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venerdì 24 luglio 2020

Lisa Paolini, un anno dopo l'esplosione della villa per fuga di gas

23 luglio 2019, ore 4,45. Una forte esplosione squarcia il silenzio della notte; più forte del boato che fanno gli aerei supersonici che passano sopra Sant'Ilario, abbattendo il muro del suono. Pochiistanti e una fiammata le avvolge il corpo. Lo spostamento d'aria la fa volare fuori. Per Lisa Paolini (47 anni) il tempo si è fermato a quei tragici momenti. Lo zio, Silvano Pescatori (68 anni) e sua moglie, Grazia Mariconda (76 anni) muoiono sul colpo. Il padre, Alberto Paolini (76 anni) è in gravissime condizioni. Morirà poco tempo dopo all'ospedale Cisanello di Pisa dove era stato trasferito con l'elisoccorso. Sarà la terza vittima dell'esplosione della palazzina di via De Nicola, in quella tragica alba di un anno fa. Siamo alla Consumella alta. Zona residenziale e particolarmente ambita. Abbastanza decentrata. Silenziosa, luogo ideale per trascorrervi le ferie. Come lo era per la coppia Pescatori, residente a Livorno. Ma che con l'Elba non aveva mai spezzato il cordone affettivo, scegliendo proprio questo luogo per trasformarlo in residenza estiva. Ai loro occhi rappresentava il buen retiro. Si è invece trasformato in trappola mortale. Non te lo aspetti proprio da questo mucchio di villette, così ben disposte su una collina da cui si gode lo splendido golfo di Portoferraio. Un piccolo paradiso squarciato dall'esplosione di quel 23 luglio. In una frazione di secondi trasformato in un inferno.Anche Lisa Paolini era rientrata dal continente (dove lavorava) a Portoferraio, (luogo di residenza dei genitori Alberto e Silvia Paolini), per un periodo di ferie. Voleva stare con la figlia Pamela (11 anni). «Per fortuna - ha raccontato al Tirreno - quella sera ha preferito restare in casa del babbo, visti che siamo separati. È stata la sua fortuna». E l'ex marito di Lisa, quella fatidica sera, era di servizio al Distretto dei vigili del fuoco. Sarà lui, insieme con la squadra elbana, a precipitarsi nel luogo appena successa la tragedia.«Di quella sera ho nella mente pochissime immagini - continua Lisa - ma indelebili. Io urlavo e penso che mio padre che era fino a quel momento cosciente abbia sentito la mia voce. Chiamava in continuazione la mamma, che invece non rispondeva» Poi il dolore su tutto il corpo (aveva bruciature di terzo/quattro grado). Infine il black out. Sprofonda in coma, e ci resterà per oltre 40 giorni. Al risveglio qualcuno le dà la notizia che suo padre non ce l'ha fatta. La madre invece sì, per fortuna. Si appoggia adesso a lei, in tutto e per tutto, essendo riconosciuta invalida al cento per cento. Che significa una invalidità permanente per il lavoro. Da quando si è svegliata in poi ha dovuto rimparare tutto. Dall'uso della parola, ai movimento di corpo, a camminare. Ha dovuto ricostruire le sue capacità cognitive. Ma rimane nella sua coscienza un buco nero.«Mi mancano due mesi di vita. E poi - continua Lisa - causa Covid non ho rimosso l'evento. Nella mia testa ci sono ancora quelle tragiche scene». Siamo ritornati alla Consumella. Tutto è rimasto come allora, considerando che la zona è rimasta sequestrata fino alla fine di giugno. C'è sempre una bicicletta abbandonata e un motorino che nessuno viene a ritirare. Per ora Lisa non parla di ristrutturare. Lo fa invece Anna Rosa Valencich, sua vicina di casa. Che intende ritornare lassù, fra i pini. «Vorrei rivolgere un invito all'amministrazione - dice - per continuare con gli aiuti per gli affitti e per avere tempi burocratici più brevi per le ristrutturazioni edilizie».«Da parte mia - conclude Lisa - vorrei rivolgere a tutta la comunità elbana la mia gratitudine. Ho avvertito l'affetto della gente e ho sentito il grande cuore degli Elbani. Grazie». -

