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lunedì 14 dicembre 2020

Terna Rete Italia raddoppia i cavi elettrici sottomarini con l'Elba


 I termini, per presentare le osservazioni alla realizzazione del raddoppio del collegamento elettrico tramite cavo sottomarino tra continente e isola d’Elba di Terna Rete Italia spa, sono scaduti. Un passo in avanti, perché si dia inizio ai lavori dell’elettrodotto e migliorare di conseguenza il rifornimento dell’energia elettrica con la maggiore isola della Toscana. Non è esclusa l’ipotesi che si possa arrivare all’attribuzione dell’appalto fin dalle prime settimane del 2021, dopo che sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea è stato pubblicato, i primi di dicembre, l’avviso di gara. I cui termini di presentazione delle offerte è fissato al 7 gennaio 2021. Tutto si sta svolgendo nel pieno rispetto del cronoprogramma. Si sta parlando della messa in opera del collegamento in cavo sottomarino e terrestre di 132 chilovolt Hvac "Elba-Continente", secondo quanto prevede il Piano di Sviluppo connesso a un programma europeo che prende in considerazione il raddoppio delle linee elettriche di collegamento con l’isola d’Elba. Costo totale stimato dell'appalto (Iva esclusa) è pari a settantasette milioni e 52.621,05 euro, finanziato con fondi dell'Unione europea. A monte dell’intera operazione c’era stata l’autorizzazione unica rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico, insieme con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Naturalmente con il benestare della Regione Toscana. Da quale esigenza nasce il piano dell’opera? “Per garantire – si legge nella redazione tecnica inviata ai Ministeri - l’esercizio in sicurezza sia dell’isola d’Elba, sia dell’area di Piombino”. Il carico dell’Elba (prossimo ai 40 Mw nei mesi estivi) non è sempre alimentato in condizioni di piena affidabilità in quanto, in caso di indisponibilità dell’unico collegamento a 132 kv “Piombino, Tolla Alta, Cala Telegrafo, San Giuseppe”, gli esistenti cavi in Mt di collegamento con il continente e la centrale Turbogas di Portoferraio non riescono a far fronte all’intera potenza necessaria nelle condizioni di punta. Un esempio è stato di recente un blackout registrato in una delle estati scorse quando mezza Elba, d’estate, rimase per un guasto tecnico senza energia elettrica. “Da qui la necessità – si legge sempre nella relazione - di realizzare un secondo collegamento a 132 kv ‘Isola d’Elba–Continente’, anch’esso in gran parte in cavo sottomarino tripolare, che connetterà la stazione elettrica 132 kv “Colmata” con l’impianto di Portoferraio”. A titolo di cronaca l'elettrodotto che unisce le cabine primarie di Portoferraio sull’Elba e di “Colmata” sul continente, completamente in cavo, ha una lunghezza complessiva di circa 34,6 chilometri, di cui 3,3 chilometri in cavo interrato e 31,3 in cavo sottomarino. L'elettrodotto interrato che unisce le cabine primarie del Volterraio con quelle di Portoferraio, ricadente quasi completamente su strade comunali, “Per quanto attiene il tratto terrestre elbano – conclude la relazione - è lungo complessivamente circa 3,3 chilometri. Sono rispettate le distanze di sicurezza ai sensi delle norme vigenti”.

sabato 28 novembre 2020

Portoferraio, una sinergia fra Comune di Rio, parco nazionale e parco minerario


 Una sinergia fra enti e istituzioni locali per tutelare e promuovere il patrimonio geologico e geominerario della maggiore isola della Toscana. La prossima sfida, post Covid19, degli anni Venti del Duemila si giocherà, dunque, sul terreno del geoturismo. Almeno sul versante orientale dell’Elba. Non è escluso che l’iniziativa si estenda anche ad altri Comuni, come Capoliveri. È sotto questa aspetto che va inquadrato il patto sottoscritto da Marco Corsini (Comune di Rio), Giampiero Sammuri (parco nazionale dell’arcipelago toscano) e Icilio Disperati (parco minerario) per tutelare il patrimonio geologico e geominerario e promuovere il geoturismo. Il primo passo è stato compiuto, grazie all’approvazione dell’accordo da parte del Consiglio dell'ente parco nell’ultima sezione dei lavori. “Si tratta di un'intesa – si legge nella nota diramata dal parco - che promuove attività coordinate in diversi campi di azione: dalla manutenzione e riqualificazione della rete sentieristica in termini di fruizione integrata con le diverse eccellenze presenti nel territorio riese all'allestimento e promozione di percorsi tematici finalizzati a promuovere il geoturismo e la fruizione del patrimonio geologico e geominerario nel comprensorio riese”. La collaborazione si allargherà anche a proposte di attività didattiche e divulgative presso il museo civico archeologico di Rio nell'Elba, all'implementazione degli allestimenti e delle attività divulgative offerte presso il museo minerario di Rio Marina, ma anche a nuove attività di fruizione dei siti di interesse geologico e geominerario all'interno del parco minerario a Rio Marina. L'obiettivo comune è quello di promuovere forme innovative di geoturismo che vadano a integrare la fruizione sostenibile e durevole del patrimonio naturalistico, geologico e geominerario con le diverse valenze storico-culturali presente nel territorio di Rio. Tali azioni verranno svolte anche attraverso la salvaguardia e la valorizzazione delle testimonianze materiali e immateriali direttamente o indirettamente collegate alle peculiarità geologiche e geominerarie del comprensorio. Il Comune e il parco minerario si impegnano, altresì, a supportare il Pnat nella fase di candidatura per il riconoscimento dell'arcipelago toscano nella prestigiosa lista degli Unesco Global Geoparks, eccellenze mondiali nel campo del geoturismo. Mentre il parco nazionale fornirà un sostegno ai progetti e alle azioni condotte dal Comune nel campo della riqualificazione di edifici storici connessi al patrimonio geominerario e nel campo della mobilità sostenibile, funzionale alla fruizione turistica del comprensorio. "Il parco nazionale – dice il presidente Giampiero Sammuri - considera la tutela, la valorizzazione e la promozione della geodiversità dell'arcipelago e lo sviluppo delle conoscenze del patrimonio geologico e del patrimonio geominerario una strategia primaria nell'ambito delle proprie finalità istituzionali”. "L'esistenza – continua Sammuri - di un vasto distretto minerario, oggi da considerarsi patrimonio di archeologia industriale, nella porzione nord-orientale fa dell'Elba un territorio privilegiato per la realizzazione di politiche di geoconservazione e di promozione del turismo outdoor con particolare riferimento al geoturismo, in connessione con gli aspetti storico-culturali di cui la stessa area è ricca, che, sono certo, favorirà lo sviluppo locale. Capoliveri – conclude - potrebbe essere il passo successivo con i suoi straordinari siti minerari del Ginevro e quella che è stata la galleria di magnetite più grande e produttiva d'Europa".

martedì 24 novembre 2020

Capoliveri, intervista a Roberto Bedini, dell'istituto di Biologia di Piombino riguardo al Lido


