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domenica 16 ottobre 2022

Dopo la pandemia torna la festra della castagna

 Sarà una settimana, quella compresa tra il 23 e il 30 ottobre, tutta dedicata alla castagna. Torna, dopo la pausa pandemica, la sagra della castagna più importante dell’Elba. Si svolgerà nei borghi collinari di Marciana e Poggio. Quest’anno, oltre agli appuntamenti con il gusto, verranno proposte escursioni e passeggiate tra i castagneti e alcune iniziative culturali e didattiche. L’evento speciale sarà la gara podistica “Marcianella 50°”, tributo alla storica corsa che quest’anno celebra cinquanta anni. Gli eventi saranno realizzati dal Comune di Marciana in collaborazione con Pro Loco Marciana-Elba, associazione Pedalta, associazione Il Rifugio, Circolo Amici di Poggio, Associazione Nazionale Città del Castagno, World Biodiversity Association e altre associazioni del territorio. La manifestazione si avvale del patrocinio del parco nazionale e della Rotta dei Fenici del Consiglio d’Europa. Ecco il programma. Si inizia con Marciana con la più classica delle ‘Marcianella’ che quest’anno registra la 50° edizione; si prosegue poi con i oercorsi dei fiori (24 lunedì) e il sentiero dei castagbni (giovedì 27), escursione con associazione Pedalta. Venerdì 28, gara del gusto e 


sabato 29, “Com’eremo Yes”, replica speciale per lo spettacolo del teatro itinerante. La settimana si conclude domenica 30 ottobre con la “Castagnata di Poggio”.

sabato 8 ottobre 2022

Napoleone e l'Elba

 


