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venerdì 4 settembre 2020

Il Gruppo storico culturale ‘La Torre’ di Campo nell’Elba pronto a slavare il Catsekki del Giove

 


L’appello lanciato dal nostro giornale per “Salvare la Torre del Giove” dal degrado e dalla rovina strutturale in cui versa da anni è stato felicemente raccolto dai componenti il Gruppo storico culturale ‘La Torre’ di Campo nell’Elba. I quali si sono resi disponibili a muovere i primi passi per salvaguardare il monumento, almeno la parte della struttura muraria che ancora resiste agli agenti atmosferici, cominciando con effettuare “un accurato rilievo” per giungere in un secondo tempo a un restauro conservativo. Il Gruppo non è nuovo a imprese del genere. Grazie all'accordo di collaborazione attivato con il Dipartimento di Storia del Disegno e Restauro dell'Architettura della università la Sapienza di Roma e grazie al gruppo di ricerca guidato da Tommaso Empler, docente presso questo ateneo romano, nel periodo 2019/20 sono stati eseguiti i rilievi dei principali monumenti presenti sul territorio dei comuni di Campo e Marciana, i cui risultati sono già stati portati a conoscenza del parco nazionale, delle amministrazioni di questo versante e dei cittadini e studiosi interessati all’argomento. In pratica si è trattato di ricostruire il reticolo architettonico dei siti storici di questo versante. I cui risultati sono stati illustrati nel ciclo di conferenze molto partecipate condotte a Marina di Campo. Si è trattato principalmente della torre d'osservazione di San Giovanni, della pieve romanica di San Giovanni a Campo e la chiesa di San Niccolò, degli apparati difensivi degli Appiani con alcune chiese trasformate in fortificazioni come San Niccolò a San Piero e la chiesa di Sant'Ilario. Si è trattato di interventi eseguiti dal Gruppo La Torre, in collaborazione con l'amministrazione comunale di Campo, degli studenti della Sapienza Fabio Quici, Adriana Caldarone, Alexandra Fusinetti, Maria Laura Rossi, accompagnati dal loro docente Tommaso Empler, in sinergia con il circolo culturale le 'Macinelle' di San Piero. E proprio i Principi Appiani di Piombino è stata la scintilla che ha fatto scoccare l’interessamento del Gruppo di Campo alle sorti della fortezza del Giove. Il castello si presentava in forma rettangolare con un torrione. L'opera era completamente circondata da un fossato secco. La volle, nella struttura come è giunta a noi, nel 1459 Jacopo III° Appiano, principe di Piombino. “Lo scopo – dice Giorgio Giusti, presidente della Torre – era quello di arginare gli attacchi turchi sempre più frequenti e distruttivi. Ci rendiamo disponibili a una fattiva collaborazione con tutte le associazioni interessate e in particolare con l'amministrazione, sì da poter concordare un piano di intervento che preveda un sopralluogo teso a valutare la pulizia esterna dell'immobile e successivamente il rilievo a mezzo scanner Laser da parte degli studenti di Empler, in modo da raccogliere dati da proporre alla Soprintendenza per ipotizzare un intervento indispensabile - conclude - per arrestare il progressivo degrado e la perdita di un bene architettonico così prezioso per la storia del territorio elbano”. Ecco i recapiti di Giorgio Giusti: cell.377/4243714; mail: giorgioelga@tiscali.it.

mercoledì 2 settembre 2020

Sos: salviamo la Torre del Giove

 


