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domenica 29 dicembre 2013

Un anno che se ne va e un altro che arriva

   Esistono diverse sollecitazioni provenienti da quest’anno che sta per concludersi e che amo molto portarmi come viatico anche per l’anno a venire. Riguardano soprattutto il “fare”. E una prima indicazione mi proviene da un imprenditore toscano che è salito agli onori della cronaca nostrana per il semplice fatto di aver avuto il coraggio di “fare” qualcosa che andasse nella direzione opposta alla crisi quasi decennale in cui ci dibattiamo. “Tutti parlano, tutti hanno una formula propria per uscire dall’attuale situazione – dice – ma nessuno fa! Noi abbiamo deciso di fare”, così un campeggio in quella splendida isola di vacanze che è l’Isola d’Elba, che è destinato prevalentemente per una clientela esclusivamente (almeno fino a ieri) estiva, apre le porte anche per Natale per offrire un pacchetto assai vantaggioso alla sua clientela e lanciar lo slogan: “Un Capodanno felice in campeggio a Lacona” e circostanza davvero assai curiosa è che la gente gli sta rispondendo positivamente. Esauriti sono i suoi mini-appartamenti, i blocchi attrezzati, insomma la formula sta funzionando. E chi sono i fortunati che scenderanno all’Elba all’ultimo dell’anno? Tedeschi in maggioranza, seguiti da Svizzeri e a chiudere gli Italiani; ma saranno quelli dell’ultima occasione, quelli che scenderanno solo il 29 e partiranno il 2 gennaio. Insomma una bella risposta per “fare” qualcosa e cercare, sia pure nel piccolo, a modificare il quadro generale.
   Accanto a questa considerazione c’è poi la seconda. E la prendo dal discorso del nuovo segretario Pd Renzi. La rivoluzione dei quarantenni. E’ fin troppo evidente che siamo nelle condizioni di sperare in una formula rivoluzionaria.  In un cambiamento epocale del far politica, troppo trafficona, clientelare, troppo elefantiaca, che ha i tempi di matusalemme  quando invece il mondo ti obbliga a bruciare le tappe. Troppa burocrazia, troppa carta che si accatasta sugli scaffali, quando c’è invece necessità di alleggerire e velocizzare il sistema. Una rivoluzione con gente che è stata finora a cavallo non sarà più possibile; c’è voglia di cambiamento. Di idee nuove messe in circolazione perché il cittadino si possa nuovamente avvicinare alla politica e sentirsi della politica un protagonista nelle scelte principali. Ed è arrivato anche il momento di guardare ai veri valori sociali. Come diceva Napoleone? Se vali, vai avanti: premiare il merito e non la casta o il lignaggio illustre. E prendo l’esempio che forse mi è più vicino: quello dell’editoria. Se non hai un santo in Paradiso che possa garantire per te e che possa introdurti nelle stanze, nel tempio di Gerusalemme non centri. Non è ammesso superare la soglia. Ma non perché tu non valga, è che non riesci a trovare uno straccio d’uomo che possa spendere a favore tuo una parola. Questa è la cultura di oggi in Italia. Si preferisce andare a pescare altrove, in base alla conoscenze, a ritagliare spazi per amici degli amici e si tiene fuori della porta altri. I mass media non sono propensi a scoprire novità: troppo rischioso, troppo avventato. Troppo avventuroso. Meglio non correre rischi. Meglio seguire le indicazioni di amici che vanno sul sicuro. Così è un serpente che si attorciglia attorno al ramo e dal sistema non se ne esce. Tranne a una condizione. Rompere il giro vizioso. Far esplodere il nodo gordiano e spiegare la trama nel verso giusto che coniughi le cose che hanno importanza, il vero e il bello. Che in letteratura è davvero il tutto.

sabato 23 novembre 2013

Acqua di fonte

Ho camminato
lungo i sentieri
dell'illusione

Mi sono smarrito
nella selva 
dei falsi idoli
dietro a chimere
roboanti

Mi sono rifugiato
nella fantasia
quando la realtà
mi andava stretta

Ma l'unica fonte
che mi ha dissetato
è la tua acqua:

per questo
anche stasera
sono qui ad aspettarti
a chiederti
una goccia
della tua essenza immortale

da Minimilia, Pferraio 2013

mercoledì 20 novembre 2013

Crazy News: ECCO COME FUNZIONA UN'INTERVISTA FINTA DE ''LE IEN...

