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sabato 11 settembre 2021

Il trionfo di Giuseppe Catozzella al premio Brignetti

La 49esima edizione del premio internazionale “Isola d’Elba, Raffaello Brignetti” ha consacrato come vincitore Giuseppe Catozzella con il romanzo storico “Italiana” (Mondadori). A proclamarlo ci ha pensato il presidente della giuria letteraria del premio, Alberto Brandani, prima nel corso della conferenza-stampa organizzata alle 12,45 di ieri dal comitato promotore presso l’hotel Airone di San Giovanni, e poi presentato ufficialmente al pubblico elbano nell’arena della Villa romana della Linguella, sempre ieri sera a partire dalle 21,30 durante la cerimonia ufficiale di premiazione. A fare gli onori di casa il conduttore di Rai1, Marco Frittella, affiancato dalla showgirl Valeria Altobelli, finalista della trasmissione ‘Tale e quale show’, senza contare al parterre de rois davvero eccezionale. Erano presenti infatti personaggi di spicco quali il prefetto Francesco Paolo Tronca e il direttore de ‘Il Giornale’ Augusto Minzolini. “Italiana di Giuseppe Catozzella – ha detto Alberto Brandani - è un romanzo storico di notevole impianto e spessore. La nascita (cruenta) di una nazione, una guerra civile. Forte compatto e costruito su salde partizioni è un romanzo di intensa presa sul lettore, per l'autenticità dei personaggi e la durezza della vita che vi è rappresentata, sempre al centro della narrazione". Catozella è stato l’autore che ha racimolato il maggior numero di consensi fra i giudici letterari e i quasi cinquanta giudici popolari a cui erano stati proposti le tre opere finaliste. Oltre a “Italiana” erano stati selezionati “Il gioco delle ultime volte”, (Einaudi) di Margherita Oggero e “Quel maledetto Vronskij”, (Rizzoli) di Claudio Piersanti. Tre opere, come si può notare, pubblicate da altrettanto importanti case editrici. L’ultimo libro iscritto nell’albo d’oro del premio edito da Mondadori risale al 2014, con “Ci rivediamo lassù” di Pierre Lemaitre, in cui si leggono gli affanni del primo dopoguerra, le illusioni dell'armistizio, l'ipocrisia dello Stato che glorifica i suoi morti ma si dimentica dei vivi, l'abominio innalzato a virtù. Anche “Italiana” è un romanzo storico che racconta la nascita di una nazione, senza essere edulcorata da immagini e tradizioni romantiche, ma descritte e presentate in modo realistico. Per Marino Biondi, giurato letterario, si è trattato di una vera guerra civile. “La prima consumata nell’atto di costituzione di uno Stato unitario, l’Italia appunto – ha detto il docente universitario alla facoltà di Lettere di Firenze – La seconda invece gli ultimi anni della seconda guerra mondiale. Il libro vincitore del premio Brignetti è costruito in base a documenti storici, secondo la ricetta manzoniana che stabilisce le regole per costruire un romanzo storico. Dopo la lettura del libro siamo nelle condizioni di respingere o rivedere i racconti da bella favola del nostri risorgimento. Le pagine si rivelano sconvolgenti che racconto di un esercito di oltre 140mila soldati al comando di generali corrotti e senza scrupoli. La stessa figura di Garibaldi ne viene ridimensionata per non essersi reso conto delle varie ingiustizie sociali che si stavano perpetrando e per non aver mantenute le promesse fatte”. Ernesto Ferrere, anch’egli giudice letterario, ha sottolineato il coraggio dimostrato da Catozzella nel misurarsi su un tema davvero scomodo che dovrà comunque essere ridimensionato e corretto nell’immaginario collettivo degli Italiani. “Nei primi anni del risorgimento e poi negli anni successivi – ha detto il critico – è successo la stessa cosa quando caduto il fascismo la stragrande maggioranza che prima lo era o quanto meno era iscritto al partito, improvvisamente non si riconosce più e passa dall’altra parte.” Giuseppe Catozzella, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2014, ha detto: “Sono molto felice del premio che mi è stato assegnato dalla giuria letteraria e da quella popolare. È un onore per me iscrivere il mio nome nell’albo d’oro del Brignetti, fra quelli storici nazionali più importanti che annovera autori di primissimo ordine”. Un ennesimo riconoscimento che si aggiunge alla lunga lista di riconoscimenti (oltre 23) che gli sono stati assegnati dal 2014 in poi.


martedì 3 agosto 2021

POnticello, nel 1921 iniziarono i lavori di copertura

 