Un appello, l’ennesimo, lanciato sui social per mobilitarsi al fine di salvare la Torre del Giove che sta inesorabilmente franando. È bastata che un riese doc, Maurizio Specos, residente in continente, ma sempre legato affettivamente al suo paese dove è nato facesse una scarpinata, si inerpicasse per lo stradello che conduce alla sommità della collina dove insiste la Torre, facesse una serie di foto che testimoniano del degrado perché immediatamente partisse la richiesta di far qualcosa, di mobilitarsi per impedire che questo monumento storico finisse in un cumulo di macerie. Non è del resto l’unico monumento di questa zona che è stato lasciato al degrado. Anche della chiesetta di San Quirico (quella che assistette alle scorribande del famoso pirata Khair-ed-Din, detto Barbarossa, nel corso delle quali rase al suolo il villaggio di Grassera nel 1534, come ricorda una lapide dietro l’altare maggiore della chiesa di Rio nell’Elba e mai più ricostruito. Ma la leggenda racconta che alcuni abitanti riuscirono a sottrarsi alle grinfie turchesche trovando rifugio proprio nella Torre che, data la sua posizione, fu inespugnabile per i pirati. E proprio Maurizio Specos posta questo commento sulla pagina Fb di ‘Rio Elba, com’eremo’: “La Torre o il Castello del Giove si sta sgretolando giorno dopo giorno. Se non si interviene in tempi relativamente brevi, una parte importante della nostra storia se ne andrà perduta. Il mio vuole essere un appello accorato all'amministrazione del Comune di Rio, oggi unificato, affinché si adoperi per trovare i finanziamenti e un progetto di restauro appropriato. Mi piacerebbe che molti riesi ed elbani tutti, si unissero a questo appello”. E i riesi hanno risposto positivamente. Ma c’è molta poca fiducia, basandosi su quanto è successo finora e che fine hanno fatto precedenti appelli. Uno di questi, sempre sui social era stato lanciato dal blog “Il Vicinato”. Però, dopo tanto rumore, non è accaduto mai niente di positivo. Ha scritto nei commenti Paolo Paoli: “Non siamo riusciti a mettere in sicurezza la fornace di Nisporto, figurarsi cercare di intervenire sulla torre del Giove. Ci vorrebbero stanziamenti milionari. Oppure almeno un sottosegretario come sindaco”. Ha aggiunto Marcello Squarci: “Basterebbe intanto iniziare a ripulirlo dalla vegetazione che lo sta avvolgendo e sgretolando, magari unendo le forze tra parco naturale, comune, proloco, anche con l'aiuto di volontari se necessario. Poi valutare un piano di recupero. È un vero peccato – conclude - che tra gli enti si è ancora preso l'impegno solo di ripulirlo. È un luogo storico, panoramico e facilmente raggiungibile da tutti”.

