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lunedì 16 settembre 2019

Portoferraio bombardata, 16 settembre 1943


I superstiti al primo bombardamento aereo di Portoferraio (degli oltre cinquanta che la città dovette subire prima della fine del 1945) e che sono ancora vivi, hanno un ricordo di quel giorno indelebile. Profondo della mattina del 16 appunto 1943. Era una giornata di sole, come l’Elba sa regalare nel mese della vendemmia. Il rumore prima sordo, poi a mano a mano sempre più pronunciato di una squadriglia di Junkers 88 (motori Jumo 211, si alzeranno in volo 10) tedeschi, gli aerei da combattimento in picchiata della Luftwaffe. Poi le sirene d’allarme e poco dopo le prime esplosioni delle bombe seguite da una gragnola di colpi. Tutto infine immerso nel fumo denso, misto di terra e detriti. Chi ha vissuto in prima persona quei tragici momenti e che oggi ha superato gli ottant’anni ha ancora chiare le immagini. Sono passati più di settant’anni. Ma è come se fosse ieri. Quella mattina, prima di mezzogiorno, non si trovavano in città. Bensì in periferia. Chi a Carpani, come Sauro Lottini. Chi sui colli di Santa Lucia dov’era andato a far legna Carlo Gasparri. Chi infine a San Giovanni, come Giuseppe Leonelli. Fino a quel momento la guerra non sapevano cosa fosse. L’avevamo vista nei cinegiornali dell’istituto Luce che il regime propinava, oppure nei racconti di qualche reduce o soldato in licenza dal fronte. Ma mai si erano trovati in mezzo. Lo storico elbano Giuliano Giuliani scrive: “L’orologio di Porta a mare a Portoferraio segnava le 11,15 quando Giuseppe Leonelli, marinaio sul piroscafo Ebano Gasperi, raggiungeva il porticciolo di San Giovanni. Era partito a piedi da Marina di Campo che albeggiava. Era arrivato al moletto e aveva trovato ad attenderlo il collega Galliano Donnini. Ricorda Leonelli: “Salimmo a bordo della lancia e Galliano si mise ai remi indirizzando la prua verso il Gasperi”. Improvvisamente si fermò. ‘Mi sembra di udire un rumore’, disse”. Era la formazione degli aerei tedeschi in arrivo a Portoferraio. “Il rumore diventò presto un rombo. Ci voltammo e guardammo verso le colline in direzione di Capoliveri. Rimanemmo ancora immobili, per un istante. Improvvisamente fummo investiti da un fragore assordante e vedemmo apparire sulle Grotte, a bassa quota e in formazione compatta, alcuni aerei. ‘Sono gli Junkers 88 ’, gridò Galliano. Ci buttammo bocconi sul “carabottino”, in tempo per udire la prima esplosione. Rimanemmo incollati a quel legno, poi Galliano sollevò lo sguardo verso le navi: il Gasperi e lo Sgarallino, ormeggiati nella piccola baia, non correvano apparentemente alcun pericolo”. Quando fu chiaro che si trattava di un attacco aereo Sauro Lottini (all’epoca aveva 8 anni) era a Carpani. Sapeva che suo padre aveva fatto una commissione con il camion a Portoferraio. A corsa raggiunse la città. “Quando arrivai in fondo a via Guerrazzi, vidi un cumulo di macerie, calcinacci ovunque. Raggiunsi l’ingresso del Palazzo dei Merli e sopra una catasta di detriti scorsi il cappello di mio padre. Pensai subito che fosse finito sotto con il camion e a mani nude cominciai a scavare. Lui soffriva di asma e anche se non fosse stato colpito dalle bombe era a rischio di morte per tutta la polvere che c’era in giro. Mentre era intento in quel lavoro mi si avvicinò un conoscente che mi disse di aver visto mio padre sul sagrato della chiesa. Infatti lo trovai lì. Mi ricordo di averlo portato in collo a Carpani con tutti i vestiti stracciati e sporcati, ma vivo”. Carlo Gasparri invece era andato a far legna a Santa Lucia. “Dalla formazione si staccarono due aerei – ricorda – che vennero a bombardare le caserme di Albereto. Ma le bombe lasciate cadere esplosero nelle cave lì vicino. Sapevo che mio padre era andato alle pompe dell’acqua alle Foci, ma in città aveva mamma che mi aveva detto sarebbe andata alla Sace a prendere il pane con la tessera annonaria per la famiglia. Poi c’erano i miei fratelli, le mie sorelle. Ricordo che quella mattina non andai a far legna, ma mi diressi nella piana dove si era levata l’enorme nuvola di polvere grigiastra. Avvertivo un odore acre, aspro. Per fortuna i miei li trovai vivi e mia madre portò a casa un filo di pane con una scheggia dentro”. E Gasparri cita anche un episodio di un altro sopravvissuto, Enea Pacini che oggi vive a Livorno. “Quella mattina era andato fuori della scogliera di Montebello a polpi – racconta – quando una bomba esplose vicino al barchino. Suo padre fu colpito e l’imbarcazione stava affondando. Lui riuscì a guadagnare la riva e a portare a casa il padre morto. Sono scene da incubo – conclude Gasparri – che ogni tanto, all’improvviso, riemergono nelle notti di sogni agitati”.

