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lunedì 8 febbraio 2021

San Quirico, la chiesetta di Grassera

 Una mappatura dei siti archeologici che insistono sul territorio riese al fine di proteggerli da ulteriori privatizzazioni e innesti architettonici che, se realizzati, ne cancellerebbero irrimediabilmente le tracce e le documentazioni (sia pure parziali) che sono pervenute a noi. È quanto richiedono dei residenti di questo versante all'amministrazione Corsini attraverso un messaggio lanciato su Fb dagli iscritti a "Rio Elba, com'eremo". Ce n'è per tutti i gusti e per tutti i palati, a partire dal castello del Giove, passando per le chiesette di San Felice a San Felo, della Visitazione della Vergine o di San Marco, detta anche della Madonna a Rio nell'Elba e di San Bennato a Cavo per finire con San Quirico a Grassera. Commenta Lelio Giannoni: «Ho chiesto al Comune di Rio di metterci un vincolo archeologico, perché fino a quel momento non c'era. Mi fu assicurato che lo avrebbero fatto, ma non so come è andata a finire la questione. Sarebbe necessario che qualcuno ci ritornasse sopra, per averne la certezza o riproporre la richiesta». Renzo Paoli, a cui si devono le foto della chiesa di San Quirico a Grassera che pubblichiamo, informa: «Ho incaricato alcune persone a andare in municipio. Se ne conoscerà l'esito tra qualche giorno». Poi, accennando alla pieve di San Bennato a Cavo, puntualizza: «Ho individuato approssimativamente dove dovrebbero essere le fondazioni dell'antica pieve. Pare che furono scoperte da una ruspa e immediatamente ricoperte. Anche tutta l'area delle Salate, compresa l'ex discoteca è zona archeologica». Il consigliere comunale di minoranza Umberto Canovaro così scrive in un commento: «A proposito di questa pieve, neppure questa è vincolata». Ma veniamo alla chiesa di San Quirico a Grassera. Scrive Giorgio Monaco in "Archeologia storia ed arte all'Isola d'Elba". «La chiesa romanica di San Quirico è una delle prime chiese proto-medievali dell'Elba risalente al XII secolo». Nella prima metà del XIV secolo Grassera era a capo di una delle capitanìe dell'isola, distretti amministrativi istituiti dalla Repubblica di Pisa sull'Isola d'Elba. Si trattava di un piccolo centro abitato localizzato presso gli attuali ruderi della chiesetta di San Quirico, nel territorio comunale di Rio nell'Elba. Vi sono state rinvenute numerose tessere mercantili del XIII e XIV secolo, legate all'estrazione e commercio del ferro che caratterizzava l'intera area. Era comunque un sito abitato stando alle varie campagne di scavi qui organizzate nel tempo da appassionati e semplici ricercatori. Riportati alla luce varie frammenti di vasellame, tante ossa. Ma fra tutti spicca un'iscrizione medievale ritrovata all'Elba e «oggi conservata nel museo archeologico di Portoferraio - si legge nella pagina di Wikipedia dedicata al villaggio di Grassera - "ad maiorem gloriam ro D (omi)ni S (an)c (ti) Quir (i)ci tem (plum) fe (cit)" (il tempio di San Quirico fu eretto a maggior gloria di Nostro Signore). Ma esiste ancora un altro fatto che rende unica la chiesetta di Grassera. È l'unica traccia ancora visibile di quel borgo medievale che fu completamente distrutto nel Cinquecento in seguito a una disastrosa scorreria di Saraceni, che lo rase al suolo in una sola notte. Dai ruderi si riconoscono le mura perimetrali con la piccola abside». La distruzione del villaggio fu dovuta all'attacco perpetrato nel 1534 da Khayr al Din Barbarossa. Contestualmente, i grasserinchi sopravvissuti si rifugiarono nel vicino paese di Rio nell'Elba e fornirono la nuova intitolazione della chiesa parrocchiale riese con quella della distrutta San Quirico. Ce n'è e ne avanza per fare di questo sito motivo d'interesse e d'attrazione turistica.[da