giovedì 23 luglio 2020

L'ex sindaco Ferrari pronto a ritornare alla Biscotteria

Metti un ex sindaco che partecipa al concorso pubblico, a tempo determinato, all'ufficio di dirigenza dell'area 3 "Servizi al territorio" del Comune di Portoferraio e avrai un'idea in quale ambiente si troverà a operare la neo commissione esaminatrice delle domande pervenute all'ufficio protocollo di piazzetta Ageno. Essa sarà composta dal segretario comunale Rossano Mancusi (presidente) che sarà affiancato da Paolo Danti (dirigente del Comune di Cecina, essendo esperto in materia) e dal dirigente di Area Claudia Petti, responsabile del servizio personale, che fungerà anche da segretario verbalizzante. La giunta riconoscerà a Paolo Danti 250 euro per la sua missione; mentre per gli altri due funzionari non è previsto alcun trattamento economico, essendo dipendenti comunali. Ma parlavamo di un ex primo cittadino. Altri non è che Mario Ferrari. L'ex amministratore era uscito, portandosi dietro gli effetti personali, dalla stanza di sindaco del primo piano della Biscotteria appena conosciuto il responso delle urne delle amministrative di fine maggio dell'anno scorso. E oggi si dichiara pronto a rimettersi in gioco. Non si è ancora adattato alla vita di pensionato e l'aria di monte Orello, dove ha l'abitazione, non la reputa ancora consona alla sua situazione. Gli piace ancora la pianura, l'atmosfera degli uffici, degli scaffali pieni di pratiche e il telefono sulla scrivania che squilla in continuazione. Passata la fascia tricolore ad Angelo Zini, non se l'è sentita ancora di ritirarsi, da bravo Cincinnato, nella sua tenuta. Interpellato dal Tirreno se corrispondeva al vero la notizia che circolava nelle stanze dell'amministrazione in merito alla sua partecipazione al concorso pubblico, Ferrari ha confermato di aver spedito la richiesta reputandosi pronto per l'affidamento di un eventuale incarico di dirigenza dell'Area 3. «Mi sento nelle condizioni di ricoprire tale ruolo - spiega l'ex sindaco - E aggiungo, a titolo gratuito. Metto a disposizione dell'ente locale le mie competenze professionali, convinto come sono che si tratterebbe di un notevole risparmio per le casse del nostro municipio, in perfetta sintonia con quanto si legge nella legge Madia». Così Mario Ferrari, dismessi gli abiti dell'amministratore nel rispetto delle norme democratiche, si sente pronto a varcare la soglia della Biscotteria in qualità di dirigente dei servizi del territorio. «Non ho forse i titoli necessari per svolgere le funzioni previste dal bando pubblico - si chiede lo stesso interessato - Non ho forse firmato dal 1985/87 ben 18 varianti allo strumento urbanistico, sempre per il Comune di Portoferraio? » . L'unico scoglio da superare è rappresentato dalla sua condizione di pensionato dell'ente pubblico. «Nel bando - ricorda - non c'è alcun passaggio che faccia riferimento a questo. Per partecipare al concorso bisogna aver ricoperto per almeno cinque anni il ruolo di dirigente. Ne ho fatti ben 36 presso enti pubblici». E invita a controllare il suo "curriculum vitae".