martedì 3 settembre 2019

Porto Azzurro , nuove isole ecologiche in arrivo



Approvata all'unanimità dal consiglio la convenzione con Ato Toscana Costa per la realizzazione di 15 nuove ‘Ecoisole informatizzate di prossimità’ destinate alla raccolta dei rifiuti (spesa complessiva 886.350 euro). La Regione cofinanzierà il progetto al 47 per cento. Che corrisponde a 416.584,50 euro. Il nuovo sistema di raccolta dovrà essere avviato entro e non oltre il 30 settembre prossimo, in modo tale da vederlo operativo entro il 31 ottobre 2020. Questo il crono programma. Ma intanto, come funziona la raccolta in paese? Gli utenti conferiscono gli scarti nelle 12 isole ecologiche interrate di grandi capacità. Esse sono suddivise in 6 postazioni diverse installate ormai più di 15 anni fa. In ognuna di queste è stato collocato un contenitore interrato della capacità di 15mila litri, destinato alla raccolta del “rifiuto solido urbano”. Qui il cittadino inserisce in modo promiscuo e mescolato sia il “rifiuto secco indifferenziato”, sia il “rifiuto organico” proveniente dagli scarti di cucina. Su 4  delle 6  postazioni poi è stato installato anche un secondo contenitore interrato della capacità di circa 7mila litri destinato alla raccolta del “rifiuto multi materiale”  (vetro, plastica e alluminio assieme). Il tutto poi convogliato nei punti di raccolta Esa. Ma è proprio a causa di questo miscuglio di materiale che i vantaggi per il Comune sono minimi, conferendo solo il 17,70 % di differenziata. Ecco che Porto Azzurro ha un’ambizione. Quella di potersi posizionare fra i comuni più ‘ricicloni’ della Regione. “E’ nostra intenzione – dice il sindaco Maurizio Papi - agire con urgenza e intervenire prepotentemente e in modo deciso e perentorio  sul territorio, per poter raggiungere in brevissimo tempo (si pensa addirittura entro pochi mesi dalla star-up), quanto meno il minimo di legge del 65% di frazione differenziata, anche se in realtà l’obiettivo è piuttosto quello di superare abbondantemente tale percentuale. Ma anche vogliamo raccogliere una frazione differenziata particolarmente pulita e ‘vendibile’ e di conseguenza ottenere ritorni significativi anche dal punto di vista economico tali da poter finalmente centrare risultati soddisfacenti anche in termini di riconoscimenti da parte del Conai”. Una procedura di raccolta di resti domestici unica, almeno per ora, sull’intera Isola. “Questo è dettato soprattutto dalle caratteristiche del nostro paese – continua il sindaco – Porto Azzurro è un comune che a livello turistico è uno dei luoghi più importanti dell’intero arcipelago toscano. Si tratta di un comune con circa 3.800 abitanti residenti. Essi però in estate, fra seconde case, B&B, case in affitto, alberghi, aumentano considerevolmente, raggiungendo anche punte di oltre il 300%. Gestire la raccolta del rifiuto in una cittadina con queste caratteristiche e con questi importanti flussi di residenti che, a seconda dei diversi periodi dell’anno, cambiamo in modo così importante e repentino, non è assolutamente facile. A ciò si aggiunga il fatto che intercettare la frazione differenziata del rifiuto, diventa ancora più difficile. Infatti attualmente il comune di Porto Azzurro è posizionato molto in basso nella differenziata. Inaccettabile per noi. Perché è una quota percentuale assolutamente bassa, soprattutto per una cittadina con l’elevata vocazione turistica come quella di Porto Azzurro. Oltre il fatto che, visto la gran parte dei turisti è formata da stranieri, si corre l’elevato rischio di trasmettere al mondo, un’immagine di Porto Azzurro che non intendiamo più consentire. Il servizio di 'Porta a porta’ per noi non va bene. Seguire il calendario è troppo vincolante per gli ospiti con il risultato di un territorio disseminato di abbandoni. Per questo - conclude Papi - vogliamo dotarci di attrezzature, strumenti, sistemi elettronici, software e quant’altro che permettano di rompere immediatamente ogni indugio e avviare un sistema di raccolta più moderno, più snello e più efficace".


