I superstiti al primo bombardamento aereo di Portoferraio (degli
oltre cinquanta che la città dovette subire prima della fine del 1945) e che sono
ancora vivi, hanno un ricordo di quel giorno indelebile. Profondo della mattina
del 16 appunto 1943. Era una giornata di sole, come l’Elba sa regalare nel mese
della vendemmia. Il rumore prima sordo, poi a mano a mano sempre più
pronunciato di una squadriglia di Junkers 88 (motori Jumo 211, si alzeranno in volo 10) tedeschi, gli aerei da combattimento in
picchiata della Luftwaffe. Poi le sirene d’allarme e poco dopo le prime
esplosioni delle bombe seguite da una gragnola di colpi. Tutto infine immerso
nel fumo denso, misto di terra e detriti. Chi ha vissuto in prima persona quei tragici
momenti e che oggi ha superato gli ottant’anni ha ancora chiare le immagini.
Sono passati più di settant’anni. Ma è come se fosse ieri. Quella mattina, prima
di mezzogiorno, non si trovavano in città. Bensì in periferia. Chi a Carpani,
come Sauro Lottini. Chi sui colli di Santa Lucia dov’era andato a far legna
Carlo Gasparri. Chi infine a San Giovanni, come Giuseppe Leonelli. Fino a quel
momento la guerra non sapevano cosa fosse. L’avevamo vista nei cinegiornali
dell’istituto Luce che il regime propinava, oppure nei racconti di qualche
reduce o soldato in licenza dal fronte. Ma mai si erano trovati in mezzo. Lo
storico elbano Giuliano Giuliani scrive: “L’orologio di Porta a mare a
Portoferraio segnava le 11,15 quando Giuseppe Leonelli, marinaio sul piroscafo
Ebano Gasperi, raggiungeva il porticciolo di San Giovanni. Era partito a piedi
da Marina di Campo che albeggiava. Era arrivato al moletto e aveva trovato ad
attenderlo il collega Galliano Donnini. Ricorda Leonelli: “Salimmo a bordo
della lancia e Galliano si mise ai remi indirizzando la prua verso il Gasperi”.
Improvvisamente si fermò. ‘Mi sembra di udire un rumore’, disse”. Era la
formazione degli aerei tedeschi in arrivo a Portoferraio. “Il rumore diventò
presto un rombo. Ci voltammo e guardammo verso le colline in direzione di
Capoliveri. Rimanemmo ancora immobili, per un istante. Improvvisamente fummo
investiti da un fragore assordante e vedemmo apparire sulle Grotte, a bassa
quota e in formazione compatta, alcuni aerei. ‘Sono gli Junkers 88 ’, gridò Galliano. Ci
buttammo bocconi sul “carabottino”, in tempo per udire la prima esplosione.
Rimanemmo incollati a quel legno, poi Galliano sollevò lo sguardo verso le
navi: il Gasperi e lo Sgarallino, ormeggiati nella piccola baia, non correvano
apparentemente alcun pericolo”. Quando fu chiaro che si trattava di un attacco
aereo Sauro Lottini (all’epoca aveva 8 anni) era a Carpani. Sapeva che suo
padre aveva fatto una commissione con il camion a Portoferraio. A corsa
raggiunse la città. “Quando arrivai in fondo a via Guerrazzi, vidi un cumulo di
macerie, calcinacci ovunque. Raggiunsi l’ingresso del Palazzo dei Merli e sopra
una catasta di detriti scorsi il cappello di mio padre. Pensai subito che fosse
finito sotto con il camion e a mani nude cominciai a scavare. Lui soffriva di
asma e anche se non fosse stato colpito dalle bombe era a rischio di morte per
tutta la polvere che c’era in giro. Mentre era intento in quel lavoro mi si
avvicinò un conoscente che mi disse di aver visto mio padre sul sagrato della
chiesa. Infatti lo trovai lì. Mi ricordo di averlo portato in collo a Carpani
con tutti i vestiti stracciati e sporcati, ma vivo”. Carlo Gasparri invece era
andato a far legna a Santa Lucia. “Dalla formazione si staccarono due aerei –
ricorda – che vennero a bombardare le caserme di Albereto. Ma le bombe lasciate
cadere esplosero nelle cave lì vicino. Sapevo che mio padre era andato alle
pompe dell’acqua alle Foci, ma in città aveva mamma che mi aveva detto sarebbe
andata alla Sace a prendere il pane con la tessera annonaria per la famiglia.