Il Tirreno]

venerdì 5 febbraio 2021

Il parco nazionale riqualifica lo stabile dell'ex tonnara

 . È stato approvato il progetto definitivo ed esecutivo che riguarda l' efficientamento energetico dell'ex tonnara dell'Enfola, oggi sede dell'ente Parco nazionale dell'arcipelago toscano. La redazione del progetto era stata affidata al raggruppamento temporaneo di professionisti composto dallo Studio Aarc.it di Livorno e dallo Studio tecnico associato Ingeo di Massa Marittima (Grosseto). Il quadro economico del progetto definitivo prevede un costo complessivo di 470.849 euro, finanziato all'interno del "programma di interventi per l'efficientamento energetico, la mobilità sostenibile, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti degli enti parco nazionali" del Ministero. I lavori, stando al cronoprogramma, inizieranno nel mese di aprile, per completarsi con il mese di agosto. Il progetto assicurerà il «livello di soddisfacimento normativo - come si legge nella relazione che dà il via all'esecutività degli interventi - per le opere che consentiranno l'uso dell'edificio in sicurezza per gli operatori e per gli utenti, recuperando il possibile dalle infrastrutture preesistenti con un sensibile incremento della performance energetica delle stesse». L'opera consisterà nel restauro del piano coperture, nella sostituzione degli infissi esistenti, nella sostituzione dei corpi illuminanti, nell'installazione di aerotermo a soffitto e di tubazioni di alimentazione esterne, compresi pannelli fotovoltaici di 3,50 kW. «Le realizzazioni nel loro complesso - si legge nella relazione progettuale - saranno funzionali al raggiungimento degli obiettivi prefissati che sono la minimizzazione dei costi e massima razionalizzazione degli stessi, massimo livello di efficientamento energetico, al fine di soddisfare le esigenze e le aspettative del Parco nazionale». Una riqualificazione che s'inserisce in un edifico, l'ex tonnara dell'Enfola, che ha un impianto architettonico risalente al 1775, con varie aggiunte successive databili almeno fino al 1810. Per cui c'è stata necessità di prevedere specifici accorgimenti che si andranno a sposare con una simile struttura. Detto questo, gli architetti garantiscono che migliorerà l'accesso in sicurezza per le manutenzioni della copertura dell'edificio. In fatti saranno realizzate condizioni di comfort e benessere interno ed esterno sia per il personale dipendente, sia per gli utenti grazie alla nuova illuminazione al led, al bilanciamento dei bianchi e alla resa cromatica ottimale; per non parlare poi della nuova climatizzazione estiva e invernale con una strumentazione più efficiente e con maggiore risparmio energetico dovuta alla sostituzione degli infissi con vetri esterni selettivi-filtranti e interni a basso emissivo. Tutti questi nuovi dispositivi avranno bisogno di una costante manutenzione, perché essi siano mantenuti in uno stato efficiente. Essa avverrà - come si legge sempre nello studio che accompagna il progetto di esecutività - secondo quanto predisposto dal piano di manutenzione stesso, dove sono indicate le caratteristiche manutentive e quelle di monitoraggio delle strutture realizzate. «Trattandosi però di attrezzature molto semplici e di scarsa complessità - conclude la relazione - gli addetti alle manutenzioni potranno intervenire anche in assenza di indicazioni tecniche specifiche».


