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domenica 26 marzo 2017
martedì 14 marzo 2017
Un referendum per decidere sulla fusione di Rio Elba
Potrebbe
avvenire con un referendum la probabile fusione delle due
municipalità dell'Elba orientale, Rio Marina, nata da una costola di
Rio nell'Elba e quest'ultimo Comune collinare. Sarebbe, come si dice
in gergo popolare, un
ritorno al passato. E perché no? Potrebbe anche costituire il primo
passo da cui partire per vedere l'inizio di una ridistribuzione e
riorganizzazione amministrativa, per altro caldeggiata dal nostro
Parlamento, sulla maggiore isola della Toscana che conta otto Comuni,
su una superficie di poco oltre i 220 kmq. Accorparsi. È questa la
proposta formalizzata dai primi due cittadini del versante orientale
dell'Isola, Claudio De Santi e Renzo Galli, di costituire un unico
ente.
I due primi cittadini hanno lanciato la sfida: la parola ora passa ai cittadini che saranno chiamati, entro il prossimo ottobre, alle urne a pronunciarsi sul quesito se vogliono oppure no unirsi e ritornare a com'erano prima. Intanto in questa primavera le due amministrazioni comunali hanno indetto una serie di assemblee pubbliche per saggiare il terreno sulla proposta. Dopodiché sarà la Regione a stabilire i tempi e i luoghi, per procedere a una consultazione referendaria. E naturalmente le opinioni si rincorrono. Si contrastano.
I due primi cittadini hanno lanciato la sfida: la parola ora passa ai cittadini che saranno chiamati, entro il prossimo ottobre, alle urne a pronunciarsi sul quesito se vogliono oppure no unirsi e ritornare a com'erano prima. Intanto in questa primavera le due amministrazioni comunali hanno indetto una serie di assemblee pubbliche per saggiare il terreno sulla proposta. Dopodiché sarà la Regione a stabilire i tempi e i luoghi, per procedere a una consultazione referendaria. E naturalmente le opinioni si rincorrono. Si contrastano.
C'è chi è favorevole e vede di buon occhio lo snellimento della macchina burocratica.
Chi invece è scettico, temendo di finire come il figlio minore di un organismo tutto da creare e
inventare. Paura di perdere il potere. Timore del cambiamento. Tutto resta in sospeso. E ancora una volta è la storia a venirci incontro, risalendo alle cronache molto agitate di quell'estate
del 1882, quando avvenne il distacco della Piaggia dal Colle di Rio. Un evento traumatico, che si è
tramandato di generazione in generazione culminando con le “sassaiole” dei Riesi di su che non
desideravano i Riesi di giù il giorno di Pasquetta a Santa Caterina. Perché “Santa Caterina è nostra”.
Fino alla seconda metà dell'Ottocento, la cosa pubblica era amministrata dalla classe costituita da
proprietari terrieri, poco inclini alle modernizzazioni. Alla Marina di Rio, invece, era iniziato quel
processo che vide prendere sempre più vigore la marineria imprenditoriale, legata allo sviluppo
dell'attività mineraria in pieno crescita, e quindi sempre più marcato desiderio di autogovernarsi.
Obiettivo che fu centrato nel luglio 1882. Ma veniamo alle cronache di quei giorni così intensi e
convulsi. Sono passati alla storia come le “Quattro giornate di Rio Castello”, quelle che culminarono
successivamente con la scissione della municipalità riese in due enti distinti e che costituì, nel 1882,
la nascita del Comune di Rio Marina, nato da Rio Castello. Un risultato assai travagliato e mal digerito,
soprattutto della comunità collinare. All’origine della divisione il ruo coperto,
nella seconda metà dell'Ottocento, dalla Marina di Rio, chiamata dai riesi del coccolo in su,
in modo dispregiativo la “Piaggia”. Rio Marina era il settimo scalo commerciale d'Italia e allora
per questo il deputato della Sanità Marittima era un personaggio di spicco. Lo era, difatti,
Alessandro Del Bono, padre di Pilade. La famiglia Del Bono si legò in affari con gli Scappini e
Tonietti che erano padroni di una quindicina di grossi bastimenti. Ma è con l'ascesa di Pilade Del Bono che si comincia formare nella nuova Marina di Rio una coscienza
politica. Dal 1850 al 1880 il piccolo villaggio di baracche di pescatori assistè a una crescita della
popolazione, grazie all'imprenditoria navale e alla marineria padronale. Un raddoppio di residenti che si lega ai nuovi affittuari delle miniere di ferro, i Bastogi.