Era già arrivato settembre, sull'isola. Da quegli addii di Fointanebleau non si era salvata la famiglia, quella che per ambizione, più che per amore, si era formato l'imperatore. In quell'isola già prossima all'imperio del ricordo preparava ogni cosa con scrupolo, appartamenti, arredamenti, la servitù, ma nulla parlava più del sole, del mare intorno. Le lettere che arrivavano erano poche e controllate, e così pure le informazioni. Egli era già divenuto un brigante, su quel trono da farsa dell'isola, ed ella era restata una regina, ostaggio dell'intrigo dei vincitori. Ne pativa l'imperatore il fascino, la giovinezza, la superiorità mai vinta del lignaggio. L'attendeva ansioso, legittimato dal matrimonio, ma vanificato dai fatti. Ella invece già tornava al suo, già accettava la corte di un ufficiale, già tornava alla protezione paterna, al riparo dall'avventuriero. Tornava al mondo conosciuto. Tergiversava alle acque termali. Rimandava...Verrò dopo Aix, dopo Parma, a giugno, a settembre, il prossimo inverno, siate comunque sempre certo del mio affetto, mio buon amico... Lasciava l'imperatore nel dubbio, a farsela col suo fantasma. Egli scriveva, e non otteneva risposta. Scriveva lettere senza riceverne, e questa condizione, anziché esacerbarlo, lo prendeva ancora più all'amo dell'intimità, dalla parte uncinata degli affetti. Ella intanto spariva lentamente, fisicamente e definitivamente, come il resto dell'epopea, dalla vita di lui. Restava l'isola, e i suoi stretti confini di vento e di mare.  ...Mi basterà un piccolo appartamento, per quando verrò a trovarti... - gli scriveva rassicurandolo - ...abbiate solo la compiacenza di provvedere a un giardino...trovo crudele che da Parigi non vi abbiano mandato quei fiori... Costruiva intanto l'imperatore. Amministrava. Perfino nel chiuso di una cella avrebbe trovato il modo di impartire compiti ai topi. Ripuliva, edificava il palazzo, quasi avesse davanti un vaso futuro da offrirle. Attendeva. Voleva farsi trovare pronto. Domandare di dividere insieme la caduta...la disgrazia? Quasi che non meritasse la grazia di lei, egli non le imponeva la presenza, né di condividere l'esilio. L'attendeva piuttosto come un regalo. Era del resto un affetto istituito, dovuto quasi, legato dal sacramento ancestrale della maternità. ...Vostro figlio, il re di Roma, sta bene, siatene sicuro come del mio affetto... Ma niente di quell'artificio bastava. L'imperatrice non veniva. E nemmeno faceva avere notizie di sé, si dava malata. Tutto quel piccolo regno viveva l'onore di riceverla come sua unica legittimazione. L'imperatore stesso spariva di statura. Senza famiglia era soltanto uno scapolo sconfitto.  Egli aveva però un'amica. Il genere di donna a cui aveva donato la brillantezza del corteggiamento, lo smalto del fuori di casa, la leggerezza della tournée vittoriosa, quando si passa in corsa, a cavallo, sull'onda della gloria, e gli altri rimangono a terra, fermi al passaggio, attendendo un ritorno. Restò negli anni quell'amica come una finestra di luce lontana, un'immagine azzurra. L'amica a cui si scrive con libertà, cui si offre il fuoco d'artificio della propria compiuta natura. Anche nell'aspetto ella restò fantastica. Come una nuvola chiara...il bagliore dei suoi capelli, già slavi, polacchi, nobilitata da quell'aristocrazia di famiglia che l'elevava, ma non ingombrava come il peso delle dinastie. Venne inattesa, l'amica, in un giorno di settembre. Venne al comando del cuore. Al suo arrivo fu scambiata per l'altra tanto attesa, ed ella dovette fare della notte un velo. Fu coperta agli sguardi da quelli stessi uomini che avrebbero dovuto ostentare i fasti della legittimità coniugale. L'imperatore l'accolse nel buio stellato del monte Capanne, su, al romitorio di Marciana.  Lì aveva una tenda da campo, un eremo in cui si rifugiava al riparo delle curiosità isolane. La fece accomodare e una volta dentro, con la complicità che si riserva all'amante, disse " Voici! Mon palace!" E in quel palazzo rimasero chiusi due giorni e due notti. Godette di quell'affetto, della festa inattesa dei sensi,fino a che poté, ma il suo cuore illividito gli impedì di goderne appieno. Ella scompariva di fronte all'edificio della legittimità costituita, della storia a venire, della vita da fare. Non poteva arrivare oltre. Le sue parole e i suoi gesti non potevano cadere altrimenti che con il peso leggero dell'avventura. Le ore passavano e cresceva nella tenda l'inquietudine. Egli si sentiva sempre più scoperto e perduto. D'un tratto, l'imperatrice, che non dava più notizie di sé da mesi, si era fatta più vicina che mai. Ne presentiva la venuta, poteva addirittura arrivare da un momento all'altro, occorreva fare presto, spiegarsi, agire subito. Anche in tutto quell'esilio veniva a valere infine il ruolo dell'amante, a cui la casa è preclusa, l'amante che si raggiunge fuori, quando la vita è altrove. Egli con lei, in quell'isola, era già un clandestino. Eppure in quel momento la vita gli porgeva l'ultima occasione di tenere vicino a sé un affetto, una compagna che avrebbe reso più amorevole l'esilio. Ma a quella possibilità riservò quei due giorni soltanto. Pianse lacrime dignitose l'amica, dopo i discorsi che le arrossarono gli occhi. E intanto veniva organizzato che partisse di notte, col mare grosso di vento. Dovette partire col buio, più di notte che di giorno. Accompagnati da un ufficiale al seguito, mossero a cavallo nella macchia. L'imperatore la scortò fino a un bivio impervio, e poi li lasciò proseguire soli. Se ne pentì subito. Diede anzi ordine di fermare i partenti, ma il tempo era peggiorato, e l'ufficiale preposto rinunciò all'inseguimento, attribuendo al destino la fatalità della partenza. Rimase a lungo pensieroso nella notte inquieta l'imperatore. Poi tornò a Portoferraio, negli appartamenti. Girò di nuovo tra le stanze allestite, e in breve riuscì a ritrovare quella sensazione di casa che si era sforzato di inventarci. Il santuario che aveva edificato con la dedizione dell'assenza. Mantenne le stanze pronte, in ordine, carezzando dentro di sé al caldo del suo piccolo regno il luogo che aveva conservato per lei.

L'imperatrice non venne mai.

Non seppe mai.

Nemmeno Bonaparte ne seppe più nulla.