giovedì 16 luglio 2020

L'ex direttore scolastico Valencich è rientrato dalle Canarie


Alla fine, l'ex dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Viale Elba, Enzo Valencich, insieme con la moglie Fiorella, è potuto rientrare in Italia dalle vacanze che sarebbero dovute durare una quindicina di giorni alle Canarie. Invece, causa Covid-19, si sono protratte per oltre cinque mesi. La coppia è felicemente sbarcata all'Elba con il primo volo utile dall'isola 'La Graciosa', dove la coppia aveva deciso di soggiornare. Volo diretto per Pisa della compagnia Ryanair. Valencich, con qualche chilo in meno, ma complessivamente soddisfatto dell'avventura vissuta, è stato salutato dagli amici. «Avevamo già fissato la data del nostro rientro a Pisa - ha detto al Tirreno, Enzo Valencich - se non fossero stati bloccati i voli. Sembrava che potessero riprendere da nel giro di una decina di giorni e invece la compagnia rinviava sempre. Non ci è rimasto altro da fare che aspettare l'occasione buona». Finalmente è arrivata. Ma nel mese di luglio. «Da quando è scattato il lockdown - aggiunge l'ex dirigente scolastico - nel complesso in cui alloggiavamo eravamo solato noi e un altro turista italiano. Nessun altro. I primi tempi eravamo 'confinati' come dicono gli spagnoli. Quando invece è scattata la seconda fase, potevamo uscire dal condominio. E la vita è stata migliore». Valencich ricorda le sue passeggiate in riva al mare, in una spiaggia praticamente deserta. I suoi lunghi bagni nell'oceano. «Durante i nove anni in cui ho soggiornato in Perù - continua - in veste di direttore didattico di scuole italo-peruviane, facevo parte dell'equipe di pesca subacquea nel settore nuoto. Ho anche partecipato a competizioni sportive sudamericane con i colori del Perù». È stato come ritornare al passato. L'America Latina è stato il suo primo amore. Appena divenuto dirigente scolastico ha chiesto (e ottenuto) di prendere servizio nei plessi di questo continente. Prima in Perù, poi altri 7 anni in Argentina. «In Perù mi hanno consegnato anche una medaglia d'oro - confida al Tirreno - per il servizio svolto». Da quest'esperienza sono nate produzioni letterarie. "Il profumo della Terra" tradotto dal Ministero degli Esteri italiano in spagnolo e distribuito nelle scuole sudamericane. Cui sono seguiti "Il nido del Condor" e un testo di poesie "Acquarelli". Come saggi ha pubblicato "Le origini della lingua italiana" divenuto un testo scolastico in Argentina. «La mia produzione letteraria - ammette - non mi ha fruttato neppure un pesos». Solo onori e gloria. «Quando eravamo alla Graciosa - continua - mia moglie Fiorella ed io siamo stati più volte intervistate dalle televisioni spagnole e anche dai giornali. Eravamo divenuti un po' delle celebrità sulla più piccola isola delle Canarie. Come trascorrevamo il tempo sull'isola? Ci dedicavamo alla lettura, compresi anche i giornali online fino a quando mi ha assistito il mio pc. Poi scrittura e lunghe passeggiate in riva all'oceano. Nell'interno non ci siamo mai inoltrati. E poi anche la pesca. Passavo molte ore sugli scogli con la mia brava canna. Devo dire che non ci siamo mai annoiati». «A un certo punto - continua il suo racconto - qualcuno ci informò che c'era un'altra compagnia aerea, la svizzera EasyJet, che effettuava collegamenti con Graciosa. Non effettuava voli diretti ma passava da Milano, dove, a quanto mi risultava in quel periodo, la pandemia era molto diffusa e c'erano seri problemi sanitari. Inoltre effettuava un largo giro, prima di arrivare in Italia. Ma con la situazione che si era aggravata in Spagna non erano previsti voli speciali dalle Canarie e in specie da dove risiedevamo noi».Valencich è appena rientrato all'isola d'Elba, ricco di questa avventura condita con il Covid e già pensa di programmare il suo prossimo viaggio. Instancabile nel progettare i viaggi. «Abbiamo in conto, Fiorella ed io, di raggiungere Livigno - spiega - con il nostro camper che sono i luoghi della nostra fanciullezza». Perché, archiviato il mare, le montagne sono l'altra sua grande passione. Difatti è iscritto all'associazione degli alpini italiani. E non nasconde l'ambizione di aprire una sottosezione anche qui, all'Elba.

