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martedì 2 aprile 2013
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domenica 17 marzo 2013
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giovedì 14 marzo 2013
Mater ecclesia ed magistra vitae
Mater ecclesia et magistra vitae. Credo che sia proprio così. Ho seguito, come milioni di fedeli del Mondo, i momenti salienti della presentazione di Francesco I al popolo romano riunitosi, ieri sera, in Piazza San Pietro. Confesso di essere stato fra coloro che propendevano per una proclamazione di un cardinale italiano al soglio di Pietro. Speravo che fosse un cardinale della nostra nazione, in quanto ritenevo (evidentemente i miei ragionamenti non sono gli stessi che percorre lo Spirito) che fossero più semplici e praticabili per un italiano le manovre politiche, ritenendo un italiano capace di sapersi barcamenare attraverso i molteplici problemi della nostra epoca. Le grandi questioni che hanno posto l’assedio anche la Santa Sede (lo Ior in primis e poi pedofilia, nozze fra gay e quant’altri ancora). Evidentemente le mie aspettative non si sono realizzate, ma mi sono piegato alla volontà espressa dai cardinali della Sistina e ho cercato fra le pieghe del mio ragionamento in quale angolo lo Spirito Santo avesse frugato e cosa intendeva dire a me come a tutto il popolo festante della piazza con l’elezione alla successione di Pietro dell’argentino Bergoglio. Innanzitutto, il cardinale di Buones Aires ha nelle sue vene un po’ di sangue italiano, essendo un suo avo originario delle Lande Piemontesi (sicché il mio orgoglio non è completamente ferito, ma solo in parte). Poi è un gesuita (la famosa diceria che circolava secondo cui ci si deve aspettare prima o poi un papa nero.., ebbene il nero c’è, sia pure nella veste talare dei Gesuiti, se non di pelle) e terzo il nome: Francesco, il poverello d’Assisi. Nel segno della povertà (avete notato la croce di ferro in petto al neo eletto?), ma anche nel segno del distacco dalle cose di questo mondo, per concentrarsi invece su ciò che conta, su ciò che invece è più importante e fortificante per l’animo del cristiano: il Regno di Dio. E arrivo così al cuore del mio intervento: ancora una volta mi arriva dalla Chiesa romana cattolica un’indicazione forte, il segno della profezia, la traccia su quali paradigmi crescere e sviluppare i nostri ragionamenti. “Magistra Ecclesia”. Sì. Maestra la Chiesa Romana e Cattolica lo è stata con il papa polacco. Ricordate? Quanti ne davano la sua elezione? Era un out sider. Nessuno avrebbe scommesso sulla sua elezione: un cardinale che veniva dall’Est, da un paese comunista. Ebbene, Wojtyła ha portato alla liberazione quel popolo dal giogo comunista e il colosso Urss si è sbriciolato al sole: cioè è riuscito a un uomo solo quanto non è stato realizzato nella Storia da condottieri dello stampo di Napoleone o da fanatici dittatori come Hitler. Sì, allora si festeggiò per il ritorno alla libertà dei Paesi dell’Est europeo. Oggi arriva il cardinale Bergoglio e solo adesso si viene a sapere che fu secondo all’elezione di papa Ratzinger. E qual è, dunque, il messaggio che lancia al mondo? La dignità della persona umana che è sempre tale, nonostante che le pressioni economiche facciano sempre più sprofondare nel baratro della recessione il popolo. Il valore dell’Uomo sul denaro. Un Papa contro i giochi speculativi della finanza mondiale che arricchisce i ricchi e impoverisce i poveri. L’Uomo resiste ed è superiore alla finanza globale. Respingere l’attacco mediatico che è stato avviato nel corso di questi anni, farlo regredire, perché schiavizza e fa perdere la dignità all’uomo. Che bellissimo messaggio che ho ascoltato, ieri dal balcone! E poi l’umiltà: “Pregate insieme con me..” e imposta la preghiera del profeta di Nazareth. Recuperare, nella scala dei valori che accompagna l’uomo durante il suo percorso terreno, la dignità calpestata, umiliata dalla “vil pecunia” e riscattare invece il proprio Essere. Scoprire la scintilla di divino che è in noi e non mortificarla invece, facendoci schiacciare dalle leggi dei venditori di denaro che albergano appena fuori del Tempio. Ieri sera quella fiaccola io l’ho accesa e ho guardato con una maggiore fiducia al mio domani di uomo. Così spero che avvenga anche per tutta l’Umanità.