sabato 30 gennaio 2021

Il fascino di Montecristo

 Fioccano fin dal primo giorno d’apertura delle prenotazioni le richieste per visitare l’isola di Montecristo. È un successo. Lo ribadisce il Parco nazionale Arcipelago Toscano, precisando che in meno di 24 ore sono stati bruciati 804 biglietti sui circa 1.800 a disposizione. Se si fa il raffronto con il 2020, il 14 gennaio, giorno d’inizio delle prenotazioni, furono venduti 639 biglietti. Il 2021 fa invece registrare un incremento del 25,8%. Montecristo si conferma come meta particolarmente ambita e il sistema di prenotazione online ormai consolidato per il terzo anno consecutivo rappresenta una modalità particolarmente efficace per promuovere le visite guidate. «La straordinaria partenza delle vendite per le escursioni – commenta Giampiero Sammuri – a Montecristo suggerisce diverse valutazioni. In primo luogo conferma lo straordinario appeal dell’Isola, ma anche l’apprezzamento per le modalità di visita proposte dal parco nazionale, grazie alla convenzione con i carabinieri forestali, gestori della riserva naturale e all’ottimo lavoro delle guide parco. Tutto questo è testimoniato dalle valutazioni dei questionari che vengono compilati dai turisti dopo la visita e sappiamo come il “passa parola”, che oggi avviene molto attraverso i social, è la migliore forma di promozione. Particolarmente significativo è il contesto in cui si colloca questo aumento di oltre il 25% rispetto allo scorso anno, infatti la vendita nel 2020 iniziò il 14 di gennaio, quando nella mente di tutti il Covid era una cosa lontanissima, un problema della Cina. Che ci sia questo deciso incremento quando siamo ancora in piena emergenza, con l’Italia multicolore, è un messaggio di grande speranza anche per tutti gli operatori che sull’arcipelago vivono di turismo». Per prenotare basta andare sul sito https: //prenotazioni. islepark. it/montecristo. La prima uscita è fissata per il 13 marzo; ultima escursione programmata per il 25 settembre, le gite sono sempre di sabato o di domenica. La prenotazione è nominativa e comporta il pagamento immediato con carta di credito sul sito di prenotazione. La visita, organizzata dal Parco nazionale in accordo e con il supporto operativo del reparto carabinieri di Follonica, prevede la partenza dal porto di Piombino e lo scalo a Porto Azzurro. In due casi (18 giugno e 10 settembre) le partenze avverranno da Porto Santo Stefano con scalo al Giglio. Ogni data del calendario consente la visita a 75 persone. Il costo dell’escursione è di 120 euro a persona (trasporto marittimo a/r, accesso all’area protetta, servizio di accompagnamento con guida). I servizi sono curati da Info Park Arcipelago Toscano contattabile componendo il numero 0565 908231. Età minima dei partecipanti 12 anni. In caso di condizioni meteo avverse saranno proposte date di recupero. Tutte le persone interessate potranno attingere a informazioni più dettagliate sulle modalità di visita, sulla tipologia di escursione, sul calendario completo e sulle regole di comportamento collegandosi al sito https: //prenotazioni. islepark. it/montecristo, sempre dedicato alle prenotazioni per visitare l’isola di Montecristo.