Crazy News: ECCO COME FUNZIONA UN'INTERVISTA FINTA DE ''LE IEN...: ECCO COME FUNZIONA UN'INTERVISTA FINTA DE ''LE IENE'' Francesco Amodeo dopo aver subito un "agguato mediatico...

sabato 2 novembre 2013

Stormo di gru sorvola l’isola d’Elba, eccezionale avvistamento

Firenze, 2 novembre 2013 – Eccezionale avvistamento stamani a Marciana Marina, all’isola d’Elba, di uno stormo di una trentina di gru provenienti dal mare (nord-est). Gli animali, riferisce Legambiente, hanno sorvolato il centro abitato del paese tra un frastuono di caratteristici richiami e poi hanno risalito la Val di Cappone per dirigersi verso la Corsica.Il nostro Paese è raggiunto essenzialmente dalle gru che si dirigono in Algeria e Tunisia, ove si stima vi sia una popolazione svernante di alcune migliaia. (ANSA)

sabato 26 ottobre 2013

Sul far della sera...

Un silenzio prolungato
nella campagna.
Poi dalla corte
a un tratto
un fitto cinguettio
Non avevo ancora
imparato che quello
era una specie di richiamo
degli uccellini
sul calar della sera

Un bisogno di comunità
prima di andare
incontro alla notte

Come se mi volessero dire
che l’incognita del buio
è meglio affrontarla
insieme, perché
insieme si costruisce 
il mondo

Poi, come era arrivato,
all'improvviso
è sceso di nuovo
il silenzio assoluto 
nel chiostro del convento 
dei cappuccini,
per salutare
il giorno che muore
e un altro che si prepara
a spuntare.


dal "Mondo in un bicchiere di plastica"

Il sapore della libertà

E' finito
il tempo
della dominazione

E' arrivata l'ora
di riprenderci
lo spazio nell'agorà
di far sentire 
la nostra voce
quella dei Padri

La stessa che ha portato
la civiltà nel Mediterraneo
che ha diffuso
il culto del Bello
e che ha avvicinato
gli uomini agli Dei

da La terza Stella ad Ovest di Cassiopea, Elba 2013

domenica 11 agosto 2013

Chi si ricorda più di Sante?


Quando ripenso alla guerra
mi viene in mente un quadro
con una fotografia
circondata da una nuvola
in una stanza semibuia:
un giovane
che sovrasta un cacciamine
in navigazione.
Nella casa dei morti
è rimasta
una vecchia
seduta
vicino al davanzale della finestra
su una sedia di paglia.
E’ gentile
ma la sala mezza turchina
dove sta appeso il quadro
nella penombra
con gli stoini abbassati
non ospita più nessuno,
a mala pena il prete per benedire
a Pasqua.
Né si può parlare di lui
che era morto in mare.
A cosa è valsa la tua morte,
Sante,
se pure tua madre
taglia corto

quando si parla di te?

lunedì 8 luglio 2013

Il messaggio di Papa Francesco da Lampedusa

La notizia del giorno con cui tutti i giornali e le reti televisive d’Europa hanno aperto è, senza dubbio, la visita di Papa Francesco a Lampedusa, l’isola ponte tra il nord Africa e la propaggine più a sud d’Europa, l’Italia, appunto. Ne hanno parlato tutti e per 24h almeno il problema degli esuli africani che lasciano le loro terre per sbarcare in Europa, in cerca di fortuna, è stato posto sul tavolo di lavoro delle diplomazie internazionali. Non si può non pensare a questo esodo epocale che in continuazione svuota l’Africa e riversa sulle coste del nord Europa migliaia e migliaia di individui, alcuni dei quali  destinati purtroppo a impieghi più umili nella gerarchia sociale del lavoro dei paesi industrializzati. Grazie, dunque a quest’uomo “vestito di bianco”, che si è potuto affrontare il problema e quanto meno porlo alle coscienze. E molto energiche ed efficaci sono le stesse parole del Santo Padre, quando ha invitato i cosiddetti europeisti più fortunati e satolli delle loro tavole a considerare che nel mondo c’è sempre qualcuno che fa la fame. L’indifferenza è il peccato maggiore che ci possa essere nella nostra società, quando, potendolo fare, non abbiamo fatto un po’ di bene al nostro fratello dal colore della pelle diversa dalla nostra. E’ questo ciò che ha voluto dire il Papa e il messaggio che ha lanciato da questa isola delle Pelagie. E sono contento di riprendere la notizia, perché è la sola che oggi abbia un suo certo contenuto e un messaggio, un indirizzo da seguire, uno sviluppo lasciato alle coscienze delle persone. E non è che non siano mancate, sempre in questo scorcio di tempo, le notizie che hanno fatto il giro del mondo: come l’esplosione di un treno merci carico di elementi altamente infiammabili e il rogo che conseguentemente è scoppiato all’interno della cittadina canadese. Oppure la guerra civile che si sta consumando in Egitto per il governo del Paese e le continue morti che lasciano un numero sempre più crescente di cadaveri sulle strade dell’una o dell’altra fazione avversa. Sono tutte notizie drammatiche. Tragiche per questo primo quindicennio del Terzo Millennio. Nel corso del quale l’uomo moderno sembra essersi impantanato nelle notizie catastrofiche. Anzi, i media lo nutrono, in una specie di catarsi, di tali notizie, pensando in cuor loro che la Parca della Morte esiste ma è fuori del proprio quotidiano. Le catastrofi avvengono lontano, se pure avvengono. E’ una specie di ipnosi per il cittadino comune: è come se lo si volesse abituare all’idea del dramma che esiste ma fuori della sua portata. Sono gli altri a morire, non lui. Vorrei chiudere questa mia considerazione con questo ultimo pensiero: oggi si è un po’ perso la misura o la cognizione del proprio essere e del motivo per cui noi siamo sulla Terra. Si vive alla giornata, pascendoci  di notizie truci e pensando in cuor nostro che la mala sorte è toccata agli altri e non a noi. Infimo ragionamento consolatorio che ha l’effetto di farci dimenticare i veri scopi, le vere mete dell’Essere Uomini responsabili e coscienti del Terzo Millennio della cristianità.