Poi c’erano i miei fratelli, le mie sorelle. Ricordo che quella mattina non
andai a far legna, ma mi diressi nella piana dove si era levata l’enorme nuvola
di polvere grigiastra. Avvertivo un odore acre, aspro. Per fortuna i miei li
trovai vivi e mia madre portò a casa un filo di pane con una scheggia dentro”.
E Gasparri cita anche un episodio di un altro sopravvissuto, Enea Pacini che
oggi vive a Livorno. “Quella mattina era andato fuori della scogliera di
Montebello a polpi – racconta – quando una bomba esplose vicino al barchino. Suo
padre fu colpito e l’imbarcazione stava affondando. Lui riuscì a guadagnare la
riva e a portare a casa il padre morto. Sono scene da incubo – conclude
Gasparri – che ogni tanto, all’improvviso, riemergono nelle notti di sogni
agitati”.
Cerca nel blog
lunedì 16 settembre 2019
martedì 3 settembre 2019
Porto Azzurro , nuove isole ecologiche in arrivo
Approvata all'unanimità dal consiglio la convenzione con Ato
Toscana Costa per la realizzazione di 15 nuove ‘Ecoisole informatizzate di
prossimità’ destinate alla raccolta dei rifiuti (spesa complessiva 886.350
euro). La Regione cofinanzierà il progetto al 47 per cento. Che corrisponde a
416.584,50 euro. Il nuovo sistema di raccolta dovrà essere avviato entro e non
oltre il 30 settembre prossimo, in modo tale da vederlo operativo entro il 31
ottobre 2020. Questo il crono programma. Ma intanto, come funziona la raccolta
in paese? Gli utenti conferiscono gli scarti nelle 12 isole ecologiche
interrate di grandi capacità. Esse sono suddivise in 6 postazioni diverse
installate ormai più di 15 anni fa. In ognuna di queste è stato collocato un
contenitore interrato della capacità di 15mila litri, destinato alla raccolta
del “rifiuto solido urbano”. Qui il cittadino inserisce in modo promiscuo e
mescolato sia il “rifiuto secco indifferenziato”, sia il “rifiuto organico”
proveniente dagli scarti di cucina. Su 4
delle 6 postazioni poi è stato
installato anche un secondo contenitore interrato della capacità di circa 7mila
litri destinato alla raccolta del “rifiuto multi materiale” (vetro, plastica e alluminio assieme). Il
tutto poi convogliato nei punti di raccolta Esa. Ma è proprio a causa di questo
miscuglio di materiale che i vantaggi per il Comune sono minimi, conferendo
solo il 17,70 % di differenziata. Ecco che Porto Azzurro ha un’ambizione.
Quella di potersi posizionare fra i comuni più ‘ricicloni’ della Regione. “E’
nostra intenzione – dice il sindaco Maurizio Papi - agire con urgenza e
intervenire prepotentemente e in modo deciso e perentorio sul territorio, per poter raggiungere in
brevissimo tempo (si pensa addirittura entro pochi mesi dalla star-up), quanto
meno il minimo di legge del 65% di frazione differenziata, anche se in realtà
l’obiettivo è piuttosto quello di superare abbondantemente tale percentuale. Ma
anche vogliamo raccogliere una frazione differenziata particolarmente pulita e
‘vendibile’ e di conseguenza ottenere ritorni significativi anche dal punto di
vista economico tali da poter finalmente centrare risultati soddisfacenti anche
in termini di riconoscimenti da parte del Conai”. Una procedura di raccolta di
resti domestici unica, almeno per ora, sull’intera Isola. “Questo è dettato
soprattutto dalle caratteristiche del nostro paese – continua il sindaco –
Porto Azzurro è un comune che a livello turistico è uno dei luoghi più
importanti dell’intero arcipelago toscano. Si tratta di un comune con circa
3.800 abitanti residenti. Essi però in estate, fra seconde case, B&B, case
in affitto, alberghi, aumentano considerevolmente, raggiungendo anche punte di
oltre il 300%. Gestire la raccolta del rifiuto in una cittadina con queste caratteristiche
e con questi importanti flussi di residenti che, a seconda dei diversi periodi
dell’anno, cambiamo in modo così importante e repentino, non è assolutamente
facile. A ciò si aggiunga il fatto che intercettare la frazione differenziata
del rifiuto, diventa ancora più difficile. Infatti attualmente il comune di
Porto Azzurro è posizionato molto in basso nella differenziata. Inaccettabile
per noi. Perché è una quota percentuale assolutamente bassa, soprattutto per
una cittadina con l’elevata vocazione turistica come quella di Porto Azzurro.
