La chiamano, semplificando molto e
accorciandone il nome, Cittadella sotterranea. Altri non è che il
deposito di nafta e carburante della Regia Marina Militare Italiana,
realizzato negli anni Trenta nei sotterranei delle fortezze
mediceo-lorenesi di Portoferraio. Serviva, soprattutto durante
l'ultimo conflitto mondiale, come base di rifornimento alle navi da
guerra di stanza a La Spezia e Genova che operavano sul quadrante
Alto Tirreno. Facevano scalo alla punta del Gallo incrociatori, mas,
dragamine e pure sommergibili, per riempire i loro depositi e partire
per le loro missioni militari, come si conveniva all'Elba che il
regime fascista battezzò “sentinella avanzata dell'Impero”,
essendo l'Isola l'ultimo avamposto italiano di fronte alla Corsica
francese. Vi era annessa una caserma militare, che all'epoca era
abitata da circa 250 persone fra ufficiali, sottufficiali e soldati.
La struttura era stata ricavata sfruttando quello spazio che era
stato previsto dall'architetto Camerini, l'ideatore e il progettista
della Città di Cosmopoli, nella prima decade del Cinquecento.
Successivamente l'architetto Pier Luigi Nervi intervenne, per
realizzarci questa importante base logistica della Marina miliare,
come ancor oggi la si può ammirare. Parliamo di una superficie pari
a circa 25 metri quadrati, che, insieme all'area fuori terra (circa
45 mila mq), ricadeva sotto il
presidio militare. In seguito, però,
allo scandalo relativo alla vendita illegale dei residui di
carburante rimasti ancora nei depositi (nafta pesante), il Comando
dell'Alto Tirreno decise, nel 1982, di chiudere l'entrata
all'impianto sotterraneo, lasciando a guardia dello stesso e
dell'area fuori terra solo personale civile con il compito di
ottemperare all'ordinaria manutenzione. Così è rimasto fino ai
giorni nostri. Fino a quando un gruppo di volontari di Portoferraio
(lo stesso che lavora gratuitamente per la cura del territorio e il
decoro del verde pubblico), insieme con gli operai della società
partecipata Cosimo de' Medici che hanno pensato a ripulirla, non ha
organizzato una visita al suo interno. Vi hanno partecipato una
sessantina di persone che hanno visionato per due ore e più l'intero
dedalo di sotterranei da forte Falcone alla punta del Gallo. Il
gruppo di volontari di Portoferraio (che era diretto da Vincenzo
Fornino) ha visto camerate, depositi, sistemi di controllo,
centraline telefoniche e quant'altro. Tutto (o quasi) ancora come è
stato abbandonato. Degli apparecchi telefonici che esistevano in
diversi comparti ne sono rimasti pochi. Qualcuno, notte tempo, non ha
trovato di meglio che staccarli e portarseli via. E' vero anche che
ci ha messo gli occhi sopra la cooperativa Arcipelago Toscano, di cui
è presidente Carlo Bensa. L'associazione vorrebbe recuperare
l'intero sistema, per farlo diventare un punto nevralgico e meta per
visite di studiosi, per farlo diventare un punto nevralgico e meta
per visite di studiosi, ospiti o semplici curiosi che desiderano
prendere contatto con i luoghi che hanno scritto la storia
contemporanea sulla maggiore isola della Toscana. Però se ne parla
dall'estate 2013, senza riuscirne a venirne a capo.