Cent’anni fa si mise mano all’impresa d’interrare il canale del Ponticello che, tra alti e bassi, si concluse non prima di un quinquennio, senza varie difficoltà di reperire mano d'opera e mezzi finanziari. Cadeva un mito, quello di un’isola, la Città fortificata di Portoferraio, nell’Isola. Dal 1925 in poi una lingua di terra di più di quattrocento metri unirà la Città di Cosimo de’ Medici al resto insulare. Veniva meno anche un emblema costituito dalla porta a terra e dallo stesso ponticello. Resta solo il nome, giunto fino a noi. Non c’è traccia di altro retaggio di com’era il rione. Ma non è tutto oro ciò che luccica: il canale spesso s’interrava, trasformandosi in acqua stagnante, divenendo un collettore malsano e maleodorante, comunque ricettacolo d’insetti e di altri animali parassiti. «Era appena finita la guerra – scrisse il direttore del Corriere Elbano Alfonso Preziosi, appassionato e profondo conoscitore di storia elbana - quando si mise mano al cantiere che avrebbe modificato la morfologia della vecchia città. Venne così riempito il canale che congiungeva le acque del golfo con quelle della spiaggia delle Ghiaie. E insieme a questo venne anche abbattuto il ponticello la cui esistenza viene ricordata soltanto nella toponomastica. Allora c'era bisogno di creare occasioni di lavoro per tutti coloro che venivano dal fronte e che avevano necessità di sentirsi occupati in qual cosa che potesse offrir loro occasioni di guadagno». Ci restituisce meglio il clima d’allora in cui maturò il progetto d’interramento del canale, lo storico Andrea Galassi. Tutto va ricondotto a quando il fossato fu comprato per 700 lire. Dobbiamo rifarci al ‘biennio rosso’ contraddistinto da agitazioni del mondo proletario. “Da mesi – scrive Galassi - si susseguirono voci di chiusura degli altiforni. In realtà non c'era niente di serio, ma era solo un ricatto dei padroni delle ferriere per strappare concessioni dal governo e migliori trattamenti dagli istituti di credito. Che tuttavia stava esacerbando gli animi della società elbana”. Il 27 giugno 1920 fu proclamato lo sciopero generale. Gli animi erano molto accesi. “Circa cinquecento operai entrarono compatti in piazza Cavour cantando inni proletari – lasciò scritto ancora Preziosi - In rinforzo ai carabinieri e alle guardie di P.S. intervennero i bersaglieri di stanza a Portoferraio e i marinai della corazzata Andrea Doria ancorata nel golfo”. Sempre nel 1920 furono occupati gli altiforni per un mese, tra settembre e l'ottobre. La città era amministrata dal commissariamento prefettizio, Luigi Medici. Per allontanare lo spettro della disoccupazione, avviò un programma di lavori pubblici, per dare impiego agli operai licenziati dallo stabilimento. Tra questi l'interramento del fossato del Ponticello. “Ancora oggi – ricorda Giuseppe Battaglini, delegato comunale ai siti museali – sopravvive il detto secondo cui un Medici costruì la città e un altro Medici invece l’ha abbattuta”. Si allude a Cosimo I de’ Medici che nella prima metà del Cinquecento realizzò la ‘sua’ Città Perfetta, la proiezione di quella che doveva essere per lui la Città Ideale, forte, imprendibile, sicura, garantita dalle scorribande dei nemici. Fino all'ottobre 1921 i lavori andarono a singhiozzo. “Finalmente – scrive Galassi - fu organizzato un numero sufficiente di operai per portare a compimento l'opera. Che comunque non fu immediata. Infatti solo nel luglio 1923 fu possibile inaugurare il parterre Mario Foresi, nel parco delle Ghiaie. L'atto finale fu nel 1925, quando fu demolito l'ultimo simbolo del Ponticello: la porta che per decenni aveva marcato il confine della città di Cosimo. Il pittoresco accesso, oggi vivo solo in vecchie foto – conclude Andrea Galassi - era ornato da fregi architettonici e sormontato dal coronato stemma dei Medici”.

