Non finisce di stupirci l'arcipelago
toscano. Non solo per le sue eccellenze di carattere ambientale e
naturalistico note un po' a tutti. Ma anche per le preziose risorse
che esso custodisce da millenni nel suo sottosuolo. Parte già
ampiamente sfruttate. Parte ancora no. Ne sono prova i giacimenti
minerari dell'Elba. Oggi l'ultimo episodio di cronaca. Protagonista
il triangolo di mare compreso tra l’Elba, Pianosa e lo Scoglio
dell’Africhella. E' stato documentato che dal fondale marino emerge
l’energia con una forza misteriosa. Si tratta di miscele di gas che
giungono sulla superficie del mare, modificando l’habitat
sottomarino. Sono segni tangibili di un’attività geologica
sottomarina. Dalle analisi che sono state condotte recentemente, dopo
che un team di pescatori di Campo nell'Elba avevano ripreso con il
telefonino una colonna di acqua, fango, gas e detriti uscire con
forza dal mare e la Capitaneria di porto, informata dell'accaduto,
aveva emesso un’ordinanza con cui si vietava l’accesso alle
imbarcazioni nel raggio di 500 metri dal punto in cui era stato
segnalato il fenomeno fangoso, tutto sarebbe riconducibile
all’energia sprigionata da alcune sacche di metano nascoste nel
sottosuolo a nord dell'Africhella. Il mare che ribolle in quel tratto
di mare non sarebbe causato da altro che dal gas naturale. Il quale,
molto probabilmente, è spinto in superficie dell’acqua
dall’attività di un piccolo vulcano di fango. A queste conclusioni
sono giunti gli esperti dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica
e vulcanologia), in seguito all’analisi dei dati raccolti nello
spicchio di mare tra Pianosa, Montecristo e l’isola d’Elba. Ne ha
fornito ampia documentazione “Il Tirreno” dell'Elba, il quale
così aggiunge: “I prelievi chimico-fisici dell’acqua di fronte
all’Africhella hanno dato degli indizi importanti agli studiosi, in
grado finalmente di decriptare il mistero venuto fuori in modo
sorprendente giovedì scorso, quando una colonna di acqua, gas, fango
e detriti, altra dieci metri, emerse sulla superficie dell’acqua,
lasciando sbigottiti alcuni pescatori di Campo nell’Elba”. Viene
anche riportata, in altro articolo del giornale locale, la
dichiarazione di Gilberto Saccorotti, direttore dell’Ingv toscano
che dichiara al giornalista che l'ha intervistato: «Nel mare
dell’Africhella è stato rilevato un grande arricchimento in metano
e il fondale un po’ rimaneggiato. Ciò lascia presupporre che vi
sia stata un’emissione di una miscela di gas, a prevalenza metano,
resa violenta dall’ostruzione operata dai sedimenti. Ciò è
confermato dal rilevamento in quel tratto di sostenute emissioni di
bollicine sostenute dal fondale». Il metano, dunque, o meglio
l’energia sotterranea del metano, dunque, sarebbe la causa alla
base dell’evento. Del resto, le analisi chimico-fisiche dell’acqua
confermano gli indizi che in questi giorni sono stati rimessi
insieme, come tessere di un mosaico. Del resto, la presenza di metano
nel mare tra l’isola d’Elba e la Corsica fu rilevata già nel
1968, con lo studio pubblicato da due geologi dell’Istituto di
geologia di Genova. Quindi, tra gli anni Settanta e Ottanta, a pochi
chilometri dall’Africhella, l' Agip ha aperto i due pozzi Martina 1
e Mimosa 1, trovando in entrambi casi il gas. Ma non fu avviato un
programma di sfruttamento perché il deposito non aveva una quantità
tale da avviare un piano industriale in tal senso. Allora, ecco,
svelato il mistero del “geyser di fango”. Le sacche di metano si
gonfiano nella pancia del sottosuolo, senza trovare sfogo all’esterno
dato che sono chiuse dai sedimenti di argilla e fango. Il tappo
impedisce al gas di fuoruscire. Carica il fondale di un’energia che
non è in grado di esprimersi. E solo quando il gas ha incamerato la
forza necessaria, ecco che il tappo si rompe. Il vulcano di fango che
fino a pochi istanti prima sembrava addormentato a poche decine di
metri di profondità, esplode la potenza repressa fino ad allora,
portandosi dietro fango e detriti. Fino alla superficie dell’acqua.
Anzi oltre, visto che i pescatori di Campo nell’Elba dicono di aver
visto alzarsi dal mare dell’Africhella una colonna alta dieci
metri. E poi, infine, c'è il fenomeno d'acqua calda che fuoriesce
da pozzo di Cavo, nel Comune di Rio Marina all'Isola d'Elba. Sono
tutte espressioni di quanto la natura sia stata generosa con
l'arcipelago toscano. Non dovrebbe essere lontano il tempo di pensare
a sfruttare quest'energia che ci viene regalata dal sottosuolo
tirrenico.