Due balenottere, una grande, l’altra più piccola (presumibilmente si tratta di madre e figlia) sono state la due principali attrazioni della mattinata e di gran parte del pomeriggio di ieri. Dal molo Elba e dalla punta del Gallo sono state le più fotografate e filmate con cellulari. Le immagini poi condivise sui principali social. Uno spettacolo davvero eccezionale. Ma neppure unico. Non è infatti la prima volta che dei mammiferi di tali dimensioni facciano una capatina nello specchio acqueo della darsena e del porto. Già accaduto negli anni precedenti che i cetacei, inseguendo le scie delle navi dsiano poi finite in darsena. La presenza di questi due grossi mammiferi è stata segnalata alla Capitaneria di porto che ha provveduto a informate i capitani delle navi in transito della presenza delle balenottere. Solo un gomone ieri mattina della Cosimo de’ Medici cercava di indicare e spingere al largo le due frastornate ospiti. Gli uomini invece della Capitaneria, sul molo Elba, seguivano da vicino le frequenti immersioni A un certo punto è rimasta solo una balenottera, quella un po’ più grande. Si pensa che l’altra sia stata capace a guadagnare l’uscita della darsena. C’è un pescatore dilettante, Valter Puddu, che dice di averle notate qualche ora prima che finissero nel golfo di Portoferraio. “Ero a totanare all’Enfola – scrive sui social – quando ho scorto a pochi metri dalla barca due balenottere. Sono arrivate sotto la Padulella e sono tornate indietro verso l’Enfola a pochi metri dalla riva. Poi sono sparite verso la nave che entrava in porto”. Per il presidente del parco Sammuri non sono state raccolte informazioni sufficienti per capire se i due esemplari erano o no in difficoltà. Con il sopraggiungere dell’oscurità di loro si sono perse le tracce.
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sabato 24 ottobre 2020
La danza di due balene in Darsena medicea
Due balenottere, una grande, l’altra più piccola (presumibilmente si tratta di madre e figlia) sono state la due principali attrazioni della mattinata e di gran parte del pomeriggio di ieri. Dal molo Elba e dalla punta del Gallo sono state le più fotografate e filmate con cellulari. Le immagini poi condivise sui principali social. Uno spettacolo davvero eccezionale. Ma neppure unico. Non è infatti la prima volta che dei mammiferi di tali dimensioni facciano una capatina nello specchio acqueo della darsena e del porto. Già accaduto negli anni precedenti che i cetacei, inseguendo le scie delle navi dsiano poi finite in darsena. La presenza di questi due grossi mammiferi è stata segnalata alla Capitaneria di porto che ha provveduto a informate i capitani delle navi in transito della presenza delle balenottere. Solo un gomone ieri mattina della Cosimo de’ Medici cercava di indicare e spingere al largo le due frastornate ospiti. Gli uomini invece della Capitaneria, sul molo Elba, seguivano da vicino le frequenti immersioni A un certo punto è rimasta solo una balenottera, quella un po’ più grande. Si pensa che l’altra sia stata capace a guadagnare l’uscita della darsena. C’è un pescatore dilettante, Valter Puddu, che dice di averle notate qualche ora prima che finissero nel golfo di Portoferraio. “Ero a totanare all’Enfola – scrive sui social – quando ho scorto a pochi metri dalla barca due balenottere. Sono arrivate sotto la Padulella e sono tornate indietro verso l’Enfola a pochi metri dalla riva. Poi sono sparite verso la nave che entrava in porto”. Per il presidente del parco Sammuri non sono state raccolte informazioni sufficienti per capire se i due esemplari erano o no in difficoltà. Con il sopraggiungere dell’oscurità di loro si sono perse le tracce.