mercoledì 8 luglio 2020

Una preziosa pergamena all'archivio di Rio nell'Elba


«Stiamo valutando l’ipotesi, insieme con l’amministrazione comunale, di trovare una sede idonea per ospitare i testi più rilevanti conservati nell’archivio storico di Rio Castello».Così Gloria Peria, direttrice scientifica della Gestione associata degli Archivi storici comunali dell’Isola d’Elba. Nessun trasferimento, dunque, di importanti testi a Rio Marina, come era stato ventilato da qualcuno, dopo l’unificazione delle due municipalità avvenuta nel gennaio 2018. Tutt’altro. Semmai, si cerca la misura di rendere sempre più disponibili al più vasto pubblico le importanti opere che sono conservate in questo comune che contende, a quello di Marciana, la palma di essere la più antica istituzione amministrativa sull’Elba. E sono due i testi che attirano particolarmente gli studiosi, ricercatori, laureandi o semplici curiosi di antichità a Rio nell’Elba. In primo luogo gli ‘Statuta Rivi’ (ossia Statuti di Rio), risalenti al 1605, un insieme di codici che regolamentarono la vita sociale e amministrativa del paese a partire dal XVI secolo. In secondo luogo una pergamena del decimo secolo. Il ritrovamento di quest’ultimo ‘gioiello’ storico avvenne per caso. Fu merito di Peter Zahn, il ricercatore tedesco e docente dell’università di Berlino che ha un’abitazione a Rio nell’Elba e che ha pubblicato, insieme a Benito Elmini, un libro sulle “Iscrizioni lapidarie”, ricostruendone la storia del borgo medievale. «Mentre avevo tra le mani gli Statuti di Rio – ricostruisce il docente – mi accorsi che all’interno della rilegatura erano stati incollati come fogli di guardia due grandi pergamene di un manoscritto del tempo carolingio. Documenti scritti in una bella minuscola scrittura carolina di ottima qualità, con inchiostro nero e rosso splendente, in due colonne di 49 righe. Il foglio più grande era lateralmente incollato all’interno e cingeva i sei fascicoli degli statuti come fossero una copertina”. Ma non si capì subito l’importanza del ritrovamento. Ci vollero ancora parecchie settimane di studi per capire di che cosa si trattava e da dove provenisse. Dopo aver condotto studi approfonditi fu appurato che la pergamena risaliva al periodo compreso tra il 990 e l’anno Mille. Si trattava di una copia del “Commentario sui salmi” di Sant’Agostino, realizzata dai frati amanuensi del monastero di Bobbio (Piacenza) o di quello di Nonantola (Modena). «Agostino Aurelio – dice sempre il docente universitario tedesco – vescovo di Ippona in Africa dal 395, a partire dal 392, sempre a Ippona, iniziò il suo Commento ai Salmi, le ‘Enarrationes in Psalmos’. È una raccolta di discorsi da lui tenuti o pronunciati ai segretari su dettatura, discorsi al popolo di Ippona e Cartagine. Queste poesie religiose, scritte e compilate da diversi autori ebrei dopo il nono secolo avanti Cristo, furono cantate nel tempio dell’antico Israele». «Quest’opera ha avuto un enorme influsso nel pensiero cristiano in questi milleseicento anni fino ai giorni nostri. I più antichi codici risalgono al V e VI secolo. Il frammento riese rappresenta dunque un nuovo e prezioso anello nella catena dei primi cinquanta testimoni di quest’opera fondamentale di Sant’Agostino». Insomma esistono tutti i presupposti perché questi due interessanti documenti storici siano adeguatamente divulgati e messi nelle condizioni di venir consultati da tutti coloro che volessero prenderne visione.

Sarà il parco nazionale dell'arcipelago toscano a occuparsi delle catacombe di Pianosa