venerdì 19 luglio 2019

Tre Comuni rinnovano i propri consigli


Tre paesi (sarebbero stati cinque, se non si fosse verificato il commissariamento del municipio di Marina di Campo e la riunificazione delle due municipalità di Rio, rispetto alle ultime amministrative del 2014, anche allora si votò per l’Europa). Tre paesi, dicevamo, su sette hanno rinnovato i propri consigli comunali, l’ultima domenica di maggio. Due invertendo la tendenza, Portoferraio e Marciana, rispetto alla precedente legislatura. Il terzo, Capoliveri, ha scelto la continuità, nel segno però del cambiamento, come gli stessi candidati (e oggi amministratori) hanno continuato a dire durante la campagna elettorale. Ma che sofferenza. C’è voluto il ballottaggio per definire la futura composizione dell’assemblea consiliare, dopo che le urne del 26 maggio avevano decretato perfetta parità fra le due compagini in lotta, quella capeggiata da Andrea Gelsi, “Capoliveri Bene Comune” e l’altra da Walter Montagna, “Competenze e Valori per Capoliveri”. Emergono alcuni dati oggettivi che ci aiutano a farci capire come si stia evolvendo la comunità isolana a livello politico. Innanzitutto la chiara affermazione delle liste civiche o trasversali che dir si voglia, dopo il tramonto dei partiti e delle classiche definizioni politiche rappresentate dalla nomenclatura “Sinistra”, “Centro” e “Destra”. Che ha valore unicamente in chiave ‘amarcord’, nel senso di riferirsi alla provenienza politica dei personaggi che si propongono alla guida del Comune. E, nel stesso tempo, suggeriscono facili indicazioni ai vetero elettori, abituati a imprimere il segno sui simboli di partito. Per cui, in virtù di questo, possiamo dire che a Portoferraio e a Marciana abbiamo assistito a un cambiamento di rotta, grazie alle proclamazioni di Angelo Zini nel capoluogo elbano e Simone Barbi in quel di Marciana, sia l’uno sia l’altro ascrivibili all’aria Pd, mentre a Capoliveri la lotta è divenuta più serrata, fino ad assistere alla fine del ballottaggio il 9 giugno con la proclamazione a sindaco di Gelsi, che ha prevalso su Montagna per un pugno di voti (21 schede a favore del primo). Bandiere di partito non esistono più. Ma uomini di varia provenienza ed estrazione politica che si riconoscono però in un determinato programma. Lo sottoscrivono. E sono decisi a realizzarlo con impegno per la loro comunità. E’ quanto ci sembra di notare da questa verdetto elettorale. Che ha delle similarità con quello del 2014. All’epoca, Matteo Renzi (Pd) stravinse alle Europee. Tutti si aspettavano che la tendenza si ripetesse anche alle Amministrative. Invece non fu così. In quattro comuni su cinque si affermarono sindaci di Destra. A ruoli invertiti, in queste elezioni 2019, la Lega ha fatto man bassa di voti nelle Europee. Si è affermata in ognuno dei tre paesi isolani in cui si votava (e spesso anche con percentuali altissime), facendo divenire l’Isola una roccaforte per Matteo Salvini. Tutti si attendevano una proclamazione di liste simpatizzanti con questo orientamento. Invece no. Ecco che invece spuntano dalle urne vincitori Zini e Barbi, premiati dall’elettore per la loro credibilità. Ma vediamo come e da chi sono composti i singoli consigli comunali. E le rispettive deleghe attribuite agli eletti. Portoferraio, gruppo di maggioranza "Cosmopoli Rinasce". Gli eletti: Massimo Scelza, Chiara Marotti, Nadia Mazzei, Delia Scotto, Alessia Bicecci, Andrea Fratti, Giuseppe Massimo Battaglini, Idilio Pisani, Luca Baldi, Carla Mibelli e Marino Garfagnoli. La minoranza è composta da Simone Meloni, Vincenzo Fornino e Federica Cetica per il gruppo "Meloni sindaco". Da Paolo Di Tursi per il gruppo "Forza del fare" e Luigi Lanera per il gruppo "Lanera sindaco". Delia Scotto è stata eletta presidente del Consiglio comunale e vicepresidente, proposta unitariamente dalle minoranze, Federica Cetica. La nuova giunta comunale vede con la delega al Bilancio e le Politiche territoriali il sindaco Angelo Zini. Luca