domenica 30 giugno 2013

Lo strano destino dell'ex Isola del Diavolo

Ci sono voluti  più di quindici anni, per avere una nuova Casa del Parco nell’ex Isola del Diavolo. Forse non tutti i miei lettori ricorderanno che così battezzata era l’ “isola piatta” dei Romani. I quali le affibbiarono il nome di Planasia, alludendo appunto alla sua configurazione morfologica. E tale è rimasta per secoli. E non solo. Legata a lei è anche il destino che, sempre nel tardo periodo imperiale romano, le fu attribuito dopo che venne relegato in una “prigione d’oro” il nipote di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa Postumo, morto giovanissimo in circostanze poco chiare, perché non coltivasse ambizioni di successione sull’impero più grande del Mediterraneo.  Perla del Tirreno, dunque. Ma anche luogo di reclusione, che ha mantenuto fino a quando le quattro sue principali sessioni che componevano la colonia agricola carceraria (e una di esse di massima sicurezza) non vennero definitivamente chiuse nel 1998 e mai più riaperte, eccetto qualche sparuto allarme che poi cadeva nel nulla di fatto. Dopo 140 anni di carcere duro per taluni, meno per altri che si dedicavano alla pastorizia e alla coltivazione dei campi, Pianosa diventava così “un’isola civile”, nel senso che era restituita alla comunità isolana prima e continentale poi. Tutti salutammo l’evento con grande partecipazione, perché finalmente cadevano i visti, i controlli sugli imbarcaderi di Piombino e poi, raggiunta l’Isola, sul pontile del Teglia, insomma niente di tutto questo e, per un attimo credemmo che quanto aveva sperato e annunciato anni prima Gin Racheli, naturalistica, storica e costante ambientalista, nei suoi celebri libri aveva annunciato, sperando che dall’isola fosse tolta definitivamente quella cappa di piombo che faceva in grigiore qualsiasi contorno e qualsiasi altra bellezza naturale.
Evidentemente ci sbagliavamo. Perché quello che avevamo da tempo desiderato, il rilancio culturale dell’Isola, la sua scoperta e valorizzazione delle sue eccellenze che la pungono al centro del Mediterraneo (pensate, amici lettori che effetto strano un’isola completamente piatta! È come se il fondale marine, per sue interne ragioni che adesso non starò qui a spiegare sia stato “spinto” da forze interne titaniche e sia stato fatto affiorare sopra il livello del mare fino a venti metri e passa). Un laboratorio vivo, per studiare i moti del nostro pianeta, senza pensare poi alla storia dell’uomo, i suoi primi abitatori quando la piattaforma era collegata con il continente e il mare molto più basso dell’attuale livello; quindi la storia antica che accennavo sopra, con il destino dei Romani così bravi nel fiutare l’aria e capire il futuro delle cose, poi i cristiani mandati a scavare nelle miniere di tufo e così via nel corso del tempo. Una grande occasione per ritenere libera Pianosa. Invece non è stato così. Il Parco nazionale se l’è inglobata completamente, il che non è un male, se di conseguenza non si fosse pensato a un suo riutilizzo, come impiegarla, come valorizzarla. Ed è proprio su questo tema che si apre un nuovo capitolo, perché è sì il parco responsabile della sua gestione, ma c’è anche il comune di Campo che ne rivendica la sovranità almeno in quelle aree che non rientravano nel perimetro della colonia agricola. Un ping pong di competenze, di responsabilità che è durato anni. Non è che non ci siano stati piani e progetti di rilancio di quest’isola e della sua economia. Ne ho letti parecchi e tutti di pregevole fattura; ma quanti ne ho visti realizzati? Forse più spreco, che realizzazioni, come la bellissima caserma dei carabinieri (ma non poteva essere usata in altra maniera quella struttura?). Adesso arriva la nuova Casa del Parco: che si finalmente arrivata una nuova stagione?


domenica 16 giugno 2013

Ma il popolo è sempre sovrano?