giovedì 28 gennaio 2021

Stop all'erosione costiera

 La giunta Zini ha approvato il progetto definitivo che prevede interventi di contrasto dell'erosione costiera nel golfo di Portoferraio. Ultimo atto amministrativo, prima che sia indetto bando di gara per l'esecuzione degli interventi per la cui realizzazione occorre uno stanziamento di quasi un milione di euro (esattamente 927.626 euro). Un iter burocratico impegnativo, iniziato nel 2016, quando l'allora amministrazione incaricò Luciano Fantoni e Mauro Ceccherelli di effettuare su questo tratto di costa un'indagine preliminare. La giunta, allora presieduta dal sindaco Mario Ferrari, era preoccupata per le conseguenze del degrado della fascia costiera comunale causato da fenomeni di dissesto idrogeologico in progressione. I professionisti avevano concluso la relazione dello studio preliminare, suggerendo di impiegare inerti stondati per il ripascimento (ghiaietto di pezzatura variabile, proveniente da cava fluviale o frantumati in mulini a martelli), grossi massi e pennelli (opere di contenimento trasversali). Il tutto era stato riportato nel programma di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico ed erosivo, approvato dalla giunta nel 2016 e trasmesso alla Regione Toscana. Alla fine di dicembre fu approvato con osservazioni dalla conferenza dei servizi. Da questo momento in poi si sono dovuti attendere i pareri della Soprintendenza archeologica, della Regione (settore difesa del suolo e protezione civile, della direzione ambiente e tutela della natura e del mare, dell'Arpat e della Capitaneria). Oggi si può finalmente andare avanti. Ma vediamo come si opererà secondo il progetto definitivo. Esso interverrà sulla costa bassa del golfo di Portoferraio. La quale è a elevata valenza storica e ambientale, sede di spiagge con vocazione turistico-balneare. «È soggetta - si legge nella relazione - a un drammatico arretramento, con un impatto fortemente negativo sull'ambiente costiero e sulle infrastrutture ed insediamenti che su di essa hanno sede (con due episodi di crolli rovinosi di muri storici nel biennio 2017-19)». Il progetto riguarda «la ricostituzione, il riequilibrio e la stabilizzazione della parte meridionale della costa che si affaccia sulla rada di Portoferraio, in stato di forte degrado, dovuto principalmente all'arretramento della linea di riva a causa dell'erosione costiera e delle modificazioni». Come si interverrà? Ai Magazzini, fra la spiaggia e l'approdo nautico, saranno installati pennelli realizzati in massi naturali, radicati a terra nella parte alta della spiaggia ed estesi in mare non per tutta la larghezza della spiaggia. Alla foce del fosso di Val di Piano è previsto un pennello trasversale di contrasto delle correnti longitudinali. Il tratto di spiaggia che costeggia il muro compreso tra la tenuta La Chiusa e l'hotel Fabricia si parla di una barriera radente in massi naturali. All'approdo di San Giovanni è previsto il rinforzo del pennello/molo esistente, con rifioritura della scogliera che lo costituisce con massi naturali. Dal moletto di San Giovanni alla foce del fosso del Bucine sarà versato ghiaietto da frantumazione di sasso di cava. Come pure fra la foce del Bucine e il podere San Marco. Nel tratto di raccordo con la spiaggetta dove insiste un modesto pennello sarà consolidato e migliorato ai fini del diportismo e della stabilità della spiaggetta. Perché questo intervento? Per una serie di motivi, quali la valorizzazione paesaggistica, la valorizzazione culturale e la mobilità eco-sostenibile, come la ricostruzione del Cammino della Rada, il percorso pedonale che partendo dal porto mediceo raggiunge il Castello del Volterraio.


sabato 23 gennaio 2021

Don Renzi è guarito e ritorna in parrocchia

 