venerdì 28 agosto 2020

L'Elba, ai tempi del Covid19, è giovane

 Un'estate, quella del 2020, all'insegna dei giovani. Mai così numerosi all'Elba, se si considerano gli ultimi anni. Effetto, dicono alcuni operatori turistici, delle norme che hanno soppresso o contenuto viaggi all'estero. Ma dopo mesi di lockdown, in tanti (nella maggior parte ragazzi) non hanno saputo rinunciare alle vacanze in riva al mare elbano. Si è trattato, è vero, di soggiorni della porta accanto, su un'isola facile da raggiungere. Anche in scooter. «Abbiamo lavorato sodo - esordisce Adamo Spinetti, titolare del Convio di Cavoli, uno dei luoghi cult per i giovani che arrivano all'Elba - per raggiungere questi risultati. Non è stato facile. Ma ci siamo impegnati al massimo per garantire divertimento e una giusta atmosfera a tutti i nostri giovani, nel rispetto delle norme governative».«Non abbiamo fatto mancare la musica sulla spiaggia - continua - grazie alla collaborazione di diversi dj nostri amici che ci hanno fornito il materiale. Tutti i giorni e tutte le sere prepariamo con i nostri chef gli apericena che sono molto apprezzati. Continueremo a farlo per tutta la stagione e per la risposta che abbiamo la cosa è molto gradita. Spiaggia, mare e musica moderna sono questi i nostri principali ingredienti. Da quando è iniziata la fase 2 della pandemia mi sono arrovellato il cervello per offrire degli eventi che fossero all'altezza del nostro target del Convio. Non ci dormivo neppure la notte. Ma alla fine il nostro impegno è stato premiato e abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissi. Forse anche andando oltre. Adesso stiamo programmando la prossima stagione. Siamo in contatto con i dj nazionali, con i responsabili delle trasmissioni di musica di Rai2 e radio 105. Il fine è di programmare eventi futuri che siano di gradimento ai giovani che decideranno di ripetere il prossimo anno l'esperienza che hanno goduto quest'estate. Mi sia infine consentito di ringraziare pubblicamente l'amministrazione comunale e le forze dell'ordine sempre presenti e sensibili ai bisogni del territorio».Spinetti ha intuito che questa marea di ragazzi dovrà essere pilotata e incoraggiata a scendere sull'Isola anche per l'avvenire. «Mi pare chiaro - aggiunge Nadia Mazzei, assessora al turismo di Portoferraio - che bisogna creare eventi non solo per conoscere le nostre ricchezze naturalistiche, l'atmosfera unica di piazzette e vicoli pittoreschi, ma anche quelle culturali. Il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte giunge a proposito per la prossima stagione. Oltre allo sport che può costituire un'ottima attrattiva per i ragazzi». Anche Massimo De Ferrari, presidente degli albergatori, la pensa allo stesso modo. «Bisognerebbe prevedere - dice - strutture sportive sull'esempio di Forte dei Marmi, come palestre e campi da gioco. Poi bar dove si possa ascoltare della buona musica. Infine piste di go-kart, di pattinaggio e quant'altro. Tutti luoghi destinati a loro». I ragazzi, dunque. In giro per l'Italia viene scaricata su di loro la responsabilità dei nuovi contagi. All'Elba, invece, i giovani - che non si vedevano da tanto tempo - hanno vivacizzato inaspettatamente la stagione turistica nell'anno del Covid. «Ci auguriamo - conclude Gabriele Rotellini, titolare del campeggio 'Valle Santa Maria' di Lacona - che i ragazzi conservino un buon ricordo di quest'estate così travagliata passata da noi. E quando saranno più grandi, decidano di venire in campeggio a Lacona con la famiglia, visto che la nostra struttura lavora con nuclei familiari».