Baldi, vicesindaco e assessore a Sanità, Politiche sociali, Politiche dello Sport, Commercio e attività produttive e Sviluppo economico. Nadia Mazzei, assessore a Turismo, Cultura ed eventi, Politiche Giovanili. Idilio Pisani, assessore a Urbanistica, Ambiente e paesaggio, Ciclo dei rifiuti, Gestione risorsa idrica, Trasporti, Società partecipate. Chiara Marotti, assessore a Istruzione, Scuola, Formazione, Lavoro, Politiche scolastiche e dell'inclusione. Leo Lupi, assessore esterno a Lavori pubblici, Demanio e patrimonio, Piano del decoro, Piano del verde, Mobilità e traffico. Questa la giunta di Capoliveri. Ruggero Barbetti, vice sindaco e assessore ai Rapporti con le Istituzioni, Politiche del Turismo, Sanità Elba, Politiche della Protezione e Tutela dei Diritti degli animali, Realizzazione Canile e Gattile, Decoro del Territorio, Politiche di Sviluppo e messa in sicurezza della Baia di Mola e Margidore. Claudio Della Lucia, assessore: coordinatore Gestione Associata Turismo, Attività Culturali, Politiche Comprensoriali, Rapporti Istituzionali, Politiche di Pareti. Lorenzo Cuneo, assessore: Politiche dello Sviluppo edilizio sostenibile e ecocompatibile, Politiche del Centro storico, Politiche della Scuola, Politiche della Famiglia e del Sociale. Daniela Sapere, assessore: Pari Opportunità, Politiche degli Spettacoli e delle Manifestazioni, Politiche dell’Associazionismo, Politiche dello Sport, Politiche dell’Accoglienza dei Nuovi Residenti. Antonello Colombi, presidente del Consiglio: Politiche della Sicurezza, Politiche della Viabilità e del Sistema dei Parcheggi, Risorse Umane, Politiche di Madonna delle Grazie, Peducelli, Morcone e Naregno. La minoranza sarà composta da Walter Montagna, Leonardo Cardelli, Gianluca Carmani e Daniele Luperini. A Marciana è stato eletto sindaco Simone Barbi della lista "Per creare il futuro". Insieme con lui Michele Ciangherotti, Susanna Berti, Fortunato e Maurizio Mazzei, Giovanni Vai, Giada e Nives Anselmi. La minoranza è rappresentata invece da Anna Bulgaresi, Daniel Giacomelli e Cristiano Ricci (lista "Dal risanamento allo sviluppo"). Le deleghe sono state affidate a Susanna Berti (vicesindaco) che si occuperà anche di cultura, sociale, ambiente e territorio. All'assessore Giovanni Vai invece le competenze su urbanistica e lavori pubblici. Al consigliere Michele Ciangherotti sport e politiche giovanili, Nives Anselmi turismo. A Giada Anselmi competenze sulle manifestazioni e sui rapporti con le associazioni. A Maurizio Mazzei è andata la delega al commercio, mentre a Fortunato Mazzei la competenza su trasporti e mobilità. Ma è avvenuto nella prima convocazione del nuovo consiglio che è scoppiato il caso d’incandidabilità e incompatibilità di alcuni consiglieri. Interessati Fortunato Mazzei e Giovanni Vai. Il primo risulterebbe condannato (da consigliere) dalla Corte dei Conti per un danno erariale legato a una causa tra il Comune e la comandante della polizia municipale, nonché debitore nei confronti del Comune per dei tributi non versati. Il secondo perché, da presidente del consorzio degli Albergatori di Sant'Andrea, avrebbe ottenuto una concessione demaniale dal Comune. La maggioranza da parte sua ha accusato la minoranza al completo dall'ex sindaco Bulgaresi, all'ex vicesindaco Daniel Giacomelli fino a Cristiano Ricci. Tutti condannati dalla Corte dei Conti per la stessa vecchia causa con la comandante della polizia municipale. La sentenza non sarebbe però definitiva. Il quadro è destinato a chiarirsi nelle prossime settimane. Questi, comunque, saranno gli amministratori che governeranno Portoferraio, Capoliveri e Marcia per cinque anni. Sul tavolo i problemi di sempre: dalla sanità ai trasporti, dalla casa al lavoro, dall’approvvigionamento idrico allo sviluppo delle attività imprenditoriali e al potenziamento dell’economia locale. Su tutti però svetta il tema dei temi, la lotta alla plastica che si trascina dietro la cura dell’ambiente. Come sostengono le nuove generazioni.