domenica 18 ottobre 2020
Chiusa la campagna di scavi alla Villa romana delle Grotte
Un complesso termale di prim'ordine, perfettamente in linea con l'architettura e la tecnica vesuviana è ciò che è stato in parte rinvenuto nella campagna di scavi di quest'anno alla Villa Romana delle Grotte, volutamente contratta e concentrata su pochi e singoli obiettivi, contrassegnata come è stato dalle reazioni al Covid-19. In parte, perché rimangono altre ricerche da condurre. Altre e più circostanziate indagini sul lato della piana di San Giovanni e dell'intero complesso abitativo. Ciò che è stato presentato ieri mattina, al termine degli scavi, da Franco Cambi, docente all'Università di Siena e da Edoardo Vanni, assegnatario di ricerca dell'Università di Siena, testimonia in primo luogo l'alto grado della classe senatoriale, proprietaria dell'immobile, che ha voluto erigere il complesso, lo scambio di rapporti e relazioni con altri sistemi similari a questo in Campania e i traffici commerciali con le colonie romane dell'Adriatico. «Lo testimoniano alcuni frammenti di cocci di anfora del I sec. a,C. - ha detto Edoardo Vanni - provenienti da Adria e rinvenuti fra gli interstizi dei solai da cui passava aria calda». Non c'è alcun dubbio che l'apogeo della Villa delle Grotte è avvenuto nei secoli a cavallo fra il primo a.C e primo d.C. Dopo questo periodo ci sono tracce di presenze su cui gli studiosi si sono riservati di effettuare ulteriori approfondimenti. Non è esclusa la presenza, nell'alto Medioevo, di anacoreti che hanno scelto questo colle in cui ritirarsi in contemplazione, visto che sono state trovate alcune tombe di questo periodo. Allora si dovrà rivedere e aggiornare, in base alle recenti scoperte, la scrittura della storia locale di questo sito archeologico. Ma veniamo alla cronaca della conferenza di ieri. La campagna 2020 ha avuto luogo grazie al Dipartimento di scienze storiche e dei beni culturali di Siena, in collaborazione con la Fondazione Villa Romana, il parco nazionale, l'assessorato del Comune di Portoferraio, il Dipartimento di Architettura (Dida) dell'Università degli Studi di Firenze che ha eseguito rilievi con il laser scanner per effettuare una ricostruzione virtuale della Villa come doveva apparire all'epoca del suo maggior splendore. Stesse procedure che sono state effettuate anche alla villa romana della Linguella dal medesimo gruppo di studenti. La campagna 2020 sarà ricordata per i tesori custoditi all'interno termale. «Si ha sempre più ragione di ritenere - ha detto il direttore degli scavi, Franco Cambi - che l'aspetto più caratteristico e importante di questo complesso sia stata la presenza di acqua. L'acqua veniva captata dalla sorgente di monte Orello e poi con un sistema di acquedotti, era convogliata in questa zona sfruttando una serie di cisterne che sono state rinvenute. Tutte erano rivestite con malta per renderle impermeabili».Ma è stato Edoardo Vanni a illustrare le caratteristiche termali della villa. «All'interno - ha detto - abbiamo trovato una successione di stanze, con la stessa prerogative e tecnica usata nelle principali città metropolitane dell'Impero». Quindi un 'frigidario', con acqua a temperatura bassa, poi un 'calidario', rivolto a mezzogiorno, con bacini di acqua calda. Infine a temperatura moderata, il 'tepidario', stanza adiacente al calidario. «Ma ciò che ci ha colpito - ha concluso - sono gli ambienti mosaicati». Alla conferenza sono intervenuti l'assessore alla cultura Nadia Mazzei, il consigliere delegato Marino Garfagnoli, Angelo Banfi in rappresentanza del Parco e la padrona di casa Cecilia Pacini, presidente della Fondazione. -