Siamo in pieno periodo della rivoluzione industriale in Italia, che coinvolse anche le miniere dell'Elba.
Il raddoppio della popolazione residente sulla Marina iniziò a creare problemi al Comune di Rio Elba.
I consiglieri della Piaggia crebbero di numero, fino ad arrivare di pari entità con quelli del capoluogo,
per poi finire con il sorpassarli. Fino a quel periodo il municipio era amministrato da proprietari terrieri,
professori, notai, la cui rendita era fondiaria. Quelli della Marina invece erano legati al commercio
e al mare. Tutti gli uffici erano a Rio. La Piaggia invece non era ancora urbanizzata.
Le due formazioni consiliari cominciarono a darsi battaglia. Che sfociarono in disordini e
rivolte di piazza.
Ha scritto sullo “Scoglio” Chiara Bartolini:
“Ci vollero la forza dell'ordine, l'esercito e i carabinieri per sedare la rivolta, della quale uno dei
principali fautori fu Pilade Del Bono”. Le parti contrapposte ebbero spazio
nelle colonne del periodico
“Lo Sciabecco”, da dove Pilade accusò la classe dirigente di Rio Castello di essere invidiosa
degli abitanti della Marina che avevano lasciato la lavorazione dei campi, per andare invece
ad arare il mare. La scissione fu una conseguenza naturale. Dopo più di cento trent'anni,
con la chiusura dell'attività di scavo nelle miniere a cielo aperto e, di conseguenza,
il depauperamento dell'imprenditoria marittima, con l'unica risorsa rappresentata dal turismo,
sebbene questo versante dell'Isola sia stato ampiamente violentato dall'industria miniera
(e mai recuperato -se non in minima parte- dal punto di vista del ripristino ambientale),
l'unica chance che si profila all'orizzonte da cui gli enti pubblici possano attingere alle risorse
finanziarie è quella di unire le forze, per disporre un pacchetto unico da “vendere” nel marketing
del turismo. Vediamo se i tempi sono maturi. L.C.
lunedì 13 marzo 2017
venerdì 17 febbraio 2017
Di due un solo Comune
C'è già il nome: il Comune di Rio. E
lo scorso anno, esisteva pure la pagina Fb del gruppo che sosteneva
il progetto. Una sola municipalità che raggruppa due comuni del
versante orientale dell'Isola, Rio Elba e Rio Marina. Per ora se ne
parla. Ma non c'è nessun statuto. Nessun regolamento. Esiste solo la
disponibilità dei due sindaci, Claudio De Santi e Renzo Galli, ad
affrontare l'argomento e il relativo percorso istituzionale da
ricoprire insieme. All'insegna dell'unione che fa la forza. Stessa
origine i due Rio: stessa costola. E poi, l'uno distante dall'altro
non più di tre chilometri. Il primo, quello collinare il padre; il
secondo, quello invece rivierasco il figlio. Ma cosa ne pensano i
diretti interessati della proposta? Sono tutti d'accordo? Per ora non
c'è univocità di consensi. Non tutti la pensano alla medesima
maniera. Intanto un po' di storia che non guasta. La comunità riese
cominciò a svilupparsi a partire dalla seconda metà del Duecento e
descrisse la sua parabola per tutto il basso medioevo; oltre seicento
anni vissuti in modo unitario fino ad arrivare al 1882, anno in cui
la Marina di Rio ebbe riconosciuta l'autonomia dal Re d'Italia e
quindi il distacco da Rio Castello. Ma la separazione non fu
indolore. Sono passate alla storia come le “Quattro giornate di Rio
Castello”, quelle che culminarono con la scissione del municipio
riese. Un risultato assai travagliato e mal digerito, soprattutto
dalla gente del colle. Le strade di Rio Castello e la sua “Piaggia”
