Cerca nel blog

venerdì 20 marzo 2020

Rifacimento delle facciate della reggia di Napoleone Bonaparte

Si lavora alla reggia imperiale dei Mulini. È il lotto dei lavori che prevedono la sistemazione e la ristrutturazione delle facciate della residenza imperiale napoloenica. Compreso le grondaie e anche parte della copertura. In specie quella che è stata danneggiata nel corso dei recenti fortunali. «Si tratta di un'iniziativa - ci ha detto l'assessore alla Cultura di Portoferraio, Nadia Mazzei - adottata e presa in toto dal polo museale della Toscana. Noi non siamo stati messi al corrente di quanto era in programma realizzare». Così, approfittando della chiusura forzata del museo (come del resto tutti gli altri musei dell'Elba e della Toscana) a causa del coronavirus, il polo museale toscano ha affidato l'intervento di ripristino a una ditta specializzata nel recupero di luoghi d'interesse artistico e storico, come lo è appunto la villa de' Mulini. «Abbiamo chiesto più volte di intervenire - ha spiegato una custode addetta alla sorveglianza del museo - dopo le nostre segnalazioni. Le grondaie erano pericolanti, ridotte in quella maniera a causa dell'accanimento del vento che da queste parti soffia con una certa insistenza. Erano anche arrivati da Firenze per effettuare un sopralluogo e per rendersi conto dell'entità dell'opera». Un sospiro di sollievo che dimostra l'interesse del Polo museale toscano per la conservazione e il buono stato della reggia. La quale, insieme con la 'domus rustica' di San Martino, è fra i siti più visitati dal pubblico non solo della Provincia, ma dell'intera regione. E bisognava che l'intervento fosse realizzato a opera d'arte, dal momento che la facciata, quella che l'ospite vede per primo raggiungendo la residenza, presenta due elementi certo assenti al tempo di Napoleone, ma tuttavia interessanti, come la lapide del 1921, che ricorda la presenza del generale corso e l'orologio solare del 1825. Fu realizzato dal cavalier Mellini per il governatore di Portoferraio, Giuseppe Falchi, che proprio in queste stanze abitava. L'ultimo sostanziale intervento si realizzò a fine luglio 2013 (direttrice allora Roberta Martinelli), in previsione del bicentenario della venuta all'Elba di Napoleone (2014). Fu in quel periodo che furono ripristinate le originali aperture delle porte, le finestre è anche l'intonaco delle stanze interne. Infatti è oggi noto che il colore dominante de' Mulini era il verde. Tale era la maggior parte di panneggi, tende, decorazioni e anche le livree dei valletti. Non si sa se i lavori si estenderanno anche alla corte interna e al giardino, dato che la reggia è chiusa al pubblico.

lunedì 16 marzo 2020

Lo Sgarallino in miniatura

Una scena, l'affondamento del piroscafo Sgarallino, cui ha assistito quando aveva poco più di 9 anni (oggi invece ne conta 86). E'0 la classica esperienza di un fatto di guerra seguita da un bambino. Mai dimenticata. Quasi surreale, se non fosse drammaticamente vera. Lo ha costruito prestando molta attenzione ai particolari. Perché il modellino si avvicinasse il più possibile alla realtà. È la riproduzione in scala del piroscafo 'Andrea Sgarallino', affondato da un sommergibile inglese la mattina del 22 settembre 1943. L'ha pazientemente e meticolosamente costruito Franco Bellosi (86 anni), appassionato di storia locale e membro storico appartenente alla Petite Armée elbana, sempre presente nelle rivisitazioni che vedono protagonista Napoleone Bonaparte all'Elba. Un lavoro certosino il suo, portato a termine con grande passione e determinazione, con l'aiuto del figlio Luca Bellosi, lo stesso che poi ha postato su Fb le foto che pubblichiamo. Infatti spiega il figlio nel post: «Andrea Sgarallino è il nome del piroscafo intitolato a un eroe livornese dei moti del 1848 che fu anche tra i garibaldini della spedizione dei Mille. È legato al più tragico episodio di siluramento di una nave passeggeri avvenuto nelle acque italiane il 22 Settembre del 1943 alle 9,49 davanti alla baia di Nisporto durante la seconda guerra mondiale. Il sommergibile era inglese"». Si tratta di quella che è stata definita la tragedia civile più grande della Marina italiana nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, con circa 300 vittime. «Avevo 9 anni - dice al Tirreno Franco Bellosi - quando avvenne il disastro. Fui il primo che mi resi conto quella mattina della gravità di quanto era accaduto, poco distante da Nisporto. All'epoca la mia famiglia abitava a forte Stella e dalla terrazza si vedeva il mare. La gente aveva pensato che si fosse trattato di un tuono». Difatti non fu una bella giornata quel 22 settembre; Bellosi ricorda che era scirocco. Nubi basse sull'orizzonte. Un'atmosfera cupa, triste. «Forse presagiva - ammette - quello che stava per accadere. Il mare poi non era affatto calmo». In più piovigginava. E tirava vento. «Fu per questo motivo che morirono in tanti, quasi tutti i passeggeri - continua - In quel momento si trovavano in coperta, quando saltò per aria il piroscafo». E poi, quasi sottovoce, aggiunge: «Per tutta la vita ho portato dentro quelle immagini. Non le ho più dimenticate. Sono sempre vive nella mente, nonostante sia passato tanto tempo». Ecco l'ingrediente che gli è servito per realizzare questo modellino. «Aspettiamo che sia passata questa pandemia - conclude - Poi ci attrezzeremo per mostrare l'opera pubblicamente». Per ora è visibile nel suo laboratorio, insieme all'altro modellino che realizzò anni fa, la corazzata "Roma"