Sarà l'istituto di Biologia ed Ecologia marina di Piombino a redigere lo studio riguardo alle caratteristiche della biocenosi sul litorale della frazione del Lido. Lo ha stabilito il Comune di Capoliveri, prevedendo la spesa necessaria a finanziare il piano di dodicimila e 200 euro da ascrivere in bilancio dell'ente per il corrente anno. Di che cosa si dovrà, dunque, occupare l’istituto di Biologia marina di Piombino, il cui direttore è Roberto Bedini? Sarà incaricato di studiare la comunità delle specie dell’ecosistema che vivono in questo particolare tratto di costa. O meglio in questa particolare spiaggia tra le più conosciute e apprezzate dell’Isola d’Elba, grazie alla sua naturale bellezza con i suoi 460 metri lunghezza e larga dai 15 ai 30 metri, delimitata da due speroni rocciosi, composta da sabbia fine e circondata da una pineta e macchia mediterranea. Naturalmente fra le più frequentate nella bella stagione. Come mai su questo litorale si concentra tutto questo interesse sulla biocenosi, sulle sue caratteristiche? Perché studiare questa unità fondamentale della spiaggia, che bisogno c’è? Se non si dovesse collocare il tutto alla ventilata proposta di portare proprio qui gli scarichi in mare del dissalatore di Mola? E porsi, di conseguenza, la fatidica domanda se potranno esserci o no reagenti, una volta installato l’impianto di trattamento, all’ecosistema della spiaggia, il quale (come si sa) è formato da biocenosi e da biotopo? “Il nostro compito attuale – ci dice Roberto Bedini – è riscontrare ciò che si trova adesso sulla fascia costiera che insiste sul Lido. La quale è composta da tratti di roccia e scoglio e tratti invece sabbiosi. Faremo dei campionamenti, delle indagini di com’è attualmente la situazione, in pratica ciò che già abbiamo effettuato sull’Isola di Ventotene dove peraltro è già in funzione un dissalatore”. Ecco, quindi, un primo step di test. Un passaggio, per dire, dovuto da parte dell’amministrazione retta da Walter Montagna, al fine di conoscere dal punto di vista scientifico quale sia la situazione attuale della costa sud occidentale del proprio territorio e sapere che tipi di reazioni si potranno avere, se proprio qui saranno installate le tubazioni che scaricheranno a mare la cosiddetta salamoia proveniente dal trattamento delle acque del dissalatore di Mola. E intanto l’equipe di Bedini nei prossimi giorni inizierà a studiare la biocenosi, cioè l’insieme delle specie diverse che vivono nello stesso ambiente naturale e fra le quali si vengono quindi a creare dei rapporti di interrelazione e interdipendenza. Si sa che più le condizioni ambientali varieranno bruscamente, più netti saranno i confini tra le specie diverse. “Il nostro – conclude Roberto Bedini – sarà una studio di mappatura della situazione attuale. Un domani, eventualmente, bisognerà verificare se ci sono stati cambiamenti ambientali”.

mercoledì 18 novembre 2020

Portoferraio, incontro delle associazione di categoria


Rappresentanti di Confesercenti, Confcommercio, Cna e associazione degli albergatori hanno incontrato il coordinamento delle pro loco elbane per condividere un piano di azione che veda le sinergie di soggetti pubblici e privati puntando allo sviluppo sostenibile dell’Isola. Non solo da un punto di vista ambientale. Ma anche culturale e sociale, coinvolgendo tutta la cittadinanza. In questo periodo s’impone una riflessione sull’Elba dei prossimi anni e sulle azioni da mettere in campo per rendere l’Isola destinazione turistica in ogni stagione. Isola non solo da abitare per ferie. Ma anche da frequentare per periodi che vanno al di là della vacanza per chi volesse sperimentare una diversa qualità della vita. Pensionati, smartworkers, artigiani, artisti, agricoltori, giovani coppie potrebbero ripopolare i paesi, soprattutto dove si registra un invecchiamento della popolazione residente, favorendo un ricambio generazionale e nuove imprese. Da progetto Elba Smart Working, lanciato da diversi portatori d’interesse elbani, si sta affinando un programma di lavoro che veda le associazioni di categoria al fianco dei loro associati per proporre nuove soluzioni e progetti a sostegno delle professioni e delle attività, e le Pro Loco come soggetti che dialogano con le proprie comunità per avviare un cambiamento culturale che parta dal basso e veda coinvolta nell’accoglienza tutta la popolazione dell’Elba. L’Idea “Elba d’inverno” di cui Elba Smart Working è una declinazione, punta a far dialogare chi offre alloggi, in appartamenti o in strutture recettive, con coloro che garantiscono attività commerciali e servizi tutto l’anno, al fine di migliorare anche i trasporti, la sanità e il mondo della scuola, con importanti ricadute per i residenti, superando i gap che l’isola ha sempre lamentato. Le Associazioni di categoria hanno presentato già un primavera un documento propedeutico alla costituzione dell’Osservatorio turistico di destinazione, dove individuavano le criticità dei loro settori ma proponevano anche soluzioni per avviare un progetto di rilancio dell’ economia elbana. Le pro loco da mesi sono impegnate in una serie di incontri per fornire idee e contribuiti operativi al costituendo Osservatorio, ma anche per raccogliere informazioni utili alla creazione di una mappa dei servizi, delle attività culturali e delle opportunità che il territorio offre, sia in estate che in altri periodi dell’anno, stimolando la partecipazione attiva dei cittadini. Le Pro Loco hanno iniziato un confronto anche con le amministrazioni locali con le quali si interfacciano abitualmente per la gestione dei punti informazione o per la programmazione di eventi e feste.

 

sabato 14 novembre 2020


Portoferraio (Livorno)
-  La Città si sta preparando a vivere le prossime festività natalizie. E il dirigente dell’Area 1 della Biscotteria, Rossano Mancusi, firma, nel frattempo, la determina con cui è richiesto il noleggio delle luminarie con cui addobbare convenientemente, come recita la tradizione, le piazze e le vie della Città e della principale frazione, Carpani. La ditta, a cui sarà affidato l’incarico tramite il portale regionale, dovrà occuparsi sia della messa in opera delle luci, sia del trasporto e, a festività concluse, sia della loro rimozione (che dovrà essere attorno alla metà del mese di gennaio 2021). E intanto viene impegnata e ascritta nel bilancio dell’anno in corso la spesa di 38.991 euro. “Non sarà, penso che sia sotto gli occhi di tutti, un Natale come nelle passate edizioni”. Lo afferma Nadia Mazzei, assessore alla Cultura del Comune di Portoferraio. Ma se è vero che ci sono restrizioni e regole da seguire nel tentativo di fermare (se non addirittura invertire) la curva della nuova ondata del contagio epidemiologico, è anche vero che il Natale perde il suo sapore se certe tradizioni non vengono mantenute. Ne è fermamente convinta la stessa assessora. “Il nuovo Dcmp – continua la responsabile dell’Ufficio Cultura della Biscotteria – prescrive certe misure che devono essere adottate per il bene della nostra comunità. Ragion per cui certe manifestazioni che si realizzavano nel mese di dicembre non saranno effettuate, come appuntamenti e occasioni di concerti di musica moderna in piazza della Repubblica destinati soprattutto ai giovani e alle nuove tendenze. Poi spettacoli per bambini delle nostre scuole dell’obbligo. Per quest’anno dobbiamo avere pazienza”. Le disposizioni governative devono vietare assembramenti e motivi di incontro di più persone, anche se esse insistono in luoghi all’aperto. Stazionamento obbligatorio, dunque, come anche l’uso della mascherine. Ma i mercatini ambulanti che proponevano diverse proposte in clima natalizio si svolgeranno regolarmente? Difficile stabilirlo in questo momento, con una normativa che viaggia di giorno in giorno. E che viene puntualmente aggiornata a secondo dei dati che vengono pubblicati dall’Asl elbana. Bisognerà fare a meno anche della rivisitazione del presepe vivente grazie all’opera e alla sensibilità che ha dimostrato in questi ultimi anni l’associazione culturale ‘Historiae’, grazie al suo fondatore Lionello Balestrini che l'ha proposta e puntualmente realizzata. “Stiamo lavorando almeno per organizzare un evento anche se al chiuso – continua sempre l’assessora alla Cultura del Comune – Sta prendendo sempre più consistenza la riproposta di un concerto Gospel, visto come le passate edizioni hanno riscontrato un grande successo”. Nelle trascorse festività natalizie l’evento era presentato dall’amministrazione comunale, in stretta collaborazione con l’associazione Amici del Festival “Elba, Isola musicale d’Europa”. “Potrebbe benissimo restituire quella tipica atmosfera natalizia – conclude Nadia Mazzei – che potrebbe riscaldare il prossimo Natale e farcelo vivere quasi in normalità. Almeno così si spera”. Tutto dipenderà, comunque, dall'andamento della curva dei nuovi contagi, se, come tutti se lo augurano, comincerà lentamente a decrescere.