Si apre un capitolo nuovo per la fruizione della prima testimonianza di comunità cristiane sull'arcipelago toscano risalenti al terzo secolo d.C. Il Parco è il nuovo custode delle catacombe di Pianosa, grazie alla convenzione siglata con la pontificia commissione di archeologia sacra (Pcas) proprietaria del sito pianosino e appunto il Parco nazionale dell'arcipelago toscano. Un'operazione che è stata possibile portare in porto, a seguito del fatto che sull'isola non c'era più alcun custode di questi beni della Santa Sede. L'accordo è entrato in vigore i primi di luglio e durerà fino al 30 giugno 2023. Il parco, da parte sua, ha investito il personale di Info Park della gestione delle prenotazioni e vendite dei biglietti d'ingresso in questo intreccio di gallerie sotterranee; mentre le guide dell'ente sono state incaricate di fare da guida all'interno di esse. Il costo del biglietto intero è di cinque euro (ridotto tre euro). All'interno del monumento cristiano (conteneva più di 500 defunti) è fatto divieto di tenere qualsiasi manifestazione di carattere liturgico negli ambienti decorati con pitture ad affresco e di allestire stabilmente nelle gallerie, nei cubicoli, nelle cripte e negli altri ambienti sotterranei altari, banchi, fonti di luce non previste né autorizzate dalla commissione e qualsiasi altra cosa che possa danneggiare il monumento o anche modificare soltanto l'originario aspetto esteriore. Gli operatori che accompagnano i visitatori non sono autorizzati a fornire informazioni sugli scavi, sulle scoperte archeologiche, riguardanti le catacombe alle agenzie di stampa, alle testate giornalistiche, televisive, radiofoniche o sul web. Inoltre il gestore «dovrà vigilare - si legge nella convenzione - affinché il sito non subisca danni, provvedendo all'ordinaria manutenzione e pulizia, soprattutto in quegli ambienti e in quelle zone frequentate dai visitatori».Di fatto, all'interno, non sarà più possibile portare apparecchi per l'acquisizione di immagini digitali, come del resto succede nei più importante musei nazionali ed esteri. Si sa che esse furono utilizzate come sepoltura dalle prime comunità cristiane insediatesi sull'isola, vista la facilità con cui si poteva scavare la roccia costituita prevalentemente da arenarie conchiglifere. Erano giunte su quest'isola forse per sfuggire alle persecuzioni di Diocleziano. Gli storici ammettono unanimemente che ci troviamo davanti all'unico complesso di catacombe di più grande dimensioni a nord di Roma. Il paletnologo emiliano Gaetano Chierici ebbe occasione di visitare il sito nella prima metà dell'Ottocento, quando esso era adibito a cantina. «Ma vi è - ha scritto - un'estesa catacomba scavata nel tufo presso la darsena di Augusto: oggi serve di cantina e fra i tini e le botti si veggono le tombe vuote e squarciate, e da qualcuna spuntar le ossa degli scheletri sconvolti. Probabilmente poi, per la venerazione a queste memorie dell'antica fede dei Pianosini, in tempi moderni il parroco prese stanza in un angolo della catacomba, che per verità ha pur esso più aspetto di sepolcro che d'abitazione; e anche la prima chiesa fu posta lì vicina in una grotta, che non ha però comunicazione colle tombe».

sabato 4 luglio 2020

Al via il piano antincendi boschivi 2020


Con il primo luglio inizia il periodo rischio incendi boschivi. Tra meno di 24 ore scatta il divieto di accendere qualsiasi tipo di fuoco. Lo ricorda la Regione, che ha emanato, rifacendosi al regolamento forestale in vigore in tutta la Toscana, un comunicato nel quale si legge fra l’altro che, sempre da mercoledì 1° luglio, entra in vigore l’ "Alta operatività" (si concluderà, salvo proroghe determinate dal persistere di condizioni meteo favorevoli all'innesco e alla propagazione degli incendi di bosco, il 31 agosto). Lo scopo è la prevenzione e l'estinzione delle fiamme, qualora dovessero scoppiare nella macchia mediterranea. Questo comporta che saranno attivati tutti i servizi operativi antincendi previsti dalla pianificazione in vigore per tutto questo periodo (riguarda la reperibilità, la prontezza operativa, il pattugliamento e i servizi di avvistamento). Dalle 8 del 1° luglio entrerà in attività anche il Centro Operativo Provinciale Antincendi Boschivi di Livorno e di Pisa. Che sarà operativo tutti i giorni, dalle 8 alle 20. Sarà contattabile al numero 0554383757. È anche attivo il numero 115 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per segnalare focolai. Al di fuori di tale orario le segnalazioni di fuochi e le richieste di intervento saranno gestite dalla Sala Operativa Unificata Permanente della Regione contattabile al numero verde 800425425. La Regione ha anche diffuso un dépliant, in cui si leggono le norme da seguire. Come, per esempio, dove è consentita l’accensione fuochi. Essa è ammessa per la cottura di cibi in bracieri e barbecue situati in abitazioni o pertinenze; nelle aree attrezzate, nel rispetto delle prescrizioni. Ma attenzione. Quando c’è vento non bruciare mai residui vegetali. Se si fa un picnic, accendere il fuoco solo nelle aree appositamente attrezzate. Non si può abbandonare i rifiuti nel bosco. Né gettare mozziconi di sigaretta dall’auto. Inoltre è vietato rinnovare il pascolo bruciandolo. La Regione ricorda poi che per gli abbruciamenti eseguiti in bosco, nelle aree assimilate e negli impianti di arboricoltura da legno è necessaria l’autorizzazione dell’ente competente sul territorio. Tutti gli abbruciamenti, in bosco e fuori dal bosco, devono essere sempre eseguiti quando la colonna di fumo sale verticalmente e con le opportune precauzioni. Devono essere limitati i materiali da bruciare in piccoli cumuli. È consigliabile utilizzare spazi ripuliti e operare in presenza di un adeguato numero di persone e mai da soli. Bisogna infine osservare la sorveglianza della zona fino al completo spegnimento dell’abbruciamento. Le sanzioni sono piuttosto elevate. Si va da 240 a oltre 2 mila euro nei periodi a rischio.