Oltre il fatto che, visto la gran parte dei turisti è formata da stranieri, si
corre l’elevato rischio di trasmettere al mondo, un’immagine di Porto Azzurro
che non intendiamo più consentire. Il servizio di 'Porta a porta’ per noi non
va bene. Seguire il calendario è troppo vincolante per gli ospiti con il
risultato di un territorio disseminato di abbandoni. Per questo - conclude Papi
- vogliamo dotarci di attrezzature, strumenti, sistemi elettronici, software e
quant’altro che permettano di rompere immediatamente ogni indugio e avviare un
sistema di raccolta più moderno, più snello e più efficace".
venerdì 19 luglio 2019
Tre Comuni rinnovano i propri consigli
Tre paesi (sarebbero stati cinque, se non si fosse
verificato il commissariamento del municipio di Marina di Campo e la
riunificazione delle due municipalità di Rio, rispetto alle ultime
amministrative del 2014, anche allora si votò per l’Europa). Tre paesi,
dicevamo, su sette hanno rinnovato i propri consigli comunali, l’ultima
domenica di maggio. Due invertendo la tendenza, Portoferraio e Marciana, rispetto
alla precedente legislatura. Il terzo, Capoliveri, ha scelto la continuità, nel
segno però del cambiamento, come gli stessi candidati (e oggi amministratori)
hanno continuato a dire durante la campagna elettorale. Ma che sofferenza. C’è
voluto il ballottaggio per definire la futura composizione dell’assemblea
consiliare, dopo che le urne del 26 maggio avevano decretato perfetta parità
fra le due compagini in lotta, quella capeggiata da Andrea Gelsi, “Capoliveri
Bene Comune” e l’altra da Walter Montagna, “Competenze e Valori per Capoliveri”.
Emergono alcuni dati oggettivi che ci aiutano a farci capire come si stia
evolvendo la comunità isolana a livello politico. Innanzitutto la chiara
affermazione delle liste civiche o trasversali che dir si voglia, dopo il
tramonto dei partiti e delle classiche definizioni politiche rappresentate
dalla nomenclatura “Sinistra”, “Centro” e “Destra”. Che ha valore unicamente in
chiave ‘amarcord’, nel senso di riferirsi alla provenienza politica dei
personaggi che si propongono alla guida del Comune. E, nel stesso tempo,
suggeriscono facili indicazioni ai vetero elettori, abituati a imprimere il
segno sui simboli di partito. Per cui, in virtù di questo, possiamo dire che a
Portoferraio e a Marciana abbiamo assistito a un cambiamento di rotta, grazie
alle proclamazioni di Angelo Zini nel capoluogo elbano e Simone Barbi in quel
di Marciana, sia l’uno sia l’altro ascrivibili all’aria Pd, mentre a Capoliveri
la lotta è divenuta più serrata, fino ad assistere alla fine del ballottaggio
il 9 giugno con la proclamazione a sindaco di Gelsi, che ha prevalso su Montagna
per un pugno di voti (21 schede a favore del primo). Bandiere di partito non
esistono più. Ma uomini di varia provenienza ed estrazione politica che si
riconoscono però in un determinato programma. Lo sottoscrivono. E sono decisi a
realizzarlo con impegno per la loro comunità. E’ quanto ci sembra di notare da
questa verdetto elettorale. Che ha delle similarità con quello del 2014.