Viaggio all'inferno con ritorno. «Ma non sono però completamente fuori. Mi trovo precisamente in mezzo al guado. Ma molto è stato fatto e superato con l'aiuto di Dio». Don Mauro Renzi, sacerdote nella parrocchia di San Gaetano a Marina di Campo, lo scorso dicembre è stato duramente colpito dal Covid-19. Non solo lui, in verità. Sono infatti risultati positivi tutti i componenti della sua famiglia, compreso anche il suo aiutante, Giovanni, che lo assiste nei servizi religiosi. Il parroco ha vissuto momenti drammatici, proprio nei giorni in cui Campo nell'Elba è stata alc centro di un focolaio. La madre del sacerdote, Maria, è morta nello stesso reparto di Cecina in cui era stato ricoverato lui. È andata meglio al padre, invalido al cento per cento, che è però ora è negativo ed è stato sistemato in una Rsa in provincia di Pisa. «Anche se lo volessi - dice ancora don Mauro - non ci riuscirei ad accudirlo. Sono ancora troppo debole». Da quando è risultato positivo al Covid ha perso più di 12 chili. A stento riesce a cavarsela nei bisogni personali. Però ogni pomeriggio, attorno alle 16,30, è nel suo studiolo da dove celebra messa e la trasmette dalla sua pagina Facebook. Recita le preghiere stando a sedere. La parrocchia è affidata alle cure di don Francesco Guarguaglini e padre Sabu Konath. «Non ce la farei a stare tutto il tempo in piedi», ammette don Mauro. Sono i postumi di questo virus così subdolo, così ambiguo che ti fa credere di poter fare le cose che facevi prima di averlo contratto e invece scava dentro il fisico, debilitandolo, deperendolo fino allo sfinimento. «La mia fortuna - continua il sacerdote - è stata nell'essermi imbattuto fin dai primi sintomi della malattia in persone molto esperte e competenti, a partire dal nostro medico di base per finire con i dottori dell'Usca». Ricoverato all'ospedale di Portoferraio, gli è stata praticata la Tac che purtroppo ha dato il responso di un'importante infezione ai polmoni. Trasferito a Cecina, è giunto nel reparto di notte. «Mi hanno cominciato a fare tutte le analisi del caso. Hanno visto quanto ossigeno avevo nel sangue e hanno deciso di iniziare le terapie previste». Nello stesso reparto però spostata in un'altra stanza era stata ricoverata la madre. «Ero immobilizzato al letto, con le bombole d'ossigeno attaccate alla mascherina. Ho chiesto al dottore di portare la benedizione a mia madre. E così è stato fatto». Pochi giorni dopo gli è stato comunicato che la donna non ce l'aveva fatta ed era volata in cielo. «Per Natale, gli stessi pazienti mi avevano chiesto se dicevo messa. Ma non riuscivo neanche a parlare, però ero perfettamente cosciente. Avevo sul mio cellulare un app del convento benedettino di Sainte-Marie de la Pierre in Borgogna: qui ci sono i canti gregoriani così abbiamo festeggiato la ricorrenza del Natale in questo modo. Il mio compagno di letto mi chiedeva di pregare con lui; il Padre Nostro lo conosceva, l'Ave Maria invece no». Dopo esattamente un mese don Mauro è stato dimesso. «I polmoni adesso funzionano benissimo. Il cuore invece ha cominciato a fare le bizze. Devo essere grato a tutto il personale medico. Facevano di tutto per non farci cadere nella depressione, dicendoci che presto saremo tornati a casa. Ho visto Dio nei loro volti, in quelli di medici e infermieri, nel viso di mia madre, di tutte le persone che si sono prodigate per me e per gli altri. Come ero trattato io allo stesso modo anche gli altri pazienti». Poi arriva finalmente il giorno. Lo annuncia lui stesso dalla pagina Fb. «Cari amici sto rientrando a casa a Marina di Campo. Grazie per le vostre preghiere, ma continuiamo questo virus è subdolo e con nulla ti colpisce, preghiamo per gli ammalati e invochiamo la grazia dello Spirito di Sapienza su tutto il personale sanitario e sui ricercatori».«Grazie di tutto cuore a tutti, dormire nel proprio letto avvolto di silenzio è meraviglioso. Ora inizia la convalescenza che non sarà breve». I volontari gli lasciano fuori della porta la spesa e tutto ciò di cui ha bisogno. «Non è finita - conclude - Ora devo tenere sotto controllo il cuore».

sabato 16 gennaio 2021

E' morto Giancarlo Pacini, fu tra i primi albergatori elbani

 È morto,


nella sua casa di piazza Cavour, Giancarlo Pacini (93 anni), confortato dai figli Filippo e Cecilia, insieme con altri più stretti familiari. Geometra e poi fra i primi albergatori è stato fra i fondatori della medesima associazione, quando il turismo sulla maggiore isola della Toscana era agli albori. Figura anche fra i costituenti dell’associazione Geometri Elbani. Si fondò nel 1978 con lo scopo di sopperire alla distanza oggettiva che c’è tra l’Isola d’Elba e la sede del Collegio provinciale dei Geometri avente sede a Livorno. Lo spirito, che da allora non è cambiato, era quello di tenere uniti i tecnici elbani in uno stabile gruppo di categoria, creando un momento di aggregazione che aiutasse a mettere insieme problemi e soluzioni comuni a tutti e, soprattutto, dando origine a una “grande famiglia” capace di collaborazione collettiva e aiuto reciproco. Ma è soprattutto nel settore del turismo che Pacini si è particolarmente distinto, avendo intuito, appena usciti dalla seconda guerra mondiale, le potenzialità da sviluppare all’Elba in merito all’industria vacanziera, dopo che l’esperienza siderurgica si era così drammaticamente conclusa e seguita anche dall’industria cementiera. “Dobbiamo tanto a Giancarlo Pacini – ha detto il presidente degli albergatori elbano Massimo De Ferrari – Fu lui, insieme con mio padre a fondare il sodalizio. Quando diresse lui la nostra associazione stavamo attraversando un momento molto delicato per problemi interni ed esterni. Lui ha avuto il grande merito di tenere unita l’associazione e portarla ai traguardi che oggi si possono ammirare”. Tutte le cariche all’interno dell’0rganizzazione di Calata Italia, Giancarlo Pacini le ha ricoperte, partendo da presidente degli albergatori per due lustri, poi da presidente del consorzio albergatori e quindi del consorzio garanzia Fidi. Ma è stato anche presidente nazionale dei Probiviri. Dal 2015, in coincidenza con una salute malferma, aveva declinato ogni incarico. I funerali – come annunciano i figli Filippo e Cecilia, presidente di Italia nostra arcipelago toscano – si svolgeranno stamani in forma strettamente familiare in rispetto alle norme anticovid19.