si divisero irrimediabilmente grazie allo sviluppo della Marina di
Rio, che diventò nell'Ottocento il settimo scalo commerciale
d'Italia. Per cui due mondi, due status sociali si scontrarono
terribilmente, dandosi battaglia senza quartiere: l'imprenditoria
marittima e commerciale della Marina che chiedeva l'autonomia
amministrativa e la proprietà terriera rappresentata dalla classe
notarile e borghese di Rio Castello che fu poco propensa alle novità
e alle innovazioni, amante invece dello 'status quo'. Dal 1850 al
1880 quello che era il piccolo villaggio di baracche di pescatori
assisté a una crescita incredibile della popolazione, grazie al
commercio navale e alla marineria padronale. Un raddoppio di
residenti che si legò ai nuovi affittuari delle miniere di ferro, i
Bastogi. Siamo in pieno periodo di rivoluzione industriale in Italia
che non risparmiò le miniere dell'Elba. Il raddoppio della
popolazione residente alla Marina iniziò a creare problemi al Comune
di Rio Elba che sfociarono nel “grande affronto” della
separazione. Oggi, perduti i temi che hanno sostenuto il nuovo filone
economico che guardava il mare e le miniere, le due municipalità si
ricordano di avere un'origine in comune. Tutt'e due che nel Duemila
sfidano la sorte economica del rilancio delle loro finanze,
investendo sul turismo. Ma il “figliol prodigo” che riconosce la
bontà amministrativa del vecchio padre sarà di nuovo accolto alla
corte da dove era andato via, sbattendo la porta? Scrive sul suo
profilo Fb il capogruppo dell'opposizione del Comune di Rio Elba,
Pino Coluccia ed ex sindaco: “Il Comune è la prima forma di
rappresentanza di una comunità e di autogoverno. In esso sono
espresse le rappresentanze dei cittadini elette ed alle quali è
affidato il compito di governare la comunità: il Comune è quindi un
luogo di presenza, partecipazione e autodeterminazione di una
comunità, dei suoi cittadini e che senza di questo conteranno meno.
L'argomento di gestire insieme i servizi e le problematiche comuni si
deve e si può affrontare con strumenti come l'Unione e altri quali
l'associazione, ma evidentemente quella che manca nelle due entità è
la volontà politica, cioè ci sono divisioni fra le forze politiche
delle due realtà e all'interno di esse che non possono essere
superate con espedienti istituzionali. Per cui – conclude - questa
iniziativa dei due sindaci mi sembra più un'improvvisazione che
nasconde un vuoto progettuale, di idee e prospettive per questi
territori, per queste comunità una rinuncia a fare e agire”. Elvio
Diversi, ex sindaco di Rio Marina, e l'unico (almeno per ora) primo
cittadino a organizzare il primo centenario della costituzione del
Comune nel luglio 1982, dice: “Se si dovesse fare oggi il
referendum sulla fusione il 70/80 per cento della gente direbbe 'no'.
Ci sono cose più serie da affrontare oggi che pensare alla fusione.
Sono d'accordo sul progetto di unire i servizi ai cittadini, per il
resto no. Concludo come dicevano i nostri nonni: 'Ognuno deve mangia'
nel suo laveggio'”. Infine un ristoratore, il titolare del
ristorante “Da Cipolla” in piazza del Popolo a Rio Elba, Davide
Carletti: “Sono contento della proposta dei due sindaci. Finalmente
esisterà il Comune di Rio che comprenderà collina e mare, parco
minerario e mineralogico e porti. Una forma di semplificazione e
maggiori servizi da estendere sul territorio. Sarà dura - conclude -
Ma penso che sia la strada da battere nei prossimi anni”. La
partita è appena iniziata.