mercoledì 21 luglio 2021

E' morto l'ex sindaco di Marciana Marina, Giovanni Martini


 Il paese (e non solo) è piombato, ieri mattina, nel più profondo dolore. “Come quando in una famiglia viene meno una figura fondamentale, lasciando un enorme vuoto. Questa è la sensazione che ogni marinese ha provato alla notizia dell’improvvisa scomparsa di Giovanni Martini”. Così Gabriella Allori, sindaca di Marciana Marina, che ricopre lo stesso incarico che fu di Giovanni Martini per due mandati consecutivi, esattamente dal 1997 al 2007. Allori l’ha fortemente voluto in giunta, affidandogli la delega all’Urbanistica e ai Lavori pubblici. Martini era nato a Marciana Marina il 15 gennaio 1944, coniugato con due figli. Si era laureato a Pisa in Medicina, con specializzazione in Otorinolaringoiatria. Per molti anni ha esercitato la professione ad Alessandria. Poi non ha resistito al richiamo della ‘sua Isola’, trasferendosi definitivamente a Marciana Marina, per occupare la poltrona di primo cittadino. Durante il suo mandato c’è stato il varo del Piano Strutturale e del Regolamento urbanistico. Lo si deve a lui la realizzazione della rete canalizzata del gas e della rete di illuminazione ecologica a basso consumo energetico. Porta la sua firma l’area Peep di San Giovanni. E non ultimo ha attivato importanti politiche sociali a sostegno delle fasce più deboli, a partire dall’assistenza domiciliare per gli anziani non autosufficienti. Ma il suo cavallo di battaglia è stato il progetto di sviluppo del porto di Marciana Marina. Quando fu presentato in consiglio comunale e alla comunità sollevò non poche critiche. “La sua maggiore qualità dimostrata in questo particolare frangente – rivela Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana – è stata quella di saper ascoltare anche le altre campane. Non si formalizzava per partito preso e quando capì che dall’assemblea che lui stesso aveva organizzato si alzavano più numerose le osservazioni e le critiche che i giudizi positivi, ritirò il progetto e non se ne fece più nulla”. La fortuna e la gestione del porto sono state le molle che l’hanno indotto, lui ormai in pensione, a scendere nuovamente nell’agone politico con l’attuale amministrazione, facendosi garante di una gestione partecipata del porto della Marina. “Ogni mattina puntuale – lo ricorda Allori - arrivava in Comune e nonostante le problematiche che quotidianamente dovevamo affrontare, riusciva spesso con le sue batture ad alleggerire il clima a volte un po’ pesante. Lo ringraziamo per tutto quello che è riuscito a trasmetterci in questi anni, in termini di correttezza e lealtà, soprattutto dimostrando un senso civico e un attaccamento al paese, che hanno prevalso rispetto ai suoi problemi di salute”. Vincenzo Tagliaferro, consigliere con delega alla Sanità, ne elogia le doti morali e professionali, sempre pronto ad aiutare le persone più bisognose. Umberto Mazzantini lo rammenta durante il suo mandato come rappresentante della Comunità del parco: “Ha sempre mostrato moderazione e lungimiranza e, pur militando politicamente dalla parte di chi ne aveva avversato l'istituzione, ha dato un contributo al consolidamento del parco”. I consiglieri di minoranza Andrea Ciumei, Guido Citti e Francesco Lupi riconoscono in lui la guida sicura della comunità. I funerali si svolgeranno questa mattina alle 10,30 nella chiesa parrocchiale e giovedì la salma sarà trasferita a Grosseto dall’impresa Fuligni per la cremazione.

domenica 23 maggio 2021

Procchio si muove sulle tracce di Napoleone


 Il programma delle manifestazioni napoleoniche per l’estate 2021 sarà presentato negli spazi esterni del bar ‘Il Postale’, martedì 1 giugno alle 18 dall’associazione culturale ‘Procchio Napoleonica’ con il patrocinio del comune di Marciana. Si tratta di 14 eventi il cui culmine è rappresentato dalla settimana napoleonica di fine agosto dove, in sette serate, saranno accontentati tutti i gusti in tema di rievocazioni napoleoniche. Il cartellone si aprirà con la caccia al tesoro in tema napoleonico per il territorio di Marciana, domenica 20 giugno (premiazione alle 21,45); ultima, ma non per importanza, sarà il fortunato gioco enigmistico proposto da Letizia Balestrini denominato “rebus in vetrina”, collocato per sabato 18 settembre, che tanto successo ha ottenuto nell’edizione 2020. Ma vediamo il programma nello specifico. Si parte con la presentazione dei libri in piazzetta dei Delfini a Marciana. alle 21,45. Inizia Isabella Zelfino il 2 luglio; cui seguiranno Gemma Messori (11 luglio) e Silvestre Ferruzzi (30 luglio). Il 16 luglio al parco di Procchio piece teatrale dei Tappezzieri. Si passa alla “Settimana Napoleonica”. Tiziana Criscuoli alle 21,15 del 22 agosto presenta al parco di Procchio canti, musica e balletti per Napoleone. Cena gastronomica gestita dalla Proloco di Procchio lunedì 23 agosto. Replica della piece teatrale dei Tappezzieri a Procchio il 24 agosto. Videoconferenza a Procchio, alle 21,15) dello storico Alessandro Barbero (via You Tube) con la partecipazione di Isabella Zolfino Isabella. Il 26 agosto Icilio Disperati a Procchio parlerà (sempre alle 21,15) delle miniere al tempo dell’Imperatore. Venerdì 27 agosto a Procchio corteo storico per le vie del paese con partenza dalla spiaggia e arrivo al centro paese per terminare cui seguirà un concerto (nel rispetto del prossimo Dpcm). La settimana si concluderà con la cena di gala al parco attrezzato il 28 agosto. Al termine proiezione del cortometraggio “Venere vincitrice” alle 20. Infine due proposte per settembre. Il 10 in piazzetta dei Delfini a Marciana torneo di scacchi con giocatori in costume alle 21. Il 18 settembre, rebus in vetrina (inizio del gioco il 15 settembre) per il centro di Procchio con premiazione serale. Presenteranno alle 21 Letizia Balestrini e Angela Giretti.

