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martedì 4 marzo 2014
domenica 23 febbraio 2014
Settima decisiva per il premier Renzi
Neppure uno sguardo. Gli occhi dei due premier (il primo uscente e il secondo entrante) del Pd non si sono neanche scambiati uno sguardo. Il primo si sentiva tradito da partito, dal suo stesso sostenitore (almeno fino all'altro ieri), il secondo invece ce l'aveva su per via della delusione provata dal "compagno" che aveva disatteso le aspettative. Aveva operato male. Non si era dato da fare con la determinazione che invece il Paese si attendeva. E poi erano rimasti irrisolti alcuni casi che avvero avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque, come il ministro Cancellieri in evidente imbarazzo in Parlamento e lui che la difendeva a spada tratta dando la consapevolezza che alle sue sorti (quella della Cancellieri) erano legati anche le fortuna del suo esecutivo. Poi la vicenda che si trascina da troppo tempo e che riguarda la situazione dei marò che devono essere processate in India e il tribunale ritarda all'infinito il momento della celebrazione del processo. Ma non sono niente nei confronti invece delle scelte di carattere economico che il Paese si attendeva e che invece non sono state avviate, come la politica del lavoro e degli incentivi alle aziende per far partire l'economia familiare (quella affidata alle piccole aziende dove, nella maggiorana dei casi vi lavorano i padri, le madre i figli e altri gradi di parentela, insomma quel fenomeno tipicamente italiano che ci aveva contraddistinto in tutto il mondo e che era servito da volano a far ripartire l'economia dell'intero Paese). Infine la legge elettorale che ancora stagna nella palude con tutti i rischi di farla restare per vita natural durante. Certo che condivido il parere espresso da altri in merito a questa crisi: che è e resta extraparlamentare, che è arrivata in un momento particolare (ma Letta non era rientrato a Roma dopo la sua visita in Kuwait dove aveva convinto gli sceicchi a tornare a investire in Italia con i loro petroldollari?). Una impressione che questo conato, tutto interno al Pd, sia nato per dare uno scossone all'apparato; dare e offrire cose certe. Ma è chiaro che, a questo punto, se le cose no andranno per il verso che è stato detto a rimetterci la faccia sarà per primo lui, il nostro sindaco di Firenze. ma che strano! Ciò che non è stato possibile conseguire con la Pira, uomo e spessore politico (a mio parere) superiore a Renzi, è riuscito invece a quest'ultimo. Con una accelerazione degli eventi che ha del fantastico. Ben venga allora il governo del fare, dopo essersi liberati dagli orpelli declinati sopra. E' chiaro che le prossime settimane saranno decisive per il più giovane premier della storia repubblicana. Non vorrei che si rivelassero estremamente veritiere quelle frasi che sono state strappate da alcuni concittadini fiorentini che bollano il nostro con un'espressione popolare colorita.. "è un parolaio che a volte le spara grosse!". Sia la Storia (quella importante) a correggere e a smentire il tutto, rimanendo attaccate alla realtà e non alle sovrastrutture che ci vengono in prestito dalla nostra formazione e dalle nostre aspettative. Il mondo è così e non ci aggiungiamo altri significati, perché correremo il rischio di non essere più intesi. Come ha fatto la signora delle pulizie di Bari, anna Macchi, che ha buttato in discarica quattro opere d'arte scambiandole per rifiuti. "Ma erano semplicemente dei biscotti gettati per terra - ha detto - Pensavo fossero caduti a qualcuno ed io li ho raccolti per metterli nel cestino dei rifiuti". Come non darle ragione? Dei biscotti per terra sono caduti a qualcuno: vai a pensare che erano opere d'arte!
domenica 9 febbraio 2014
Bomba d'acqua annunciata...