sabato 24 ottobre 2020

La danza di due balene in Darsena medicea


Due balenottere, una grande, l’altra più piccola (presumibilmente si tratta di madre e figlia) sono state la due principali attrazioni della mattinata e di gran parte del pomeriggio di ieri. Dal molo Elba e dalla punta del Gallo sono state le più fotografate e filmate con cellulari. Le immagini poi condivise sui principali social. Uno spettacolo davvero eccezionale. Ma neppure unico. Non è infatti la prima volta che dei mammiferi di tali dimensioni facciano una capatina nello specchio acqueo della darsena e del porto. Già accaduto negli anni precedenti che i cetacei, inseguendo le scie delle navi dsiano poi finite in darsena. La presenza di questi due grossi mammiferi è stata segnalata alla Capitaneria di porto che ha provveduto a informate i capitani delle navi in transito della presenza delle balenottere. Solo un gomone ieri mattina della Cosimo de’ Medici cercava di indicare e spingere al largo le due frastornate ospiti. Gli uomini invece della Capitaneria, sul molo Elba, seguivano da vicino le frequenti immersioni A un certo punto è rimasta solo una balenottera, quella un po’ più grande. Si pensa che l’altra sia stata capace a guadagnare l’uscita della darsena. C’è un pescatore dilettante, Valter Puddu, che dice di averle notate qualche ora prima che finissero nel golfo di Portoferraio. “Ero a totanare all’Enfola – scrive sui social – quando ho scorto a pochi metri dalla barca due balenottere. Sono arrivate sotto la Padulella e sono tornate indietro verso l’Enfola a pochi metri dalla riva. Poi sono sparite verso la nave che entrava in porto”. Per il presidente del parco Sammuri non sono state raccolte informazioni sufficienti per capire se i due esemplari erano o no in difficoltà. Con il sopraggiungere dell’oscurità di loro si sono perse le tracce.

domenica 18 ottobre 2020

Chiusa la campagna di scavi alla Villa romana delle Grotte


 Un complesso termale di prim'ordine, perfettamente in linea con l'architettura e la tecnica vesuviana è ciò che è stato in parte rinvenuto nella campagna di scavi di quest'anno alla Villa Romana delle Grotte, volutamente contratta e concentrata su pochi e singoli obiettivi, contrassegnata come è stato dalle reazioni al Covid-19. In parte, perché rimangono altre ricerche da condurre. Altre e più circostanziate indagini sul lato della piana di San Giovanni e dell'intero complesso abitativo. Ciò che è stato presentato ieri mattina, al termine degli scavi, da Franco Cambi, docente all'Università di Siena e da Edoardo Vanni, assegnatario di ricerca dell'Università di Siena, testimonia in primo luogo l'alto grado della classe senatoriale, proprietaria dell'immobile, che ha voluto erigere il complesso, lo scambio di rapporti e relazioni con altri sistemi similari a questo in Campania e i traffici commerciali con le colonie romane dell'Adriatico. «Lo testimoniano alcuni frammenti di cocci di anfora del I sec. a,C. - ha detto Edoardo Vanni - provenienti da Adria e rinvenuti fra gli interstizi dei solai da cui passava aria calda». Non c'è alcun dubbio che l'apogeo della Villa delle Grotte è avvenuto nei secoli a cavallo fra il primo a.C e primo d.C. Dopo questo periodo ci sono tracce di presenze su cui gli studiosi si sono riservati di effettuare ulteriori approfondimenti. Non è esclusa la presenza, nell'alto Medioevo, di anacoreti che hanno scelto questo colle in cui ritirarsi in contemplazione, visto che sono state trovate alcune tombe di questo periodo. Allora si dovrà rivedere e aggiornare, in base alle recenti scoperte, la scrittura della storia locale di questo sito archeologico. Ma veniamo alla cronaca della conferenza di ieri. La campagna 2020 ha avuto luogo grazie al Dipartimento di scienze storiche e dei beni culturali di Siena, in collaborazione con la Fondazione Villa Romana, il parco nazionale, l'assessorato del Comune di Portoferraio, il Dipartimento di Architettura (Dida) dell'Università degli Studi di Firenze che ha eseguito rilievi con il laser scanner per effettuare una ricostruzione virtuale della Villa come doveva apparire all'epoca del suo maggior splendore. Stesse procedure che sono state effettuate anche alla villa romana della Linguella dal medesimo gruppo di studenti. La campagna 2020 sarà ricordata per i tesori custoditi all'interno termale. «Si ha sempre più ragione di ritenere - ha detto il direttore degli scavi, Franco Cambi - che l'aspetto più caratteristico e importante di questo complesso sia stata la presenza di acqua. L'acqua veniva captata dalla sorgente di monte Orello e poi con un sistema di acquedotti, era convogliata in questa zona sfruttando una serie di cisterne che sono state rinvenute. Tutte erano rivestite con malta per renderle impermeabili».Ma è stato Edoardo Vanni a illustrare le caratteristiche termali della villa. «All'interno - ha detto - abbiamo trovato una successione di stanze, con la stessa prerogative e tecnica usata nelle principali città metropolitane dell'Impero». Quindi un 'frigidario', con acqua a temperatura bassa, poi un 'calidario', rivolto a mezzogiorno, con bacini di acqua calda. Infine a temperatura moderata, il 'tepidario', stanza adiacente al calidario. «Ma ciò che ci ha colpito - ha concluso - sono gli ambienti mosaicati». Alla conferenza sono intervenuti l'assessore alla cultura Nadia Mazzei, il consigliere delegato Marino Garfagnoli, Angelo Banfi in rappresentanza del Parco e la padrona di casa Cecilia Pacini, presidente della Fondazione. -