mercoledì 13 febbraio 2013
A proposito della rinuncia del soglio pontificio del cardinale Ratzinger
Se ne sono scritte di parole attorno alle dimissioni del cardinale Ratzinger dall’investitura che gli proveniva dal conclave. Certo un fulmine a ciel sereno, tanto per usare una immagine che ha fatto il giro del mondo e che vede appunto un fulmine che si abbatte e si scarica a terra passando esattamente dalla cupola della basilica di San Pietro e che è stato oggetto di interpretazioni soprannaturali, come, stando a una tradizione classica, ci avevano abituato i poemi omerici: l’ira di Zeus si scagliava addosso alle iniquità perpetrate dagli uomini. Oppure per esternare un giudizio della Divinità dell’Olimpo non certo favorevole rispetto a quanto si stava consumando su questa Terra, fra comuni mortali. Non leggiamoci oltre a quello che in realtà è, senza spingerci in avanti con interpretazioni catastrofistiche. A me, semmai, la decisione assunta dal cardinale Ratzinger è stata pregevole sotto certi aspetti che annoterò e esemplificherò. Ma prima di tutto mi sento in dovere di ringraziarlo. Semplicemente perché mi ha reso testimone di un evento “storico” nel cammino dell’umanità e della Chiesa Romana Cattolica. Se è vero (come a tutti gli effetti lo è) che per cercare un precedente occorre risalire a circa settecento anni fa. Quindi testimone oculare di un episodio che ha fatto (o meglio che farà) storia e che obbliga la Santa Sede a barcamenarsi attorno a due figure che, in contemporanea e tutte e due viventi, sono saliti sullo scranno di Pietro, il primo degli Apostoli. Anche se già sappiamo quale sarà la strada che percorrerà il cardinale tedesco dimissionario, tuttavia sarà sempre lì, nella Città del Vaticano, sia pure in un convento di clausura per seguire le sorti ella chiesa universale in preghiera e in meditazione. Perché mi ha fatto capire come siano affascinanti i “giochi” della storia, in cui assistiamo a eventi universali come le dimissioni di un pontefice che restituisce la tiara che si intrecciano a storia invece particolari, soggettive, individuali che riguardano noi, esseri viventi. La Grande Storia e la Storia personale. Papa Ratzinger mi ha offerto la possibilità di ragionare sopra questi termini, nella convinzione che le cronache giornalistiche che oggi ho letto dai quotidiani, sono già storia e che essa è storia universale, nel senso che è condivisa da milioni di esseri che affollano il Pianeta. Devo esser grato a questo al Papa che alla fine di questo mese non sarà più tale. Prima di tutto, a questo: avermi fatto sentire partecipe e testimone di un evento storico. Ne erano già avvenuti tanto in passato, come l’elezione del primo presidente della superpotenza mondiale Usa di colore; oppure l’abbattimento del muro di Berlino o infine la sfaldamento ella grande illusione della Rivoluzione Russa. Ma questo evento ha di fatto superato di gran lunga tutti gli altri. Perfino lo sbarco del primo uomo sulla Luna. E l’annuncio (per questo mi sento di ringraziare Sua Santità) è arrivato al mondo attraverso la lingua morta, il latino, a dispetto dell’inglese ritenuta la lingua universale e capita da tutto il mondo. Mi sento poi di ringraziarlo per la lezione di umiltà che ha inteso darmi; ci vuole del coraggio e del fegato per fare quanto lui ha fatto, esporsi così alle reprimende del Vaticano. Ma le sue ragioni sono reali e condivise: non ha più la forza materiale, fisica e spirituale per condurre la barca della chiesa inserita in un mondo in eterna e spasmodica trasformazione. Ci vuole molta energia per stare fermi al timone e non farsi capovolgere al fortunale. E ancora un grazie per aver lanciato al mondo geriatrico (che a tutt’oggi gestisce il potere e governa stati e multinazionali) che bisogna fare i conti con le nostre forze e sapere quando è giunto il momento che dobbiamo in buon ordine tirarci fuori dalla mischia che forse altri, più vigorosi di noi potrebbero anche far meglio. E invece, proprio a ridosso delle elezioni per il rinnovo del parlamento, quanti ancora si presentano freschi e disposti a scendere in agone politico, dopo essere stati per decenni alla guida del Paese! Lei, Sua Santità, si è messa da parte e a preferito lasciare il passo ad altre forze. Forse qualcuno intravedrà in questo un momento di debolezza, un voler consegnare le armi prima che la guerra abbia recitato il suo ultimo atto. Non è vigliaccheria o viltà: è presa di coscienza che alla fine si evince a favore dell’intera ecclesia. Questi sono gli appunti che intendevo annotare a margine della decisione di lasciare il soglio pontificio
martedì 22 gennaio 2013
Il giardino delle Esperidi
Ispirami
parole d’amore,
Erato,
perché io sia in grado
di sciogliere
un canto che tocchi
le cime d’Olimpo
ed intenerisca
il cuore degli Dei.
Tu
mi hai accolto
alla tua presenza,
nonostante le mie mani
fossero
imbrattate e sporche;
i miei calzari
infangati,
per essermi smarrito
per le strade del mondo.
Sei e resti,
o Musa,
l’unica passione
della mia vita.
La vera, grande ragione d’esistere.
________________
da “La terza stella ad ovest di Cassiopea“, 2002.
domenica 20 gennaio 2013
La casa di via del Giardiano
Mi sembrava
una reggia
la casa di nonna
quando andavo
da bambino a trovarla:
così grande
accogliente e calda
con la tavola
sempre apparecchiata.
Neppure un principe
godeva
di così grande attenzione.
da "La terza Stella ad Ovest di Cassiopea", 2004
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