E' un successo la riapertura dei musei nazionali napoleonici dell'Elba


Buona la prima. C’era molta attesa per il giorno d’apertura, il primo luglio, delle due Regge napoleoniche, dopo il Covid-19. Ma gli esami sono stati brillantemente superati. Con successo. E anche con approvazione dei frequentatori. I Mulini hanno superato (sebbene di poco) le cinquanta unità. I frequentatori invece di San Martino sono stati 65, fra italiani e stranieri. Ieri ci si è mossi di più. In centro storico una sessantina; contro invece i 72 di San Martino, considerando che le aperture sono alternate fra la mattina e il pomeriggio. Cioè, quando si può accedere alle stanze che hanno ospitato l’Imperatore al mattino, esse non sono visitabili il pomeriggio e viceversa. Sempre a causa della penuria di custodi.
Calendario dunque dettato dalla carenza di personale e in più, quest’anno, dalle norme da seguire in clima anti pandemia. Comunque sia, San Martino si è confermato il museo più appetibile per chi ama conoscere i luoghi frequentati dal Grande Corso. E ieri, anche noi mischiati a un gruppo di italiani che avevano precedentemente prenotato, ci siamo introdotti, naturalmente muniti di mascherina, nella residenza rustica di campagna di Bonaparte. Cartelli e frecce posizionati nei punti chiavi accompagnano il visitatore sull’itinerario da ricoprire, mentre un custode, a ogni passaggio di gruppi formanti da ventiquattro persone, ripulisce i cartelli e gli scorri-mani o i tavoli dove si appoggiano gli effetti personali. Sotto il portico, prima di entrare nella biglietteria, ci misura la temperatura corporea. A tre per volte si accede alla cassa (costo: cinque euro, ridotto due; non sono biglietti cumulativi come erano in vigore fino allo scorso anno). Non prima però di essersi lavate le mani. Da questo luogo si può accedere alla parte superiore della residenza; ci raccomandano il distanziamento. Solo a questo punto si può iniziare la visita delle stanze. Non c’è calca. Non c’è vocìo di gruppi assembrati all’esterno che attendono di entrare anche loro. Abbiamo circa cinquanta minuti di tempo per ammirare gli ambienti, le stampe, i quadri, il corredo che l’Esule volle portare nella sua abitazione privata di campagna. Tutto in assoluta calma. Si scende dalla parte della terrazza, per scorgere i lavori avviati dal Polo Museale della Toscana per impermeabilizzare la pavimentazione che fa da copertura alla Galleria Demidoff, sotto i nostri piedi.
La visita continua in questi ambienti voluti dal principe russo per terminare laddove, negli anni precedenti, si entrava, avendo davanti a noi il viale alberato che porta in fondo alla strada. Tempo impiegato, cinquantadue minuti. Usciamo e già un altro gruppo di persone è fuori del cancello che attende il momento di entrare. «I turisti apprezzano questo metodo – ci dice la nostra guida –. C’è più ordine: seguiamo un metodo e nessuno protesta quando lo sottoponiamo alla misurazione della temperatura, prima di concedergli la visita all’interno delle stanze del museo». Le prenotazione avvengono attraverso il numero 0565 915846 per i Mulini (fino al massimo di 50 persone). Gli orari sono: lunedì dalle 14 alle 18,30; mercoledì dalle 9 alle 13,30; giovedì dalle 14 alle 18,30; venerdì dalle 9 alle 13,30, sabato dalle 9 alle 13,30 e domenica dalle 9 alle 13,30. Martedì riposo. San Martino è chiuso il lunedì; le prenotazioni allo 0565 914688. Martedì dalle 9 alle 13,30, mercoledì 14-18,30, giovedì 9-13,30, venerdì 14-18,30, sabato dalle 9 alle 13,30 e domenica dalle 9 alle 13,30.