In attesa di Godòt. Parafrasando il titolo dell’opera teatrale che ha decretato il successo planetario al drammaturgo irlandese Samuel Beckett e non stravolgendola nel suo contenuto, si potrebbe dire che le ore che ci separano dalle otto e mezzo di domani, lunedì 10 febbraio 2014, (data diffusa nei bollettini della Protezione civile ad alto rischio) rappresentano la stessa attesa per una disgrazia annunciata; che si dovrà compiere e per il cui concretizzarsi Vladimiro e Estragone (i due protagonisti della rappresentazione teatrale irlandese) restano in attesa su una strada di campagna. Mi è venuto in mente Godot mentre mi metto in attesa dell’annunciata pioggia torrenziale che si abbatterà nel Centro Italia. Domani tutte le scuole di ogni ordine e grado della costa tirrenica ed etrusca (comprese quelle dell’arcipelago) resteranno chiuse, perché è in arrivo la bomba d’acqua: mare agitato e alta marea metteranno a dura prova le coste della Toscana già di per sé vessate dalle passate piogge e alluvioni. Ma sarà così dura la mattinata, domani? Bisognerà tambussarsi ben ben in casa e non muoversi per aspettare che la buriana passi. Sarà così dannoso questo passaggio così fortemente annunciato di maltempo? Vedremo. Certo che in queste ore c’è in noi l’ansia nell’attesa dell’evento che ha ispirato e ha dettato questa prudenza?
O sarà invece il solito tam tam di avvisi e di ordini, per evitare poi le polemiche che si alzeranno, in caso di calamità e di distruzioni alle cose (speriamo che non capiti invece niente alle persone). Si dichiara l’allerta, per evitare che poi i giornali scrivano che la Protezione Civile non è in grado di prevedere eccezionali eventi piovosi. Staremo a vedere, tenendoci a portata di mano l’ombrello e l’impermeabile, pronti a qualsiasi evenienza. Ma è certo (e questa volta lo diciamo appellandoci alla teoria degli eventi storici) che quando le disgrazie sono preannunciate non sono mai così disastrose come potrebbero apparire in un primo momento. I fatti più calamitosi si verificano solo quando non c’è nessun preavviso. Aspettiamoci, dunque, il maltempo e le piogge torrenziali che caratterizzeranno l’intera mattinata, confidando nelle capacità dei nostri sistemi di smaltimento di far defluire verso il basso l’acqua. E qui desidero cogliere il secondo aspetto: che è quello che appartiene al nostro essere umano. Non conosciamo il nostro destino. Non sappiamo cosa ci può riservare il domani (né il bello né il brutto).
Viviamo, confidando nella Buona Sorte. Il conoscere che tra poche ore si abbatterà sopra i nostri cieli un cataclisma, non ci fa certo stare sereni. A questo punto allora è meglio non conoscere il futuro e andarci incontro con fiducia, con quella fatalità che quello che deve capitarci ci capiti pure. Ma non è per questo che non dobbiamo essere preparati all’evento. E’ la nostra stessa natura umana che è impastata di precarietà, di instabilità, del nostro essere e della nostra vita che è davvero appesa a un filo. Siamo tutti consapevoli che dovremo consegnare il biglietto di fine corsa, anche se in cuor nostro speriamo che il giorno o il momento sia il più lontano possibile, ma non per questo non viviamo con apprensione il nostro tempo. Non conosciamo l’ora, come invece conosciamo la “bomba d’acqua” che si scaglierà domani mattina sopra le nostre teste. E’ bene allora non farsi trovare impreparati e pronti a saper reagire. Per un puro sentimento di sopravvivenza che ci è naturale.
domenica 2 febbraio 2014
Più attenzione per convivere con un territorio così a rischio
Ora, senza scomodare citazioni bibliche e maghi di ogni ordine e grado, ritengo che questa sia la dimostrazione dello scarso interesse o pessima attenzione che l’uomo ha posto nei confronti dell’ambiente. Se si va a vedere dove si trovano geograficamente le zone colpite dalle calamità naturale, ci accorgiamo che, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di non curanza, faciloneria, oppure di un gioco troppo azzardato che è sempre riconducibile però all’uomo.
In parole povere abbiamo perso o più semplicemente abbiamo dimenticato quel filo invisibile che gli anziani ci avevano consegnato e che ci legava al territorio: sapere leggere la natura nella stessa misura come fanno gli animali che l’abitano, per stabilire una relazione duratura con esso.
Ma quando non ci poniamo su questa lunghezza d’onda e costruiamo senza attendere che ci diano il permesso, tanto poi alla fine pagando una sopratassa, si chiede il condono dell’abitazione, quando non rispettiamo le regole idrogeologiche del nostro habitat e facciamo sì che le nostre città si espandano nelle zone cosiddette alluvionate, allora perché prendersela con il tempo che ci regala così tanta pioggia? Alla stessa maniera delle strade. Oggi ci si riferisce agli ingegneri, ma non erano forse i Romani che quando si trattava di segnare una via di comunicazione facevano andare avanti gli animali, sicuri che da dove passavano loro ci si poteva avventurare?
