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domenica 19 gennaio 2014

Fermare la catena dei suicidi è un obbligo morale per i nostri politici

A questo punto non sono più casi isolati. I suicidi sono una realtà che va affrontata con le giuste misure e con l’impegno di arrivare a tamponare tale increscioso fenomeno che, almeno in Toscana, è incredibilmente in ascesa. Fermare simili gesti così violenti verso la propria persona è diventato nelle ultime ore un imperativo categorico  che dovrà mettere in fibrillazione prima di tutto la classe dirigente, quindi lo Stato  e i vari apparati governativi che presiedono la vita della Repubblica, senza dimenticare le associazioni volontarie e religiose. Diventa emergenza. Oltre che a denotare un diffuso malessere della nostra società. 
   A preoccuparci ulteriormente è il fatto che chi si suicida non sono emarginati, profughi o gli ultimi della scala sociale. 
Tutt’altro. Le persone che ne sono coinvolte sono rappresentanti della media – alta borghesia imprenditoriale. E su tutto questo malessere serpeggia sempre la stessa e unica soluzione: problemi di natura economica. Una banca che non riesce più a sopravvivere per problemi strutturali suoi interni ed esterni. Un’impresa che non onora i suoi debiti perché le commesse sono incredibilmente abbassate e al di sotto della soglia minima che le garantisce la sopravvivenza, guadagnare poco rispetto a quanto si spende. Insomma sono questi i conti spicci cui si deve far fronte. E quando non ci si fa più a quadrare i bilanci, la soluzione migliore è quella di staccare la spina e passare nel mondo dei più. Sempre le stesse motivazioni di fondo. Un tempo il suicidio era ispirato da passioni amorose che non potevano essere soddisfatte per complessità intrinseca dei rapporti individuali. Oggi non è più così. 
   La piovra che attacca le persone è sempre e unicamente lei, il denaro; per essere più espliciti, l’euro che sta mietendo vittime a non finire.

E’ chiaro a questo punto che il governo è chiamato a risolvere in prima persona queste contingenze. Con atti concreti, senza oberare ulteriormente i cittadini di altre imprescindibili tasse. Che pagate, non danno l’impressione del mutare delle cose:segno che la voragine che si è prodotta nell’organismo dello Stato è ampia e complessa. Ma occorre agire, per arginare il fenomeno. Sugli organi di stampa sempre le stesse notizie a commento, sempre la stessa tiritera e nomenclatura di morti suicidi e i commenti delle persone che conoscevano gli infelici uguali in tutte le latitudini: brava gente, non li abbiamo mai sentiti gridare, gente lavoratrice. Eppure si sono suicidati. Ecco l’effetto di questa crisi che sembra non finire mai che porta come conseguenze una miriade crescente di disoccupati, che fa gridare i giovani nelle piazze o sui giornali, come è successo proprio questa mattina sul quotidiano di Napoli “Il Mattino”, dove un ragazzo si dichiarava pronto a “vendere” un suo rene per pagare le tasse. Incredibile. 
   Lo schiaffo alle istituzioni è forte. Bisogna che il parlamento escogiti qualcosa e finalmente che faccia qualcosa per fermare questa pericolosa emorragia.