lunedì 12 ottobre 2020

Zona portuale di Portoferraio, cantiere a cielo aperto

 Cambia decisamente aspetto il fronte terra per chi scende dai traghetti al molo Massimo e al pontile Lucchesi. Al piano terra del residence si assiste alla conversione del fondo da bar come era stato dagli anni Sessanta fino a oggi a negozio Tezenis, il primo del genere che si installa all’Elba senza dubbio fra i migliori punti vendita di abbigliamento e di intimo in Italia. Nascosto dietro ai cartelloni pubblicitario c’è invece il cantiere di una impresa edile privata impegnata nel realizzare un accesso (si parla di una scala e di un piano inclinato) che dal livello del mare conduce sulla sommità della piccola collinetta, rasentando le vecchie mura di quello che fu (e che resta del forte di Saint Cloud). A conti fatti, messi nei panni dei nostri turisti che ogni stagione visitano le nostre spiagge e i nostri paesi, si completa l’offerta commerciale. Adesso o nell’immediato futuro si andrà dai negozi di souvenir, di scarpe e bar, alle agenzie di viaggi e alle biglietterie delle compagnie di navigazione, alle profumerie, bigiotterie e gioiellerie passando dal punto Informazioni del parco nazionale. La lista si completerà con gli articoli di abbigliamento che vanno per la maggiore. “In pratica – ha spiegato il primo cittadino di Portoferraio, Angelo Zini – si sta completando quanto è stato previsto nel piano esecutivo del polo centrale Gourmet. Lo abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione e ora si provvederà a eseguire quanto era stato previsto”. Un piano però che ha visto diverse fasi attuative passando da due diverse commissioni urbanistiche; per cui certe soluzioni che erano contemplate nella precedente redazioni sono stati riviste se non addirittura modificate. Scala e piano inclinato dai moli d’attracco fino alla collinetta pare che rimangono. La scala mobile invece che fin dalla sua prima apparizione ebbe molte critiche soprattutto da parte di ambientalisti ed ecologisti rimarrà (forse) nel libro dei sogni a causa dell’impatto che avrebbe avuto con quelle che erano rimaste le mura del forte. Come pure un ristorante da realizzare proprio sul pianoro. “Ne stiamo discutendo in sede di commissione urbanistica” scappa detto al sindaco Zini. Altro non è dato sapere. Ma al di là di questo, la centrale Gourmet sta prendendo sempre più una fisionomia definitiva, aspettando il ristorante. Si tratta del primo Food Hall all’Isola d’Elba. Al suo interno ci sono cinque diversi laboratori artigianali e lounge-bar, un ambiente nel quale si possa stare insieme, ritrovarsi e ristorarsi: come si legge nel messaggio pubblicitario dell’interno complesso sorto su quella che era la vecchia centrale a carbone Enel. Ora si ha un edificio a tre piani: a piano terra l’Eurospin. Seguono ai piani superiori negozi di vario genere per lo più vestiario, scarpe, rivendite di biciclette, libreria, articoli per la casa e al terzo piano negozi di pizza, pasta, pesce, carne e bar. “Basta sedersi – scrive in un commento sui social Mauro Preci - a un tavolo e ordinare quello che si vuole prendere e il tutto viene servito al tavolo. Originale. Noi abbiamo provato un primo e un fritto misto di pesce, un dolce e una macedonia, birra e acqua 40€. Tutto di buona qualità, e con rapporto prezzo/qualità interessante. Servizio efficiente, animali accettati, parcheggio comodo”. Mancava la sistemazione del pianoro che sarà attrezzato a verde pubblico. Diventerà la terrazza che si affaccia sul porto, disponibile e aperta a tutti da cui godersi un panorama mozza fiato.


lunedì 21 settembre 2020

E' morto il maestro Italo Bolano

 


Il mondo della cultura e dell’arte è in lutto per la morte di Italo Bolano (84 anni), morto ieri mattina nella sua casa di Prato, assistito amorevolmente dalla sua compagna Alessandra Ribaldone, dopo una lunga malattia. La notizia si è diffusa, nella tarda mattinata di ieri e non c’è elbano che non si sia rattristato della grave perdita del professore di Storia dell’Arte. Lui stesso artista ed espositore nelle gallerie più famose che ha il merito di aver portato in tutto il mondo il nome della sua Isola. Rapporto viscerale con l’Elba. Di vero trasporto d’amore, quasi uterino con la sua amata Isola dalla quale non si è mai staccato. Sono i suoi colori, le sue pietre, il suo mare a formare quel perfetto insieme che ha fatto di un uomo dall’eccezionale, raffinata e fuori del comune sensibilità, un Artista a tutto tondo. È naturale che oggi l’Isola si pieghi su se stessa. Ne pianga la sua morte. Aveva un sogno, Italo. Non si faceva scappare occasione per parlarne in ogni iniziativa di carattere culturale che veniva promossa e organizzata a Portoferraio e non solo. Voleva che gli enti locali accogliessero la sua idea-guida, convinto com’era che solo la Bellezza, come si sente ripetere in giro, è in grado di salvare il mondo. Il “Museo Internazionale d’Arte Moderna Italo Bolano”, la sua stella polare che l’ha guidato negli ultimi anni di vita. Aveva anche scelto la location, il Forte Falcone. E il primo passo fu compiuto nel 2017 con l’inaugurazione di due stanze. Un piccolo mattoncino, al quale sarebbe seguiti tanti altri. Aveva intenzione di regalare tutte le sue opere al Comune; tutte le collezioni, le raccolte di artisti di tutto il mondo che aveva messo insieme durante la vita. Perché l’Arte e di converso gli Artisti sono eterni. E la ‘sua’ Città diventare il prezioso contenitore, lo scrigno di tesori d’inestimabile valore. “La mia vita è stata difficile fin dalla mia infanzia – ha registrato sui social in occasione dell’ennesimo incontro avuto con gli studenti del Foresi, presso questa scuola aveva conseguito la maturità classica – Mio padre era disoccupato e si faceva fatica a tirare avanti. A San Martino c’era un terreno abbandonato. La famiglia avrebbe avuto bisogno di venderlo, io invece mi misi a costruire delle capanne e in una cantina cominciai a ricevere i primi grandi artisti che venivano a conoscere l’Elba”. È il 1965 e quel posto, nella valle di San Martino a poca distanza dalla ‘Casa di campagna’ di Napoleone Bonaparte, diverrà l’ “Open Air Museum” che sarà battezzato come ‘International Art Center’, dandogli una connotazione al di sopra dei confini locali o nazionale, ma guardando all’Europa. E non solo. In questo storico ambiente, ogni estate, Italo Bolano ha sempre organizzato eventi culturali, mostre, incontri-dibattito e conferenze. Ospiti di primissimo ordine, nomi famosi dell'arte e della cultura. Un luogo bucolico, in mezzo alla campagna immersi nel verde e tra la frescura delle piante per incontrarsi, parlare d’arte, discutere in un’atmosfera fuori dal tempo. Intanto la Regione Toscana inserì il Centro Museo di San Martino nella rete regionale per l'arte contemporanea (Tra Art). Così, fin dagli anni ’70 dall’Open Air Museum sono usciti i monumenti che oggi costituiscono il Museo Diffuso dell’Isola d’Elba, un complesso di opere distribuite su tutti gli otto comuni dell’Isola, un ideale itinerario storico-culturale che esalta il patrimonio d’arte moderna sull’Isola lasciando un segno di questa nostra complessa civiltà degli anni 2000 rivolto in particolar modo alle nuove generazioni. Forte la sua amicizia che lo legò al poeta Mario Luzi che veniva spesso a trovarlo sull’Isola. Una perfetta combinazione chimica tra la poesia con i suoni delle parole e la pittura che invece tramette i ‘colori dell’anima’. Non c’è paese all’Elba che non abbia un’opera del maestro. Fino a quando lo hanno sorretto le forze, il Centro Museo ha ospitato eventi culturali i più vari. È stato creato anche un reparto riservato ai laboratori di ceramica, teatro all'aperto e bookshop. Negli ultimi periodi Italo Bolano ha permesso di far realizzare agli studenti un laboratorio di ceramica veloce Raku in sole due ore. Era l’occasione per portarsi a casa ciò che ognuno dei ragazzi aveva realizzato. Un ricordo di una giornata eccezionale vissuta e condivisa, per alcune ore, con il maestro. Un’opera da conservare. Per sempre. Immortale.

