Sarebbe stata la nona campagna di scavi sulla piana di San Giovanni, nel podere di Paolo Gasparri, se non fosse scoppiata la pandemia che ha costretto gli organizzatori (l’università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, il gruppo Aithale, l’Archeologia diffusa, la Fondazione Villa romana delle Grotte, l’assessorato alla Cultura del Comune e Italia Nostra) a rivedere i piani e comportarsi di conseguenza. Per cui, almeno per quest’anno, non si alzeranno i teli sugli scavi di San Giovanni, ma si opererà solo alla Villa delle Grotte. Dove, con l'interessamento della Soprintendenza Archeologia di Pisa e Livorno e in virtù del progetto biennale approvato e finanziato dalla fondazione tedesca Wissenschaftsförderung Gmbh, sono iniziati lo scorso anno i primi rilevamenti attorno alla villa patrizia costruita sul colle delle Grotte. “In rispetto delle norme governative previste per il Covid19 – ci ha detto Lau8ra Pagliantini, dell’università di Siena direttrice dello scavo e promotrice della campagna di scavi di San Giovanni insieme con Farnco Cambi, docente di Archeologia a Siena – non possiamo prevedere un numero di studenti e laureandi da impegnare sulla scavo come negli anni precedenti. Per cui quest’anno procederemo in alcuni rilievi studiati ad hoc e piccoli scavi. Porteremo con me e il professor Cambi sei studenti, per una campagna che inizierà lunedì prossimo e durerà quattro settimane, fino al 9 ottobre. Sarà una campagna spuria e del tutto particolare questa del 2020. Anche complicata. Non vogliamo esporre nessuno a rischio contagio e abbiamo preferito agire in questi termini. Questo significa che non potremo effettuare tutta una serie di incontri e di collaborazioni con le scuole come sempre abbiamo organizzato nelle passate stagioni. Il che ci dispiace, ma siamo in questa emergenza e dovremo adattarci agli attuali scenari. La ricerca e gli studi però non si fermano. I reperti che abbiamo portato a Siena continuano a essere oggetto di analisi per i nostri studenti. Il tutto – ha concluso Laura Pagliantini - per arrivare a una ricostruzione su reperti storici di come erano gli insediamenti romani nel I secolo d.C. su questo promontorio e l’importanza che essi ricoprirono nel mondo antico”.
Cerca nel blog
sabato 19 settembre 2020
mercoledì 16 settembre 2020
giovedì 10 settembre 2020
Nuovi pini d'Aleppo sull'ex Isola del Diavolo
Ci deve essere rimasto proprio male Fabio Poppi di Marina di Castagneto Carducci, assiduo frequentatore dell’ex Isola del Diavolo ed estimatore delle sue bellezze naturali incontaminate, quando, l'ultima volta che è stato a Pianosa nell’uscire dal ristorante, ha constatato che nell’area prospiciente dell'enorme pineta di Aleppo che era abituato vedere e sotto la quale cercava ristoro e frescura nelle calde giornate agostane, ne erano rimasti in piedi solo cinque. Pure instabili nel fusto, segno delle molte tempeste di vento che hanno dovuto sopportare. Per di più privi della folta chioma verde. Tali comunque da non regalare più ombra agli ospiti. Ricordando come era il luogo e rapportandolo al presente, Fabio Poppi ha organizzato una raccolta di fondi sul web. Fino a ieri pomeriggio ci sono state 15 donazioni per un totale di 506 euro raccolti. “Il nostro obiettivo – scrive sui social – è quello di ripiantare i pini di Aleppo a Pianosa. Sostituirli con quelli che sono stati abbattuti perché malati”. Non gli piace che tutta quell’area nei pressi dell'unico ristorante dell’Isola rimanga così spoglia e non allievi più come accadeva qualche anno fa i turisti dal solleone, regalando qualche ora di fresco davanti alla spiaggia di Cala Giovanna. “Vorremmo raccogliere – ripete - soldi per poter ripiantare quanti più alberi possibile e poter far tornare questa zona, un'oasi di fresco per godersi il meraviglioso spettacolo che questo paradiso offre. Pianosa non è solo un'isola, è un posto magico dove la natura ti lascia senza parole, il cielo ti avvolge con un tappeto di stelle e ogni angolo racconta storie di vite passate, di tormenti e di gioie. Chiunque passa di qua – chiude così il post Fabio Poppi - non può rimanere indifferente con un piccolo gesto possiamo dare una mano a questo paradiso e permettere a tutti di godere di così tanta bellezza”.
