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sabato 21 luglio 2018

Chi non conosce la Leggenda dell'Innamorata?



Il canovaccio della rievocazione della Leggenda dell’Innamorata è sempre lo stesso. Identico (o quasi) da trentatré anni. Anche in occasione dell’edizione di quest’anno (nel 2017 però la commemorazione non ebbe luogo a causa delle regole sulla sicurezza pubblica, alle quali gli organizzatori non avevano ottemperato per tempo), come ogni 14 luglio che si rispetti, circa duecento figuranti, rigorosamente in abiti storici del Cinquecento, al cenno delle campane della chiesa parrocchiale dell’Assunta, hanno sfilato per il centro storico del borgo medievale, diretti alla spiaggia dell’Innamorata (circa cinque chilometri dal paese), luogo che fu teatro della tragedia che si consumò nel 1534, quando l’Elba era fatta oggetto di scorribande piratesche e saracene. Fu proprio in occasione di una scorreria del genere che avvenne l’episodio di sangue che per generazioni e generazioni fu tramandato oralmente dalla gente del luogo, ogni volta facendo rivivere nella piccola comunità insulare terrore e orrore. Una storia di amore lunga più di cinquecento anni che puntualmente, ogni mese di luglio, ripete la sua triste e malinconia sinfonia. Un canto come il fischio di una balenottera che cerca inutilmente il suo piccolo. Lorenzo e Maria erano due figli di questo borgo. Il primo appartenente a una famiglia di possidenti; la seconda invece alla classe più povera. Normale che le famiglie non vedessero bene questa prossima unione; soprattutto i familiari di Lorenzo che per lui accarezzavano altre aspettative e cullavano altri sogni. Ma alla fine trionfò l’amore. Quando tutto era pronto per i nuziali, ecco che spuntò all’orizzonte una tartana di saraceni. I turchi depredavano le campagne. Facevano man bassa di qualsiasi avere, spogliando di qualsiasi bene i contadini isolani. Inoltre sequestravano donne e ragazzi, per venderli come schiavi ad Algeri. In uno di questi blitz fu fatto prigioniero Lorenzo. Prima che la scialuppa raggiungesse il battello e salpasse definitivamente verso il sud del Mediterraneo, Maria, che aveva assistito alla scena, si buttò in mare per salvare lo sposo promesso. I saraceni, vista la mal parata, si liberarono dell’ostaggio, buttandolo a mare poiché temevano un intervento armato della popolazione del luogo, richiamata dalle grida della ragazza. Dicono che i due fidanzati si raggiunsero e abbracciati sparirono tra le onde. A futura memoria il luogo si chiamò l’ “Innamorata”, come legame indissolubile di Maria e Lorenzo con questa terra, e così si chiama tutt’oggi questo golfo. Anche si è rivissuto questo evento tragico. Una volta che il corteo storico ha raggiunto la spiaggia, illuminata da mille candele accese, Maria (quest’anno era rappresentata da Sara Sottocasa) si è tuffata dallo scoglio della Ciarpa e ha lasciato cadere il suo scialle bianco (appunto la ciarpa) che è stato poi recuperato dai nuotatori dei rioni. Per questa edizione della rievocazione della leggenda (forse) più celebre e conosciuta dell’Elba il canto lirico è riecheggiato fra le onde del mare della baia dell’Innamorata e fra le note de “Il Corsaro” di Giuseppe Verdi, gli astanti e i convenuti (circa un migliaio di persone) hanno assistito all’atteso tuffo di Maria nel tentativo disperato di raggiungere il suo Lorenzo. Poi quattro pescatori a nuoto, in rappresentanza dei quattro rioni del castello di Capoliveri (Baluardo, Fosso, Torre e Fortezza) si sono lanciati in una sfida per conquistare la Ciarpa della bella Maria. «Quest’anno – conclude Michelangelo Venturini, factotum e organizzatore principale della festa insieme con il Comune e la Pro Loco - la disfida della Ciarpa sarà intitolata a Gabriello Salvi detto Jimmy, artista locale recentemente scomparso». Attorno alle 23 sullo scoglio è apparsa illuminata la scritta “Innamorata”, segnale della fine dei festeggiamenti e anche l’invito a ritornare in questi luoghi nell’estate 2019, nel segno di Lorenzo e Maria.