sabato 29 giugno 2019

Parte il recupero delle mura medicee


Approvato il progetto di recupero e restauro delle mura storiche di Cosmopoli. L’obiettivo è di rendere accessibili al pubblico le aree e gli spazi finora interdetti del bastione di Santa Fine, della batteria Spagnoli e della torre della Linguella. A questo punto finisce il lungo iter amministrativo che mira al riutilizzo dell’intero complesso fortilizio che cinge, a partire dal Cinquecento, la città, con i suoi successivi integri architettonici. E si apre un capitolo nuovo, non meno impegnativo del primo per la giunta Ferrari. Quello di reperire i fondi necessari per la messa in opera degli interventi. Secondo il piano redatto da Elisabetta Coltelli sono necessari 340mila euro per mettere a disposizione della collettività anche quelle parti fortificate di Cosmopoli che erano state dichiarate off limits perché in estremo degrado. Intanto l’esecutivo presieduto da Mario Ferrari ha provveduto a inserire l’intervento nel programma triennale dei lavori pubblici 2017/19. Ora si cercano i finanziamenti. Che non dovrebbe essere impresa difficile, visto e considerato che il progetto di recupero è risultato vincitore del bando “Città murate della Toscana” per l’erogazione di contributi da spendere per la valorizzazione delle mura storiche, secondo quanto previsto da una legge regionale. Ma vediamo più da vicino di quali monumenti storici si tratta. «Il bastione di Santa Fine e la batteria degli Spagnoli – si legge nella relazione di Elisabetta Coltelli – cingono la zona nord-ovest di Cosmopoli, quella prospiciente la spiaggia delle Ghiaie. Sono di notevole interesse storico, architettonico, monumentale e paesaggistico in quanto fanno parte della cinta muraria della città fortificata medicea e lorenese di Portoferraio e pertanto soggetta a vincolo monumentale e paesaggistico». Gli interventi previsto in questo caso dovranno essere realizzati principalmente in muratura a secco intonacata, con terriccio che livella il terreno per l’accesso alle troniere ai bordi del bastione. All’interno del bastione inoltre c’è un passaggio segreto, un tunnel pavimentato ancora in buon stato di conservazione e una piccola scala per l’accesso alle parti alte della batteria degli Spagnoli. «Attualmente – continua la relazione – l’antica muraglia versa in un precario stato di conservazione. I resti della base della garitta settecentesca di Santa Fine stanno per crollare in mare, costituendo un pericolo per la pubblica incolumità e la definitiva distruzione delle particolari mensole in pietra che sostenevano la base dell’antica garitta». Più articolato l’intervento previsto per la torre della Linguella e spazio attiguo verso terra. La torre, detta del Martello per la sua particolare forma e anche torre di Passanante dal nome dell’anarchico che attentò alla vita di Umberto I di Savoia finendo per esservi imprigionato, comprende il museo archeologico e i bastioni limitrofi che fanno parte del primo impianto cinquecentesco della città di Cosmopoli. Durante il secondo conflitto mondiale la torre fu duramente colpita e danneggiata dai bombardamenti che distrussero completamente il bastione di Cosimo e l’edificio del bagno penale, provocando anche il crollo delle cortine esterne del bastione di San Francesco. «Il progetto di restauro vuole far comprendere consentendone l’accesso, l’importanza dei capolavori di ingegneria militare medicea e lorenese che sono tuttora presenti in città. Costituiscono l’identità dei luoghi e sono occasione di destagionalizzazione e turistica».

