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mercoledì 3 ottobre 2018

La vendemmia dell'Ansonica, come avveniva sull'Isola di Chio


La seconda parte dell'esperimento realizzato dall'azienda Arrighi di Pian del Monte si è conclusa ieri mattina con il recupero delle sei ceste di vimini cariche di Ansonica, lasciate immerse per cinque giorni a sette metri di profondità su un fondale di nove metri, nel golfo di Porto Azzurro, sull'esempio di quanto era praticato a partire dal VII a.C. sull'isola di Chio. Si tratta di far appassire l'Ansonica in un più breve tempo rispetto a quello tradizionale (solo con l'esposizione dell'uva appena colta esposta sui graticci al sole), esaltando le sue qualità e i suoi valori. È quanto cercheranno di dimostrare Antonio Arrighi e le due laureande in viticoltura Giulia Arrighi (Università di Firenze) e Naomi Deaddis (Università di Pisa) che su questo faranno la loro tesi di laurea. A queste si è aggiunta l'enologa dell'azienda Laura Zuddas. L'esperimento prende le mosse da una ricerca di Attilio Scienza, docente ordinario di viticoltura all'università di Milano e concretizzata dal titolare dell'azienda di Porto Azzurro Antonio Arrighi. «Ora si tratta di verificare - chiarisce la seconda parte dell'esperimento lo stesso Arrighi - se davvero l'uva che è stata tirata fuori dalle ceste in mare "appassisce" prima rispetto a quella non trattata. Sta di fatto che la prova che abbiamo messo in essere è la prima in senso assoluto che si tenta di realizzare dopo duemila e 400 anni». Il mare, in pratica, con la sua azione salina elimina dalla buccia dell'uva la patina di pruina, quel velo ceroso che viene creato dalla pianta sulla superficie degli acini, mantenendo però i valori e le qualità organolettiche. Le stesse che, nel mondo antico, avevano fatto apprezzare un po' da tutti gli abitanti del bacino del Mediterraneo il vino che si produceva su quest'isola greca dell'Egeo. Al punto tale da essere paragonato al mitico Falerno. «E dal momento che è stato verificato - continua sempre il viticoltore Arrighi - che la nostra Ansonica ha delle notevoli analogie genetiche con l'Ansonica-Inzolia, allora mi sono chiesto: perché non riprendere quella tecnica e riportarla in auge, sempre operando su un prodotto di alta qualità?». Così è avvenuto con la prima parte che è consistita nella vendemmia e nell'immersione dei grappoli nelle ceste in mare, grazie ai sub Francesco Croci (Lavori Subacquei), Piergiacomo De Cecco e Chiara Luciani (Biodivers-Elba Sea Academy). Dopo il recupero dell'uva avvenuto ieri mattina a cui ha partecipato con un servizio di coordinamento e sorveglianza il personale dell'ufficio marittimo di Porto Azzurro e della Guardia costiera della Capitaneria di porto di Portoferraio, ora è iniziata la terza parte dell'esperimento con l'esposizione sui graticci dei grappoli. Quelli che provengono dalle ceste da una parte, messi però accanto a quelli che invece non hanno subito tale trattamento e che sono stati raccolti lo stesso giorno del recupero (ieri). Tutto si giocherà sul tempo d'esposizione al sole degli acini prima che questi appassiscano. E il risultato è tutt'altro che scontato. A completamento dell'intera operazione si eseguirà la pigiatura nella gabbia degli acini. Il nettare che si ricaverà sarà messo in anfore di terracotta a fermentare. Insomma esattamente come avveniva nel mondo greco, a partire dal VII a.C. in poi. «Faremo però un trattamento medio - corregge sempre Antonio Arrighi - perché questo è semplicemente un test che poi sarà vagliato e analizzato attentamente». E qui entrerà in gioco l'Università di Pisa che collabora con il team elbano per condurre le varie analisi sul prodotto ottenuto dalla vendemmia di quest'anno. Ogni singolo passaggio è stato documentato con fotografie e filmati. Il materiale sarà presentato a Montpellier (Francia), in occasione del Festival del Vino che si svolge ogni anno nel mese di settembre.

L'isola di Chio era famosa nell'antichità perché produceva un vino prelibato, un "vino per ricchi", come lo definì Plinio. Faceva bella mostra di sé sul ricco mercato di Marsiglia e figurava giustamente della cerchia di vini greci. Il vino di Chio era dolce e alcolico. Aveva una prerogativa che altri produttori non possedevano. Che cos'era che lo rendeva aromatico a lungo? Una pianta che cresceva solo sull'Isola, il terebinto, e la presenza del sale nel vino derivato dall'immersione per alcuni giorni dell'uva in ceste.