La notizia più confortante è che finalmente è arrivata l’estate: l’anticiclone delle Azzorre che regala sul Mediterraneo il bel tempo pare abbia cominciato a fare sul serio. E non ci lascia più.
 Ma il quadro generale sul quale ci muoviamo in questo faticoso inizio di Terzo Millennio non dà alcune speranza di ripresa, alcun segnale positivo. Ci sembra che le notizie si ripetano in continuazione e siano identiche a qualche giorno (se non settimana) prima: continua la striscia (purtroppo) di sangue che funesta le nostre cronache; continua il femminicidio e pare che non lanci segnali di controtendenza; continuano i suicidi per ragioni di lavoro con alcune punte autolesionistiche, nella vana speranza di sbloccare una situazione che pare lunghissima. E, di fronte a questo atteggiamento, da evidenziare l’incremento delle trasmissioni cosiddette di attualità e le passerelle dei vari uomini politici che danno, ognuno però, la brava formula per uscire dalla crisi. Peccato che quanto viene proposto non abbia ad essere condiviso dagli altri, sicché il risultato finale è quello di far accrescere la confusione e aumentare il rumore. 
Così, aumentando il caos e il disordine, non si capisce più niente e torniamo a vivere alla giornata. Ma a cosa servono queste trasmissioni in cui si smaschera (o si cerca di farlo) il malcostume, si mettono alla gogna nomi importanti, se poi, finita la musica, restiamo punto a capo con gli stessi problemi? A Cosa servono? Una passerella davanti alle televisioni e farsi belli con discorsi populisti… e poi? 
E arrivo al punto centrale del mio intervento: le ultime elezioni amministrative hanno enunciato l’estremo dato che vede il popolo sempre più nauseato della classe politica. Il fenomeno dell’assenteismo è finito per essere fenomeno, per diventare un dato di fatto che si ripete ogni anno e sempre più con maggiore e più grave incidenza: la gente diserta le urne. 
E’ su questo argomento che gli uomini politici e le varie formazioni (oggi che non esistono più i partiti) devono riflettere, su questa forbice che si è aperta tra il parlamento o tra coloro che governano le nostre città o i nostri comuni e invece il popolo che continua a non esprimersi se non in stretta minoranza. E se succede questo significa che il popolo non ha più fiducia nel sistema, si allontana dalla classe e non riconosce più chi sta al potere. Non si tratta più di un mandato elettorale di popolo, ma di settore e i sindaci dovrebbero prima di tutto pensare a questo e chiedersi perché la gente non è andata a votare. 
E ritengo che per avvicinare le persone ai Palazzi non ci sia bisogno di atti eclatanti, straordinari. Basta risolvere i problemi quotidiani, quelli che si devono affrontare ogni giorno. E’ cominciando dalle piccole azioni, ma agendo, facendo che si riconquista il popolo e lo si avvicina alla politica. La quale è stata troppo intesa come affaristica, occasione per arricchirsi, anziché essere ritenuta un servizio per la gente che è i  difficoltà. Troppi soldi sono circolati, e troppi smacchi sono stati compiuti. Molte ferite sono aperte, è necessario dare segnali che vanno in controtendenza!

venerdì 7 giugno 2013

Padrone del tempo

Per una volta tanto
in questo mondo così frenetico
ho staccato la spina
Ho spento il televisore
Ho tolto la batteria
al cellulare

Per una volta tanto 
ho voluto riprendermi
il mio tempo:
ho provato il desiderio
di riacquistare 
i ritmi della natura
Ho regolato allora
la mia vita
con il moto astrale
Ho di nuovo sentito 
il mare che detta 
la sua legge
e mi sono lasciato prendere
da questa onda
eterna, immortale.

Sono ritornato
padrone del tempo
sulle orme 
degli antichi padri.

(da "Il mare in un bicchiere di plastica", Pferraio, 2013)

domenica 2 giugno 2013

Buon compleanno, Repubblica

dal barbiere, al paese.. aspettando che babbo avesse finito.. sfogliavo questo giornale!

martedì 28 maggio 2013

Le lucciole di maggio all'Elba

Sono tornate 
stasera
sulla strada
di campagna
le lucciole 
miracolo della natura

Ti ho insegnato io,
figlio mio,
a catturarle e
a stringerle 
nel dorso della mano
come si fa con i sogni

Ti ho illuso
che da quei
palpiti di luce
catturati sotto al bicchiere
potesse arrivare
il giorno dopo
il denaro.

Corri dietro alle tue chimere,
figliolo,
non sarò certo io
a dirti
che per un attimo
hai posseduto
nel palmo della mano
l'ultimo canto d'amore
di un essere così meraviglioso
come la lucciola a maggio
prima che morisse.

da "Il mare in un bicchiere di plastica"; Pferraio, 2012

domenica 28 aprile 2013

Finalmente un governo per la Repubblica, episodio isolato quello dell'attentatore?