mercoledì 26 giugno 2019

Legambiente: no alla “casa del custode” a Capo Poro

Il Comune di Campo dell’Elba, con provvedimento definitivo dell’Area tecnica, ha bocciato la richiesta di autorizzazione paesaggistica per la “Realizzazione di edificio rurale a servizio del custode azienda agricola” in località Capo Poro, cioè nel bel mezzo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e di una Zona speciale di conservazione (Direttiva Habitat) e Zona di protezione speciale (Direttiva Uccelli).
Si tratta di un atto significativo visto che, nonostante i vincoli sovraordinati del Piano del Parco Nazionale e le direttive europee, la Commissione per il Paesaggio il 30 gennaio 2019 aveva espresso “Parere favorevole preso atto delle modifiche apportate con riduzione delle altezze».
Vincoli fortunatamente non ignorati dalla Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio che ad aprile aveva espresso “parere contrario all’intervento la cui ubicazione verrebbe ad interagire in un tratto paesaggistico delicato, l’edificio proposto introdurrebbe una nota di antropizzazione non consona con la ruralità e con il quadro percettivo in generale, inoltre non è in coerenza con il luogo e non privilegia una localizzazione prossima ad una idonea rete viaria esistente”. Una rete viaria che a Galenzana e dintorni si è distinta negli ultimi anni per fantasiose aperture e chiusure arbitrarie, allargamenti e nascite, cancelli e divieti, ruspe e tagli di vegetazione.
Infatti, in una successiva nota di giugno nella quale respinge il ricorso dei richiedenti, la Soprintendenza annunciava il perere negativo definitivo aggiungendo che l’opera avrebbe avuto un impatto sia sulla vegetazione che sull’orografia dei luoghi e che «Dato il carattere funzionale di una “abitazione per custode” non se ne comprende il discostarsi dalla viabilità principale nelle sue fasce a monte e a valle, Non si comprende inoltre la ricerca di un’are di grande visibilità paesaggistica e dunque anche intervisibile dal mare».
Insomma, la casa del custode somiglia molto di più a una villetta padronale affacciata sul mare e che necessiterebbe dei nuovi collegamenti che sembrano una vera ossessione per i proprietari di Galenzana.
Bene ha fatto quindi il responsabile dell’area tecnica del Comune di Campo nell’Elba a negare definitivamente l’autorizzazione paesaggistica alla realizzazione di un’abitazione la cui costruzione violerebbe i vincoli paesaggistici e ambientali di un’area delicatissima e dentro un Parco Nazionale. Viene da chiedersi perché – di fronte all’evidenza delle norme e dei vincoli – non abbia fatto altrettanto la Commissione per il Paesaggio.
Di fronte a questo ennesimo tentativo di costruire a Capo Poro – Galenzana, di fronte alle continue violazioni perpetrate nella zona, Legambiente Arcipelago Toscano torna a chiedere al Comune di Campo nell’Elba di sospendere in autotutela tutte le eventuali concessioni richieste e segnalazioni certificate di inizio di attività (Scia) per manufatti, sentieri, strade e altri lavori nell’intera area e all’Ente Parco Nazionale di sospendere la concessione di qualsiasi tipo di nulla-osta fino a che la situazione riguardante altre vicende legate alla realizzazione di manufatti e strade non sarà del tutto chiarita.