Continuò fino alla fine a dipingerla con parole di tenerezza.

Un mese dopo accettò la compagnia di una cortigiana, che si installò alla piccola corte di Portoferraio.



domenica 30 gennaio 2022

Giuseppe Cecchini, "Ho visto la morte in faccia"


 Chi si ricorda più all’Elba (esclusi familiari e una ristretta cerchia di amici) di Giuseppe Cecchini, classe 1904? E dell’impresa di cui si rese protagonista nell’ultima guerra? Un eroe sconosciuto a tutti gli effetti. Né sarebbe stata tramandata la frase pronunciata così perentoriamente davanti al plotone d’esecuzione tedesco da scoraggiare il tenente nell’impartire l’ordine di sparare su un campione di folla inerme, sequestrata a caso e schierata a titolo dimostrativo sul sagrato della chiesa di Sant’Andrea di Castiglioncello del Trinoro, nel comune di Sarteano tra Siena e Arezzo, se nessuno l’avesse riportata. “O tutti, o nessuno!”, gridò Giuseppe Cecchini, in quell’assolata mattina del 14 giugno 1944. E il miracolo incredibilmente avvenne. Si abbassarono le canne dei MP 38. Le mitragliatrici tacquero, immerse in un silenzio surreale. E tutto il paese fu salvo. Se oggi rivive nel senese il ricordo di quei fatti, lo si deve a una pagina ingiallita di un’agenda. L’ha vergata un prete, testimone oculare; anche lui sopravvissuto. Don Enrico Bellucci, parroco di Castiglioncello, dopo essersi ripreso dall’aver visto la morte in faccia, affidò al diario l’impresa del soldato semplice elbano. Nulla poté invece per due ragazzi, Amerigo Bai e Quirino Salvadori, che persero la vita in quella terribile giornata, sotto le pallottole naziste. I loro nomi sono incisi in una lapide, sotto la quale ogni anno, il 16 giugno, si ripete la commemorazione. Scarne ed essenziali le notizie sulla vita di Giuseppe Cecchini. Si sa che era nato a Rio Marina il 10 ottobre. All’epoca dei fatti non aveva ancora compiuto 40anni. Prestava servizio come soldato semplice a Castiglioncello. Maledettamente proprio su quella linea immaginaria che attraversa gli Appennini, passata alla Storia come ‘Linea Gotica’ che divideva in due l’Italia. Nelle intenzioni del comando germanico lungo questo fronte si sarebbe dovuta ricompattare la Wehrmacht, dopo che gli alleati erano entrati a Roma il 5 giugno 1944. La manovra, secondo il generale tedesco del fronte sudovest Albert Kesselring, doveva essere una ‘ritirata combattuta’, allo scopo di permettere il rafforzamento della linea degli Appennini. I tedeschi erano dichiaratamente sulla difensiva, occupati su due fronti. Davanti avevano gli alleati che risalivano passo passo la Penisola. Alle spalle, sulle montagne, erano attaccati invece da brigate partigiane. Un cocktail perfetto, che farà montare all’inverosimile la rabbia e il furore assassino teutonico. È quanto stava per abbattersi su Castiglioncello. A questo destino, purtroppo, non si sottrarrà, quasi un mese dopo, la popolazione di Sant’Anna di Stazzema, sempre sull’Appennino toscano, dove furono passate per le armi 560 persone fra vecchi, giovani, donne e bambini. Giuseppe Cecchini parlava perfettamente la lingua tedesca, dato che era stato in Germania e vi aveva lavorato per diversi anni. Però prima dello scoppio della guerra e dell’entrata nel conflitto mondiale dell’Italia, Giuseppe era rientrato all’Elba. Si era arruolato nell’esercito Italino, finendo con l’essere impiegato con il suo reparto a Sarteano.. “Nonostante che all’epoca dei fatti fosse padre di 5 figli, Plinio (mio cognato), Vilmano, Vito, Ivano e Lorena – dice Rocco Zoccoli, presidente della sezione provinciale dei Bersaglieri – di fronte a quella particolare circostanza Giuseppe non si tirò indietro, lui che era una persona sì semplice, ma anche coraggiosa e di temperamento, come sanno esserlo gli elbani. Sentiva dentro che doveva fare qualcosa di fronte a cotanta tracotanza, come se una voce interiore glielo comandasse. Allora si mise anche lui difronte al plotone di esecuzione, urlando quella famosa frase che il sacerdote di Castiglioncello puntualmente annoterà sul diario. Con il suo comportamento salvò tutti dalla fucilazione, compreso suo figlio poco più che adolescente”. Se l’Elba non sa nulla del ‘suo’ eroe sconosciuto, altrettanto non si può dire degli abitanti di Castiglioncello. Che, esattamente un anno dall’accaduto, murarono un marmo. Dove si legge: “Il popolo di Castigliocello/ festeggia ogni anno/ il 16 giugno 1944/ e grazie renderà a Dio per averlo salvato/ quando la ferocia tedesca si scatenò sul paese/ scolpiti nell'anima porterà i nomi/ di/ Bai Amerigo e Salvadori Quirino/ vittime innocenti di quel giorno/ riconoscente affetto serberà all'interprete/ Cecchini Giuseppe/ che con coraggio e fermezza/ si adoprò per limitare/ l'ingiusto e barbaro eccidio”. E poi, ogni anno, presso questo borgo sulla Val d'Orcia, si ripete la cerimonia commemorativa di quella giornata promossa dall’amministrazione di Sarteano, in collaborazione con la sezione Anpi. E in uno di questi tradizionali appuntamenti si sono ritrovati con qualche ruga in più sul viso Dino Salvadori e Vilmano Cecchini, figli rispettivamente di Quirino Salvadori, una delle vittime e Giuseppe Cecchini, il soldato elbano che eroicamente si fece da interprete per fermare l'eccidio. Cecchini riuscì a spiegare che quelli che stavano per essere fucilati non erano altro che civili inermi e innocenti. Non c’era alcun rischio che fra questi si nascondesse qualche ‘bandito’ (come i tedeschi battezzarono i partigiani). Ivano Cecchini, l’unico dei 5 fratelli morto, tornò durante una ricorrenza a Castiglioncello. Dopo quasi settant’anni, i due bambini di allora si ritrovarono faccia a faccia. Il figlio della vittima e il figlio dell’eroe isolano. “Mi piacerebbe fosse ricordato anche qui con una semplice cerimonia – dice ancora Zoccoli - Magari coinvolgendo i sindaci di Rio e Portoferraio, visto che per 40 anni risiedette alla Sghinghetta. Credo e spero – conclude - che qualcosa si muoverà”.

