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domenica 2 febbraio 2014

Più attenzione per convivere con un territorio così a rischio


 Sembra l’apocalisse. A scorrere le notizie che ci arrivano da ogni parte della Penisola, nelle località colpite da alluvioni o investite dalle continue piogge, pare che non ci sia scampo. Diventa palpabile la constatazione che si abbia a che fare con forze scatenate da Titani, irati nei confronti degli uomini e per questo degni di essere flagellati e colpiti così duramente. Quando piove così in abbondanza, c’è pericolo che torrenti e i maggiori fiumi del Paese tracimino, che l’acqua invada le case, lasciando devastazioni e anche morti. Non c’è scampo per nessuno. Sembra che non sia mai successo che piova così durante le stagioni invernali. Ma non sarà mai avvenuto prima una situazione del genere? Perché solo adesso, nel Terzo Millennio, la pioggia deve significare morte e distruzione? Che sia la prova dell’Apocalisse finale annunciata dai Profeti?
   Ora, senza scomodare citazioni bibliche e maghi di ogni ordine e grado, ritengo che questa sia la dimostrazione dello scarso interesse o pessima attenzione che l’uomo ha posto nei confronti dell’ambiente. Se si va a vedere dove si trovano geograficamente le zone colpite dalle calamità naturale, ci accorgiamo che, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di non curanza, faciloneria, oppure di un gioco troppo azzardato che è sempre riconducibile però all’uomo. 
In parole povere abbiamo perso o più semplicemente abbiamo dimenticato quel filo invisibile che gli anziani ci avevano consegnato e che ci legava al territorio: sapere leggere la natura nella stessa misura come fanno gli animali che l’abitano, per stabilire una relazione duratura con esso. 
Ma quando non ci poniamo su questa lunghezza d’onda e costruiamo senza attendere che ci diano il permesso, tanto poi alla fine pagando una sopratassa, si chiede il condono dell’abitazione, quando non rispettiamo le regole idrogeologiche del nostro habitat e facciamo sì che le nostre città si espandano nelle zone cosiddette alluvionate, allora perché prendersela con il tempo che ci regala così tanta pioggia? Alla stessa maniera delle strade. Oggi ci si riferisce agli ingegneri, ma non erano forse i Romani che quando si trattava di segnare una via di comunicazione facevano andare avanti gli animali, sicuri che da dove passavano loro ci si poteva avventurare? 
Non dico adesso che dobbiamo rifarci a questi esempi, ma avere una maggiore attenzione attorno alle caratteristiche del suolo che dovrà sostenere un traffico automobilistico, la si dovrà esigere, per evitare che ci siano smottamento o improvvisi cedimenti di carreggiate.
   Alla fine di tutto questo concludo dicendo che è necessario che si abbia una cura del nostro ambiente. Abitiamo un Paese dalla geografia inusuale, con caratteristiche proprie: diventa prioritario allora l’insegnamento nelle scuole dell’educazione all’ambiente, alla sua conoscenza e alla sua valorizzazione, nel senso della vita e non perché debba regalare la morte e la distruzione a così tante persone.