Sono bastati sei-sette colpi di pistola, per distogliere l’attenzione degli Italiani su quanto stava avvenendo all’interno di Palazzo Chigi. Dietro quella facciata il governo Letta si stava, finalmente, insediando e di fatto, dopo più di sessanta giorni dalla convocazione degli elettori alle urne, si poteva affermare che il Paese aveva un ‘esecutivo politico’. Un uomo di 49 anni, ben vestito in abito scuro e cravatta, non ha saputo far di meglio questa mattina che raggiungere da via del Corso Palazzo Chigi e sparare al primo militare che gli si parava davanti. E ha continuato a sparare, fino a quando non è stato bloccato dalle Forze dell’ordine richiamate dalle urla e dagli spari. Un episodio di cronaca che ha avuto il privilegio di far scorrere in secondo piano quanto d’importante avveniva all’interno del Palazzo con un primo ministro che proviene dall’area di sinistra (dopo D’Alema), con nuovi 21 ministri e una larga rappresentanza di donne (fra cui da segnalare Emma Bonino e Cecile Kyenge, quest’ultima primo ministro di colore nella storia della Repubblica). E ancora un fatto importante. La maggior parte dei rappresentanti del popolo nell’esecutivo veniva a piedi, in taxi o con mezzi propri, senza scorta. E le auto blu? Altro segnale importante da cogliere che fa ben sperare nel rinnovamento (se non di fatto, almeno nell’immagine).
Peccato, però, che l’attentatore giungesse da tutt’altra parte, lui che, pare, si sia mosso da Alessandria, dove abitualmente risiede con la famiglia; altrimenti avrebbe incrociato qualcuno dei nuovi ministri che andava a giurare fedeltà alla Repubblica davanti al Capo dello Stato. Non è successo (per fortuna) niente di tutto questo. Ma perché ha compiuto un simile gesto? Quale era il suo obiettivo? Era da solo o è stato istruito e coperto da qualcuno? Domande cui è ancora presto formulare risposte credibili. Allo stato attuale pare che cada l’ipotesi che l’uomo fosse pazzo, come in un primo momento si era detto e le agenzie avevano diffuso. Il fratello di Luigi Preiti (questo è il nome dell’attentatore), raggiunto telefonicamente dai giornalisti, ha smentito l’ipotesi che fosse insano di mente. Ma quando i telegiornali ci informavano in tempo reale dell’evolversi della situazione, non abbiamo fatto molto fatica a rintracciare nella nostra memoria un altro episodio più drammatico e sanguinoso di questo. Mi riferisco al sequestro Moro. Anche quella mattina il neo presidente del consiglio andava a chiedere la fiducia del Parlamento al suo governo. Fiducia che non ha potuto riceve per via del sequestro delle Br. Allora la situazione precipitò subito nel dramma e lo Stato si trovò a ingaggiare con i terroristi un braccio di ferro, che portò alla scomparsa del movimento armato e della vittoria dello Stato grazie alla linea dura seguita dai maggiori partiti di governo di allora, lasciando però sul campo parecchi morti ammazzati. Anche oggi, l’attentato ha influito sui tempi e sulle riunioni dei neo ministri. Ma non è stata la stessa cosa. Tuttavia l’episodio ha catalizzato la massa attorno al grave fatto delle armi. Anziché sulla circostanza che non abbiamo più un governo di tecnici, ma un governo politico, anche se questo è il risultato di un’alleanza alquanto dura da digerire fra il Pd e il Pdl, le due maggiori coalizioni che sono riuscite a guadagnare il più altro numero di consensi elettorali, lasciando così alla porta il nascente M5s di Grillo che continua ad urlare all’inciucio e la Lega che non ha gradito l’ “ammucchiata”.
Ora guardiamo all’agenda che dovranno affrontare i ministri e pensiamo non più alle manovre economiche e a altri prelievi fiscali, bensì ci attendiamo riforme che guardano al rilancio della economia, dare soldi alle famiglie per far girare l’economia e per poter finalmente uscire dalla paralisi in cui siamo capitati. Né, adesso, facciamo le Cassandre annunciando prossima la fine di questo esecutivo; ma una volta tanto finiamo di essere Italiani e pensiamo al Paese. Se questi partiti sono l’espressione della maggioranze degli Italiani, allora mettiamoci nell’ordine delle idee di far funzionare il governo e non occupiamoci di mettere, lungo il cammino, le trappole per farlo cadere. Il governo governi, finalmente. Dia una risposta agli Italiani nei servizi, nel sociale, nella scuola e porti l’Italia a competere con gli altri Paesi europei. Dia finalmente dignità alla nostra nazione. Sarà poi il tempo che ci dirà se questa formula di governo dovrà continuare oppure dovrà tirarci fuori dalle rapide e, appena il fiume della politica tornerà a scorrere in acque tranquille, passare al mano ad altri, se ci saranno. Peccato che tutto questo sia stato suggerito da due carabinieri feriti gravemente, questa mattina, da un disturbatore, mentre si trovavano in servizio.