All’epoca, Matteo Renzi (Pd) stravinse alle Europee. Tutti si aspettavano che
la tendenza si ripetesse anche alle Amministrative. Invece non fu così. In
quattro comuni su cinque si affermarono sindaci di Destra. A ruoli invertiti,
in queste elezioni 2019, la Lega ha fatto man bassa di voti nelle Europee. Si è
affermata in ognuno dei tre paesi isolani in cui si votava (e spesso anche con
percentuali altissime), facendo divenire l’Isola una roccaforte per Matteo
Salvini. Tutti si attendevano una proclamazione di liste simpatizzanti con
questo orientamento. Invece no. Ecco che invece spuntano dalle urne vincitori
Zini e Barbi, premiati dall’elettore per la loro credibilità. Ma vediamo come e
da chi sono composti i singoli consigli comunali. E le rispettive deleghe
attribuite agli eletti. Portoferraio, gruppo di maggioranza "Cosmopoli
Rinasce". Gli eletti: Massimo Scelza, Chiara Marotti, Nadia Mazzei, Delia
Scotto, Alessia Bicecci, Andrea Fratti, Giuseppe Massimo Battaglini, Idilio
Pisani, Luca Baldi, Carla Mibelli e Marino Garfagnoli. La minoranza è composta
da Simone Meloni, Vincenzo Fornino e Federica Cetica per il gruppo "Meloni
sindaco". Da Paolo Di Tursi per il gruppo "Forza del fare" e
Luigi Lanera per il gruppo "Lanera sindaco". Delia Scotto è stata
eletta presidente del Consiglio comunale e vicepresidente, proposta
unitariamente dalle minoranze, Federica Cetica. La nuova giunta comunale vede
con la delega al Bilancio e le Politiche territoriali il sindaco Angelo Zini.
Luca Baldi, vicesindaco e assessore a Sanità, Politiche sociali, Politiche
dello Sport, Commercio e attività produttive e Sviluppo economico. Nadia
Mazzei, assessore a Turismo, Cultura ed eventi, Politiche Giovanili. Idilio
Pisani, assessore a Urbanistica, Ambiente e paesaggio, Ciclo dei rifiuti,
Gestione risorsa idrica, Trasporti, Società partecipate. Chiara Marotti,
assessore a Istruzione, Scuola, Formazione, Lavoro, Politiche scolastiche e
dell'inclusione. Leo Lupi, assessore esterno a Lavori pubblici, Demanio e
patrimonio, Piano del decoro, Piano del verde, Mobilità e traffico. Questa la
giunta di Capoliveri. Ruggero Barbetti, vice sindaco e assessore ai Rapporti
con le Istituzioni, Politiche del Turismo, Sanità Elba, Politiche della
Protezione e Tutela dei Diritti degli animali, Realizzazione Canile e Gattile,
Decoro del Territorio, Politiche di Sviluppo e messa in sicurezza della Baia di
Mola e Margidore. Claudio Della Lucia, assessore: coordinatore Gestione
Associata Turismo, Attività Culturali, Politiche Comprensoriali, Rapporti
Istituzionali, Politiche di Pareti. Lorenzo Cuneo, assessore: Politiche dello
Sviluppo edilizio sostenibile e ecocompatibile, Politiche del Centro storico,
Politiche della Scuola, Politiche della Famiglia e del Sociale. Daniela Sapere,
assessore: Pari Opportunità, Politiche degli Spettacoli e delle Manifestazioni,
Politiche dell’Associazionismo, Politiche dello Sport, Politiche
dell’Accoglienza dei Nuovi Residenti. Antonello Colombi, presidente del
Consiglio: Politiche della Sicurezza, Politiche della Viabilità e del Sistema
dei Parcheggi, Risorse Umane, Politiche di Madonna delle Grazie, Peducelli,
Morcone e Naregno. La minoranza sarà composta da Walter Montagna, Leonardo
Cardelli, Gianluca Carmani e Daniele Luperini. A Marciana è stato eletto
sindaco Simone Barbi della lista "Per creare il futuro". Insieme con
lui Michele Ciangherotti, Susanna Berti, Fortunato e Maurizio Mazzei, Giovanni
Vai, Giada e Nives Anselmi. La minoranza è rappresentata invece da Anna
Bulgaresi, Daniel Giacomelli e Cristiano Ricci (lista "Dal risanamento
allo sviluppo"). Le deleghe sono state affidate a Susanna Berti
(vicesindaco) che si occuperà anche di cultura, sociale, ambiente e territorio.
All'assessore Giovanni Vai invece le competenze su urbanistica e lavori pubblici.