sabato 28 gennaio 2017
Gli albergatori dell'Elba alle fiere del turismo europeo
L’Isola
d’Elba in vetrina all’expo svizzera del turismo. L'ultimo salone
delle vacanze frequentato dagli albergatori elbani è stato a Zurigo,
alla 'Fespo', la fiera turistica internazionale. Sicché, dopo la
“Fieren Messe” di Vienna e la Fiera di San Gallo in Svizzera,
ecco un altro importante evento in terra svizzera. «La Fiera di San
Gallo che si è appena conclusa - afferma Alessandro Gentini, vice
presidente degli albergatori isolani - diventa sempre più importante
per tante ragioni. Non ultima è che il cantone in cui ha sede la
fiera è tra i più ricchi della Svizzera e molti sono i visitatori
che provengono da qui. Quest'anno sono stati aggiunti altri spazi per
poter ospitare i ben 440 espositori provenienti da ogni parte del
mondo. L’Italia era molto ben rappresentata dalle solite regioni
virtuose che si impegnano a promuovere i loro territori in maniera
sempre più efficace. Ma oltre alle Regioni (Toscana esclusa), erano
presenti molte amministrazioni comunali, consorzi d’area e aziende.
Per gli espositori italiani quest’anno è stata creata un’area
speciale chiamata Piazzetta Italia, dove sono state raggruppate la
maggior parte delle aziende italiane, creando un’area dedicata di
riferimento». Occasione per distribuire materiale informativo, visto
che la maggiore isola della Toscana costituisce una destinazione
molto richiesta. «E' avvenuto anche - continua il vicepresidente -
che si siano presentati allo stand molti ospiti che, pur frequentando
l’Elba da decenni, per salutarci e gustare i prodotti che oramai
costituiscono un brand benvoluto». Non sono poi mancate le
curiosità. Come quella di dire dove si trovasse l’Elba. «In
diversi - aggiunge Gentini - ci chiedevano se l’Elba era in Francia
o in Grecia. Noi abbiamo cercato di raccontare al meglio la nostra
Isola, usufruendo anche delle immagini proiettate sullo schermo. La
Svizzera rappresenta per noi un mercato straordinario da espandere,
secondo mercato in termini assoluti, ma il primo in proporzione».
Quest’anno gli albergatori puntano molto sul festival musicale
“Magnetic Festival” organizzato dalla Maggy Art, in cartellone a
luglio, nelle vecchie miniere di Capoliveri. Il consorzio ha
preparato per questa manifestazione un pacchetto speciale.
«L’iniziativa - conclude Gentini - è sostenuta economicamente
dalla signora Schindler che da anni ama e frequenta Capoliveri. A lei
un sentito ringraziamento. L'accordo con Sky Work che coprirà la
linea aerea con Zurigo nel 2017 consentirà di recuperare una parte
delle presenze perdute nel 2016, quando l’Elba è rimasta scoperta
di importanti collegamenti aerei».
Cavo, terme sì... o no??
La frazione di Cavo, da punta di
diamante per l'ex comune minerario di Rio Marina per quanto riguarda
lo sviluppo di aziende turistiche prevalentemente a conduzione
familiare, a zona depressa dal punto di vista economico: il passo è
stato celere. Una mano (forse) a far precipitare le richieste di
soggiorno nella famosa località balneare del versante nord est
dell'Isola è stato, nei primi anni del Duemila, il ripascimento
dell'intero sviluppo costiero con materiale di scarto proveniente dal
comparto minerario. Fatto sta che, a ogni mareggiata, il mare
sollevava il fondo marino con il risultato finale di trasformare
l'acqua, prima così tersa e limpida, in una poltiglia fangosa, per
nulla invitante a farci il bagno. A chiudere il quadro, la crisi
strisciante che ha investito l'Europa e l'Italia e che ha decimato i
clienti abituali che si fermavano (fino negli Settanta-Novanta) anche
per quindici giorni nelle strutture alberghiere che qui erano sorte.
Erano a conduzione familiare, dove si poteva trovare cordialità,
accoglienza e buona cucina, quella semplice fatta a chilometro zero,
quando neppure si parlava di questa formula, eppure qui si praticava.
