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domenica 9 giugno 2019

Quando il duca di Firenze fondò una città sul Tirreno, Cosmopoli



   Il luogo in cui avvenne la fondazione della città cinquecentesca aveva già un toponimo tanto ben localizzato e profondamente radicato che è rimasto a tutt'oggi e della cui origine abbiamo già parlato in altra sede. C'è però un altro nome - Cosmopoli - affatto colto e aulico, che non ha mai preso piede, ma che tuttavia riveste, come vedremo, un'importanza notevole. La aulicità del nome di Cosmopoli è dimostrata dal fatto che lo stesso Cosimo nelle sue lettere gli preferisce sempre quello di Porto Ferraio, che usa anche in atti ufficiali come gli Statuti. Il nome colto viene invece usato nelle varie forme di propaganda politica, come nel dipinto vasariano e nelle opere ove si tratta delle medaglie celebrative della fondazione già citate. Si tratta evidentemente di parole d'ordine diffuse dalla propaganda di Cosimo per l’esaltazione sua personale e della sua impresa. L’interpretazione del nome poi, mi sembra assai più problematica, più ricca di significati di guanto non si sia finora considerato. Cosmopoli è stata sempre intesa e tradotta come ‘Città di Cosimo’; senza negare validità a questa interpretazione che può conservare tutta la sua credibilità, si può affacciare anche l’ipotesi della utilizzazione dell’etimo greco ‘Kosmos’. Si tratta di un’ipotesi di lavoro veramente affascinante, che mi era appena balenata alla mente in modo del tutto estemporaneo e che ho avuto la fortuna di vedermi poi proporre e motivare dallo storico Giorgio Spini. In un utilissimo incontro con lui avuto, mi ha spiegato come Cosimo, liberatosi proprio negli anni immediatamente precedenti i lavori di Portoferraio, dagli impegni più prettamente bellici che lo avevano fino allora assillato, si impegna ora negli anni sulla fine della prima metà del secolo in una politica culturale di restaurazione neo-laurenziana: c'è in Cosimo il proposito di porsi come «alter Laurentius», in un rifiorire delle arti sia figurative che letterarie e nella ripresa a pieno ritmo degli studi umanistici. In questo quadro programmatico, ben si inserirebbe la estrema raffinatezza culturale di ‘Cosmopoli, Città del Kosmos’, dell’ordine, della razionalità. La valorizzazione dell’etimo greco poi, non esclude la presenza di quello latino: ci troviamo cioè in un caso fortunatissimo della possibile coesistenza nella stessa parola di due significati tutti e due plausibilissimi, uno derivante dal nome latino di Cosimo, l’altro da cosmos, per cui Cosmopoli sarebbe e la Città di Cosimo e la Città dell’ordine armonico e razionale, o in una forma crastica, la Città dell’ordine di Cosimo. Giorgio Spini si pone poi il problema della paternità del nome e del programma politico-culturale che ad esso sta dietro: un programma a vasto raggio quale questa ripresa neo-laurenziana, in cui si inserisce, tanto per dare un'idea della portata del fatto, anche la ripresa dei lavori della Biblioteca Laurenziana la- sciati precedentemente interrotti da Michelangelo, rimanda alla mente di qualche umanista di grande cultura, sia greca che latina, della corte medicea, come un Giambullari o un Varchi; così certamente Cosmopoli come nome non può essere parto né di Cosimo, né del Camerini né del Bellucci che non avevano cultura di lettere greche, ma dovrebbe risa- lire anch'esso alla stessa paternità umanistica. Il legame poi del concetto di Kosmos con la città militare, non è solo di Portoferraio, ma è un dato abbastanza frequente della trattatistica classica e di quella del ’400-500 ‘. La città militare sarebbe una riduzione armonica del Kosmos universale, in una posizione abbastanza simile a quella dell’uomo della concezione neo-platonica in cui egli è visto come microcosmo. Questo aiuta a capire anche tutte le concezioni antropomorfiche della cittadella militare teorizzate nel- la trattatistica a partire da Vitruvio. Il microcosmo come concetto di armonia, di ordine, che si rifà all'ordine universale della natura, apparenta fortemente l’uomo e la fortezza. (…)
Tuttavia, Cosimo ebbe solo per pochi anni il dominio su tutta  l‘isola d’Elba. Nel 1597, il territorio  di Portoferraio, corrispondente approssimativamente all’attuale estensione della circoscrizione comunale, viene staccato giurisdizionalrnente dal resto de1l’Isola, che rimane sotto i Signori di Piombino, gli Appiano prima e i Boncompagni-Ludovisi poi e un’enclave medicea sul1’Isola. Questa divisione, che proseguì ulteriormente nel ’600 con 1’assuuzione diretta da parte della Spagna di Porto Longone, resterà fino a11’occupazione dell’isola da parte delle truppe francesi dopo la rivoluzione dell’89 e la successiva erezione a stato sovrano sotto Napoleone I . Solo dopo il Congresso di Vienna il Granducato di Toscana riuscirà a recuperate alla sua giurisdizione quel resto dell’Elba che Cosimo aveva dovuto restituire nel 1597. Questa divisione di un territorio abbastanza limitato quale quello de11‘Elba, in tre parti, ha lasciato tracce profonde nella mentalità, nel costume, nell’attua1e eccessivo frazionamento comunale e particolarmente nelle diverse parlate: ancora oggi, specialmente tra gli anziani, basta pasture da un paese all’altro dell'isola per percepire già a così breve distanza, una differenza anche forte, di accento e addirittura di lessico; oltre a ciò, nella bona di Porto Longone, per esempio, sono inoltre diffusi cognomi chiaramente spagnoli, come Peres, Perez de Vera, Rodriguez, Aragona, oltre a toponimi come Monserrato da Montserat e Focardo da Faxardo.


*L'articolo è tratto dal libro di Giuseppe M. Battaglini, "Cosmopolis, Portoferraio medicea, storia urbana 1548-1737", Multigrafica Editrice, Roma, 1978, pag. 40 e seg.

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