Al consigliere Michele Ciangherotti sport e politiche giovanili, Nives Anselmi
turismo. A Giada Anselmi competenze sulle manifestazioni e sui rapporti con le
associazioni. A Maurizio Mazzei è andata la delega al commercio, mentre a
Fortunato Mazzei la competenza su trasporti e mobilità. Ma è avvenuto nella
prima convocazione del nuovo consiglio che è scoppiato il caso d’incandidabilità
e incompatibilità di alcuni consiglieri. Interessati Fortunato Mazzei e
Giovanni Vai. Il primo risulterebbe condannato (da consigliere) dalla Corte dei
Conti per un danno erariale legato a una causa tra il Comune e la comandante
della polizia municipale, nonché debitore nei confronti del Comune per dei
tributi non versati. Il secondo perché, da presidente del consorzio degli
Albergatori di Sant'Andrea, avrebbe ottenuto una concessione demaniale dal
Comune. La maggioranza da parte sua ha accusato la minoranza al completo
dall'ex sindaco Bulgaresi, all'ex vicesindaco Daniel Giacomelli fino a
Cristiano Ricci. Tutti condannati dalla Corte dei Conti per la stessa vecchia
causa con la comandante della polizia municipale. La sentenza non sarebbe però
definitiva. Il quadro è destinato a chiarirsi nelle prossime settimane. Questi,
comunque, saranno gli amministratori che governeranno Portoferraio, Capoliveri
e Marcia per cinque anni. Sul tavolo i problemi di sempre: dalla sanità ai
trasporti, dalla casa al lavoro, dall’approvvigionamento idrico allo sviluppo
delle attività imprenditoriali e al potenziamento dell’economia locale. Su
tutti però svetta il tema dei temi, la lotta alla plastica che si trascina
dietro la cura dell’ambiente. Come sostengono le nuove generazioni.
sabato 29 giugno 2019
Parte il recupero delle mura medicee
Approvato il progetto di recupero e
restauro delle mura storiche di Cosmopoli. L’obiettivo è di rendere accessibili
al pubblico le aree e gli spazi finora interdetti del bastione di Santa Fine,
della batteria Spagnoli e della torre della Linguella. A questo punto finisce
il lungo iter amministrativo che mira al riutilizzo dell’intero complesso
fortilizio che cinge, a partire dal Cinquecento, la città, con i suoi
successivi integri architettonici. E si apre un capitolo nuovo, non meno
impegnativo del primo per la giunta Ferrari. Quello di reperire i fondi
necessari per la messa in opera degli interventi. Secondo il piano redatto da Elisabetta
Coltelli sono necessari 340mila euro per mettere a disposizione della
collettività anche quelle parti fortificate di Cosmopoli che erano state
dichiarate off limits perché in estremo degrado. Intanto l’esecutivo presieduto
da Mario Ferrari ha provveduto a inserire l’intervento nel programma triennale
dei lavori pubblici 2017/19. Ora si cercano i finanziamenti. Che non dovrebbe
essere impresa difficile, visto e considerato che il progetto di recupero è
risultato vincitore del bando “Città murate della Toscana” per l’erogazione di
contributi da spendere per la valorizzazione delle mura storiche, secondo
quanto previsto da una legge regionale. Ma vediamo più da vicino di quali
monumenti storici si tratta. «Il bastione di Santa Fine e la batteria degli
Spagnoli – si legge nella relazione di Elisabetta Coltelli – cingono la
zona nord-ovest di Cosmopoli, quella prospiciente la spiaggia delle Ghiaie.
Sono di notevole interesse storico, architettonico, monumentale e paesaggistico
in quanto fanno parte della cinta muraria della città fortificata medicea e
lorenese di Portoferraio e pertanto soggetta a vincolo monumentale e paesaggistico».
Gli interventi previsto in questo caso dovranno essere realizzati
principalmente in muratura a secco intonacata, con terriccio che livella il
terreno per l’accesso alle troniere ai bordi del bastione. All’interno del
bastione inoltre c’è un passaggio segreto, un tunnel pavimentato ancora in buon
stato di conservazione e una piccola scala per l’accesso alle parti alte della
batteria degli Spagnoli. «Attualmente – continua la relazione – l’antica
muraglia versa in un precario stato di conservazione. I resti della base della
garitta settecentesca di Santa Fine stanno per crollare in mare, costituendo un
pericolo per la pubblica incolumità e la definitiva distruzione delle
particolari mensole in pietra che sostenevano la base dell’antica garitta». Più
articolato l’intervento previsto per la torre della Linguella e spazio attiguo
verso terra. La torre, detta del Martello per la sua particolare forma e anche
torre di Passanante dal nome dell’anarchico che attentò alla vita di Umberto I
di Savoia finendo per esservi imprigionato, comprende il museo archeologico e i
bastioni limitrofi che fanno parte del primo impianto cinquecentesco della
città di Cosmopoli. Durante il secondo conflitto mondiale la torre fu duramente
colpita e danneggiata dai bombardamenti che distrussero completamente il
bastione di Cosimo e l’edificio del bagno penale, provocando anche il crollo
delle cortine esterne del bastione di San Francesco. «Il progetto di restauro
vuole far comprendere consentendone l’accesso, l’importanza dei capolavori di
ingegneria militare medicea e lorenese che sono tuttora presenti in città.