venerdì 4 settembre 2020
Il Gruppo storico culturale ‘La Torre’ di Campo nell’Elba pronto a slavare il Catsekki del Giove
L’appello lanciato dal nostro giornale per “Salvare la Torre del Giove” dal degrado e dalla rovina strutturale in cui versa da anni è stato felicemente raccolto dai componenti il Gruppo storico culturale ‘La Torre’ di Campo nell’Elba. I quali si sono resi disponibili a muovere i primi passi per salvaguardare il monumento, almeno la parte della struttura muraria che ancora resiste agli agenti atmosferici, cominciando con effettuare “un accurato rilievo” per giungere in un secondo tempo a un restauro conservativo. Il Gruppo non è nuovo a imprese del genere. Grazie all'accordo di collaborazione attivato con il Dipartimento di Storia del Disegno e Restauro dell'Architettura della università la Sapienza di Roma e grazie al gruppo di ricerca guidato da Tommaso Empler, docente presso questo ateneo romano, nel periodo 2019/20 sono stati eseguiti i rilievi dei principali monumenti presenti sul territorio dei comuni di Campo e Marciana, i cui risultati sono già stati portati a conoscenza del parco nazionale, delle amministrazioni di questo versante e dei cittadini e studiosi interessati all’argomento. In pratica si è trattato di ricostruire il reticolo architettonico dei siti storici di questo versante. I cui risultati sono stati illustrati nel ciclo di conferenze molto partecipate condotte a Marina di Campo. Si è trattato principalmente della torre d'osservazione di San Giovanni, della pieve romanica di San Giovanni a Campo e la chiesa di San Niccolò, degli apparati difensivi degli Appiani con alcune chiese trasformate in fortificazioni come San Niccolò a San Piero e la chiesa di Sant'Ilario. Si è trattato di interventi eseguiti dal Gruppo La Torre, in collaborazione con l'amministrazione comunale di Campo, degli studenti della Sapienza Fabio Quici, Adriana Caldarone, Alexandra Fusinetti, Maria Laura Rossi, accompagnati dal loro docente Tommaso Empler, in sinergia con il circolo culturale le 'Macinelle' di San Piero. E proprio i Principi Appiani di Piombino è stata la scintilla che ha fatto scoccare l’interessamento del Gruppo di Campo alle sorti della fortezza del Giove. Il castello si presentava in forma rettangolare con un torrione. L'opera era completamente circondata da un fossato secco. La volle, nella struttura come è giunta a noi, nel 1459 Jacopo III° Appiano, principe di Piombino. “Lo scopo – dice Giorgio Giusti, presidente della Torre – era quello di arginare gli attacchi turchi sempre più frequenti e distruttivi. Ci rendiamo disponibili a una fattiva collaborazione con tutte le associazioni interessate e in particolare con l'amministrazione, sì da poter concordare un piano di intervento che preveda un sopralluogo teso a valutare la pulizia esterna dell'immobile e successivamente il rilievo a mezzo scanner Laser da parte degli studenti di Empler, in modo da raccogliere dati da proporre alla Soprintendenza per ipotizzare un intervento indispensabile - conclude - per arrestare il progressivo degrado e la perdita di un bene architettonico così prezioso per la storia del territorio elbano”. Ecco i recapiti di Giorgio Giusti: cell.377/4243714; mail: giorgioelga@tiscali.it.
mercoledì 2 settembre 2020
Sos: salviamo la Torre del Giove
Un appello, l’ennesimo, lanciato sui social per mobilitarsi al fine di salvare la Torre del Giove che sta inesorabilmente franando. È bastata che un riese doc, Maurizio Specos, residente in continente, ma sempre legato affettivamente al suo paese dove è nato facesse una scarpinata, si inerpicasse per lo stradello che conduce alla sommità della collina dove insiste la Torre, facesse una serie di foto che testimoniano del degrado perché immediatamente partisse la richiesta di far qualcosa, di mobilitarsi per impedire che questo monumento storico finisse in un cumulo di macerie. Non è del resto l’unico monumento di questa zona che è stato lasciato al degrado. Anche della chiesetta di San Quirico (quella che assistette alle scorribande del famoso pirata Khair-ed-Din, detto Barbarossa, nel corso delle quali rase al suolo il villaggio di Grassera nel 1534, come ricorda una lapide dietro l’altare maggiore della chiesa di Rio nell’Elba e mai più ricostruito. Ma la leggenda racconta che alcuni abitanti riuscirono a sottrarsi alle grinfie turchesche trovando rifugio proprio nella Torre che, data la sua posizione, fu inespugnabile per i pirati. E proprio Maurizio Specos posta questo commento sulla pagina Fb di ‘Rio Elba, com’eremo’: “La Torre o il Castello del Giove si sta sgretolando giorno dopo giorno. Se non si interviene in tempi relativamente brevi, una parte importante della nostra storia se ne andrà perduta. Il mio vuole essere un appello accorato all'amministrazione del Comune di Rio, oggi unificato, affinché si adoperi per trovare i finanziamenti e un progetto di restauro appropriato. Mi piacerebbe che molti riesi ed elbani tutti, si unissero a questo appello”. E i riesi hanno risposto positivamente. Ma c’è molta poca fiducia, basandosi su quanto è successo finora e che fine hanno fatto precedenti appelli. Uno di questi, sempre sui social era stato lanciato dal blog “Il Vicinato”. Però, dopo tanto rumore, non è accaduto mai niente di positivo. Ha scritto nei commenti Paolo Paoli: “Non siamo riusciti a mettere in sicurezza la fornace di Nisporto, figurarsi cercare di intervenire sulla torre del Giove. Ci vorrebbero stanziamenti milionari. Oppure almeno un sottosegretario come sindaco”. Ha aggiunto Marcello Squarci: “Basterebbe intanto iniziare a ripulirlo dalla vegetazione che lo sta avvolgendo e sgretolando, magari unendo le forze tra parco naturale, comune, proloco, anche con l'aiuto di volontari se necessario. Poi valutare un piano di recupero. È un vero peccato – conclude - che tra gli enti si è ancora preso l'impegno solo di ripulirlo. È un luogo storico, panoramico e facilmente raggiungibile da tutti”.