martedì 2 ottobre 2018

Marco Balzano ha vinto il premio Raffaello Brignetti


C’è una ragione in più, perché “Resto qui” (Einaudi), il romanzo di Marco Balzano trionfatore della 46ª edizione del premio internazionale Isola d'Elba 2018 Raffaello Brignetti, sia stato così apprezzato dalla giuria letteraria come da quella popolare. Gli Elbani conoscono cosa significa attaccamento alle proprie radici. L’amore alla terra dei padri, che raramente abbandonano. E se lo fanno, è perché sono costretti, spinti dal bisogno di lavorare. Sono emigrati in Australia, Argentina, in America del nord. Ma il senso d’appartenenza, quello no che lo abbandoneranno mai. Si giustifica in questo modo il lungo applauso del pubblico, appena Alberto Brandani, presidente della giuria, dopo aver rimandato per due volte la cerimonia di proclamazione del vincitore e cambiata pure la sede (dal chiostro dell’ex convento francescano alla sala convegni dell’hotel Airone) ha pronunciato, il 22 settembre, il titolo del romanzo “Resto qui”, scritto da Balzano come vincitore dell’edizione del Brignetti. La cerimonia ufficiale si è svolta in una sala gremita di autorità civili e militari, di nomi dell’imprenditoria privata dell’Elba, giurati popolari e cittadini. Madrine della serata sono state la conduttrice televisiva Vira Carbone e la showgirl Valeria Altobelli. Ed è stato sempre Alberto Brandani a presentare la novità di questa edizione con l’istituzione del premio un “Amico per l’Elba”. Nelle intenzioni degli stessi giurati, sarà assegnato per i prossimi tre anni. La prima vincitrice è risultata la stessa presentatrice, Vira Carbone. I giurati hanno riconosciuto in lei la star della trasmissione televisiva della Rai, Uno Mattina. Hanno voluto così premiare la professionalità dimostrata in lunghi anni trascorsi da inviata di ‘Porta a Porta’, passando infine alla conduzione di Uno Mattina Estate, presenta dal 2014 su Rai1 Buongiorno Benessere. «E benessere - ha spiegato Alberto Brandani - insieme alla bellezza della natura e della cultura rappresenta il top delle qualità che intendiamo premiare con questo riconoscimento». Non dunque un personaggio dell'Elba, ma uno che nella sua professione ha lavorato per l'Elba. «Per quest'anno - continua il presidente - abbiamo seguito negli ultimi cinque anni professionisti che hanno sempre promosso le bellezze naturali, culturali e anche il benessere fisico e psichico. Non abbiamo avuto dubbi nel designare Vira Carbone». Parliamo ora del vincitore del premio letterario. Ancora un altro quarantenne, dopo le affermazioni di Benedetta Tobagi, Marco Missiroli e oggi di Marco Balzano, arrivato secondo al premio Strega di quest’anno. «Proprio nella settimana della venuta del presidente Sergio Mattarella all'Elba - ha concluso Brandani - premiamo un romanzo estremamente attuale, che fa riflettere su valori importanti come la famiglia, la patria e il senso di appartenenza al proprio territorio». Marino Biondi ha letto le motivazioni della giuria letteraria. “Il romanzo di Marco Balzano si riconnette a un filone significativo della narrativa italiana del secondo '900: quello di una appassionata tensione civile che ci invita a riflettere sui nodi irrisolti di una storia che continua a riguardarci da vicino. Con esemplare asciuttezza e senza mai cadere nella retorica del politicamente corretto, Marco Balzano, al suo quarto romanzo, racconta una vicenda a suo modo esemplare, in cui le sopraffazioni della Grande Storia finiscono per accanirsi soprattutto  sui più deboli, sugli emarginati. Gli abitanti di un piccolo paese della Val Venosta, la cui lingua madre è il tedesco, devono lottare prima con il fascismo, che vuole imporre una italianizzazione forzata nel Sudtirolo, emarginando chi non si adegua; poi con il nazismo, infine con la neonata repubblica, che negli anni ’50 si ostina a realizzare un vecchio progetto: quello di un invaso idroelettrico che finirà per sommergere il paese, e sconvolgere per sempre antichi equilibri naturali, umani ed economici, e con essi la dignità di quel piccolo mondo. Nella difesa delle radici della comunità montana sarà una intensa figura femminile, Trina, la contadina che sognava un futuro di maestra, a battersi con lo speciale, istintivo coraggio delle donne, a non rassegnarsi alle sopraffazioni delle istituzioni e dell’imprenditoria più cinica e spregiudicata. Benché ambientato nella prima metà del ‘900, il romanzo di Marco Balzano finisce per mettere lucidamente in discussione i grandi temi di oggi: il significato delle frontiere, i drammi delle migrazioni, il ruolo e la tutela delle minoranze, i meccanismi delle tensioni etniche, le violenze del potere, i limiti di una finta modernità e i danni spesso irrimediabili che produce”. Ha aggiunto l’autore ai microfoni dell’Airone: “La mia è una storia di confini che mette al centro il dilemma fra progresso e democrazia, progresso e popolazione. E' un libro sul rispetto del paesaggio e su una forza particolarmente femminile che sottolinea l'importanza per restare, per cambiare il proprio mondo”. Quest’anno gli organizzatori del premio letterario Elba non andranno in letargo. Lo stesso presidente Brandani ha annunciato che saranno programmati incontri con gli studenti delle superiori per avvicinare ancor di più i giovani alla letteratura contemporanea.