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sabato 28 gennaio 2017

Gli albergatori dell'Elba alle fiere del turismo europeo

L’Isola d’Elba in vetrina all’expo svizzera del turismo. L'ultimo salone delle vacanze frequentato dagli albergatori elbani è stato a Zurigo, alla 'Fespo', la fiera turistica internazionale. Sicché, dopo la “Fieren Messe” di Vienna e la Fiera di San Gallo in Svizzera, ecco un altro importante evento in terra svizzera. «La Fiera di San Gallo che si è appena conclusa - afferma Alessandro Gentini, vice presidente degli albergatori isolani - diventa sempre più importante per tante ragioni. Non ultima è che il cantone in cui ha sede la fiera è tra i più ricchi della Svizzera e molti sono i visitatori che provengono da qui. Quest'anno sono stati aggiunti altri spazi per poter ospitare i ben 440 espositori provenienti da ogni parte del mondo. L’Italia era molto ben rappresentata dalle solite regioni virtuose che si impegnano a promuovere i loro territori in maniera sempre più efficace. Ma oltre alle Regioni (Toscana esclusa), erano presenti molte amministrazioni comunali, consorzi d’area e aziende. Per gli espositori italiani quest’anno è stata creata un’area speciale chiamata Piazzetta Italia, dove sono state raggruppate la maggior parte delle aziende italiane, creando un’area dedicata di riferimento». Occasione per distribuire materiale informativo, visto che la maggiore isola della Toscana costituisce una destinazione molto richiesta. «E' avvenuto anche - continua il vicepresidente - che si siano presentati allo stand molti ospiti che, pur frequentando l’Elba da decenni, per salutarci e gustare i prodotti che oramai costituiscono un brand benvoluto». Non sono poi mancate le curiosità. Come quella di dire dove si trovasse l’Elba. «In diversi - aggiunge Gentini - ci chiedevano se l’Elba era in Francia o in Grecia. Noi abbiamo cercato di raccontare al meglio la nostra Isola, usufruendo anche delle immagini proiettate sullo schermo. La Svizzera rappresenta per noi un mercato straordinario da espandere, secondo mercato in termini assoluti, ma il primo in proporzione». Quest’anno gli albergatori puntano molto sul festival musicale “Magnetic Festival” organizzato dalla Maggy Art, in cartellone a luglio, nelle vecchie miniere di Capoliveri. Il consorzio ha preparato per questa manifestazione un pacchetto speciale. «L’iniziativa - conclude Gentini - è sostenuta economicamente dalla signora Schindler che da anni ama e frequenta Capoliveri. A lei un sentito ringraziamento. L'accordo con Sky Work che coprirà la linea aerea con Zurigo nel 2017 consentirà di recuperare una parte delle presenze perdute nel 2016, quando l’Elba è rimasta scoperta di importanti collegamenti aerei».

Cavo, terme sì... o no??

