PORTOFERRAIO
Un patrimonio artistico lasciato nei magazzini a
invecchiare. O a ricoprirsi di polvere, in attesa che gli enti preposti
decidano concordemente di rendere fruibile alla collettività il bene del quale
sono in possesso. E’ la storia della statua lignea di Sant’Antonio da Padova
che da anni si trova nel deposito della biblioteca Foresi, al centro De
Laugier. Gli fa compagnia il lapidino di circa 80 centimetri, con il simbolo
mariano bello in mostra (lettera A sovrapposta a una M) che stava sopra
l’ingresso del tempietto, rinvenuto per caso nel settembre dell’anno scorso da
Paolo Cassini. Ambedue provengono dalla cappella votiva dell’ex tonnara
dell’Enfola, attuale sede del parco nazionale dell’arcipelago toscano. Il quale
annunciò, alla fine del mese di settembre 2017 che, grazie alla collaborazione
con gli Amici dell’Enfola e il Comune di Portoferraio, era terminato il
restauro di quella che fu la Cappella della Madonna del Rosario, a ridosso
dell'arsenale della tonnara. A fianco la sagrestia e il magazzino del sale. La
cappellina era arricchita sull’altare da una tela raffigurante la “Madonna del
rosario con san Domenico” e, in una nicchia sulla destra dell’altare stesso,
dalla statua lignea di Sant’Antonio da Padova. Al lato erano murate le lapidi
di Fortunato Senno (1746-1823), figlio di Pellegro, affittuari della tonnara.
Il complesso era abitato per soli alcuni mesi all’anno dai tonnarotti che
vivevano come in una piccola comunità, in cui non poteva mancare l’elemento
religioso. Il quadro restaurato lo si può ammirare oggi nella chiesa di San
Giuseppe di Carpani, sotto la cui giurisdizione ricade la frazione dell’Enfola.
Dipinto e statua sono stati restaurati grazie alla Fondazione Cassa di Risparmi
di Livorno, in occasione della “Quinta settimana dei beni culturali e
ambientali”, organizzata nell’aprile 2009. Dopo la presentazione al pubblico
sorse il problema in quale sito collocare le opere d’arte. La soluzione più
scontata apparve la vecchia cappellina dell’Enfola, che però nel frattempo era
divenuta un magazzino. Comune di Portoferraio, Soprintendenza, Curia di Massa
Marittima-Piombino e ‘Amici dell’Enfola’ concordarono di affidare la statua
alla biblioteca Foresi, in attesa che si eseguissero i lavori di restauro della
piccola cappella. E lì, a tutt’oggi è rimasta. Si tornò a parlare di queste due
opere d’arte nel 2010 per mezzo di una classe della media Pascoli dell’allora
insegnanti Marisa Sardi e Rita Rossi che condusse un’indagine approfondita. La
scultura presenta il santo da Padova che tiene in braccio il Bambinello. “Non
si conosce l’autore – si legge nella relazione degli studenti – dell’opera
risalente al XVII secolo, ma è lecito pensare che sia genovese, come i
proprietari della fabbrica, la famiglia Senno”. La statua presenta il retro
liscio e vuoto. Il che fa pensare che in precedenza era una polena, che poi fu
usata nella chiesetta dell’Enfola. Veniamo al quadro. Il trittico della
“Madonna del rosario”, con san Domenico e san Pietro Martire (in alcuni casi
con santa Caterina da Siena) di origine domenicana, apparve la prima volta a
Colonia ed ebbe una grande diffusione nel XVII secolo. Nella tela dell’Enfola è
rappresentato solo san Domenico con la stessa sulla testa, simbolo della luce
che illumina le menti, secondo la tradizione dei Catari. Conclude la relazione
degli studenti: “Queste opere sono un bene artistico da apprezzare e da
tramandare ai posteri”.