lunedì 12 ottobre 2020
Zona portuale di Portoferraio, cantiere a cielo aperto
Cambia decisamente aspetto il fronte terra per chi scende dai traghetti al molo Massimo e al pontile Lucchesi. Al piano terra del residence si assiste alla conversione del fondo da bar come era stato dagli anni Sessanta fino a oggi a negozio Tezenis, il primo del genere che si installa all’Elba senza dubbio fra i migliori punti vendita di abbigliamento e di intimo in Italia. Nascosto dietro ai cartelloni pubblicitario c’è invece il cantiere di una impresa edile privata impegnata nel realizzare un accesso (si parla di una scala e di un piano inclinato) che dal livello del mare conduce sulla sommità della piccola collinetta, rasentando le vecchie mura di quello che fu (e che resta del forte di Saint Cloud). A conti fatti, messi nei panni dei nostri turisti che ogni stagione visitano le nostre spiagge e i nostri paesi, si completa l’offerta commerciale. Adesso o nell’immediato futuro si andrà dai negozi di souvenir, di scarpe e bar, alle agenzie di viaggi e alle biglietterie delle compagnie di navigazione, alle profumerie, bigiotterie e gioiellerie passando dal punto Informazioni del parco nazionale. La lista si completerà con gli articoli di abbigliamento che vanno per la maggiore. “In pratica – ha spiegato il primo cittadino di Portoferraio, Angelo Zini – si sta completando quanto è stato previsto nel piano esecutivo del polo centrale Gourmet. Lo abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione e ora si provvederà a eseguire quanto era stato previsto”. Un piano però che ha visto diverse fasi attuative passando da due diverse commissioni urbanistiche; per cui certe soluzioni che erano contemplate nella precedente redazioni sono stati riviste se non addirittura modificate. Scala e piano inclinato dai moli d’attracco fino alla collinetta pare che rimangono. La scala mobile invece che fin dalla sua prima apparizione ebbe molte critiche soprattutto da parte di ambientalisti ed ecologisti rimarrà (forse) nel libro dei sogni a causa dell’impatto che avrebbe avuto con quelle che erano rimaste le mura del forte. Come pure un ristorante da realizzare proprio sul pianoro. “Ne stiamo discutendo in sede di commissione urbanistica” scappa detto al sindaco Zini. Altro non è dato sapere. Ma al di là di questo, la centrale Gourmet sta prendendo sempre più una fisionomia definitiva, aspettando il ristorante. Si tratta del primo Food Hall all’Isola d’Elba. Al suo interno ci sono cinque diversi laboratori artigianali e lounge-bar, un ambiente nel quale si possa stare insieme, ritrovarsi e ristorarsi: come si legge nel messaggio pubblicitario dell’interno complesso sorto su quella che era la vecchia centrale a carbone Enel. Ora si ha un edificio a tre piani: a piano terra l’Eurospin. Seguono ai piani superiori negozi di vario genere per lo più vestiario, scarpe, rivendite di biciclette, libreria, articoli per la casa e al terzo piano negozi di pizza, pasta, pesce, carne e bar. “Basta sedersi – scrive in un commento sui social Mauro Preci - a un tavolo e ordinare quello che si vuole prendere e il tutto viene servito al tavolo. Originale. Noi abbiamo provato un primo e un fritto misto di pesce, un dolce e una macedonia, birra e acqua 40€. Tutto di buona qualità, e con rapporto prezzo/qualità interessante. Servizio efficiente, animali accettati, parcheggio comodo”. Mancava la sistemazione del pianoro che sarà attrezzato a verde pubblico. Diventerà la terrazza che si affaccia sul porto, disponibile e aperta a tutti da cui godersi un panorama mozza fiato.