Non dico adesso che dobbiamo rifarci a questi esempi, ma avere una maggiore attenzione attorno alle caratteristiche del suolo che dovrà sostenere un traffico automobilistico, la si dovrà esigere, per evitare che ci siano smottamento o improvvisi cedimenti di carreggiate.
Alla fine di tutto questo concludo dicendo che è necessario che si abbia una cura del nostro ambiente. Abitiamo un Paese dalla geografia inusuale, con caratteristiche proprie: diventa prioritario allora l’insegnamento nelle scuole dell’educazione all’ambiente, alla sua conoscenza e alla sua valorizzazione, nel senso della vita e non perché debba regalare la morte e la distruzione a così tante persone.
domenica 19 gennaio 2014
Fermare la catena dei suicidi è un obbligo morale per i nostri politici
A questo punto non sono più casi isolati. I suicidi sono una
realtà che va affrontata con le giuste misure e con l’impegno di arrivare a
tamponare tale increscioso fenomeno che, almeno in Toscana, è incredibilmente
in ascesa. Fermare simili gesti così violenti verso la propria persona è
diventato nelle ultime ore un imperativo categorico che dovrà mettere in fibrillazione prima di
tutto la classe dirigente, quindi lo Stato
e i vari apparati governativi che presiedono la vita della Repubblica,
senza dimenticare le associazioni volontarie e religiose. Diventa emergenza.
Oltre che a denotare un diffuso malessere della nostra società.
A preoccuparci
ulteriormente è il fatto che chi si suicida non sono emarginati, profughi o gli
ultimi della scala sociale.
Tutt’altro. Le persone che ne sono coinvolte sono
rappresentanti della media – alta borghesia imprenditoriale. E su tutto questo
malessere serpeggia sempre la stessa e unica soluzione: problemi di natura
economica. Una banca che non riesce più a sopravvivere per problemi strutturali
suoi interni ed esterni. Un’impresa che non onora i suoi debiti perché le
commesse sono incredibilmente abbassate e al di sotto della soglia minima che
le garantisce la sopravvivenza, guadagnare poco rispetto a quanto si spende. Insomma
sono questi i conti spicci cui si deve far fronte. E quando non ci si fa più a quadrare
i bilanci, la soluzione migliore è quella di staccare la spina e passare nel
mondo dei più. Sempre le stesse motivazioni di fondo. Un tempo il suicidio era
ispirato da passioni amorose che non potevano essere soddisfatte per
complessità intrinseca dei rapporti individuali. Oggi non è più così.
La piovra
che attacca le persone è sempre e unicamente lei, il denaro; per essere più
espliciti, l’euro che sta mietendo vittime a non finire.
E’ chiaro a questo punto che il governo è chiamato a
risolvere in prima persona queste contingenze. Con atti concreti, senza oberare
ulteriormente i cittadini di altre imprescindibili tasse. Che pagate, non danno
l’impressione del mutare delle cose:segno che la voragine che si è prodotta
nell’organismo dello Stato è ampia e complessa. Ma occorre agire, per arginare
il fenomeno. Sugli organi di stampa sempre le stesse notizie a commento, sempre
la stessa tiritera e nomenclatura di morti suicidi e i commenti delle persone
che conoscevano gli infelici uguali in tutte le latitudini: brava gente, non li
abbiamo mai sentiti gridare, gente lavoratrice. Eppure si sono suicidati. Ecco
l’effetto di questa crisi che sembra non finire mai che porta come conseguenze
una miriade crescente di disoccupati, che fa gridare i giovani nelle piazze o
sui giornali, come è successo proprio questa mattina sul quotidiano di Napoli “Il
Mattino”, dove un ragazzo si dichiarava pronto a “vendere” un suo rene per pagare
le tasse. Incredibile.
Lo schiaffo alle istituzioni è forte. Bisogna che il
parlamento escogiti qualcosa e finalmente che faccia qualcosa per fermare
questa pericolosa emorragia.
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