domenica 9 giugno 2019

Quando il duca di Firenze fondò una città sul Tirreno, Cosmopoli



   Il luogo in cui avvenne la fondazione della città cinquecentesca aveva già un toponimo tanto ben localizzato e profondamente radicato che è rimasto a tutt'oggi e della cui origine abbiamo già parlato in altra sede. C'è però un altro nome - Cosmopoli - affatto colto e aulico, che non ha mai preso piede, ma che tuttavia riveste, come vedremo, un'importanza notevole. La aulicità del nome di Cosmopoli è dimostrata dal fatto che lo stesso Cosimo nelle sue lettere gli preferisce sempre quello di Porto Ferraio, che usa anche in atti ufficiali come gli Statuti. Il nome colto viene invece usato nelle varie forme di propaganda politica, come nel dipinto vasariano e nelle opere ove si tratta delle medaglie celebrative della fondazione già citate. Si tratta evidentemente di parole d'ordine diffuse dalla propaganda di Cosimo per l’esaltazione sua personale e della sua impresa. L’interpretazione del nome poi, mi sembra assai più problematica, più ricca di significati di guanto non si sia finora considerato. Cosmopoli è stata sempre intesa e tradotta come ‘Città di Cosimo’; senza negare validità a questa interpretazione che può conservare tutta la sua credibilità, si può affacciare anche l’ipotesi della utilizzazione dell’etimo greco ‘Kosmos’. Si tratta di un’ipotesi di lavoro veramente affascinante, che mi era appena balenata alla mente in modo del tutto estemporaneo e che ho avuto la fortuna di vedermi poi proporre e motivare dallo storico Giorgio Spini. In un utilissimo incontro con lui avuto, mi ha spiegato come Cosimo, liberatosi proprio negli anni immediatamente precedenti i lavori di Portoferraio, dagli impegni più prettamente bellici che lo avevano fino allora assillato, si impegna ora negli anni sulla fine della prima metà del secolo in una politica culturale di restaurazione neo-laurenziana: c'è in Cosimo il proposito di porsi come «alter Laurentius», in un rifiorire delle arti sia figurative che letterarie e nella ripresa a pieno ritmo degli studi umanistici. In questo quadro programmatico, ben si inserirebbe la estrema raffinatezza culturale di ‘Cosmopoli, Città del Kosmos’, dell’ordine, della razionalità. La valorizzazione dell’etimo greco poi, non esclude la presenza di quello latino: ci troviamo cioè in un caso fortunatissimo della possibile coesistenza nella stessa parola di due significati tutti e due plausibilissimi, uno derivante dal nome latino di Cosimo, l’altro da cosmos, per cui Cosmopoli sarebbe e la Città di Cosimo e la Città dell’ordine armonico e razionale, o in una forma crastica, la Città dell’ordine di Cosimo. Giorgio Spini si pone poi il problema della paternità del nome e del programma politico-culturale che ad esso sta dietro: un programma a vasto raggio quale questa ripresa neo-laurenziana, in