lunedì 21 settembre 2020
E' morto il maestro Italo Bolano
Il mondo della cultura e dell’arte è in lutto per la morte di Italo Bolano (84 anni), morto ieri mattina nella sua casa di Prato, assistito amorevolmente dalla sua compagna Alessandra Ribaldone, dopo una lunga malattia. La notizia si è diffusa, nella tarda mattinata di ieri e non c’è elbano che non si sia rattristato della grave perdita del professore di Storia dell’Arte. Lui stesso artista ed espositore nelle gallerie più famose che ha il merito di aver portato in tutto il mondo il nome della sua Isola. Rapporto viscerale con l’Elba. Di vero trasporto d’amore, quasi uterino con la sua amata Isola dalla quale non si è mai staccato. Sono i suoi colori, le sue pietre, il suo mare a formare quel perfetto insieme che ha fatto di un uomo dall’eccezionale, raffinata e fuori del comune sensibilità, un Artista a tutto tondo. È naturale che oggi l’Isola si pieghi su se stessa. Ne pianga la sua morte. Aveva un sogno, Italo. Non si faceva scappare occasione per parlarne in ogni iniziativa di carattere culturale che veniva promossa e organizzata a Portoferraio e non solo. Voleva che gli enti locali accogliessero la sua idea-guida, convinto com’era che solo la Bellezza, come si sente ripetere in giro, è in grado di salvare il mondo. Il “Museo Internazionale d’Arte Moderna Italo Bolano”, la sua stella polare che l’ha guidato negli ultimi anni di vita. Aveva anche scelto la location, il Forte Falcone. E il primo passo fu compiuto nel 2017 con l’inaugurazione di due stanze. Un piccolo mattoncino, al quale sarebbe seguiti tanti altri. Aveva intenzione di regalare tutte le sue opere al Comune; tutte le collezioni, le raccolte di artisti di tutto il mondo che aveva messo insieme durante la vita. Perché l’Arte e di converso gli Artisti sono eterni. E la ‘sua’ Città diventare il prezioso contenitore, lo scrigno di tesori d’inestimabile valore. “La mia vita è stata difficile fin dalla mia infanzia – ha registrato sui social in occasione dell’ennesimo incontro avuto con gli studenti del Foresi, presso questa scuola aveva conseguito la maturità classica – Mio padre era disoccupato e si faceva fatica a tirare avanti. A San Martino c’era un terreno abbandonato. La famiglia avrebbe avuto bisogno di venderlo, io invece mi misi a costruire delle capanne e in una cantina cominciai a ricevere i primi grandi artisti che venivano a conoscere l’Elba”. È il 1965 e quel posto, nella valle di San Martino a poca distanza dalla ‘Casa di campagna’ di Napoleone Bonaparte, diverrà l’ “Open Air Museum” che sarà battezzato come ‘International Art Center’, dandogli una connotazione al di sopra dei confini locali o nazionale, ma guardando all’Europa. E non solo. In questo storico ambiente, ogni estate, Italo Bolano ha sempre organizzato eventi culturali, mostre, incontri-dibattito e conferenze. Ospiti di primissimo ordine, nomi famosi dell'arte e della cultura. Un luogo bucolico, in mezzo alla campagna immersi nel verde e tra la frescura delle piante per incontrarsi, parlare d’arte, discutere in un’atmosfera fuori dal tempo. Intanto la Regione Toscana inserì il Centro Museo di San Martino nella rete regionale per l'arte contemporanea (Tra Art). Così, fin dagli anni ’70 dall’Open Air Museum sono usciti i monumenti che oggi costituiscono il Museo Diffuso dell’Isola d’Elba, un complesso di opere distribuite su tutti gli otto comuni dell’Isola, un ideale itinerario storico-culturale che esalta il patrimonio d’arte moderna sull’Isola lasciando un segno di questa nostra complessa civiltà degli anni 2000 rivolto in particolar modo alle nuove generazioni. Forte la sua amicizia che lo legò al poeta Mario Luzi che veniva spesso a trovarlo sull’Isola. Una perfetta combinazione chimica tra la poesia con i suoni delle parole e la pittura che invece tramette i ‘colori dell’anima’. Non c’è paese all’Elba che non abbia un’opera del maestro. Fino a quando lo hanno sorretto le forze, il Centro Museo ha ospitato eventi culturali i più vari. È stato creato anche un reparto riservato ai laboratori di ceramica, teatro all'aperto e bookshop. Negli ultimi periodi Italo Bolano ha permesso di far realizzare agli studenti un laboratorio di ceramica veloce Raku in sole due ore. Era l’occasione per portarsi a casa ciò che ognuno dei ragazzi aveva realizzato. Un ricordo di una giornata eccezionale vissuta e condivisa, per alcune ore, con il maestro. Un’opera da conservare. Per sempre. Immortale.
