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mercoledì 29 marzo 2017

Lo scrigno delle risorse del sottosuolo nell'arcipelago

Non finisce di stupirci l'arcipelago toscano. Non solo per le sue eccellenze di carattere ambientale e naturalistico note un po' a tutti. Ma anche per le preziose risorse che esso custodisce da millenni nel suo sottosuolo. Parte già ampiamente sfruttate. Parte ancora no. Ne sono prova i giacimenti minerari dell'Elba. Oggi l'ultimo episodio di cronaca. Protagonista il triangolo di mare compreso tra l’Elba, Pianosa e lo Scoglio dell’Africhella. E' stato documentato che dal fondale marino emerge l’energia con una forza misteriosa. Si tratta di miscele di gas che giungono sulla superficie del mare, modificando l’habitat sottomarino. Sono segni tangibili di un’attività geologica sottomarina. Dalle analisi che sono state condotte recentemente, dopo che un team di pescatori di Campo nell'Elba avevano ripreso con il telefonino una colonna di acqua, fango, gas e detriti uscire con forza dal mare e la Capitaneria di porto, informata dell'accaduto, aveva emesso un’ordinanza con cui si vietava l’accesso alle imbarcazioni nel raggio di 500 metri dal punto in cui era stato segnalato il fenomeno fangoso, tutto sarebbe riconducibile all’energia sprigionata da alcune sacche di metano nascoste nel sottosuolo a nord dell'Africhella. Il mare che ribolle in quel tratto di mare non sarebbe causato da altro che dal gas naturale. Il quale, molto probabilmente, è spinto in superficie dell’acqua dall’attività di un piccolo vulcano di fango. A queste conclusioni sono giunti gli esperti dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), in seguito all’analisi dei dati raccolti nello spicchio di mare tra Pianosa, Montecristo e l’isola d’Elba. Ne ha fornito ampia documentazione “Il Tirreno” dell'Elba, il quale così aggiunge: “I prelievi chimico-fisici dell’acqua di fronte all’Africhella hanno dato degli indizi importanti agli studiosi, in grado finalmente di decriptare il mistero venuto fuori in modo sorprendente giovedì scorso, quando una colonna di acqua, gas, fango e detriti, altra dieci metri, emerse sulla superficie dell’acqua, lasciando sbigottiti alcuni pescatori di Campo nell’Elba”. Viene anche riportata, in altro articolo del giornale locale, la dichiarazione di Gilberto Saccorotti, direttore dell’Ingv toscano che dichiara al giornalista che l'ha intervistato: «Nel mare dell’Africhella è stato rilevato un grande arricchimento in metano e il fondale un po’ rimaneggiato. Ciò lascia presupporre che vi sia stata un’emissione di una miscela di gas, a prevalenza metano, resa violenta dall’ostruzione operata dai sedimenti. Ciò è confermato dal rilevamento in quel tratto di sostenute emissioni di bollicine sostenute dal fondale». Il metano, dunque, o meglio l’energia sotterranea del metano, dunque, sarebbe la causa alla base dell’evento. Del resto, le analisi chimico-fisiche dell’acqua confermano gli indizi che in questi giorni sono stati rimessi insieme, come tessere di un mosaico. Del resto, la presenza di metano nel mare tra l’isola d’Elba e la Corsica fu rilevata già nel 1968, con lo studio pubblicato da due geologi dell’Istituto di geologia di Genova. Quindi, tra gli anni Settanta e Ottanta, a pochi chilometri dall’Africhella, l' Agip ha aperto i due pozzi Martina 1 e Mimosa 1, trovando in entrambi casi il gas. Ma non fu avviato un programma di sfruttamento perché il deposito non aveva una quantità tale da avviare un piano industriale in tal senso. Allora, ecco, svelato il mistero del “geyser di fango”. Le sacche di metano si gonfiano nella pancia del sottosuolo, senza trovare sfogo all’esterno dato che sono chiuse dai sedimenti di argilla e fango. Il tappo impedisce al gas di fuoruscire. Carica il fondale di un’energia che non è in grado di esprimersi. E solo quando il gas ha incamerato la forza necessaria, ecco che il tappo si rompe. Il vulcano di fango che fino a pochi istanti prima sembrava addormentato a poche decine di metri di profondità, esplode la potenza repressa fino ad allora, portandosi dietro fango e detriti. Fino alla superficie dell’acqua. Anzi oltre, visto che i pescatori di Campo nell’Elba dicono di aver visto alzarsi dal mare dell’Africhella una colonna alta dieci metri. E poi, infine, c'è il fenomeno d'acqua calda che fuoriesce da pozzo di Cavo, nel Comune di Rio Marina all'Isola d'Elba. Sono tutte espressioni di quanto la natura sia stata generosa con l'arcipelago toscano. Non dovrebbe essere lontano il tempo di pensare a sfruttare quest'energia che ci viene regalata dal sottosuolo tirrenico.