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mercoledì 8 luglio 2020

Sarà il parco nazionale dell'arcipelago toscano a occuparsi delle catacombe di Pianosa

Si apre un capitolo nuovo per la fruizione della prima testimonianza di comunità cristiane sull'arcipelago toscano risalenti al terzo secolo d.C. Il Parco è il nuovo custode delle catacombe di Pianosa, grazie alla convenzione siglata con la pontificia commissione di archeologia sacra (Pcas) proprietaria del sito pianosino e appunto il Parco nazionale dell'arcipelago toscano. Un'operazione che è stata possibile portare in porto, a seguito del fatto che sull'isola non c'era più alcun custode di questi beni della Santa Sede. L'accordo è entrato in vigore i primi di luglio e durerà fino al 30 giugno 2023. Il parco, da parte sua, ha investito il personale di Info Park della gestione delle prenotazioni e vendite dei biglietti d'ingresso in questo intreccio di gallerie sotterranee; mentre le guide dell'ente sono state incaricate di fare da guida all'interno di esse. Il costo del biglietto intero è di cinque euro (ridotto tre euro). All'interno del monumento cristiano (conteneva più di 500 defunti) è fatto divieto di tenere qualsiasi manifestazione di carattere liturgico negli ambienti decorati con pitture ad affresco e di allestire stabilmente nelle gallerie, nei cubicoli, nelle cripte e negli altri ambienti sotterranei altari, banchi, fonti di luce non previste né autorizzate dalla commissione e qualsiasi altra cosa che possa danneggiare il monumento o anche modificare soltanto l'originario aspetto esteriore. Gli operatori che accompagnano i visitatori non sono autorizzati a fornire informazioni sugli scavi, sulle scoperte archeologiche, riguardanti le catacombe alle agenzie di stampa, alle testate giornalistiche, televisive, radiofoniche o sul web. Inoltre il gestore «dovrà vigilare - si legge nella convenzione - affinché il sito non subisca danni, provvedendo all'ordinaria manutenzione e pulizia, soprattutto in quegli ambienti e in quelle zone frequentate dai visitatori».Di fatto, all'interno, non sarà più possibile portare apparecchi per l'acquisizione di immagini digitali, come del resto succede nei più importante musei nazionali ed esteri. Si sa che esse furono utilizzate come sepoltura dalle prime comunità cristiane insediatesi sull'isola, vista la facilità con cui si poteva scavare la roccia costituita prevalentemente da arenarie conchiglifere. Erano giunte su quest'isola forse per sfuggire alle persecuzioni di Diocleziano. Gli storici ammettono unanimemente che ci troviamo davanti all'unico complesso di catacombe di più grande dimensioni a nord di Roma. Il paletnologo emiliano Gaetano Chierici ebbe occasione di visitare il sito nella prima metà dell'Ottocento, quando esso era adibito a cantina. «Ma vi è - ha scritto - un'estesa catacomba scavata nel tufo presso la darsena di Augusto: oggi serve di cantina e fra i tini e le botti si veggono le tombe vuote e squarciate, e da qualcuna spuntar le ossa degli scheletri sconvolti. Probabilmente poi, per la venerazione a queste memorie dell'antica fede dei Pianosini, in tempi moderni il parroco prese stanza in un angolo della catacomba, che per verità ha pur esso più aspetto di sepolcro che d'abitazione; e anche la prima chiesa fu posta lì vicina in una grotta, che non ha però comunicazione colle tombe».

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