Costituiscono l’identità dei luoghi e sono occasione di destagionalizzazione e
turistica».
mercoledì 26 giugno 2019
Legambiente: no alla “casa del custode” a Capo Poro
Il Comune di Campo dell’Elba, con provvedimento definitivo dell’Area
tecnica, ha bocciato la richiesta di autorizzazione paesaggistica per la
“Realizzazione di edificio rurale a servizio del custode azienda
agricola” in località Capo Poro, cioè nel bel mezzo del Parco Nazionale
dell’Arcipelago Toscano e di una Zona speciale di conservazione
(Direttiva Habitat) e Zona di protezione speciale (Direttiva Uccelli).
Si tratta di un atto significativo visto che, nonostante i vincoli sovraordinati del Piano del Parco Nazionale e le direttive europee, la Commissione per il Paesaggio il 30 gennaio 2019 aveva espresso “Parere favorevole preso atto delle modifiche apportate con riduzione delle altezze».
Vincoli fortunatamente non ignorati dalla Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio che ad aprile aveva espresso “parere contrario all’intervento la cui ubicazione verrebbe ad interagire in un tratto paesaggistico delicato, l’edificio proposto introdurrebbe una nota di antropizzazione non consona con la ruralità e con il quadro percettivo in generale, inoltre non è in coerenza con il luogo e non privilegia una localizzazione prossima ad una idonea rete viaria esistente”. Una rete viaria che a Galenzana e dintorni si è distinta negli ultimi anni per fantasiose aperture e chiusure arbitrarie, allargamenti e nascite, cancelli e divieti, ruspe e tagli di vegetazione.
Infatti, in una successiva nota di giugno nella quale respinge il ricorso dei richiedenti, la Soprintendenza annunciava il perere negativo definitivo aggiungendo che l’opera avrebbe avuto un impatto sia sulla vegetazione che sull’orografia dei luoghi e che «Dato il carattere funzionale di una “abitazione per custode” non se ne comprende il discostarsi dalla viabilità principale nelle sue fasce a monte e a valle, Non si comprende inoltre la ricerca di un’are di grande visibilità paesaggistica e dunque anche intervisibile dal mare».
Insomma, la casa del custode somiglia molto di più a una villetta padronale affacciata sul mare e che necessiterebbe dei nuovi collegamenti che sembrano una vera ossessione per i proprietari di Galenzana.
Bene ha fatto quindi il responsabile dell’area tecnica del Comune di Campo nell’Elba a negare definitivamente l’autorizzazione paesaggistica alla realizzazione di un’abitazione la cui costruzione violerebbe i vincoli paesaggistici e ambientali di un’area delicatissima e dentro un Parco Nazionale. Viene da chiedersi perché – di fronte all’evidenza delle norme e dei vincoli – non abbia fatto altrettanto la Commissione per il Paesaggio.
Di fronte a questo ennesimo tentativo di costruire a Capo Poro – Galenzana, di fronte alle continue violazioni perpetrate nella zona, Legambiente Arcipelago Toscano torna a chiedere al Comune di Campo nell’Elba di sospendere in autotutela tutte le eventuali concessioni richieste e segnalazioni certificate di inizio di attività (Scia) per manufatti, sentieri, strade e altri lavori nell’intera area e all’Ente Parco Nazionale di sospendere la concessione di qualsiasi tipo di nulla-osta fino a che la situazione riguardante altre vicende legate alla realizzazione di manufatti e strade non sarà del tutto chiarita.
Si tratta di un atto significativo visto che, nonostante i vincoli sovraordinati del Piano del Parco Nazionale e le direttive europee, la Commissione per il Paesaggio il 30 gennaio 2019 aveva espresso “Parere favorevole preso atto delle modifiche apportate con riduzione delle altezze».