sabato 19 settembre 2020

Portoferraio, scavi archeologici alla Villa Romana delle Grotte

 Sarebbe stata la nona campagna di scavi sulla piana di San Giovanni, nel podere di Paolo Gasparri, se non fosse scoppiata la pandemia che ha costretto gli organizzatori (l’università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, il gruppo Aithale, l’Archeologia diffusa, la Fondazione Villa romana delle Grotte, l’assessorato alla Cultura del Comune e Italia Nostra) a rivedere i piani e comportarsi di conseguenza. Per cui, almeno per quest’anno, non si alzeranno i teli sugli scavi di San Giovanni, ma si opererà solo alla Villa delle Grotte. Dove, con l'interessamento della Soprintendenza Archeologia di Pisa e Livorno e in virtù del progetto biennale approvato e finanziato dalla fondazione tedesca Wissenschaftsförderung Gmbh, sono iniziati lo scorso anno i primi rilevamenti attorno alla villa patrizia costruita sul colle delle Grotte. “In rispetto delle norme governative previste per il Covid19 – ci ha detto Lau8ra Pagliantini, dell’università di Siena direttrice dello scavo e promotrice della campagna di scavi di San Giovanni insieme con Farnco Cambi, docente di Archeologia a Siena – non possiamo prevedere un numero di studenti e laureandi da impegnare sulla scavo come negli anni precedenti. Per cui quest’anno procederemo in alcuni rilievi studiati ad hoc e piccoli scavi. Porteremo con me e il professor Cambi sei studenti, per una campagna che inizierà lunedì prossimo e durerà quattro settimane, fino al 9 ottobre. Sarà una campagna spuria e del tutto particolare questa del 2020. Anche complicata. Non vogliamo esporre nessuno a rischio contagio e abbiamo preferito agire in questi termini. Questo significa che non potremo effettuare tutta una serie di incontri e di collaborazioni con le scuole come sempre abbiamo organizzato nelle passate stagioni. Il che ci dispiace, ma siamo in questa emergenza e dovremo adattarci agli attuali scenari. La ricerca e gli studi però non si fermano. I reperti che abbiamo portato a Siena continuano a essere oggetto di analisi per i nostri studenti. Il tutto – ha concluso Laura Pagliantini - per arrivare a una ricostruzione su reperti storici di come erano gli insediamenti romani nel I secolo d.C. su questo promontorio e l’importanza che essi ricoprirono nel mondo antico”.


giovedì 10 settembre 2020

Nuovi pini d'Aleppo sull'ex Isola del Diavolo

 


Ci deve essere rimasto proprio male Fabio Poppi di Marina di Castagneto Carducci, assiduo frequentatore dell’ex Isola del Diavolo ed estimatore delle sue bellezze naturali incontaminate, quando, l'ultima volta che è stato a Pianosa nell’uscire dal ristorante, ha constatato che nell’area prospiciente dell'enorme pineta di Aleppo che era abituato vedere e sotto la quale cercava ristoro e frescura nelle calde giornate agostane, ne erano rimasti in piedi solo cinque. Pure instabili nel fusto, segno delle molte tempeste di vento che hanno dovuto sopportare. Per di più privi della folta chioma verde. Tali comunque da non regalare più ombra agli ospiti. Ricordando come era il luogo e rapportandolo al presente, Fabio Poppi ha organizzato una raccolta di fondi sul web. Fino a ieri pomeriggio ci sono state 15 donazioni per un totale di 506 euro raccolti. “Il nostro obiettivo – scrive sui social – è quello di ripiantare i pini di Aleppo a Pianosa. Sostituirli con quelli che sono stati abbattuti perché malati”. Non gli piace che tutta quell’area nei pressi dell'unico ristorante dell’Isola rimanga così spoglia e non allievi più come accadeva qualche anno fa i turisti dal solleone, regalando qualche ora di fresco davanti alla spiaggia di Cala Giovanna. “Vorremmo raccogliere – ripete - soldi per poter ripiantare quanti più alberi possibile e poter far tornare questa zona, un'oasi di fresco per godersi il meraviglioso spettacolo che questo paradiso offre. Pianosa non è solo un'isola, è un posto magico dove la natura ti lascia senza parole, il cielo ti avvolge con un tappeto di stelle e ogni angolo racconta storie di vite passate, di tormenti e di gioie. Chiunque passa di qua – chiude così il post Fabio Poppi - non può rimanere indifferente con un piccolo gesto possiamo dare una mano a questo paradiso e permettere a tutti di godere di così tanta bellezza”.

venerdì 4 settembre 2020

Il Gruppo storico culturale ‘La Torre’ di Campo nell’Elba pronto a slavare il Catsekki del Giove

 