domenica 9 maggio 2021

La Villa dell'agronomo ospiterà l'ecomuseo dell'agricoltura


 Il restauro alla Villa dell’Agronomo a Pianosa si può ritenere completato. Rimangono, è vero, da portare a termine alcuni interventi di piccola entità all’interno dell’edificio e manca tutto l’arredo di cui la nuova fruizione dello stabile, diventerà un Ecomuseo dell’Agricoltura di Pianosa da colonia penale a isola ricadente completamente nelle competenze del parco nazionale dell’arcipelago. Ma il programma lo si può considerato finito. “Sono molto soddisfatto del risultato conseguito – ha detto il presidente Giampiero Sammuri – del lavoro svolto fin qui dai miei collaboratori e dagli uffici dell’ente. Tutti si sono prodigati nel recuperare in toto un bene, oggi riconosciuto dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione d’interesse storico-artistico e quindi tutelato a norma di legge”. Si chiuse allora un cerchio il cui iter burocratico era iniziato nel gennaio 2004 con l’avvio delle relative pratiche, per arrivare poi al 2017 per riuscire infine a indire gara europea per il restauro della Villa. I cui cantieri furono aperti nel 2019, proprio per imbattersi nel periodo del lockdown e infine entrare decisamente nella fase 2 del Covid-19. “Il restauro della dell’Agronomo a Pianosa ha richiesto un finanziamento di un milione e 500 mila euro – ha continuato il presidente – a cui andranno aggiunto 150mila euro che saranno spesi nell’allestimento del mobilio delle stanze. Si tratta dell’investimento più grande da quando sono presidente del parco. Superiore anche a quello del castello del Volterraio e la riapertura della villa romana di Giannutri. Non nascondo che sono veramente emozionato e chi mi conosce sa che non è molto facile. È una bellissima notizia alla vigilia della riapertura a pieno della stagione turistica. Ringrazio i consiglieri del parco che hanno condiviso con me la volontà di questo investimento, il ministero dell’ambiente che ha cofinanziato l’intervento e gli uffici del parco ed in particolare l’architetto De Luca che ha seguito l’iter di tutta l’opera con competenza e dedizione”. Se tutto sarà rispettato e realizzato secondo la tabella di marcia quest’estate sarà prevista l’inaugurazione. La Casa dell'Agronomo è uno degli edifici di maggior pregio di Pianosa. Fu costruito intorno al 1850 su volontà del governo toscano con l'intenzione di realizzare la colonia penale agricola così come si rileva dai cartoncini datati 1840 e 1880 conservati presso l'archivio di stato di Livorno. Questo ruolo centrale dell’agricoltura rende ragione della sede pregevole utilizzata in passato e oggi purtroppo in cattivo stato di conservazione. L'esigenza primaria era quella di fornire le abitazioni per il personale addetto al carcere e la costruzione ebbe proprio questo scopo, così che il fabbricato fu suddiviso in quattro appartamenti, ciascuno fornito di un piccolo bagno. Proprio per queste caratteristiche – continua Sammuri – vorremmo realizzare l’Ecomuseo dell’agricoltura e anche prevedere stanze in cui sarà ripercorsa l’intera storia dell’ex Isola del Diavolo”.

domenica 11 aprile 2021

Le poesie del Guardiano del faro

 Le poesie contenute in questa raccolta nascono dalla penna del Guardiano del faro: misterioso ed enigmatico personaggio che ha trascorso oltre dieci anni a scrutare il mare, per poi affidare i suoi versi alle onde. Messaggi in bottiglia che Luigi Cignoni ha pazientemente raccolto e selezionato per dar forma a questo libro. Affiorano ricordi d’infanzia e di gioventù, nell’esaltazione di una felice età dell’oro che l’uomo ha vissuto e il cui ricordo è duro a morire.
Infine l’alternarsi delle stagioni, gli affetti più cari e il mare, il grande protagonista di questa raccolta tanto intima quanto capace di colpire la sensibilità di tutti i suoi lettori.