sabato 19 settembre 2020
Portoferraio, scavi archeologici alla Villa Romana delle Grotte
Sarebbe stata la nona campagna di scavi sulla piana di San Giovanni, nel podere di Paolo Gasparri, se non fosse scoppiata la pandemia che ha costretto gli organizzatori (l’università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, il gruppo Aithale, l’Archeologia diffusa, la Fondazione Villa romana delle Grotte, l’assessorato alla Cultura del Comune e Italia Nostra) a rivedere i piani e comportarsi di conseguenza. Per cui, almeno per quest’anno, non si alzeranno i teli sugli scavi di San Giovanni, ma si opererà solo alla Villa delle Grotte. Dove, con l'interessamento della Soprintendenza Archeologia di Pisa e Livorno e in virtù del progetto biennale approvato e finanziato dalla fondazione tedesca Wissenschaftsförderung Gmbh, sono iniziati lo scorso anno i primi rilevamenti attorno alla villa patrizia costruita sul colle delle Grotte. “In rispetto delle norme governative previste per il Covid19 – ci ha detto Lau8ra Pagliantini, dell’università di Siena direttrice dello scavo e promotrice della campagna di scavi di San Giovanni insieme con Farnco Cambi, docente di Archeologia a Siena – non possiamo prevedere un numero di studenti e laureandi da impegnare sulla scavo come negli anni precedenti. Per cui quest’anno procederemo in alcuni rilievi studiati ad hoc e piccoli scavi. Porteremo con me e il professor Cambi sei studenti, per una campagna che inizierà lunedì prossimo e durerà quattro settimane, fino al 9 ottobre. Sarà una campagna spuria e del tutto particolare questa del 2020. Anche complicata. Non vogliamo esporre nessuno a rischio contagio e abbiamo preferito agire in questi termini. Questo significa che non potremo effettuare tutta una serie di incontri e di collaborazioni con le scuole come sempre abbiamo organizzato nelle passate stagioni. Il che ci dispiace, ma siamo in questa emergenza e dovremo adattarci agli attuali scenari. La ricerca e gli studi però non si fermano. I reperti che abbiamo portato a Siena continuano a essere oggetto di analisi per i nostri studenti. Il tutto – ha concluso Laura Pagliantini - per arrivare a una ricostruzione su reperti storici di come erano gli insediamenti romani nel I secolo d.C. su questo promontorio e l’importanza che essi ricoprirono nel mondo antico”.
mercoledì 16 settembre 2020
giovedì 10 settembre 2020
Nuovi pini d'Aleppo sull'ex Isola del Diavolo
Ci deve essere rimasto proprio male Fabio Poppi di Marina di Castagneto Carducci, assiduo frequentatore dell’ex Isola del Diavolo ed estimatore delle sue bellezze naturali incontaminate, quando, l'ultima volta che è stato a Pianosa nell’uscire dal ristorante, ha constatato che nell’area prospiciente dell'enorme pineta di Aleppo che era abituato vedere e sotto la quale cercava ristoro e frescura nelle calde giornate agostane, ne erano rimasti in piedi solo cinque. Pure instabili nel fusto, segno delle molte tempeste di vento che hanno dovuto sopportare. Per di più privi della folta chioma verde. Tali comunque da non regalare più ombra agli ospiti. Ricordando come era il luogo e rapportandolo al presente, Fabio Poppi ha organizzato una raccolta di fondi sul web. Fino a ieri pomeriggio ci sono state 15 donazioni per un totale di 506 euro raccolti. “Il nostro obiettivo – scrive sui social – è quello di ripiantare i pini di Aleppo a Pianosa. Sostituirli con quelli che sono stati abbattuti perché malati”. Non gli piace che tutta quell’area nei pressi dell'unico ristorante dell’Isola rimanga così spoglia e non allievi più come accadeva qualche anno fa i turisti dal solleone, regalando qualche ora di fresco davanti alla spiaggia di Cala Giovanna. “Vorremmo raccogliere – ripete - soldi per poter ripiantare quanti più alberi possibile e poter far tornare questa zona, un'oasi di fresco per godersi il meraviglioso spettacolo che questo paradiso offre. Pianosa non è solo un'isola, è un posto magico dove la natura ti lascia senza parole, il cielo ti avvolge con un tappeto di stelle e ogni angolo racconta storie di vite passate, di tormenti e di gioie. Chiunque passa di qua – chiude così il post Fabio Poppi - non può rimanere indifferente con un piccolo gesto possiamo dare una mano a questo paradiso e permettere a tutti di godere di così tanta bellezza”.