Vincoli fortunatamente non ignorati dalla Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio che ad aprile aveva espresso “parere contrario all’intervento la cui ubicazione verrebbe ad interagire in un tratto paesaggistico delicato, l’edificio proposto introdurrebbe una nota di antropizzazione non consona con la ruralità e con il quadro percettivo in generale, inoltre non è in coerenza con il luogo e non privilegia una localizzazione prossima ad una idonea rete viaria esistente”. Una rete viaria che a Galenzana e dintorni si è distinta negli ultimi anni per fantasiose aperture e chiusure arbitrarie, allargamenti e nascite, cancelli e divieti, ruspe e tagli di vegetazione.
Infatti, in una successiva nota di giugno nella quale respinge il ricorso dei richiedenti, la Soprintendenza annunciava il perere negativo definitivo aggiungendo che l’opera avrebbe avuto un impatto sia sulla vegetazione che sull’orografia dei luoghi e che «Dato il carattere funzionale di una “abitazione per custode” non se ne comprende il discostarsi dalla viabilità principale nelle sue fasce a monte e a valle, Non si comprende inoltre la ricerca di un’are di grande visibilità paesaggistica e dunque anche intervisibile dal mare».
Insomma, la casa del custode somiglia molto di più a una villetta padronale affacciata sul mare e che necessiterebbe dei nuovi collegamenti che sembrano una vera ossessione per i proprietari di Galenzana.
Bene ha fatto quindi il responsabile dell’area tecnica del Comune di Campo nell’Elba a negare definitivamente l’autorizzazione paesaggistica alla realizzazione di un’abitazione la cui costruzione violerebbe i vincoli paesaggistici e ambientali di un’area delicatissima e dentro un Parco Nazionale. Viene da chiedersi perché – di fronte all’evidenza delle norme e dei vincoli – non abbia fatto altrettanto la Commissione per il Paesaggio.
Di fronte a questo ennesimo tentativo di costruire a Capo Poro – Galenzana, di fronte alle continue violazioni perpetrate nella zona, Legambiente Arcipelago Toscano torna a chiedere al Comune di Campo nell’Elba di sospendere in autotutela tutte le eventuali concessioni richieste e segnalazioni certificate di inizio di attività (Scia) per manufatti, sentieri, strade e altri lavori nell’intera area e all’Ente Parco Nazionale di sospendere la concessione di qualsiasi tipo di nulla-osta fino a che la situazione riguardante altre vicende legate alla realizzazione di manufatti e strade non sarà del tutto chiarita.
domenica 9 giugno 2019
Quando il duca di Firenze fondò una città sul Tirreno, Cosmopoli
Il luogo in cui avvenne la fondazione della città
cinquecentesca aveva già un toponimo tanto ben localizzato e profondamente radicato
che è rimasto a tutt'oggi e della cui origine abbiamo già parlato in altra sede.
C'è però un altro nome - Cosmopoli - affatto colto e aulico, che non ha mai
preso piede, ma che tuttavia riveste, come vedremo, un'importanza notevole. La
aulicità del nome di Cosmopoli è dimostrata dal fatto che lo stesso Cosimo
nelle sue lettere gli preferisce sempre quello di Porto Ferraio, che usa anche
in atti ufficiali come gli Statuti. Il nome colto viene invece usato nelle
varie forme di propaganda politica, come nel dipinto vasariano e nelle opere
ove si tratta delle medaglie celebrative della fondazione già citate. Si tratta
evidentemente di parole d'ordine diffuse dalla propaganda di Cosimo per
l’esaltazione sua personale e della sua impresa. L’interpretazione del nome
poi, mi sembra assai più problematica, più ricca di significati di guanto non
si sia finora considerato. Cosmopoli è stata sempre intesa e tradotta come
‘Città di Cosimo’; senza negare validità a questa interpretazione che può
conservare tutta la sua credibilità, si può affacciare anche l’ipotesi della
utilizzazione dell’etimo greco ‘Kosmos’. Si tratta di un’ipotesi di lavoro
veramente affascinante, che mi era appena balenata alla mente in modo del tutto
estemporaneo e che ho avuto la fortuna di vedermi poi proporre e motivare dallo
storico Giorgio Spini. In un utilissimo incontro con lui avuto, mi ha spiegato