domenica 21 aprile 2013

Il magazzino di nonna in campagna


Ho capito
che non rivedrò
mai più la casa
di campagna
dei nonni
a San Quirico

E' bastato
che scorgessi
in un'osteria del porto
un'antica madia
di legno di ciliegio
pitturata di bianco
 - nonna voleva
che fosse sempre pulita -
perché mi rendessi conto
che il passato
sotto la pianta
di fico
non tornerà più

Ma non c'è tristezza
in me
Né nostalgia
di ciò che è stato:
solo ferma convinzione
di vivere
pienamente
scaglie di eternità
nel mio continuo
fluire dell'essere
 da “Il mare in un bicchiere di plastica”, 2013

domenica 7 aprile 2013

Via del Giardino


C'è una via
sulla mia Isola
che si chiama
Via del Giardino

D'inverno è desolata
neppure i ragazzini
ci si fermano
a giocare

Ma in primavera
è un'esplosione
di colori:
un rincorrersi di sguardi
d'amore, di baci rubati,
di profumi intensi.

Mi fermo anch'io
qualche volta
in questa via
e penso all'amore
che è stato
e che è già svanito
come nebbia mattinal
al sole di maggio.

martedì 2 aprile 2013

L'altra dimensione di Sentieri di Pace: Inno alla Pasqua

L'altra dimensione di Sentieri di Pace: Inno alla Pasqua: ... È quasi Pasqua, il tempo della resurr ezione. Diamoci reciprocamente la re denzione e condividiamola, affinché possiamo risorgere come ...

domenica 17 marzo 2013

Viaggi in Indonesia: Viaggi in Indonesia: Chiesa e Moschea

Viaggi in Indonesia: Viaggi in Indonesia: Chiesa e Moschea: Mai aver paura dell'altro....mai aver paura di collaborare con le altre religioni, con gli altri tuoi fratelli. Don Primo Mazzolari d...

Miss Poet Miki : Connubio perfetto!

Miss Poet Miki : Connubio perfetto!:     una penna stava male non sapeva cosa fare un dì un foglio arrivò accanto si sdraiò per un pò... ...

giovedì 14 marzo 2013

Mater ecclesia ed magistra vitae

Mater ecclesia et magistra vitae. Credo che sia proprio così. Ho seguito, come milioni di fedeli del Mondo, i momenti salienti della presentazione di Francesco I al popolo romano riunitosi, ieri sera, in Piazza San Pietro. Confesso di essere stato fra coloro che propendevano per una proclamazione di un cardinale italiano al soglio di Pietro. Speravo che fosse un cardinale della nostra nazione, in quanto ritenevo (evidentemente i miei ragionamenti non sono gli stessi che percorre lo Spirito) che fossero più semplici e praticabili per un italiano le manovre politiche, ritenendo un italiano capace di sapersi barcamenare attraverso i molteplici problemi della nostra epoca. Le grandi questioni che hanno posto l’assedio anche la Santa Sede (lo Ior in primis e poi pedofilia, nozze fra gay e quant’altri ancora). Evidentemente le mie aspettative non si sono realizzate, ma mi sono piegato alla volontà  espressa dai cardinali della Sistina e ho cercato fra le pieghe del mio ragionamento in quale angolo lo Spirito Santo avesse frugato e cosa intendeva dire a me come a tutto il popolo festante della piazza con l’elezione alla successione di Pietro dell’argentino Bergoglio. Innanzitutto, il cardinale di Buones Aires ha nelle sue vene un po’ di sangue italiano, essendo un suo avo originario delle Lande Piemontesi (sicché il mio orgoglio non è completamente ferito, ma solo in parte). Poi è un gesuita (la famosa diceria che circolava secondo cui ci si deve aspettare prima o poi un papa nero.., ebbene il nero c’è, sia pure nella veste talare dei Gesuiti, se non di pelle) e terzo il nome: Francesco, il poverello d’Assisi. Nel segno della povertà (avete notato la croce di ferro in petto al neo eletto?), ma anche nel segno del distacco dalle cose di questo mondo, per concentrarsi invece su ciò che conta, su ciò che invece è più importante e fortificante per l’animo del cristiano: il Regno di Dio. E arrivo così al cuore del mio intervento: ancora una volta mi arriva dalla Chiesa romana cattolica un’indicazione forte, il segno della profezia, la traccia su quali paradigmi crescere e sviluppare i nostri ragionamenti. “Magistra Ecclesia”. Sì. Maestra la Chiesa Romana e Cattolica lo è stata con il papa polacco. Ricordate? Quanti ne davano la sua elezione? Era un out sider. Nessuno avrebbe scommesso sulla sua elezione: un cardinale che veniva dall’Est, da un paese comunista. Ebbene, Wojtyła ha portato alla liberazione quel popolo dal giogo comunista e il colosso Urss si è sbriciolato al sole: cioè è riuscito a un uomo solo quanto non è stato realizzato nella Storia da condottieri dello stampo di Napoleone o da fanatici dittatori come Hitler. Sì, allora si festeggiò per il ritorno alla libertà dei Paesi dell’Est europeo. Oggi arriva il cardinale Bergoglio e solo adesso si viene a sapere che fu secondo all’elezione di papa Ratzinger. E qual è, dunque, il messaggio che lancia al mondo? La dignità della persona umana che è sempre tale, nonostante che le pressioni economiche facciano sempre più sprofondare nel baratro della recessione il popolo. Il valore dell’Uomo sul denaro. Un Papa contro i giochi speculativi della finanza mondiale che arricchisce i ricchi e impoverisce i poveri. L’Uomo resiste ed è superiore alla finanza globale. Respingere l’attacco mediatico che è stato avviato nel corso di questi anni, farlo regredire, perché schiavizza e fa perdere la dignità all’uomo. Che bellissimo messaggio che ho ascoltato, ieri dal balcone! E poi l’umiltà: “Pregate insieme con me..” e imposta la preghiera del profeta di Nazareth. Recuperare, nella scala dei valori che accompagna l’uomo durante il suo percorso terreno, la dignità calpestata, umiliata dalla “vil pecunia” e riscattare invece il proprio Essere. Scoprire la scintilla di divino che è in noi e non mortificarla invece, facendoci schiacciare dalle leggi dei venditori di denaro che albergano appena fuori del Tempio. Ieri sera quella fiaccola io l’ho accesa e ho guardato con una maggiore fiducia al mio domani di uomo. Così spero che avvenga anche per tutta l’Umanità.