L’appello lanciato dal nostro giornale per “Salvare la Torre del Giove” dal degrado e dalla rovina strutturale in cui versa da anni è stato felicemente raccolto dai componenti il Gruppo storico culturale ‘La Torre’ di Campo nell’Elba. I quali si sono resi disponibili a muovere i primi passi per salvaguardare il monumento, almeno la parte della struttura muraria che ancora resiste agli agenti atmosferici, cominciando con effettuare “un accurato rilievo” per giungere in un secondo tempo a un restauro conservativo. Il Gruppo non è nuovo a imprese del genere. Grazie all'accordo di collaborazione attivato con il Dipartimento di Storia del Disegno e Restauro dell'Architettura della università la Sapienza di Roma e grazie al gruppo di ricerca guidato da Tommaso Empler, docente presso questo ateneo romano, nel periodo 2019/20 sono stati eseguiti i rilievi dei principali monumenti presenti sul territorio dei comuni di Campo e Marciana, i cui risultati sono già stati portati a conoscenza del parco nazionale, delle amministrazioni di questo versante e dei cittadini e studiosi interessati all’argomento. In pratica si è trattato di ricostruire il reticolo architettonico dei siti storici di questo versante. I cui risultati sono stati illustrati nel ciclo di conferenze molto partecipate condotte a Marina di Campo. Si è trattato principalmente della torre d'osservazione di San Giovanni, della pieve romanica di San Giovanni a Campo e la chiesa di San Niccolò, degli apparati difensivi degli Appiani con alcune chiese trasformate in fortificazioni come San Niccolò a San Piero e la chiesa di Sant'Ilario. Si è trattato di interventi eseguiti dal Gruppo La Torre, in collaborazione con l'amministrazione comunale di Campo, degli studenti della Sapienza Fabio Quici, Adriana Caldarone, Alexandra Fusinetti, Maria Laura Rossi, accompagnati dal loro docente Tommaso Empler, in sinergia con il circolo culturale le 'Macinelle' di San Piero. E proprio i Principi Appiani di Piombino è stata la scintilla che ha fatto scoccare l’interessamento del Gruppo di Campo alle sorti della fortezza del Giove. Il castello si presentava in forma rettangolare con un torrione. L'opera era completamente circondata da un fossato secco. La volle, nella struttura come è giunta a noi, nel 1459 Jacopo III° Appiano, principe di Piombino. “Lo scopo – dice Giorgio Giusti, presidente della Torre – era quello di arginare gli attacchi turchi sempre più frequenti e distruttivi. Ci rendiamo disponibili a una fattiva collaborazione con tutte le associazioni interessate e in particolare con l'amministrazione, sì da poter concordare un piano di intervento che preveda un sopralluogo teso a valutare la pulizia esterna dell'immobile e successivamente il rilievo a mezzo scanner Laser da parte degli studenti di Empler, in modo da raccogliere dati da proporre alla Soprintendenza per ipotizzare un intervento indispensabile - conclude - per arrestare il progressivo degrado e la perdita di un bene architettonico così prezioso per la storia del territorio elbano”. Ecco i recapiti di Giorgio Giusti: cell.377/4243714; mail: giorgioelga@tiscali.it.

mercoledì 2 settembre 2020

Sos: salviamo la Torre del Giove

 


Un appello, l’ennesimo, lanciato sui social per mobilitarsi al fine di salvare la Torre del Giove che sta inesorabilmente franando. È bastata che un riese doc, Maurizio Specos, residente in continente, ma sempre legato affettivamente al suo paese dove è nato facesse una scarpinata, si inerpicasse per lo stradello che conduce alla sommità della collina dove insiste la Torre, facesse una serie di foto che testimoniano del degrado perché immediatamente partisse la richiesta di far qualcosa, di mobilitarsi per impedire che questo monumento storico finisse in un cumulo di macerie. Non è del resto l’unico monumento di questa zona che è stato lasciato al degrado. Anche della chiesetta di San Quirico (quella che assistette alle scorribande del famoso pirata Khair-ed-Din, detto Barbarossa, nel corso delle quali rase al suolo il villaggio di Grassera nel 1534, come ricorda una lapide dietro l’altare maggiore della chiesa di Rio nell’Elba e mai più ricostruito. Ma la leggenda racconta che alcuni abitanti riuscirono a sottrarsi alle grinfie turchesche trovando rifugio proprio nella Torre che, data la sua posizione, fu inespugnabile per i pirati. E proprio Maurizio Specos posta questo commento sulla pagina Fb di ‘Rio Elba, com’eremo’: “La Torre o il Castello del Giove si sta sgretolando giorno dopo giorno. Se non si interviene in tempi relativamente brevi, una parte importante della nostra storia se ne andrà perduta. Il mio vuole essere un appello accorato all'amministrazione del Comune di Rio, oggi unificato, affinché si adoperi per trovare i finanziamenti e un progetto di restauro appropriato. Mi piacerebbe che molti riesi ed elbani tutti, si unissero a questo appello”. E i riesi hanno risposto positivamente. Ma c’è molta poca fiducia, basandosi su quanto è successo finora e che fine hanno fatto precedenti appelli. Uno di questi, sempre sui social era stato lanciato dal blog “Il Vicinato”. Però, dopo tanto rumore, non è accaduto mai niente di positivo. Ha scritto nei commenti Paolo Paoli: “Non siamo riusciti a mettere in sicurezza la fornace di Nisporto, figurarsi cercare di intervenire sulla torre del Giove. Ci vorrebbero stanziamenti milionari. Oppure almeno un sottosegretario come sindaco”. Ha aggiunto Marcello Squarci: “Basterebbe intanto iniziare a ripulirlo dalla vegetazione che lo sta avvolgendo e sgretolando, magari unendo le forze tra parco naturale, comune, proloco, anche con l'aiuto di volontari se necessario. Poi valutare un piano di recupero. È un vero peccato – conclude - che tra gli enti si è ancora preso l'impegno solo di ripulirlo. È un luogo storico, panoramico e facilmente raggiungibile da tutti”.

venerdì 28 agosto 2020

L'Elba, ai tempi del Covid19, è giovane

 Un'estate, quella del 2020, all'insegna dei giovani. Mai così numerosi all'Elba, se si considerano gli ultimi anni. Effetto, dicono alcuni operatori turistici, delle norme che hanno soppresso o contenuto viaggi all'estero. Ma dopo mesi di lockdown, in tanti (nella maggior parte ragazzi) non hanno saputo rinunciare alle vacanze in riva al mare elbano. Si è trattato, è vero, di soggiorni della porta accanto, su un'isola facile da raggiungere. Anche in scooter. «Abbiamo lavorato sodo - esordisce Adamo Spinetti, titolare del Convio di Cavoli, uno dei luoghi cult per i giovani che arrivano all'Elba - per raggiungere questi risultati. Non è stato facile. Ma ci siamo impegnati al massimo per garantire divertimento e una giusta atmosfera a tutti i nostri giovani, nel rispetto delle norme governative».«Non abbiamo fatto mancare la musica sulla spiaggia - continua - grazie alla collaborazione di diversi dj nostri amici che ci hanno fornito il materiale. Tutti i giorni e tutte le sere prepariamo con i nostri chef gli apericena che sono molto apprezzati. Continueremo a farlo per tutta la stagione e per la risposta che abbiamo la cosa è molto gradita. Spiaggia, mare e musica moderna sono questi i nostri principali ingredienti. Da quando è iniziata la fase 2 della pandemia mi sono arrovellato il cervello per offrire degli eventi che fossero all'altezza del nostro target del Convio. Non ci dormivo neppure la notte. Ma alla fine il nostro impegno è stato premiato e abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissi. Forse anche andando oltre. Adesso stiamo programmando la prossima stagione. Siamo in contatto con i dj nazionali, con i responsabili delle trasmissioni di musica di Rai2 e radio 105. Il fine è di programmare eventi futuri che siano di gradimento ai giovani che decideranno di ripetere il prossimo anno l'esperienza che hanno goduto quest'estate. Mi sia infine consentito di ringraziare pubblicamente l'amministrazione comunale e le forze dell'ordine sempre presenti e sensibili ai bisogni del territorio».Spinetti ha intuito che questa marea di ragazzi dovrà essere pilotata e incoraggiata a scendere sull'Isola anche per l'avvenire. «Mi pare chiaro - aggiunge Nadia Mazzei, assessora al turismo di Portoferraio - che bisogna creare eventi non solo per conoscere le nostre ricchezze naturalistiche, l'atmosfera unica di piazzette e vicoli pittoreschi, ma anche quelle culturali. Il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte giunge a proposito per la prossima stagione. Oltre allo sport che può costituire un'ottima attrattiva per i ragazzi». Anche Massimo De Ferrari, presidente degli albergatori, la pensa allo stesso modo. «Bisognerebbe prevedere - dice - strutture sportive sull'esempio di Forte dei Marmi, come palestre e campi da gioco. Poi bar dove si possa ascoltare della buona musica. Infine piste di go-kart, di pattinaggio e quant'altro. Tutti luoghi destinati a loro». I ragazzi, dunque. In giro per l'Italia viene scaricata su di loro la responsabilità dei nuovi contagi. All'Elba, invece, i giovani - che non si vedevano da tanto tempo - hanno vivacizzato inaspettatamente la stagione turistica nell'anno del Covid. «Ci auguriamo - conclude Gabriele Rotellini, titolare del campeggio 'Valle Santa Maria' di Lacona - che i ragazzi conservino un buon ricordo di quest'estate così travagliata passata da noi. E quando saranno più grandi, decidano di venire in campeggio a Lacona con la famiglia, visto che la nostra struttura lavora con nuclei familiari».