La famiglia aveva il proprio orticello da cui prelevava, pomodori,
verdure e altri prodotti dell'orto che venivano serviti in tavola. E
il pesce appena pescato dal capofamiglia. Oggi niente è rimasto
così. Che Cavo avesse la vocazione a essere una località turistica
lo si era intuito fin dagli inizi del secolo scorso, quando il
concessionario delle miniere Tonietti la elesse come luogo di
villeggiatura per sé e per la sua famiglia, erigendo una villa sul
mare con relativo porticciolo. La frequentarono personaggi del
calibro di Marinetti e Simenon. Oggi le cose sono cambiate. I suoi
abitanti chiedono maggior attenzione all'amministrazione comunale e
investimenti sulla frazione che possano garantire prosperità e
benessere. L'ultima assemblea che si è tenuta, nei giorni scorsi nei
locali della Misericordia alla presenza degli amministratori, ha
evidenziato questo. Fino ad arrivare alla novità
assoluta: la richiesta di realizzazione, cioè, di un impianto
termale, sfruttando l’acqua calda a 47,7 gradi che fuoriesce dal
pozzo di Valle Baccetti (portata di 12 litri al secondo) che
rappresenterebbe la chiave di volta dal punto di vista del rilancio
economico non solo della frazione di Rio Marina, ma dell’intero
versante ex minerario. Più facile a dirsi che a farsi, se non ci
fossero le solite pastoie burocratiche. Ma l'assemblea ha lanciato un
segnale: tutti (amministratori e amministrati) hanno concordato nel
voler fare sistema. Non più, dunque, critiche. Bensì proposte di
collaborazione. I dati ricordati nel corso della riunione sono
purtroppo noti: attività artigianali e commerciali che chiudono.
Giovani che non hanno prospettive col rischio di vedere la frazione
di Cavo sempre più depauperata di forze per il ricambio
generazionale. «I contraccolpi della crisi economica che ha
investito il nostro Paese - ha aggiunto il vicesindaco, Giovanni Muti
- si sono fatti sentire anche qui. Cerchiamo, insieme, di invertire
la tendenza per uscire da questo stato delle cose». Scontato che
alla fine si finisse di parlare delle terme e del loro eventuale
posizionamento. Non c'è una persona a Cavo che si sia pronunciata a
favore di Cala Seregola, nell’ex comparto minerario, la zona che
dista dal centro abitato circa 6 chilometri ma che avrebbe di contro
la giusta volumetria di fabbricate esistenti. «Ma c'è un problema -
ha messo la mani avanti Galli - bisognerebbe ottenere dal Parco che
ne è proprietario il cambi di destinazione d’uso. Passaggio che
non è facile raggiungere, visto che se ne parla da tempo senza
riuscire a portare a casa qualcosa a noi favorevole». Tutti i
cittadini presenti in sala hanno espresso il loro parere secondo cui
l’erigendo stabilimento non debba essere discosto dal centro
abitato. Le ex cave delle Paffe, un sito abbandonato dalle miniere e
mai però recuperato dal punto di vista ambientale, potrebbero essere
l’ipotesi più praticabile. «Ma il luogo - ha puntualizzato il
sindaco di Rio Marina - ricade sotto le direttive del Pit regionale
che stabilisce di non erigere nuovi fabbricati nei primi trecento
metri dalla riva del mare». Un nodo gordiano di difficile
scioglimento. «Il nostro impegno - ha incalzato Giovanni Muti - è
quello di dare risposte certe ai cittadini, rispondere alle loro
esigenze e ai loro bisogni. Per questo continueremo a lavorare per
vedere di realizzare il progetto termale, sperando di non impiegare
tempi biblici». Alla riunione anche Fabrizio Baleni: «Non ho
parlato come consiglieri di minoranza - ha detto al termine
dell’assemblea - ma da semplice cittadino che vuole risolvere i
problemi per il bene di Cavo. Non sono tanto d’accordo con il
sindaco Galli quando dice che niente vieta che gli imprenditori
locali possano usufruire dell’acqua calda per le loro necessità.
Bisogna andare nella direzione di costruire lo stabilimento termale.
Poi - ha concluso - viene tutto il resto».
domenica 8 gennaio 2017
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