domenica 2 gennaio 2022

Convegno sul dissalatore di Mola

 


La data del convegno sull'erigendo impianto di desalinizzazione che Asa intende realizzare tra Mola e Lido di Capoliveri è stata fissata al 22 gennaio 2022, all'auditorium De Laugier. Lo rendono noto Italia Nostra e Fondazione Isola d’Elba che hanno creato il Comitato per la difesa di Lido e Mola, affiancando il Comune di Capoliveri nel tentativo (per ora non riuscito) di convincere l’ Autorità Idrica Toscana a cambiare destinazione e modalità progettuali del sistema di dissalazione. Andate a vuoto le richieste di un confronto, il comitato ha deciso di ricorrere a fatti concreti. “Visto come si erano messe le cose – ha detto Leonardo Preziosi, presidente di Italia Nostra arcipelago toscano - abbiamo optato di organizzare un evento che dovrà avere una cassa di risonanza nazionale. Il convegno del 22 gennaio a Portoferraio dovrà essere un evento importante. Parteciperanno relatori competenti nel settore (biologi marini, geologi, amministrativisti) e rappresentanti della Camera e del Senato che hanno presentato interrogazioni parlamentari a supporto di questa nostra iniziativa. L’obiettivo del Convegno è semplicemente quello di informare la popolazione in un modo finalmente chiaro e trasparente che il dissalatore crea fatalmente dei danni all’ambiente”. I relatori di altissimo livello invitati al convegno metteranno in evidenza i punti deboli del progetto. Cercheranno di spiegare che l’acqua all’Elba c’è: si tratta solo di volerla e saperla estrarre e poi gestire. “In sostanza – ha continuato Preziosi – ci proponiamo di costringere Asa e Ait a tornare sui propri passi, a limitare le perdite dell’attuale condotta sottomarina, a costruirne una nuova in parallelo, ad utilizzare i risultati della indagine che la stessa Ait ha commissionato all’Università di Siena nel 2019 che avalla questo assunto e propone la creazione di 6 invasi di stoccaggio”. Più volte sia il Mangement di ASA sia di AIT hanno dichiarato che sono stati fatti studi appropriati che escludono qualsiasi problema di impatto ambientale e che tutto è stato fatto nel rispetto della legge e dell'ambiente. “Ma allora se è così – si è chiesto il presidente di Italia Nostra - per quale motivo è stata esclusa l'assoggettabilità del progetto alla Via? Forse ce lo spiegheranno il 22 gennaio quando, invitati dal Comitato per la difesa di Lido e Mola al Convegno metteranno in atto la loro interpretazione del concetto di partecipazione al dibattito pubblico e al confronto con la popolazione”. Così gli organizzatori dell’evento fin da adesso invitano tutti coloro che condividono il loro approccio a partecipare ai lavori del convegno, “preferibilmente in presenza – ha concluso Leonardo Preziosi - ma comunque eventualmente su piattaforma”. Alcuni consigli pratici destinati a tutti coloro che sono interessati all’argomento. Chi vorrà approfondire l’argomento, potrà farlo, consultando il sito ‘elbanodissalatore.it’ e la pagina Facebook CDLM comitato per la difesa Lido e Mola.