venerdì 21 agosto 2020

Una balena azzurra in mostra alle Galeazze

 «Quando sarà ultimato, sarà il modellino su scala uno a uno più grande al mondo. Unico in tutto il Pianeta». Giampiero Sammuri, presidente del Parco nazionale, non nasconde la sua soddisfazione davanti a Sergio Costa, ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, quando, nell'ultima sua visita all'Elba, ha annunciato la realizzazione della ricostruzione della balenottera azzurra che sarà esposta al pubblico nell'erigendo Museo del Mare, ricavato dalla ristrutturazione e riconversione dell'arsenale mediceo della Galeazze, oggi trasformato in centro commerciale e artigianale. «Un'altra ricostruzione in verità - ha continuato sempre il presidente del parco nazionale - si trova in Cina, a Hangzhou a circa 200 km di Shanghai. Però è di 24 metri. Quello che abbiamo in programma di realizzare noi sarà una balenottera di 29, 90 metri, stando alle conclusioni cui sono pervenuti gli studiosi che si sono dedicati a questo magnifico esemplare marino. Non è mai esistito sulla faccia della Terra un animale più grande di questo. Neppure i dinosauri sono arrivati ad avere tali dimensioni. Sono sicuro che costituirà una forte attrattiva e richiamo di studiosi del mare o semplicemente di curiosi nonché semplici turisti che vorranno vedere con i propri occhi le dimensioni di questo magnifico esemplare di mammifero marino». La balenottera, dunque, il punto di forza del Museo del Mare. O meglio del Centro di interpretazione dedicato al Santuario Internazionale dei Mammiferi Marini Pelagos, come si legge nel protocollo d'intesa che è stato recentemente siglato dal Parco in qualità di ente promotore dell'iniziativa e dall'ordine degli architetti paesaggistici della Provincia di Livorno. Nel protocollo si evidenzia come «questa collaborazione costituisca una opportunità per far conoscere un modello di concorso di progettazione che il consiglio nazionale degli architetti paesaggisti sta promuovendo sull'intero territorio nazionale, in linea con le più avanzate esperienze internazionali. Il modello potrebbe rappresentare non solo un momento di crescita della cultura collettiva sui temi dell'architettura e della trasformazione delle realtà urbane e territoriali. Ma anche l'occasione migliore per individuare e scegliere i progettisti, stimolando al tempo stesso la committenza verso un ruolo attivo nella ricerca della qualità degli interventi pubblici». Il progetto è stato approvato dall'amministrazione comunale, intuendo le potenzialità di sviluppo e richiamo per l'economia e l'indotto isolano. «Fin da subito - dice Leo Lupi, assessore ai Lavori pubblici - abbiamo accolto la proposta. Si tratta di un grosso investimento che recupererà un nostro monumento storico». Il progetto si articola in due strutture. Nella prima verrà collocata la ricostruzione di un modello in scala reale della balenottera azzurra, della stessa lunghezza misurata con accuratezza scientifica. Nella seconda si svilupperà invece il Centro vero e proprio con l'esposizione di modelli di altri cetacei (orche, delfini, stenelle), di strutture multimediali che raccontino la biodiversità del mediterraneo, una sala video, l'ingresso e il bookshop con punto vendita di prodotti tipici dell'Elba. Il presidente Sammuri conclude: «Data l'importanza storica e artistica delle Galeazze, per la realizzazione del Centro abbiamo mirato al più alto e autorevole livello progettuale. Per questo abbiamo pensato all'Ordine degli architetti della Provincia di Livorno».

venerdì 7 agosto 2020

Greenpeace Italia difende il Mediterraneo

 

Si è conclusa la spedizione "Difendiamo il mare" di Greenpeace Italia. La barca Bamboo della Fondazione Exodus di don Mazzi, partita il 16 luglio da Porto Santo Stefano, è rientrata all'isola dell'Elba con a bordo i ricercatori dell'Istituto Tethys impegnati con Greenpeace in attività di monitoraggio dei cetacei tra Mar Ligure, nord della Corsica e Isola d'Elba. L'area del Santuario dei Cetacei si conferma di valore unico per i cetacei del Mediterraneo. Durante i cinque giorni di monitoraggio con il supporto scientifico dell'Istituto Tethys, sono stati osservati 128 animali appartenenti a quattro specie diverse: balenottera comune, tursiope, stenella striata e grampo. L'impatto delle attività umane è però evidente: durante gli avvistamenti sia di tursiopi, sia di balenottere comuni sono stati studiati, tramite foto identificazione, individui con pinne dorsali amputate a causa dell'interazione con attività umane, probabilmente pesca o imbarcazioni. Nell'area è stato osservato un elevato traffico marittimo e la costante presenza di plastica in mare. Dieci gli avvistamenti di stenelle, piccoli delfini pelagici, osservati in gruppi con una media di circa dieci esemplari; tre gli avvistamenti di tursiopi, delfini con abitudine più costiere, osservati in gruppi fino a 25 individui; in entrambe le specie è stata osservata la presenza di piccoli tra cui due nati da poche settimane. Di particolare interesse scientifico l'avvistamento di grampi, specie stabilmente presente per 25 anni nella zona occidentale del Santuario e per la quale si è osservato un drammatico declino negli ultimi 6 anni, e di un gruppo di tre balenottere comuni, il secondo animale più grande al mondo, che qui migra in estate per alimentarsi. Si stima ne siano rimasti solo tremila esemplari in tutto il bacino del Mediterraneo. "Il nostro mare e i suoi abitanti - dice Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace - ci stanno chiaramente mandando una richiesta di aiuto. Per proteggerli vanno definite norme precise per fermare le attività umane più dannose, a cominciare dall'inquinamento da plastica, vanno aumentati i controlli e istituite nuove aree marine protette. Se l'Italia è seria rispetto all'impegno a livello internazionale di proteggere entro il 2030 il 30 per cento dei nostri mari inizi dal Santuario sviluppando precise misure di tutela e non lasci che questo parco esista solo sulla carta". “Il Santuario dei cetacei – conclude Marina Costa del Tethys - è un'area di cruciale importanza per la sopravvivenza di balene e delfini del Mediterraneo. Purtroppo, nonostante sia un'area protetta, la pressione dovuta alle attività umane è fortissima. In questo contesto, la ricerca a lungo termine è fondamentale per capire lo stato di conservazione dei cetacei e la risposta ai cambiamenti ambientali e antropici al fine di sviluppare misure di tutela che mitighino l'impatto delle attività che più minacciano questi animali, come il sovrasfruttamento della risorsa ittica, l'intenso traffico marittimo, le collisioni con le grandi imbarcazioni, le catture accidentali nelle reti, l'inquinamento".