venerdì 28 agosto 2020
L'Elba, ai tempi del Covid19, è giovane
Un'estate, quella del 2020, all'insegna dei giovani. Mai così numerosi all'Elba, se si considerano gli ultimi anni. Effetto, dicono alcuni operatori turistici, delle norme che hanno soppresso o contenuto viaggi all'estero. Ma dopo mesi di lockdown, in tanti (nella maggior parte ragazzi) non hanno saputo rinunciare alle vacanze in riva al mare elbano. Si è trattato, è vero, di soggiorni della porta accanto, su un'isola facile da raggiungere. Anche in scooter. «Abbiamo lavorato sodo - esordisce Adamo Spinetti, titolare del Convio di Cavoli, uno dei luoghi cult per i giovani che arrivano all'Elba - per raggiungere questi risultati. Non è stato facile. Ma ci siamo impegnati al massimo per garantire divertimento e una giusta atmosfera a tutti i nostri giovani, nel rispetto delle norme governative».«Non abbiamo fatto mancare la musica sulla spiaggia - continua - grazie alla collaborazione di diversi dj nostri amici che ci hanno fornito il materiale. Tutti i giorni e tutte le sere prepariamo con i nostri chef gli apericena che sono molto apprezzati. Continueremo a farlo per tutta la stagione e per la risposta che abbiamo la cosa è molto gradita. Spiaggia, mare e musica moderna sono questi i nostri principali ingredienti. Da quando è iniziata la fase 2 della pandemia mi sono arrovellato il cervello per offrire degli eventi che fossero all'altezza del nostro target del Convio. Non ci dormivo neppure la notte. Ma alla fine il nostro impegno è stato premiato e abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissi. Forse anche andando oltre. Adesso stiamo programmando la prossima stagione. Siamo in contatto con i dj nazionali, con i responsabili delle trasmissioni di musica di Rai2 e radio 105. Il fine è di programmare eventi futuri che siano di gradimento ai giovani che decideranno di ripetere il prossimo anno l'esperienza che hanno goduto quest'estate. Mi sia infine consentito di ringraziare pubblicamente l'amministrazione comunale e le forze dell'ordine sempre presenti e sensibili ai bisogni del territorio».Spinetti ha intuito che questa marea di ragazzi dovrà essere pilotata e incoraggiata a scendere sull'Isola anche per l'avvenire. «Mi pare chiaro - aggiunge Nadia Mazzei, assessora al turismo di Portoferraio - che bisogna creare eventi non solo per conoscere le nostre ricchezze naturalistiche, l'atmosfera unica di piazzette e vicoli pittoreschi, ma anche quelle culturali. Il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte giunge a proposito per la prossima stagione. Oltre allo sport che può costituire un'ottima attrattiva per i ragazzi». Anche Massimo De Ferrari, presidente degli albergatori, la pensa allo stesso modo. «Bisognerebbe prevedere - dice - strutture sportive sull'esempio di Forte dei Marmi, come palestre e campi da gioco. Poi bar dove si possa ascoltare della buona musica. Infine piste di go-kart, di pattinaggio e quant'altro. Tutti luoghi destinati a loro». I ragazzi, dunque. In giro per l'Italia viene scaricata su di loro la responsabilità dei nuovi contagi. All'Elba, invece, i giovani - che non si vedevano da tanto tempo - hanno vivacizzato inaspettatamente la stagione turistica nell'anno del Covid. «Ci auguriamo - conclude Gabriele Rotellini, titolare del campeggio 'Valle Santa Maria' di Lacona - che i ragazzi conservino un buon ricordo di quest'estate così travagliata passata da noi. E quando saranno più grandi, decidano di venire in campeggio a Lacona con la famiglia, visto che la nostra struttura lavora con nuclei familiari».