cui si inserisce, tanto per dare un'idea della portata del fatto, anche la ripresa dei lavori della Biblioteca Laurenziana la- sciati precedentemente interrotti da Michelangelo, rimanda alla mente di qualche umanista di grande cultura, sia greca che latina, della corte medicea, come un Giambullari o un Varchi; così certamente Cosmopoli come nome non può essere parto né di Cosimo, né del Camerini né del Bellucci che non avevano cultura di lettere greche, ma dovrebbe risa- lire anch'esso alla stessa paternità umanistica. Il legame poi del concetto di Kosmos con la città militare, non è solo di Portoferraio, ma è un dato abbastanza frequente della trattatistica classica e di quella del ’400-500 ‘. La città militare sarebbe una riduzione armonica del Kosmos universale, in una posizione abbastanza simile a quella dell’uomo della concezione neo-platonica in cui egli è visto come microcosmo. Questo aiuta a capire anche tutte le concezioni antropomorfiche della cittadella militare teorizzate nel- la trattatistica a partire da Vitruvio. Il microcosmo come concetto di armonia, di ordine, che si rifà all'ordine universale della natura, apparenta fortemente l’uomo e la fortezza. (…)
Tuttavia, Cosimo ebbe solo per pochi anni il dominio su tutta  l‘isola d’Elba. Nel 1597, il territorio  di Portoferraio, corrispondente approssimativamente all’attuale estensione della circoscrizione comunale, viene staccato giurisdizionalrnente dal resto de1l’Isola, che rimane sotto i Signori di Piombino, gli Appiano prima e i Boncompagni-Ludovisi poi e un’enclave medicea sul1’Isola. Questa divisione, che proseguì ulteriormente nel ’600 con 1’assuuzione diretta da parte della Spagna di Porto Longone, resterà fino a11’occupazione dell’isola da parte delle truppe francesi dopo la rivoluzione dell’89 e la successiva erezione a stato sovrano sotto Napoleone I . Solo dopo il Congresso di Vienna il Granducato di Toscana riuscirà a recuperate alla sua giurisdizione quel resto dell’Elba che Cosimo aveva dovuto restituire nel 1597. Questa divisione di un territorio abbastanza limitato quale quello de11‘Elba, in tre parti, ha lasciato tracce profonde nella mentalità, nel costume, nell’attua1e eccessivo frazionamento comunale e particolarmente nelle diverse parlate: ancora oggi, specialmente tra gli anziani, basta pasture da un paese all’altro dell'isola per percepire già a così breve distanza, una differenza anche forte, di accento e addirittura di lessico; oltre a ciò, nella bona di Porto Longone, per esempio, sono inoltre diffusi cognomi chiaramente spagnoli, come Peres, Perez de Vera, Rodriguez, Aragona, oltre a toponimi come Monserrato da Montserat e Focardo da Faxardo.


*L'articolo è tratto dal libro di Giuseppe M. Battaglini, "Cosmopolis, Portoferraio medicea, storia urbana 1548-1737", Multigrafica Editrice, Roma, 1978, pag. 40 e seg.