mercoledì 13 febbraio 2013

A proposito della rinuncia del soglio pontificio del cardinale Ratzinger

Se ne sono scritte di parole attorno alle dimissioni del cardinale Ratzinger dall’investitura che gli proveniva dal conclave. Certo un fulmine a ciel sereno, tanto per usare una immagine che ha fatto il giro del mondo e che vede appunto un fulmine che si abbatte e si scarica a terra passando esattamente dalla cupola della basilica di San Pietro e che è stato oggetto di interpretazioni soprannaturali, come, stando a una tradizione classica, ci avevano abituato i poemi omerici: l’ira di Zeus si scagliava addosso alle iniquità perpetrate dagli uomini. Oppure per esternare un giudizio della Divinità dell’Olimpo non certo favorevole rispetto a quanto si stava consumando su questa Terra, fra comuni mortali. Non leggiamoci oltre a quello che in realtà è, senza spingerci in avanti con interpretazioni catastrofistiche. A me, semmai, la decisione assunta dal cardinale Ratzinger è stata pregevole sotto certi aspetti che annoterò e esemplificherò. Ma prima di tutto mi sento in dovere di ringraziarlo. Semplicemente perché mi ha reso testimone di un evento “storico” nel cammino dell’umanità e della Chiesa Romana Cattolica. Se è vero (come a tutti gli effetti lo è) che per cercare un precedente occorre risalire a circa settecento anni fa. Quindi testimone oculare di un episodio che ha fatto (o meglio che farà) storia e che obbliga la Santa Sede a barcamenarsi attorno a due figure che, in contemporanea e tutte e due viventi, sono saliti sullo scranno di Pietro, il primo degli Apostoli. Anche se già sappiamo quale sarà la strada che percorrerà il cardinale tedesco dimissionario, tuttavia sarà sempre lì, nella Città del Vaticano, sia pure in un convento di clausura per seguire le sorti ella chiesa universale in preghiera e in meditazione. Perché mi ha fatto capire come siano affascinanti i “giochi” della storia, in cui assistiamo a eventi universali come le dimissioni di un pontefice che restituisce la tiara che si intrecciano a storia invece particolari, soggettive, individuali che riguardano noi, esseri viventi. La Grande Storia e la Storia personale. Papa Ratzinger mi ha offerto la possibilità di ragionare sopra questi termini, nella convinzione che le cronache giornalistiche che oggi ho letto dai quotidiani, sono già storia e che essa è storia universale, nel senso che è condivisa da milioni di esseri che affollano il Pianeta. Devo esser grato a questo al Papa che alla fine di questo mese non sarà più tale. Prima di tutto, a questo: avermi fatto sentire partecipe e testimone di un evento storico. Ne erano già avvenuti tanto in passato, come l’elezione del primo presidente della superpotenza mondiale Usa di colore; oppure l’abbattimento del muro di Berlino o infine la sfaldamento ella grande illusione della Rivoluzione Russa. Ma questo evento ha di fatto superato di gran lunga tutti gli altri. Perfino lo sbarco del primo uomo sulla Luna. E l’annuncio (per questo mi sento di ringraziare Sua Santità) è arrivato al mondo attraverso la lingua morta, il latino, a dispetto dell’inglese ritenuta la lingua universale e capita da tutto il mondo. Mi sento poi di ringraziarlo per la lezione di umiltà che ha inteso darmi; ci vuole del coraggio e del fegato per fare quanto lui ha fatto, esporsi così alle reprimende del Vaticano. Ma le sue ragioni sono reali e condivise: non ha più la forza materiale, fisica e spirituale per condurre la barca della chiesa inserita in un mondo in eterna e spasmodica trasformazione. Ci vuole molta energia per stare fermi al timone e non farsi capovolgere al fortunale. E ancora un grazie per aver lanciato al mondo geriatrico (che a tutt’oggi gestisce il potere e governa stati e multinazionali) che bisogna fare i conti con le nostre forze e sapere quando è giunto il momento che dobbiamo in buon ordine tirarci fuori dalla mischia che forse altri, più vigorosi di noi potrebbero anche far meglio. E invece, proprio a ridosso delle elezioni per il rinnovo del parlamento, quanti ancora si presentano freschi e disposti a scendere in agone politico, dopo essere stati per decenni alla guida del Paese! Lei, Sua Santità, si è messa da parte e a preferito lasciare il passo ad altre forze. Forse qualcuno intravedrà in questo un momento di debolezza, un voler consegnare le armi prima che la guerra abbia recitato il suo ultimo atto. Non è vigliaccheria o viltà: è presa di coscienza che alla fine si evince a favore dell’intera ecclesia. Questi sono gli appunti che intendevo annotare a margine della decisione di lasciare il soglio pontificio

