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domenica 3 novembre 2019

Gli scavi alla Villa romana delle Grotte

Come è stato per lo scavo alla Villa rustica della piana di San Giovanni, così anche quello alla Villa romana delle Grotte, di proprietà della Fondazione omonima, si è concluso. Finito il primo step del programma biennale che mira alla rilettura del sito storico e alla sua valorizzazione, inserito in un pacchetto di proposte indirizzate a visitatori, per una migliore comprensione della città nelle epoche passate e dell'Elba intera. Ma qualche indicazione significativa è già emersa da questo primo tentativo.Lo ha annunciato la stessa Laura Pagliantini che ha curato la campagna di scavo insieme con Franco Cambi ed Edoardo Vanni. «Quella che noi tutti ritenevamo essere la piscina - ha detto durante la conferenza stampa in cui si è annunciata la chiusura delle attività di ricerca - alla luce di quanto è emerso finora dobbiamo sollevare diversi dubbi. Va bene che le strutture murarie esistenti alte fino a due metri sono state abbattute dai Francesi in occasione dell'assedio di Portoferraio alle fine del Settecento per collocare nella zona dei cannoni sa cui si sparava verso la città, ma non abbiamo intravisto nessun tipo di materiale impermeabile che potesse testimoniare a favore che quella raccoglieva, nel primo secolo d.C, dell'acqua». Allora cosa era? Tutte congetture. Ipotesi che hanno bisogno di essere dimostrate, supportate da reperti che si mette in conto rinvenire in occasione del secondo step della campagna di scavi in programma per la primavera 2020. Il dato rilevante è che la struttura è enorme, complicata da decifrare. Una villa gigantesca che ha avuto il pregio di 'impaurire' (come ha riconosciuto Pagliantini) gli stessi ricercatori senesi, viste le sue proporzioni e considerate le sovrapposizioni, come la buccia di una cipolla, delle generazioni che si sono succedute e hanno vissuto questi luoghi. «Ma un pregio ce l'ha la Villa - ha detto il sindaco Angelo Zini - quello di essere il prototipo del patrimonio storico culturale della città. Ora il nostro compito è quello di renderlo fruibile al pubblico». Insomma siamo sulla strada giusta per giungere alla creazione, grazie all'impegno della Fondazione delle Grotte e del Comune, di una migliore fruizione dell'area, ponendo le basi per la costituzione di un vero parco archeologico secondo il rispetto degli scopi statutari della Fondazione dedicati all'investimento culturale sul territorio. Tutto sommato il 2019 è stato un anno proficuo per le ricerche archeologiche. In contemporanea ci sono state due campagne, come detto sopra: una nel podere di Paolo e Chiara Gasparri, l'altra alle Grotte, indagata solo negli anni '60/'70 da Giorgio Monaco. «Che ha amato a tal punto la Villa - ha ricordato Lorella Alderighi della Soprintendenza per le Province di Pisa e Livorno - da soggiornarvi in tenda insieme con la figlia durante le ricerche». Ed è stata la stessa referente della Soprintendenza a ricordare le varie manomissioni subite dalla Villa nei secoli. Dopo il saluto di Marino Garfagnoli, Cecilia Pacini, presidente della Fondazione Villa romana delle Grotte che ha aperto la conferenza l'ha chiusa ribadendo come sia importante la collaborazione e la sinergia tra istituzioni, Fondazione, università e privati. «Solo se si opera tutti insieme - ha concluso - e uniti verso un unico scopo, si possono ottenere buoni e importanti risultati». --

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