come Cosimo, liberatosi proprio negli anni immediatamente precedenti i lavori
di Portoferraio, dagli impegni più prettamente bellici che lo avevano fino
allora assillato, si impegna ora negli anni sulla fine della prima metà del
secolo in una politica culturale di restaurazione neo-laurenziana: c'è in
Cosimo il proposito di porsi come «alter Laurentius», in un rifiorire delle
arti sia figurative che letterarie e nella ripresa a pieno ritmo degli studi
umanistici. In questo quadro programmatico, ben si inserirebbe la estrema
raffinatezza culturale di ‘Cosmopoli, Città del Kosmos’, dell’ordine, della
razionalità. La valorizzazione dell’etimo greco poi, non esclude la presenza di
quello latino: ci troviamo cioè in un caso fortunatissimo della possibile
coesistenza nella stessa parola di due significati tutti e due plausibilissimi,
uno derivante dal nome latino di Cosimo, l’altro da cosmos, per cui Cosmopoli
sarebbe e la Città di Cosimo e la Città dell’ordine armonico e razionale, o in
una forma crastica, la Città dell’ordine di Cosimo. Giorgio Spini si pone poi
il problema della paternità del nome e del programma politico-culturale che ad
esso sta dietro: un programma a vasto raggio quale questa ripresa
neo-laurenziana, in cui si inserisce, tanto per dare un'idea della portata del
fatto, anche la ripresa dei lavori della Biblioteca Laurenziana la- sciati
precedentemente interrotti da Michelangelo, rimanda alla mente di qualche
umanista di grande cultura, sia greca che latina, della corte medicea, come un
Giambullari o un Varchi; così certamente Cosmopoli come nome non può essere
parto né di Cosimo, né del Camerini né del Bellucci che non avevano cultura di
lettere greche, ma dovrebbe risa- lire anch'esso alla stessa paternità
umanistica. Il legame poi del concetto di Kosmos con la città militare, non è
solo di Portoferraio, ma è un dato abbastanza frequente della trattatistica
classica e di quella del ’400-500 ‘. La città militare sarebbe una riduzione
armonica del Kosmos universale, in una posizione abbastanza simile a quella
dell’uomo della concezione neo-platonica in cui egli è visto come microcosmo.
Questo aiuta a capire anche tutte le concezioni antropomorfiche della
cittadella militare teorizzate nel- la trattatistica a partire da Vitruvio. Il
microcosmo come concetto di armonia, di ordine, che si rifà all'ordine universale
della natura, apparenta fortemente l’uomo e la fortezza. (…)
Tuttavia, Cosimo ebbe solo per
pochi anni il dominio su tutta l‘isola
d’Elba. Nel 1597, il territorio di
Portoferraio, corrispondente approssimativamente all’attuale estensione della
circoscrizione comunale, viene staccato giurisdizionalrnente dal resto
de1l’Isola, che rimane sotto i Signori di Piombino, gli Appiano prima e i Boncompagni-Ludovisi
poi e un’enclave medicea sul1’Isola. Questa divisione, che proseguì
ulteriormente nel ’600 con 1’assuuzione diretta da parte della Spagna di Porto
Longone, resterà fino a11’occupazione dell’isola da parte delle truppe francesi
dopo la rivoluzione dell’89 e la successiva erezione a stato sovrano sotto
Napoleone I . Solo dopo il Congresso di Vienna il Granducato di Toscana
riuscirà a recuperate alla sua giurisdizione quel resto dell’Elba che Cosimo
aveva dovuto restituire nel 1597. Questa divisione di un territorio abbastanza
limitato quale quello de11‘Elba, in tre parti, ha lasciato tracce profonde
nella mentalità, nel costume, nell’attua1e eccessivo frazionamento comunale e
particolarmente nelle diverse parlate: ancora oggi, specialmente tra gli
anziani, basta pasture da un paese all’altro dell'isola per percepire già a
così breve distanza, una differenza anche forte, di accento e addirittura di
lessico; oltre a ciò, nella bona di Porto Longone, per esempio, sono inoltre
diffusi cognomi chiaramente spagnoli, come Peres, Perez de Vera, Rodriguez,
Aragona, oltre a toponimi come Monserrato da Montserat e Focardo da Faxardo.
*L'articolo è tratto dal libro di Giuseppe M. Battaglini,
"Cosmopolis, Portoferraio medicea,
storia urbana 1548-1737", Multigrafica Editrice, Roma, 1978, pag. 40 e
seg.
Iscriviti a:
Post (Atom)