venerdì 31 luglio 2020

Si gira in Città "Un'estate all'Elba"

Ciak, si gira in Darsena medicea. Il motore della cinepresa è cominciato a funzionare attorno alle 10,45 di ieri, esattamente al molo Elba, di fronte a Porta a Mare. Sono le prime riprese cinematografiche di "Un'estate all'Isola d'Elba", il telefilm per la televisione tedesca Zdf che saranno trasmesse in Germania nel gennaio/febbraio 2021. La troupe si è fermata al molo Elba, proprio nel punto in cui furono registrate, nel settembre 1997, alcune scene dello sceneggiato televisivo per Rai2 "Il primo cittadino" (settembre 1997) con Tullio Solenghi. E quando il regista diceva «action» la città si doveva fermare. Però contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si è verificato quel disagio che comporta l'interruzione della circolazione nell'unico accesso alla Città Loreno-medicea. La fila di macchine che si formava in Darsena durava non oltre uno minuto.Merito anche degli addetti della 'Viola film' di Roma presso la quale il cast tedesco si era appoggiato per scegliere le location e gestire le fasi preparatorie delle scene previste dal copione. E non sono mancati anche i curiosi che hanno voluto riprendere alcuni momenti di posa di attori e comparse. «È una festa di colori - ha commentato Edoardo Corsi, che gestisce con il padre il ristorante "Garibaldino" che si affaccia proprio in calata - Ma anche allo stesso tempo un movimento di persone che fa vivere il nostro centro storico». Anche Antonio Zurlo, barman dello storico bar Roma di piazza Cavour la pensa alla stessa maniera: «In fin dei conti - ha commentato - si tratta soltanto di alcuni giorni e poi tutto torna alla normalità. L'importante è farsi conoscere nel continente europeo nei paesi di lingua tedesca».Dopo una ventina di minuti durante i quali è stato occupato il molo Elba, lo staff si è spostato in piazza Cavour, all'inizio di via Cavalieri di Vittorio Veneto. Daniele Sandolo, titolare del negozio 'Punto e virgola' si è affacciato sulla soglia della bottega per assistere a questo spettacolo. «È un evento - ha ammesso - che depone a favore della nostra città, sperando in una sua rinascita. Ma poteva essere prevista una cosa del genere in bassa stagione e non ora».«In verità - ha puntualizzato Claudio Della Lucia responsabile della Gat a cui la Viola film si era appoggiata - il periodo delle registrazione era previsto per aprile/maggio. Tutto sarebbe andato nel verso giusto se non ci fosse stato il Covid-19 che ha sconvolto i piani. Comunque sia, questa è la prima produzione cinematografica che riparte dopo le norme delle fine di giugno di quest'anno. E' circa un anno che lavoriamo al progetto. Abbiamo fornito le guide per accompagnare gli scenografi a scegliere le location. Ora stiamo supportando l'organizzazione e la logistica».«Questa poteva trasformarsi in un'occasione assai appetibile per la nostra amministrazione comunale - ha aggiunto Sandolo - per abbellire il nostro centro storico. Bisogna renderlo appetibile per richiamare turisti e trasformarlo in una chicca, sia dal punto di vista del decoro urbano, sia per le condizioni generali in cui versano alcune vie interne. Senza poi far riferimento al pendolino Chicchero da San Giovanni in Darsena, sempre sbandierato dagli amministratori e mai decollato come tutti si sarebbero aspettato. Se la Città medicea, nell'immaginario collettivo, rappresenta questo richiamo, abbelliamola ancora - conclude - e salviamola dal degrado».Oggi la troupe si sposterà al centro De Laugier e in Salita Napoleone; per passare poi alla villa de' Mulini -

