Dopo esattamente un mese don Mauro è stato dimesso. «I polmoni adesso funzionano benissimo. Il cuore invece ha cominciato a fare le bizze. Devo essere grato a tutto il personale medico. Facevano di tutto per non farci cadere nella depressione, dicendoci che presto saremo tornati a casa. Ho visto Dio nei loro volti, in quelli di medici e infermieri, nel viso di mia madre, di tutte le persone che si sono prodigate per me e per gli altri. Come ero trattato io allo stesso modo anche gli altri pazienti». Poi arriva finalmente il giorno. Lo annuncia lui stesso dalla pagina Fb. «Cari amici sto rientrando a casa a Marina di Campo. Grazie per le vostre preghiere, ma continuiamo questo virus è subdolo e con nulla ti colpisce, preghiamo per gli ammalati e invochiamo la grazia dello Spirito di Sapienza su tutto il personale sanitario e sui ricercatori».«Grazie di tutto cuore a tutti, dormire nel proprio letto avvolto di silenzio è meraviglioso. Ora inizia la convalescenza che non sarà breve». I volontari gli lasciano fuori della porta la spesa e tutto ciò di cui ha bisogno. «Non è finita - conclude - Ora devo tenere sotto controllo il cuore».