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sabato 25 novembre 2017

La cittadella sotterranea

La chiamano, semplificando molto e accorciandone il nome, Cittadella sotterranea. Altri non è che il deposito di nafta e carburante della Regia Marina Militare Italiana, realizzato negli anni Trenta nei sotterranei delle fortezze mediceo-lorenesi di Portoferraio. Serviva, soprattutto durante l'ultimo conflitto mondiale, come base di rifornimento alle navi da guerra di stanza a La Spezia e Genova che operavano sul quadrante Alto Tirreno. Facevano scalo alla punta del Gallo incrociatori, mas, dragamine e pure sommergibili, per riempire i loro depositi e partire per le loro missioni militari, come si conveniva all'Elba che il regime fascista battezzò “sentinella avanzata dell'Impero”, essendo l'Isola l'ultimo avamposto italiano di fronte alla Corsica francese. Vi era annessa una caserma militare, che all'epoca era abitata da circa 250 persone fra ufficiali, sottufficiali e soldati. La struttura era stata ricavata sfruttando quello spazio che era stato previsto dall'architetto Camerini, l'ideatore e il progettista della Città di Cosmopoli, nella prima decade del Cinquecento. Successivamente l'architetto Pier Luigi Nervi intervenne, per realizzarci questa importante base logistica della Marina miliare, come ancor oggi la si può ammirare. Parliamo di una superficie pari a circa 25 metri quadrati, che, insieme all'area fuori terra (circa 45 mila mq), ricadeva sotto il
presidio militare. In seguito, però, allo scandalo relativo alla vendita illegale dei residui di carburante rimasti ancora nei depositi (nafta pesante), il Comando dell'Alto Tirreno decise, nel 1982, di chiudere l'entrata all'impianto sotterraneo, lasciando a guardia dello stesso e dell'area fuori terra solo personale civile con il compito di ottemperare all'ordinaria manutenzione. Così è rimasto fino ai giorni nostri. Fino a quando un gruppo di volontari di Portoferraio (lo stesso che lavora gratuitamente per la cura del territorio e il decoro del verde pubblico), insieme con gli operai della società partecipata Cosimo de' Medici che hanno pensato a ripulirla, non ha organizzato una visita al suo interno. Vi hanno partecipato una sessantina di persone che hanno visionato per due ore e più l'intero dedalo di sotterranei da forte Falcone alla punta del Gallo. Il gruppo di volontari di Portoferraio (che era diretto da Vincenzo Fornino) ha visto camerate, depositi, sistemi di controllo, centraline telefoniche e quant'altro. Tutto (o quasi) ancora come è stato abbandonato. Degli apparecchi telefonici che esistevano in diversi comparti ne sono rimasti pochi. Qualcuno, notte tempo, non ha trovato di meglio che staccarli e portarseli via. E' vero anche che ci ha messo gli occhi sopra la cooperativa Arcipelago Toscano, di cui è presidente Carlo Bensa. L'associazione vorrebbe recuperare l'intero sistema, per farlo diventare un punto nevralgico e meta per visite di studiosi, per farlo diventare un punto nevralgico e meta per visite di studiosi, ospiti o semplici curiosi che desiderano prendere contatto con i luoghi che hanno scritto la storia contemporanea sulla maggiore isola della Toscana. Però se ne parla dall'estate 2013, senza riuscirne a venirne a capo.