venerdì 21 agosto 2020

Una balena azzurra in mostra alle Galeazze

 «Quando sarà ultimato, sarà il modellino su scala uno a uno più grande al mondo. Unico in tutto il Pianeta». Giampiero Sammuri, presidente del Parco nazionale, non nasconde la sua soddisfazione davanti a Sergio Costa, ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, quando, nell'ultima sua visita all'Elba, ha annunciato la realizzazione della ricostruzione della balenottera azzurra che sarà esposta al pubblico nell'erigendo Museo del Mare, ricavato dalla ristrutturazione e riconversione dell'arsenale mediceo della Galeazze, oggi trasformato in centro commerciale e artigianale. «Un'altra ricostruzione in verità - ha continuato sempre il presidente del parco nazionale - si trova in Cina, a Hangzhou a circa 200 km di Shanghai. Però è di 24 metri. Quello che abbiamo in programma di realizzare noi sarà una balenottera di 29, 90 metri, stando alle conclusioni cui sono pervenuti gli studiosi che si sono dedicati a questo magnifico esemplare marino. Non è mai esistito sulla faccia della Terra un animale più grande di questo. Neppure i dinosauri sono arrivati ad avere tali dimensioni. Sono sicuro che costituirà una forte attrattiva e richiamo di studiosi del mare o semplicemente di curiosi nonché semplici turisti che vorranno vedere con i propri occhi le dimensioni di questo magnifico esemplare di mammifero marino». La balenottera, dunque, il punto di forza del Museo del Mare. O meglio del Centro di interpretazione dedicato al Santuario Internazionale dei Mammiferi Marini Pelagos, come si legge nel protocollo d'intesa che è stato recentemente siglato dal Parco in qualità di ente promotore dell'iniziativa e dall'ordine degli architetti paesaggistici della Provincia di Livorno. Nel protocollo si evidenzia come «questa collaborazione costituisca una opportunità per far conoscere un modello di concorso di progettazione che il consiglio nazionale degli architetti paesaggisti sta promuovendo sull'intero territorio nazionale, in linea con le più avanzate esperienze internazionali. Il modello potrebbe rappresentare non solo un momento di crescita della cultura collettiva sui temi dell'architettura e della trasformazione delle realtà urbane e territoriali. Ma anche l'occasione migliore per individuare e scegliere i progettisti, stimolando al tempo stesso la committenza verso un ruolo attivo nella ricerca della qualità degli interventi pubblici». Il progetto è stato approvato dall'amministrazione comunale, intuendo le potenzialità di sviluppo e richiamo per l'economia e l'indotto isolano. «Fin da subito - dice Leo Lupi, assessore ai Lavori pubblici - abbiamo accolto la proposta. Si tratta di un grosso investimento che recupererà un nostro monumento storico». Il progetto si articola in due strutture. Nella prima verrà collocata la ricostruzione di un modello in scala reale della balenottera azzurra, della stessa lunghezza misurata con accuratezza scientifica. Nella seconda si svilupperà invece il Centro vero e proprio con l'esposizione di modelli di altri cetacei (orche, delfini, stenelle), di strutture multimediali che raccontino la biodiversità del mediterraneo, una sala video, l'ingresso e il bookshop con punto vendita di prodotti tipici dell'Elba. Il presidente Sammuri conclude: «Data l'importanza storica e artistica delle Galeazze, per la realizzazione del Centro abbiamo mirato al più alto e autorevole livello progettuale. Per questo abbiamo pensato all'Ordine degli architetti della Provincia di Livorno».

venerdì 7 agosto 2020

Greenpeace Italia difende il Mediterraneo

 

Si è conclusa la spedizione "Difendiamo il mare" di Greenpeace Italia. La barca Bamboo della Fondazione Exodus di don Mazzi, partita il 16 luglio da Porto Santo Stefano, è rientrata all'isola dell'Elba con a bordo i ricercatori dell'Istituto Tethys impegnati con Greenpeace in attività di monitoraggio dei cetacei tra Mar Ligure, nord della Corsica e Isola d'Elba. L'area del Santuario dei Cetacei si conferma di valore unico per i cetacei del Mediterraneo. Durante i cinque giorni di monitoraggio con il supporto scientifico dell'Istituto Tethys, sono stati osservati 128 animali appartenenti a quattro specie diverse: balenottera comune, tursiope, stenella striata e grampo. L'impatto delle attività umane è però evidente: durante gli avvistamenti sia di tursiopi, sia di balenottere comuni sono stati studiati, tramite foto identificazione, individui con pinne dorsali amputate a causa dell'interazione con attività umane, probabilmente pesca o imbarcazioni. Nell'area è stato osservato un elevato traffico marittimo e la costante presenza di plastica in mare. Dieci gli avvistamenti di stenelle, piccoli delfini pelagici, osservati in gruppi con una media di circa dieci esemplari; tre gli avvistamenti di tursiopi, delfini con abitudine più costiere, osservati in gruppi fino a 25 individui; in entrambe le specie è stata osservata la presenza di piccoli tra cui due nati da poche settimane. Di particolare interesse scientifico l'avvistamento di grampi, specie stabilmente presente per 25 anni nella zona occidentale del Santuario e per la quale si è osservato un drammatico declino negli ultimi 6 anni, e di un gruppo di tre balenottere comuni, il secondo animale più grande al mondo, che qui migra in estate per alimentarsi. Si stima ne siano rimasti solo tremila esemplari in tutto il bacino del Mediterraneo. "Il nostro mare e i suoi abitanti - dice Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace - ci stanno chiaramente mandando una richiesta di aiuto. Per proteggerli vanno definite norme precise per fermare le attività umane più dannose, a cominciare dall'inquinamento da plastica, vanno aumentati i controlli e istituite nuove aree marine protette. Se l'Italia è seria rispetto all'impegno a livello internazionale di proteggere entro il 2030 il 30 per cento dei nostri mari inizi dal Santuario sviluppando precise misure di tutela e non lasci che questo parco esista solo sulla carta". “Il Santuario dei cetacei – conclude Marina Costa del Tethys - è un'area di cruciale importanza per la sopravvivenza di balene e delfini del Mediterraneo. Purtroppo, nonostante sia un'area protetta, la pressione dovuta alle attività umane è fortissima. In questo contesto, la ricerca a lungo termine è fondamentale per capire lo stato di conservazione dei cetacei e la risposta ai cambiamenti ambientali e antropici al fine di sviluppare misure di tutela che mitighino l'impatto delle attività che più minacciano questi animali, come il sovrasfruttamento della risorsa ittica, l'intenso traffico marittimo, le collisioni con le grandi imbarcazioni, le catture accidentali nelle reti, l'inquinamento".