lunedì 27 luglio 2020

Un impainto termale a Cavo

Da oggi gli uffici comunali potranno redigere il bando per la concessione dell'uso delle acque termali di Cavo, grazie all'adozione della variante urbanistica votata, ieri pomeriggio, dalla maggioranza e dal consigliere di ViviRio(i due consiglieri di Terra Nostra hanno votato contro). La localizzazione delle strutture è compresa tra Le Paffe e San Bennato, a Cavo. Lo ha annunciato lo stesso sindaco Marco Corsini durante i lavori della seduta, aggiungendo che la giunta è disponibile ad accogliere eventuali proposte alternative all'individuazione del sito dove dovrebbe andare a sorgere la struttura termale.«È da tanto tempo - ha aggiunto il primo cittadino - che si parla di terme a Cavo. L'attesa è diventata messianica per un territorio da una parte compresso dal Pit e dall'altra dal parco nazionale. In tutto questo periodo si sono avvicendate ipotesi le più fantasiose come quella di realizzare un centro termale a Cala Seregola, solo da poco tempo è passato al Comune. Noi invece siamo dell'opinione che il centro debba essere realizzato a Cavo, come abbiamo scritto nel nostro programma elettorale. E pensare invece per Cala Seregola un opportuno piano di sviluppo e riutilizzazione delle volumetrie esistenti».Corsini è passato poi a illustrare il piano strategico che riguarda questa importante frazione balneare del Comune di Rio. «Per la prima volta rispetto al passato - ha aggiunto - disponiamo di un disegno generale di previsione urbanistica sul nostro territorio. Per la prima volta c'è un investitore privato disposto a mettere in campo ingenti risorse (si parla di cifre superiori a dieci milioni di euro) che ci appare motivato e professionalmente competente per realizzare infrastrutture che l'ente pubblico non è in grado di portare a termine».Ci sarebbero anche ricadute in termini occupazionali. Corsini cita dati che prevederebbero una presenza annuale di ospiti a Cavo di 30mila unità e in termini occupazionali da 50 a 120 addetti fissi. «Il percorso amministrativo che sarà avviato dopo l'approvazione della variante semplificata al Piano Strutturale e al regolamento urbanistico - ha proseguito il sindaco - sarà lungo e impegnativo, con negoziazioni con la Regione. La presenza di una struttura termale in questo quadrante del territorio insulare - ha concluso Corsini - sarà vitale non solo per la frazione di Cavo che rappresenta il punto dell'isola più vicino al continente, ma anche per tutta l'Elba».Al momento della votazione dei consiglieri si è resa necessaria la sospensione della seduta per un chiarimento delle procedure da rispettare tra il presidente del consiglio comunale Mattia Gemelli e il segretario a scavalco Rossano Mancusi. Al rientro in aula il capogruppo di Terra Nostra Umberto Canovaro ha dichiarato di votare contro, pur giudicando valida la proposta di realizzare il centro termale a Cavo. «Dal nostro punto di vista - ha concluso - l'amministrazione è partita con il piede sbagliato. Il nostro parere negativo è solo nel merito, ritenendo che si poteva impostare il piano in maniera diversa».