lunedì 14 dicembre 2020

Terna Rete Italia raddoppia i cavi elettrici sottomarini con l'Elba


 I termini, per presentare le osservazioni alla realizzazione del raddoppio del collegamento elettrico tramite cavo sottomarino tra continente e isola d’Elba di Terna Rete Italia spa, sono scaduti. Un passo in avanti, perché si dia inizio ai lavori dell’elettrodotto e migliorare di conseguenza il rifornimento dell’energia elettrica con la maggiore isola della Toscana. Non è esclusa l’ipotesi che si possa arrivare all’attribuzione dell’appalto fin dalle prime settimane del 2021, dopo che sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea è stato pubblicato, i primi di dicembre, l’avviso di gara. I cui termini di presentazione delle offerte è fissato al 7 gennaio 2021. Tutto si sta svolgendo nel pieno rispetto del cronoprogramma. Si sta parlando della messa in opera del collegamento in cavo sottomarino e terrestre di 132 chilovolt Hvac "Elba-Continente", secondo quanto prevede il Piano di Sviluppo connesso a un programma europeo che prende in considerazione il raddoppio delle linee elettriche di collegamento con l’isola d’Elba. Costo totale stimato dell'appalto (Iva esclusa) è pari a settantasette milioni e 52.621,05 euro, finanziato con fondi dell'Unione europea. A monte dell’intera operazione c’era stata l’autorizzazione unica rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico, insieme con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Naturalmente con il benestare della Regione Toscana. Da quale esigenza nasce il piano dell’opera? “Per garantire – si legge nella redazione tecnica inviata ai Ministeri - l’esercizio in sicurezza sia dell’isola d’Elba, sia dell’area di Piombino”. Il carico dell’Elba (prossimo ai 40 Mw nei mesi estivi) non è sempre alimentato in condizioni di piena affidabilità in quanto, in caso di indisponibilità dell’unico collegamento a 132 kv “Piombino, Tolla Alta, Cala Telegrafo, San Giuseppe”, gli esistenti cavi in Mt di collegamento con il continente e la centrale Turbogas di Portoferraio non riescono a far fronte all’intera potenza necessaria nelle condizioni di punta. Un esempio è stato di recente un blackout registrato in una delle estati scorse quando mezza Elba, d’estate, rimase per un guasto tecnico senza energia elettrica. “Da qui la necessità – si legge sempre nella relazione - di realizzare un secondo collegamento a 132 kv ‘Isola d’Elba–Continente’, anch’esso in gran parte in cavo sottomarino tripolare, che connetterà la stazione elettrica 132 kv “Colmata” con l’impianto di Portoferraio”. A titolo di cronaca l'elettrodotto che unisce le cabine primarie di Portoferraio sull’Elba e di “Colmata” sul continente, completamente in cavo, ha una lunghezza complessiva di circa 34,6 chilometri, di cui 3,3 chilometri in cavo interrato e 31,3 in cavo sottomarino. L'elettrodotto interrato che unisce le cabine primarie del Volterraio con quelle di Portoferraio, ricadente quasi completamente su strade comunali, “Per quanto attiene il tratto terrestre elbano – conclude la relazione - è lungo complessivamente circa 3,3 chilometri. Sono rispettate le distanze di sicurezza ai sensi delle norme vigenti”.