Metti
un tardo pomeriggio di mezza estate: uno sceicco, sceso in Darsena
dal suo panfilo con il suo seguito, si reca in visita alla reggia
napoleonica dei Mulini e osserva, con comprensibile stupore, la
biblioteca dell'Imperatore francese. Metti che gli venga spontaneo il
desiderio di sapere cosa contengano quelle copertine dorate; scoprire
quali siano stati gli interessi dell'uomo che per più di un decennio
ha tenuto in scacco le principali corone europee ed ora vive
confinato in un triangolo di terra in mezzo al Tirreno. Metti che
voglia saperlo. Metti la casualità, la fatalità degli eventi che si
succedono. Uniscili al desiderio di conoscere e sapere. E avrai così
tutti gli elementi per capire il “Progetto Napoleone”, o meglio
il primo tassello di quello che sarà il progetto vero e proprio che
ha rivoluzionato il modo di fare cultura sull'Isola d'Elba. Se non
fosse una parola grossa, si potrebbe dire la rivoluzione informatica
sul patrimonio librario della Villa imperiale di Portoferraio. Ma
vediamo come si sono svolti i fatti. Era l'estate 2013,
Mansur
bin Zayd Al Nahyan,
lo sceicco proprietario del Manchester City e fratellastro del
presidente degli Emirati Arabi Uniti Khalifa
bin Zayed Al Nahayan arriva in Darsena.
E' lui che, accompagnato a visitare i luoghi napoleonici, rimase
colpito dai volumi di Napoleone donati alla Città di Portoferraio al
momento della sua partenza dall'Elba. Perché non diffonderne il
contenuto? Perché non metterli a disposizione dell'umanità? E'
stato sempre Mansur a spingere Abdulla
El Reyes,
direttore generale degli archivi nazionali degli Emirati Arabi, nel
redigere un piano di recupero, restauro e digitalizzazione del fondo
librario scelto dall'Imperatore francese. È stata la scintilla che
ha appiccato l'incendio. Come primo passo si sigla a Roma un accordo
tra il Ministero della cultura italiano (attraverso la Soprintendenza
di Pisa e Livorno) e l’Archivio Nazionale dell'Ufficio Affari
Presidenziali degli Emirati Arabi. Che comporta il trasferimento dal
cartaceo al multimediale di 982 volumi, tanti sono i libri che
Napoleone si fece mandare in parte da Fontenbleau, in parte dallo zio
cardinale Fesch. E' passato (e dovrà ancora passare) sotto lo
scanner qualcosa come 373 mila pagine. Al momento della presentazione
alle autorità civili di Portoferraio il lavoro era ultimato solo al
73 per cento. All'evento, svoltosi nel salone delle feste nella
reggia dei Mulini, hanno preso parte l’ambasciatore degli Emirati
Arabi Uniti, Sager Nasserahmed Abdullah Al Raisi, il direttore
generale degli archivi nazionali degli Emirati Arabi Uniti, Abdulla
El Reyes, il sindaco di Portoferraio Mario Ferrari e il suo vice
Roberto Marini, il direttore del Polo museale regionale della Toscana
Stefano Casciu, la direttrice delle regge napoleoniche elbane Antonia
D'Aniello e poi una nutrita delegazione araba. «Dopo aver firmato
l’accordo per il restauro della biblioteca napoleonica all’Elba –
ha detto Abdulla El Reyes alla stampa presente – con i
rappresentanti delle parti attuatrici del progetto e con il direttore
del museo nazionale delle residenze elbane riteniamo nostro dovere
monitorare e supervisionare l'andamento del progetto, sia per quanto
è stato fatto, sia per pianificare le fasi successive e acquisire
copie digitali dei materiali restaurati». Al sindaco di Portoferraio
il compiuto di fare il padrone di casa: «Mi auguro che la
collaborazione con gli Emirati Arabi possa proseguire, «visto e
considerato che l'Elba – ha concluso il sindaco – è un esempio
unico al mondo perché presenta in uno spazio limitato un concentrato
di storia, cultura e ambiente che non ha eguali al mondo». «Questa
è la dimostrazione - ha aggiunto l'assessore alla Cultura Roberto
Marini - che cosa si può fare quando ci si innamora di un luogo
ameno come quello dell'Elba, vero scrigno di tesori». Inoltre il
“Progetto Napoleone” prevede l'installazione di tre totem: uno
alla biblioteca Foresiana a disposizione degli studiosi; due in una
sala del museo dei Mulini; di cui uno di facile e veloce
consultazione per i visitatori dotato di schermo touch screen; un
altro invece con le caratteristiche identiche a quello collocato in
biblioteca. Il lettore potrà scegliere tre lingue sul dispositivo
multimediale: l'italiano, il francese e l'inglese. Sono tre le
società specializzate che attualmente lavorano al progetto di
restauro e digitalizzazione dei libri dell'Imperatore. La Gradatim,
la ditta Alessandra Masi di Firenze e la cooperativa Csa. Nel
pomeriggio, presso l'auditorium del centro De Laugier, si è tenuta
infine la conferenza organizzata dal Polo Museale della Toscana e dal
Comune. Sono intervenuti Stefano Casciu, Roberto Marini, Antonia
D'Aniello, Sandra Palombo e Joana Baguenier.
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