Il canovaccio della rievocazione della Leggenda
dell’Innamorata è sempre lo stesso. Identico (o quasi) da trentatré anni. Anche
in occasione dell’edizione di quest’anno (nel 2017 però la commemorazione non
ebbe luogo a causa delle regole sulla sicurezza pubblica, alle quali gli
organizzatori non avevano ottemperato per tempo), come ogni 14 luglio che si
rispetti, circa duecento figuranti, rigorosamente in abiti storici del Cinquecento,
al cenno delle campane della chiesa parrocchiale dell’Assunta, hanno sfilato
per il centro storico del borgo medievale, diretti alla spiaggia
dell’Innamorata (circa cinque chilometri dal paese), luogo che fu teatro della
tragedia che si consumò nel 1534, quando l’Elba era fatta oggetto di
scorribande piratesche e saracene. Fu proprio in occasione di una scorreria del
genere che avvenne l’episodio di sangue che per generazioni e generazioni fu
tramandato oralmente dalla gente del luogo, ogni volta facendo rivivere nella
piccola comunità insulare terrore e orrore. Una storia di amore lunga più di
cinquecento anni che puntualmente, ogni mese di luglio, ripete la sua triste e
malinconia sinfonia. Un canto come il fischio di una balenottera che cerca
inutilmente il suo piccolo. Lorenzo e Maria erano due figli di questo borgo. Il
primo appartenente a una famiglia di possidenti; la seconda invece alla classe
più povera. Normale che le famiglie non vedessero bene questa prossima unione;
soprattutto i familiari di Lorenzo che per lui accarezzavano altre aspettative
e cullavano altri sogni. Ma alla fine trionfò l’amore. Quando tutto era pronto
per i nuziali, ecco che spuntò all’orizzonte una tartana di saraceni. I turchi
depredavano le campagne. Facevano man bassa di qualsiasi avere, spogliando di
qualsiasi bene i contadini isolani. Inoltre sequestravano donne e ragazzi, per
venderli come schiavi ad Algeri. In uno di questi blitz fu fatto prigioniero
Lorenzo. Prima che la scialuppa raggiungesse il battello e salpasse
definitivamente verso il sud del Mediterraneo, Maria, che aveva assistito alla
scena, si buttò in mare per salvare lo sposo promesso. I saraceni, vista la mal
parata, si liberarono dell’ostaggio, buttandolo a mare poiché temevano un
intervento armato della popolazione del luogo, richiamata dalle grida della
ragazza. Dicono che i due fidanzati si raggiunsero e abbracciati sparirono tra
le onde. A futura memoria il luogo si chiamò l’ “Innamorata”, come legame
indissolubile di Maria e Lorenzo con questa terra, e così si chiama tutt’oggi questo
golfo. Anche si è rivissuto questo evento tragico. Una volta che il corteo
storico ha raggiunto la spiaggia, illuminata da mille candele accese, Maria
(quest’anno era rappresentata da Sara Sottocasa) si è tuffata dallo scoglio
della Ciarpa e ha lasciato cadere il suo scialle bianco (appunto la ciarpa) che
è stato poi recuperato dai nuotatori dei rioni. Per questa edizione della
rievocazione della leggenda (forse) più celebre e conosciuta dell’Elba il canto
lirico è riecheggiato fra le onde del mare della baia dell’Innamorata e fra le
note de “Il Corsaro” di Giuseppe Verdi, gli astanti e i convenuti (circa un
migliaio di persone) hanno assistito all’atteso tuffo di Maria nel tentativo
disperato di raggiungere il suo Lorenzo. Poi quattro pescatori a nuoto, in
rappresentanza dei quattro rioni del castello di Capoliveri (Baluardo, Fosso,
Torre e Fortezza) si sono lanciati in una sfida per conquistare la Ciarpa della
bella Maria. «Quest’anno – conclude Michelangelo Venturini, factotum e
organizzatore principale della festa insieme con il Comune e la Pro Loco - la
disfida della Ciarpa sarà intitolata a Gabriello Salvi detto Jimmy, artista
locale recentemente scomparso». Attorno alle 23 sullo scoglio è apparsa
illuminata la scritta “Innamorata”, segnale della fine dei festeggiamenti e
anche l’invito a ritornare in questi luoghi nell’estate 2019, nel segno di
Lorenzo e Maria.