martedì 22 gennaio 2013

Il giardino delle Esperidi


Ispirami
parole d’amore,
Erato,
perché io sia in grado
di sciogliere
un canto che tocchi
le cime d’Olimpo
ed intenerisca
il cuore degli Dei.

Tu
mi hai accolto
alla tua presenza,
nonostante le mie mani
fossero
imbrattate e sporche;
i miei calzari
infangati,
per essermi smarrito
per le strade del mondo.

Sei e resti,
o Musa,
l’unica passione
della mia vita.
La vera, grande ragione d’esistere.

________________

da “La terza stella ad ovest di Cassiopea“, 2002.

domenica 20 gennaio 2013

La casa di via del Giardiano


Mi sembrava
una reggia
la casa di nonna
quando andavo
da bambino a trovarla:
così grande
accogliente e calda
con la tavola
sempre apparecchiata.
Neppure un principe
godeva
di così grande attenzione.
da "La terza Stella ad Ovest di Cassiopea", 2004

domenica 13 gennaio 2013

Chi ha bruciato la Befana?


Mi sono riscaldato
al tuo fuoco
attratto da mille lingue
instabili, cangianti
eppure così eterne,
perso dietro ad una miriade
di scintille alle quali,
da bambino, affidavo
i miei sogni.
Ho respirato
il fumo dei ceppi accesi:
era un secolo
che non lo gustavo così.

La case di via del Giardino


Mi sembrava
una reggia
la casa di nonna
quando andavo
da bambino a trovarla:
così grande
accogliente e calda
con la tavola
sempre apparecchiata.
Neppure un principe
godeva
di così grande attenzione.
da "La terza Stella ad Ovest di Cassiopea"

domenica 6 gennaio 2013

Terza Stella ad Ovest di Cassiopea


Mi insegnasti tu
cara zia
a muovere le statuine
del presepe
Mi dicesti 
che tutte
dovevano arrivare
alla grotta
massime
i Re Magi
il 6 gennaio.

Adoravo quelle figure
così regali
maestose
e incredibilmente magiche
Un alone di mistero
che mi incuriosiva
come cercare
di aprire
i cofanetti di regalo
al bambinello.

Oro in segno di regalità
incenso per la divinità
mirra per l'immortalità
che avrebbe regalato
a quanti lo seguivano

Osservavo
rapito
le statuette
dai volti così
adorabili
che poi tu zia
avresti imballato
con fogli di giornale
per conservarli
al prossimo Natale
che avresti preparato
se solo fossi rimasta
in vita.

da "Il mare in un bicchiere di plastica", Pferraio, 2012

sabato 5 gennaio 2013

Partire è..come un po' morire


Quattro conchiglie
incastonate sulla roccia
L’onda che finisce la corsa
rotolando
sulla riva gialla
Davanti alla distesa del mare
col maestrale in faccia
percepisco forte
il richiamo di partire
Ma dove andare?
Una qualsiasi imbarcazione
anche zattera
come quella di Ulisse
quando fuggì da Calipso
potrebbe bastare
purché mi porti altrove
dove ho spostato la Felicità.
dal “Diario di bordo”