domenica 19 settembre 2021

Concerto di musica classica in Duomo


Concerto di musica classica, con artisti di primissimo piano. L’evento è promosso dalla parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria del capoluogo elbano. Sarà anche l’occasione per un gesto di solidarietà rivolto al recupero di una delle più sacre chiese portoferraiesi ed elbane. Stiamo parlando della Cappella votiva della Chiesa del SS. Sacramento, dedicata ai caduti della Grande Guerra, opera (1934) di Severino Crotti e decorata con affreschi di Giuseppe Mazzei, i cui lavori di recupero architettonico sono iniziati alcuni anni fa, ma mai portati definitivamente a termine per mancanza di fondi. Intanto ci si prova stasera a effettuare una colletta, che confluirà nelle casse dell’arciconfraternita destinata a costituire il prezioso tesoretto che servirà a finanziare questo impegnativo intervento restaurativo. “Sarà effettuata durante il concerto – si affrettano a sottolineare gli stessi organizzatori - una raccolta del tutto volontaria di fondi a favore della Cappella così cara alla comunità insulare”. Dal profilo storico delle vicende della chiesa attraverso i secoli è evidente l’importanza che la Cappella votiva ha rivestito e tutt’ora riveste per la storia di tutta l’Elba. Si è reso improrogabile, allo stato attuale delle cose, il suo restauro strutturale. Da anni essa è stata transennata perché inagibile. D’altro canto, l’arciconfraternita del Ss. Sacramento non dispone di risorse finanziarie per sobbarcarsi un onere così oneroso per autorizzare un impianto recupero architettonico di questa levatura. Il quale, una volta portato a termine, permetterebbe di restituire alla chiesa-museo le meritate finalità di custodire e di far fruire a fedeli e visitatori oltre 500 anni di storia di Portoferraio e di tutta l’Elba. Nel corso degli anni sono molte le iniziative promosse per favorire il pacchetto restaurativo. Nel 2018, per esempio, si mossero Italia Nostra Arcipelago Toscano, con il patrocinio del Comune, della Proloco, della Cosimo de’ Medici, con la collaborazione della “Fonte Napoleone” per una mostra di tavolette votive conservate nella chiesa e restaurate dalla scuola d’arte Saci. Addirittura gli ‘Amici dell’Enfola’ organizzarono manifestazioni estive con lo scopo di raccogliere denaro. Ma torniamo all’esibizione musicale di questa sera. L’anima principale della manifestazione sarà la bravissima soprano Natalia Sayko, maestra del coro parrocchiale, accompagnata da altrettanto bravi strumentisti quale Matilde Galli all’organo, Vincenzo Vullo all’oboe e Oleksandr Sayko al violino.  Tutti artisti di notevole levatura musicale, c’è anche Oleksandr (Sascha), che è il figlio di Natalia ed è un ragazzo di 14 anni dotato di grandi potenzialità: sta infatti studiando e partecipando a concorsi - per ora a livello nazionale - e a maggio scorso ha vinto il primo Premio Assoluto del decimo concorso internazionale musicale “Città di Scandicci”, organizzato dall’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana e dalla Regione Toscana e ad altri sta partecipando con eccellenti risultati. L'accesso al Duomo sarà consentito solo alle persone munite di Green pass.