venerdì 31 luglio 2020

Si gira in Città "Un'estate all'Elba"

Ciak, si gira in Darsena medicea. Il motore della cinepresa è cominciato a funzionare attorno alle 10,45 di ieri, esattamente al molo Elba, di fronte a Porta a Mare. Sono le prime riprese cinematografiche di "Un'estate all'Isola d'Elba", il telefilm per la televisione tedesca Zdf che saranno trasmesse in Germania nel gennaio/febbraio 2021. La troupe si è fermata al molo Elba, proprio nel punto in cui furono registrate, nel settembre 1997, alcune scene dello sceneggiato televisivo per Rai2 "Il primo cittadino" (settembre 1997) con Tullio Solenghi. E quando il regista diceva «action» la città si doveva fermare. Però contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si è verificato quel disagio che comporta l'interruzione della circolazione nell'unico accesso alla Città Loreno-medicea. La fila di macchine che si formava in Darsena durava non oltre uno minuto.Merito anche degli addetti della 'Viola film' di Roma presso la quale il cast tedesco si era appoggiato per scegliere le location e gestire le fasi preparatorie delle scene previste dal copione. E non sono mancati anche i curiosi che hanno voluto riprendere alcuni momenti di posa di attori e comparse. «È una festa di colori - ha commentato Edoardo Corsi, che gestisce con il padre il ristorante "Garibaldino" che si affaccia proprio in calata - Ma anche allo stesso tempo un movimento di persone che fa vivere il nostro centro storico». Anche Antonio Zurlo, barman dello storico bar Roma di piazza Cavour la pensa alla stessa maniera: «In fin dei conti - ha commentato - si tratta soltanto di alcuni giorni e poi tutto torna alla normalità. L'importante è farsi conoscere nel continente europeo nei paesi di lingua tedesca».Dopo una ventina di minuti durante i quali è stato occupato il molo Elba, lo staff si è spostato in piazza Cavour, all'inizio di via Cavalieri di Vittorio Veneto. Daniele Sandolo, titolare del negozio 'Punto e virgola' si è affacciato sulla soglia della bottega per assistere a questo spettacolo. «È un evento - ha ammesso - che depone a favore della nostra città, sperando in una sua rinascita. Ma poteva essere prevista una cosa del genere in bassa stagione e non ora».«In verità - ha puntualizzato Claudio Della Lucia responsabile della Gat a cui la Viola film si era appoggiata - il periodo delle registrazione era previsto per aprile/maggio. Tutto sarebbe andato nel verso giusto se non ci fosse stato il Covid-19 che ha sconvolto i piani. Comunque sia, questa è la prima produzione cinematografica che riparte dopo le norme delle fine di giugno di quest'anno. E' circa un anno che lavoriamo al progetto. Abbiamo fornito le guide per accompagnare gli scenografi a scegliere le location. Ora stiamo supportando l'organizzazione e la logistica».«Questa poteva trasformarsi in un'occasione assai appetibile per la nostra amministrazione comunale - ha aggiunto Sandolo - per abbellire il nostro centro storico. Bisogna renderlo appetibile per richiamare turisti e trasformarlo in una chicca, sia dal punto di vista del decoro urbano, sia per le condizioni generali in cui versano alcune vie interne. Senza poi far riferimento al pendolino Chicchero da San Giovanni in Darsena, sempre sbandierato dagli amministratori e mai decollato come tutti si sarebbero aspettato. Se la Città medicea, nell'immaginario collettivo, rappresenta questo richiamo, abbelliamola ancora - conclude - e salviamola dal degrado».Oggi la troupe si sposterà al centro De Laugier e in Salita Napoleone; per passare poi alla villa de' Mulini -

lunedì 27 luglio 2020

Un impainto termale a Cavo

Da oggi gli uffici comunali potranno redigere il bando per la concessione dell'uso delle acque termali di Cavo, grazie all'adozione della variante urbanistica votata, ieri pomeriggio, dalla maggioranza e dal consigliere di ViviRio(i due consiglieri di Terra Nostra hanno votato contro). La localizzazione delle strutture è compresa tra Le Paffe e San Bennato, a Cavo. Lo ha annunciato lo stesso sindaco Marco Corsini durante i lavori della seduta, aggiungendo che la giunta è disponibile ad accogliere eventuali proposte alternative all'individuazione del sito dove dovrebbe andare a sorgere la struttura termale.«È da tanto tempo - ha aggiunto il primo cittadino - che si parla di terme a Cavo. L'attesa è diventata messianica per un territorio da una parte compresso dal Pit e dall'altra dal parco nazionale. In tutto questo periodo si sono avvicendate ipotesi le più fantasiose come quella di realizzare un centro termale a Cala Seregola, solo da poco tempo è passato al Comune. Noi invece siamo dell'opinione che il centro debba essere realizzato a Cavo, come abbiamo scritto nel nostro programma elettorale. E pensare invece per Cala Seregola un opportuno piano di sviluppo e riutilizzazione delle volumetrie esistenti».Corsini è passato poi a illustrare il piano strategico che riguarda questa importante frazione balneare del Comune di Rio. «Per la prima volta rispetto al passato - ha aggiunto - disponiamo di un disegno generale di previsione urbanistica sul nostro territorio. Per la prima volta c'è un investitore privato disposto a mettere in campo ingenti risorse (si parla di cifre superiori a dieci milioni di euro) che ci appare motivato e professionalmente competente per realizzare infrastrutture che l'ente pubblico non è in grado di portare a termine».Ci sarebbero anche ricadute in termini occupazionali. Corsini cita dati che prevederebbero una presenza annuale di ospiti a Cavo di 30mila unità e in termini occupazionali da 50 a 120 addetti fissi. «Il percorso amministrativo che sarà avviato dopo l'approvazione della variante semplificata al Piano Strutturale e al regolamento urbanistico - ha proseguito il sindaco - sarà lungo e impegnativo, con negoziazioni con la Regione. La presenza di una struttura termale in questo quadrante del territorio insulare - ha concluso Corsini - sarà vitale non solo per la frazione di Cavo che rappresenta il punto dell'isola più vicino al continente, ma anche per tutta l'Elba».Al momento della votazione dei consiglieri si è resa necessaria la sospensione della seduta per un chiarimento delle procedure da rispettare tra il presidente del consiglio comunale Mattia Gemelli e il segretario a scavalco Rossano Mancusi. Al rientro in aula il capogruppo di Terra Nostra Umberto Canovaro ha dichiarato di votare contro, pur giudicando valida la proposta di realizzare il centro termale a Cavo. «Dal nostro punto di vista - ha concluso - l'amministrazione è partita con il piede sbagliato. Il nostro parere negativo è solo nel merito, ritenendo che si poteva impostare il piano in maniera diversa».