La frazione di Cavo, da punta di diamante per l'ex comune minerario di Rio Marina per quanto riguarda lo sviluppo di aziende turistiche prevalentemente a conduzione familiare, a zona depressa dal punto di vista economico: il passo è stato celere. Una mano (forse) a far precipitare le richieste di soggiorno nella famosa località balneare del versante nord est dell'Isola è stato, nei primi anni del Duemila, il ripascimento dell'intero sviluppo costiero con materiale di scarto proveniente dal comparto minerario. Fatto sta che, a ogni mareggiata, il mare sollevava il fondo marino con il risultato finale di trasformare l'acqua, prima così tersa e limpida, in una poltiglia fangosa, per nulla invitante a farci il bagno. A chiudere il quadro, la crisi strisciante che ha investito l'Europa e l'Italia e che ha decimato i clienti abituali che si fermavano (fino negli Settanta-Novanta) anche per quindici giorni nelle strutture alberghiere che qui erano sorte. Erano a conduzione familiare, dove si poteva trovare cordialità, accoglienza e buona cucina, quella semplice fatta a chilometro zero, quando neppure si parlava di questa formula, eppure qui si praticava. La famiglia aveva il proprio orticello da cui prelevava, pomodori, verdure e altri prodotti dell'orto che venivano serviti in tavola. E il pesce appena pescato dal capofamiglia. Oggi niente è rimasto così. Che Cavo avesse la vocazione a essere una località turistica lo si era intuito fin dagli inizi del secolo scorso, quando il concessionario delle miniere Tonietti la elesse come luogo di villeggiatura per sé e per la sua famiglia, erigendo una villa sul mare con relativo porticciolo. La frequentarono personaggi del calibro di Marinetti e Simenon. Oggi le cose sono cambiate. I suoi abitanti chiedono maggior attenzione all'amministrazione comunale e investimenti sulla frazione che possano garantire prosperità e benessere. L'ultima assemblea che si è tenuta, nei giorni scorsi nei locali della Misericordia alla presenza degli amministratori, ha evidenziato questo. Fino ad arrivare alla novità assoluta: la richiesta di realizzazione, cioè, di un impianto termale, sfruttando l’acqua calda a 47,7 gradi che fuoriesce dal pozzo di Valle Baccetti (portata di 12 litri al secondo) che rappresenterebbe la chiave di volta dal punto di vista del rilancio economico non solo della frazione di Rio Marina, ma dell’intero versante ex minerario. Più facile a dirsi che a farsi, se non ci fossero le solite pastoie burocratiche. Ma l'assemblea ha lanciato un segnale: tutti (amministratori e amministrati) hanno concordato nel voler fare sistema. Non più, dunque, critiche. Bensì proposte di collaborazione. I dati ricordati nel corso della riunione sono purtroppo noti: attività artigianali e commerciali che chiudono. Giovani che non hanno prospettive col rischio di vedere la frazione di Cavo sempre più depauperata di forze per il ricambio generazionale. «I contraccolpi della crisi economica che ha investito il nostro Paese - ha aggiunto il vicesindaco, Giovanni Muti - si sono fatti sentire anche qui. Cerchiamo, insieme, di invertire la tendenza per uscire da questo stato delle cose». Scontato che alla fine si finisse di parlare delle terme e del loro eventuale posizionamento. Non c'è una persona a Cavo che si sia pronunciata a favore di Cala Seregola, nell’ex comparto minerario, la zona che dista dal centro abitato circa 6 chilometri ma che avrebbe di contro la giusta volumetria di fabbricate esistenti. «Ma c'è un problema - ha messo la mani avanti Galli - bisognerebbe ottenere dal Parco che ne è proprietario il cambi di destinazione d’uso. Passaggio che non è facile raggiungere, visto che se ne parla da tempo senza riuscire a portare a casa qualcosa a noi favorevole». Tutti i cittadini presenti in sala hanno espresso il loro parere secondo cui l’erigendo stabilimento non debba essere discosto dal centro abitato. Le ex cave delle Paffe, un sito abbandonato dalle miniere e mai però recuperato dal punto di vista ambientale, potrebbero essere l’ipotesi più praticabile. «Ma il luogo - ha puntualizzato il sindaco di Rio Marina - ricade sotto le direttive del Pit regionale che stabilisce di non erigere nuovi fabbricati nei primi trecento metri dalla riva del mare». Un nodo gordiano di difficile scioglimento. «Il nostro impegno - ha incalzato Giovanni Muti - è quello di dare risposte certe ai cittadini, rispondere alle loro esigenze e ai loro bisogni. Per questo continueremo a lavorare per vedere di realizzare il progetto termale, sperando di non impiegare tempi biblici». Alla riunione anche Fabrizio Baleni: «Non ho parlato come consiglieri di minoranza - ha detto al termine dell’assemblea - ma da semplice cittadino che vuole risolvere i problemi per il bene di Cavo. Non sono tanto d’accordo con il sindaco Galli quando dice che niente vieta che gli imprenditori locali possano usufruire dell’acqua calda per le loro necessità. Bisogna andare nella direzione di costruire lo stabilimento termale. Poi - ha concluso - viene tutto il resto».