 

domenica 12 settembre 2021

Comune: stop al dissalatore di Mola


“Molti scambiano i lavori che sono iniziati per realizzare una villa privata in pratica più o meno nella medesima zona in cui si sarebbe dovuto costruire il dissalatore di Mola, come l’inizio di questa mega struttura pubblica. Ci chiamano per avere chiarimenti. Delucidazioni. Non è niente di tutto questo. Si tratta semplicemente di un edificio privato che va proprio a insistere nelle vicinanze di dove sarebbe previsto l'impianto industriale”. Italo Sapere, presidente del comitato per la difesa di Lido e del golfo Stella, chiarisce i termini della questione; soprattutto adesso che il Comune di Capoliveri, ha espresso parere negativo sulla realizzazione dell’impianto per dissalare l’acqua del mare, ripetendo la sua posizione durante l’ultima conferenza dei servizi che era stata indetta dall’Autorità Idrica Toscana. Hanno partecipalo ai lavori della seduta i rappresentanti di Asa, dell’Ait, della Regione Toscana, della Capitaneria di Porto di Portoferraio e del Comune di Capoliveri. Gli amministratori di questo comune, nel cui territorio andrebbe a insistere l’impianto di dissalazione, hanno depositato il parere negativo espresso dalla Commissione comunale nell’agosto scorso. A cui hanno aggiunto il parere negativo di carattere paesaggistico del responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Capoliveri e quello relativo alla variante delle opere marittime per la realizzazione del primo lotto dell’impianto di dissalazione. “Allo stato attuale delle cose non c’è niente di concreto – afferma sempre Sapere – Siamo sempre sul piano delle ipotesi progettuali e burocratiche. Solo idee e basta. Se si esclude l’unica realizzazione a Mola che ha visto interramento di una tubazione la cui finalità sfugge a tutti. Alcuni dicono che si tratta di un probabile collegamento con la dorsale idrica; altri invece azzardano che si tratti del collettore che scaricherebbe in mare la salamoia prodotta dal dissalatore. Staremo a vedere”. Il sindaco di Capoliveri, Walter Montagna puntualizza: “Per la prima volta il Comune ha depositato atti inconfutabili circa la sua posizione, ovvero la sua netta opposizione a che possa realizzarsi questo intervento sul proprio territorio e ciò per ragioni tecniche, procedurali e di evidente impatto ambientale. La nostra è una decisione ferma sulla fattibilità delle opere”. “Il verbale riassuntivo della conferenza – continua Montagna - mette in evidenza tutte le criticità da noi sollevate circa la non fattibilità del dissalatore nel luogo e con le modalità che Ait, Asa spa e Regione Toscana intendono, invece, realizzare. Siamo convinti della bontà delle nostre posizioni e non intendiamo discostarci dalle medesime, che difenderemo in ogni sede per tutelare il nostro territorio e la nostra gente”. “Noi del comitato – prosegue Sapere – le osservazioni che oggi ha fatto proprie l’amministrazione comunale di Capoliveri le abbiamo formulate da anni. È chiaro, a questo punto, che la cosa non può che farci piacere. Ora ci sentiamo più fiduciosi nel buon esito finale della questione dissalatore a Mola. Speriamo – conclude il presidente del comitato cittadino – che tutto vada nella direzione che noi desideriamo”.

sabato 11 settembre 2021

Il trionfo di Giuseppe Catozzella al premio Brignetti

La 49esima edizione del premio internazionale “Isola d’Elba, Raffaello Brignetti” ha consacrato come vincitore Giuseppe Catozzella con il romanzo storico “Italiana” (Mondadori). A proclamarlo ci ha pensato il presidente della giuria letteraria del premio, Alberto Brandani, prima nel corso della conferenza-stampa organizzata alle 12,45 di ieri dal comitato promotore presso l’hotel Airone di San Giovanni, e poi presentato ufficialmente al pubblico elbano nell’arena della Villa romana della Linguella, sempre ieri sera a partire dalle 21,30 durante la cerimonia ufficiale di premiazione. A fare gli onori di casa il conduttore di Rai1, Marco Frittella, affiancato dalla showgirl Valeria Altobelli, finalista della trasmissione ‘Tale e quale show’, senza contare al parterre de rois davvero eccezionale. Erano presenti infatti personaggi di spicco quali il prefetto Francesco Paolo Tronca e il direttore de ‘Il Giornale’ Augusto Minzolini. “Italiana di Giuseppe Catozzella – ha detto Alberto Brandani - è un romanzo storico di notevole impianto e spessore. La nascita (cruenta) di una nazione, una guerra civile. Forte compatto e costruito su salde partizioni è un romanzo di intensa presa sul lettore, per l'autenticità dei personaggi e la durezza della vita che vi è rappresentata, sempre al centro della narrazione". Catozella è stato l’autore che ha racimolato il maggior numero di consensi fra i giudici letterari e i quasi cinquanta giudici popolari a cui erano stati proposti le tre opere finaliste. Oltre a “Italiana” erano stati selezionati “Il gioco delle ultime volte”, (Einaudi) di Margherita Oggero e “Quel maledetto Vronskij”, (Rizzoli) di Claudio Piersanti. Tre opere, come si può notare, pubblicate da altrettanto importanti case editrici. L’ultimo libro iscritto nell’albo d’oro del premio edito da Mondadori risale al 2014, con “Ci rivediamo lassù” di Pierre Lemaitre, in cui si leggono gli affanni del primo dopoguerra, le illusioni dell'armistizio, l'ipocrisia dello Stato che glorifica i suoi morti ma si dimentica dei vivi, l'abominio innalzato a virtù. Anche “Italiana” è un romanzo storico che racconta la nascita di una nazione, senza essere edulcorata da immagini e tradizioni romantiche, ma descritte e presentate in modo realistico. Per Marino Biondi, giurato letterario, si è trattato di una vera guerra civile. “La prima consumata nell’atto di costituzione di uno Stato unitario, l’Italia appunto – ha detto il docente universitario alla facoltà di Lettere di Firenze – La seconda invece gli ultimi anni della seconda guerra mondiale. Il libro vincitore del premio Brignetti è costruito in base a documenti storici, secondo la ricetta manzoniana che stabilisce le regole per costruire un romanzo storico. Dopo la lettura del libro siamo nelle condizioni di respingere o rivedere i racconti da bella favola del nostri risorgimento. Le pagine si rivelano sconvolgenti che racconto di un esercito di oltre 140mila soldati al comando di generali corrotti e senza scrupoli. La stessa figura di Garibaldi ne viene ridimensionata per non essersi reso conto delle varie ingiustizie sociali che si stavano perpetrando e per non aver mantenute le promesse fatte”. Ernesto Ferrere, anch’egli giudice letterario, ha sottolineato il coraggio dimostrato da Catozzella nel misurarsi su un tema davvero scomodo che dovrà comunque essere ridimensionato e corretto nell’immaginario collettivo degli Italiani. “Nei primi anni del risorgimento e poi negli anni successivi – ha detto il critico – è successo la stessa cosa quando caduto il fascismo la stragrande maggioranza che prima lo era o quanto meno era iscritto al partito, improvvisamente non si riconosce più e passa dall’altra parte.” Giuseppe Catozzella, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2014, ha detto: “Sono molto felice del premio che mi è stato assegnato dalla giuria letteraria e da quella popolare. È un onore per me iscrivere il mio nome nell’albo d’oro del Brignetti, fra quelli storici nazionali più importanti che annovera autori di primissimo ordine”. Un ennesimo riconoscimento che si aggiunge alla lunga lista di riconoscimenti (oltre 23) che gli sono stati assegnati dal 2014 in poi.